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Cocaina, come e perché uccide (www.sanpatrignano.org)

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Più in generale, i dati quantificano in un 4 per cento i ragazzi tra i 15 e i 16 anni che hanno provato la cocaina almeno una volta. E ben il 32 per cento sono quelli che hanno dichiarato di sapere come procurarsela. Perché la “neve”, considerata fino a qualche anno fa una droga d’élite, è oggi diffusa tra tutti i ceti e a tutte le età. Negli ultimi due anni ne sono stati sequestrati 5.300 chili ma ciò che finisce in mano alle forze dell’ordine è solo il 10 per cento di quanta ne circola realmente. Presa da sola o assunta insieme ad altre droghe, la cocaina è comunque pericolosissima. Per morirne non c’è bisogno di un overdose: può essere fatale indipendentemente dalla quantità assunta. Perché può provocare improvvisi infarti, ictus, arresti cardiaci, edemi polmonari. Ma i danni all’organismo a breve e lungo termine sono tanti. Per questo “Il Giornale di San Patrignano” mette a disposizione dei propri lettori una serie di domande e risposte preparate dal National Institute on Drug Abuse, il più autorevole centro di ricerche del mondo sulle droghe e la tossicodipendenza.


Cos’è la cocaina?


La cocaina è uno stimolante molto potente che ha effetto direttamente sul cervello. Conosciuta come la droga degli anni Ottanta e Novanta per la sua popolarità in quel periodo, non è certamente una sostanza “nuova” ma una delle più antiche. L’effetto stimolante e di riduzione della sensazione di fatica che si ottiene masticando foglie di coca è conosciuto da migliaia di anni, la sostanza pura è invece utilizzata da oltre 100 anni.
La cocaina è estratta dalle foglie di alcuni arbusti del genere delle Eritoxilacee diffusi e coltivati nel Sud America. Nei primi del Novecento essa fu utilizzata come ingrediente principale di numerosi “tonici” ed elisir per alleviare i sintomi di diverse malattie. Oggi è considerata una sostanza estremamente pericolosa ed è classificata fra le più potenti droghe d’abuso.
La cocaina si trova nel mercato illecito in due forme: il cloridrato, che ha l’aspetto di una polvere bianca o bianco-avorio ed ha sapore amaro, e la base libera che si presenta invece sotto forma di scaglie o tavolette di varia forma e dimensioni e di colore dal bianco sporco al marrone. Il cloridrato può essere inalato oppure, sciolto in acqua, iniettato in vena. La base libera normalmente viene fumata.
La cocaina venduta dagli spacciatori è spesso “tagliata” (diluita) con sostanze come l’amido di granturco, lo zucchero a velo, raramente il bicarbonato o il talco. Nella cocaina di strada può anche essere presente procaina, lidocaina o altri anestetici locali che simulano alcune caratteristiche della cocaina (sapore, effetto di anestesia locale sulla lingua). Inoltre, la cocaina può essere mischiata con altre droghe come l’eroina o le anfetamine.

Cos’è il crack?

Crack è il nome in gergo che viene dato ai cristalli di cocaina (base libera). Il nome “crack” deriva dal particolare rumore che questa sostanza produce quando viene bruciata. Il crack produce una forte euforia in meno di dieci secondi. La sua popolarità tra gli emarginati delle periferie urbane, in particolare negli Stati Uniti, è dovuta ai bassi costi di produzione e al prezzo contenuto.

Come viene utilizzata la cocaina?

La cocaina può essere inalata, iniettata o fumata (da sola o mescolata a tabacco o a marijuana). L’assunzione mediante masticazione delle foglie è limitata esclusivamente ad alcune popolazioni sudamericane. Se inalata, normalmente con dei cannelli o con banconote arrotolate, la sostanza attiva passa attraverso le mucose nasali nel sangue. L’iniezione è la via più diretta e produce effetti istantanei e più marcati. Il fumo attraverso speciali pipette passa dai polmoni nel sangue quasi con la stessa velocità dell’iniezione. Molti tossicodipendenti la inettano o la inalano mescolata all’eroina.
Il consumo di cocaina può variare da occasionale a ripetuto e compulsivo. Non esiste una modalità sicura o priva di rischi di utilizzarla. Qualunque tipo di uso può portare all’assunzione di quantità tossiche di sostanza, provocando seri problemi cardiovascolari o cerebrali che possono dar luogo anche a una morte improvvisa. L’uso ripetuto di cocaina in qualunque forma provoca dipendenza ed altri danni alla salute.

Come produce i suoi effetti?

Sono state realizzate molte ricerche per studiare il modo in cui la cocaina produce i suoi effetti “piacevoli” e la ragione per cui provoca dipendenza. Ciò avviene, probabilmente, attraverso il suo effetto sulle strutture profonde del cervello. Gli scienziati hanno scoperto che quando vengono stimolate alcune zone del cervello si produce una sensazione di piacere. Uno dei sistemi neurali che sembra siano più interessati dalla cocaina trova origine in una regione molto profonda del cervello chiamata “area ventrale del tegmento” (Avt). Le cellule nervose che partono dalla Avt si estendono alla regione conosciuta come “Nucleus accumbens”, una delle aree chiave del piacere nel cervello. In studi su animali, ad esempio, tutto ciò che produce piacere, dal bere al mangiare, dal sesso a molte droghe, aumenta l’attività del “nucleus accumbens”.
Gli studiosi hanno scoperto che quando si sta svolgendo un’azione che provoca piacere, i neuroni nella Avt aumentano la secrezione di dopamina nel “nucleus accumbens”. I segnali di piacere vengono cioè comunicati da neurone a neurone attraverso la emissione di dopamina nei punti di connessione (sinapsi) tra i neuroni. Le droghe possono interferire proprio con questo processo. La cocaina, ad esempio, blocca l’eliminazione della dopamina dalla sinapsi provocandone l’accumulo. La conseguente stimolazione continua dei neuroni è all’origine dell’euforia riferita dai consumatori.
L’uso continuo di cocaina crea tolleranza. Ciò significa che la persona che la assume ha bisogno di dosi sempre maggiori e frequenti per ottenere lo stesso effetto. Secondo recenti ricerche, durante il periodo di astinenza dall’uso di questa droga, il ricordo dell’euforia associata al consumo o soltanto alla stessa può causare il desiderio incontrollabile di assumerla anche dopo lunghi periodi in cui non è stata consumata.

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