1) Riduzione dei rifiuti a monte
a) Elaborare un progetto dettagliato dell’iniziativa.
b) Avviare una campagna di comunicazione a tutta la cittadinanza del
progetto.
c) Organizzare un convegno di presentazione a tutta la cittadinanza del
progetto, contattando ed invitando direttamente i responsabili delle
associazioni di categoria, in particolare negozianti, commercianti, associazioni
professionali, gestori di reti distributive, dirigenti scolastici e di uffici
pubblici, associazioni cittadine, cooperative.
d) Il convegno può essere affiancato da una mostra interattiva illustrativa
del progetto e della sua importanza.
e) Organizzare, con la collaborazione dei dirigenti scolastici un concorso a
premi per i tre ordini di scuola: primaria secondaria di 1° e 2° grado,
sull’importanza e sulle azioni possibili per la riduzione dei rifiuti a monte.
f) Partecipare alla settimana europea per la riduzione dei rifiuti organizzando
una giornata in piazza con giochi e dimostrazioni coinvolgendo le scuole e le
associazioni cittadine.
g) Il progetto deve contenere delle delibere sindacali con le quali si vieta
l’utilizzazione in tutti gli esercizi, negli uffici pubblici e privati e nelle
mense scolastiche, nelle sagre e in tutte le iniziative pubbliche, dell’uso e
getta, (piatti, bicchieri, forchette, coltelli ed altri contenitori in
plastica).
h) Il progetto deve contenere in particolare:
1) L’indicazione di non utilizzare buste di plastica e sostituirle con borse di
cotone o altro materiale a lunga conservazione. Avviare la campagna : “porta la
sporta” per sensibilizzare i cittadini.
2) L’invito a comprare cibo in quantità tali da evitare di doverli buttare,
evitando inoltre cibi con imballaggi e controllando attentamente le scadenze,
preferendo prodotti locali e di stagione.
3) L’invito ad utilizzare l’acqua del rubinetto, accompagnato dalla diffusione
dei risultati delle analisi periodiche che dimostrano la potabilità e la bontà
dell’acqua dell’acquedotto campano. Evitare, quindi o ridurre al massimo
l’imballaggio di plastica dell’acqua, ( la produzione di una bottiglia di
plastica da 1e ½ l richiede 0,160 l di petrolio e 12 l di acqua ). Ove non fosse
possibile consigliare i contenitori in vetro a rendere e segnalare fornitori a
domicilio esistenti in città.
4) Diffondere l’abitudine all’acquisto di prodotti alla spina. In città sono
presenti diversi distributori di detersivi alla spina (anche biologici) che
vanno segnalati.
5) Valutare la possibilità di diffusione della distribuzione di altri prodotti
alla spina e del vuoto a rendere per altri prodotti in linea con diversi
progetti pilota in attuazione in tutta Europa. In ogni caso invitare a preferire
prodotti ad imballaggio ridotto e ad evitare di far incartare prodotti che non
ne hanno bisogno.
6) L’invito a preferire batterie ricaricabili, lampadine a lunga durata,
elettrodomestici di qualità e tutti i prodotti che assicurano una lunga durata,
cercando, in caso di guasto la riparazione al posto della sostituzione.
7) Il suggerimento di arginare il fenomeno della proliferazione della pubblicità
apponendo sulla cassetta postale la dicitura “Stop Pubblicità” e rifiutando i
depliant pubblicitari diffusi per le strade cittadine.
8) Invito all’utilizzazione di pannolini riciclabili. (costano di più ma durano
molto di più).
9) Invito a comprare oggetti usati, quando sia possibile, partecipando allo
scambio, (in particolare dei testi scolastici) ai mercatini e frequentando il
centro per la riparazione e il riuso per portarvi e prelevare oggetti.
10) Suggerire di evitare di acquistare prodotti con imballaggi in polistirolo,
di limitare l’uso di fazzoletti e tovaglioli di carta, di utilizzare la carta
stampante anche nel retro, stampando solo se necessario.
11) Prevedere incontri con i produttori locali e i terminali di catene di
distribuzione per concordare misure atte alla riduzione degli imballaggi a
livello di produzione e distribuzione prevedendo eventuali incentivi,
utilizzando anche le possibilità offerte dall’ Agenda 21”.
12) Istituire il marchio “Io riduco” da assegnare a produttori, prodotti,
esercenti, scuole, uffici pubblici e privati locali, che si siano
particolarmente distinti nel campo della riduzione dei rifiuti a monte.
Il progetto può essere diviso in fasi e, la sua accoglienzamonitorata mediante
la somministrazione di questionari e l’organizzazione di incontri periodici con
le associazioni di categoria, e associazioni locali, i comitati di quartiere,
per accogliere suggerimenti per il suo miglioramento.
Il progetto deve prevedere la possibilità di valutazione dei risultati raggiunti
nelle sue varie fasi mediante l’adozione di strumenti di misura adeguati.
Particolare attenzione deve essere dedicata alla partecipazione e alla
condivisione del progetto da parte di tutti gli attori coinvolti per cui anche
la fase di elaborazione deve essere aperta al contributo di tutti. A tal fine
l’amministrazione può prevedere di informare i cittadini dell’avvio di questa
fase mediante l’affissione di manifesti e la pubblicazione sul sito del Comune
con l’invito a fornire un contributo all’elaborazione del progetto. Particolare
attenzione va riservata ai Comitati di quartiere il cui coinvolgimento è
indispensabile per il successo dell’iniziativa.
La democrazia partecipativa è un elemento fondamentale del cambiamento del
rapporto tra l’Amministrazione e la cittadinanza. Nessuna delle iniziative messe
in campo può avere successo senza la partecipazione attiva di tutti i soggetti
coinvolti.
2)
Istituzione di un centro per la riparazione e il riuso
Prolungare la vita degli oggetti è uno dei cardini di una strategia dei rifiuti
orientati alla sostenibilità. L’allungamento della vita delle cose consente un
minor consumo di risorse oltre che
una minore quantità di rifiuti da smaltire. Contenuto esplicitamente nel secondo
passo della strategia rifiuti zero (la seconda R) e nelle direttive della
comunità europea, precede il riciclo ( la terza R). L’istituzione di un Centro
per la riparazione ed il riuso è uno degli impegni assunti nell’adesione al
protocollo “rifiuti zero verso il 2020” da parte degli enti locali. Centri per
la riparazione ed il riuso funzionano da anni in tutto il mondo, sia ad
iniziativa pubblica che privata con ottimi risultati e capaci di creare nuovi
posti di lavoro. Negli Stati Uniti, per citare solo un esempio, funzionano circa
60000 centri di questo tipo con un fatturato che si aggira sui 200000 dollari
l’anno e con l’impiego di oltre di un milione di persone. (consigliamo di
visitare su Youtube il più grande di questi centri: Urbane Ore di Berkeley in
California). Anche in Italia sono funzionanti, da tempo, centri di questo tipo,
citiamo per tutti quello di Capannori in provincia di Lucca, primo comune ad
aver introdotto la strategia “Zero Waste” in Italia. (anche questo visitabile
nel sito del comune di Capannori).
L’amministrazione comunale può, quindi, dando seguito alla delibera di adesione
al protocollo elaborare un progetto per l’istituzione in città di un centro di
questo tipo. I passi da compiere consistono in:
1) Individuare un’area adeguata ( circa 2000 mq.) in grado di ospitare le
diverse strutture necessarie per il funzionamento dello stesso. ( area di
deposito, una o più aree per la riparazione, area di esposizione e commercio).
2) Attrezzare l’area deposito predisponendo il ricevimento degli oggetti da
depositare.
3) Approntare ed attrezzare le aree per ospitare le officine di riparazione,
dividendoli, eventualmente per tipologia degli oggetti da trattare:
elettromeccanici, elettronici, legno, tessuti, edilizi etc).
4) Approntare ed attrezzare l’area di accoglienza degli utenti, esposizione e
commercio.
5) Il centro può essere dotato di punto di ristoro, spazi verdi attrezzati per
bambini e di un punto di informazione con audiovisivi e materiale informativo,
in grado di ospitare anche attività culturali attinenti al tema: mostre,
presentazione di libri, dibattiti.
6) Elaborare un bando di concorso per la costituzione di una cooperativa alla
quale affidare, previa formazione, la gestione del centro. (in molti comuni la
gestione è affidata ad associazioni di volontariato). La cooperativa si regge
sugli incassi derivanti dalla vendita degli oggetti.
7) Organizzare corsi di formazione specifici per la riparazione nei vari
settori. Si possono coinvolgere anche gli operatori della riparazione presenti
sul territorio sia per l’adesione al bando che per la formazione.
8) Avviare una campagna conoscitiva per informare la cittadinanza
dell’iniziativa in atto e coinvolgerla predisponendo opuscoli informativi sulle
modalità di deposito degli oggetti da conferire al centro, quelle per il ritiro
a domicilio che deve essere previsto e predisposto (numero verde) e
dell’acquisto (a prezzo equo) degli oggetti riparati.
Un Centro predisposto con le caratteristiche indicate, può svolgere anche una
funzione sociale consentendo l’acquisto di oggetti a prezzo equo per chi ne ha
necessità ed essere punto di incontro e partecipazione della comunità.
3)
Compostaggio</h3>
Il compostaggio dei rifiuti organici (detti anche umido) è il miglior modo per
smaltire in maniera sostenibile (economico, basso consumo energetico, minor
impatto ambientale) questa categoria di rifiuti trasformandolo in “compost” (sostanza
organica simile all’humus del terreno). Il compostaggio dell’umido può essere
effettuato in impianti appositi dove si può ottenere un compost di qualità se
l’umido è pregiato, cioè non contaminato da sostanze non degradabili, che può
essere utilizzato in agricoltura, dove consente di ridurre l’uso di altri
concimi. Tenendo presente che l’umido costituisce il 30% del totale dei rifiuti
è evidente l‘apporto che il compostaggio può dare ad una soluzione sostenibile
del ciclo dei rifiuti.
Ma il compostaggio può essere effettuato, con buoni risultati, anche a livello
domestico: giardino, condominio, terrazza. Questa forma di compostaggio si
rivela molto utile per l’apporto che può dare alla diminuzione del rifiuto umido
negli impianti di compostaggio o ancora più utile se l’umido viene trasferito in
discarica (pratica da evitare assolutamente per la formazione di percolato e
biogas) o addirittura, previo trattamento negli inceneritori.
Le esperienze di diffusione del compostaggio domestico, di tutti i tipi
indicati, sono ormai innumerevoli con ottimi risultati. Molte le amministrazioni
che hanno implementato questa pratica senza sostenere costi eccessivi (la
fornitura gratuita della compostiera viene compensata dalla minore quantità di
rifiuto organico da smaltire) che si propongono di allargarla per gli evidenti
vantaggi che ne derivano.
Per avviare il percorso del compostaggio domestico, proponiamo di limitarlo in
una prima fase al compostaggio da giardino, cioè diretto a quelle utenze
casalinghe, della ristorazione o del commercio che possono utilizzare uno spazio
aperto dove collocare la compostiera.
L’Amministrazione può partire allora con un bando in cui si chiede alla
cittadinanza in possesso del requisito della disponibilità dello spazio
l’adesione al progetto.
Il bando prevede la consegna gratuita di una compostiera da giardino con
relativi attrezzi accessori e di un bidoncino per raccogliere l’umido.
Il bando può prevedere un incentivo con la riduzione della tassa rifiuti di una
certa % (fortemente consigliato).
L’Amministrazione deve prevedere l’organizzazione di incontri di formazione
finalizzati all’acquisizione delle conoscenze generali e delle tecniche per
effettuare un buon compostaggio e dell’uso della compostiera.
Infine devono essere previste forme di controllo degli utenti aderenti al
progetto ai fini dell’applicazione dell’incentivo e del rispetto dell’impegno
assunto con l’adesione al bando.
Questo il suggerimento per l’avvio del progetto. Solo un primo passo che può
successivamente essere esteso al compostaggio da balcone o da terrazza, più
complesso, sia per il numero di potenziali aderenti che per la più impegnativa
gestione della compostiera, ma da prevedere per l’apporto certamente superiore
che può dare in termini di utenza coinvolta.
Da valutare anche l’introduzione del compostaggio condominiale, laddove il
condominio disponga di una spazio adeguato. Esempi di questa forma di
compostaggio sono state realizzate in molte città europee (Zurigo) con ottimi
risultati.
Le soluzioni anche diverse da quelle che abbiamo indicato non mancano e la
letteratura in questo campo è vastissima. I risultati dipendono fortemente nella
volontà delle amministrazioni e delle loro capacità di coinvolgimento
partecipativo della cittadinanza.
4)
Raccolta degli ingombranti e dei rifiuti speciali
Ricordiamo che si definiscono ingombranti tutti quei rifiuti che, per natura e
dimensione, non possono essere conferiti attraverso il normale circuito della
raccolta differenziata. Comunemente si tratta
di rifiuti di beni di consumo durevoli e di arredamento domestico: mobili e
materiali da arredo, materassi, elettrodomestici, sanitari e altro.
Vista la sovrapposizione tra la natura di questi oggetti che possono essere
oggetti da smaltire attraverso il circuito rifiuti oppure conferibili al centro
di riparazione rifiuti è bene che i due circuiti operino in sinergia, informando
il cittadino sulle due possibilità: di conferire l’oggetto al centro se questo è
in condizione di poter essere riparato e riusato oppure essere considerato un
rifiuto da smaltire.
La presenza di ingombranti di ogni tipo e di rifiuti speciali, lungo le strade
cittadine a tutte le ore del giorno, rende questo problema di particolare
attenzione ed urgenza per una corretta gestione del ciclo rifiuti. Occorre
necessariamente approntare con la massima urgenza un servizio efficiente che
ponga fine a questa piaga cittadina.
L’amministrazione comunale deve:
1) Predisporre ed attrezzare adeguatamente una o più aree di raccolta,
facilmente raggiungibili.
2) Predisporre il ritiro presso il domicilio da parte di personale appositamente
dedicato e attivare un numero verde per la prenotazione con appuntamento del
ritiro domiciliare.
3) Informare adeguatamente i cittadini sulle possibilità dello smaltimento degli
ingombranti mediante la diffusione di opuscolo appositamente predisposto.
La presenza in strada di rifiuti speciali abbandonati, nelle strade cittadine, è
un fenomeno che va combattuto non solo per il degrado urbano che produce ma
soprattutto per la pericolosità che essi possono presentare per la salute dei
cittadini e per l’ambiente. Occorre, perciò intervenire con la massima urgenza
per stroncare il fenomeno.
Ricordiamo che sono classificati come rifiuti speciali quei materiali, sostanze
o oggetti per i quali la legge prevede specifiche modalità di raccolta,
trasporto, stoccaggio e smaltimento finale. In essi rientrano: batterie, oli
esausti, solventi, vernici, sanitari e molti altri.
L’amministrazione comunale deve approntare un piano specifico per tipologie di
oggetti per ciascuna delle quali predisporre l’opportuno intervento. Allargare a
tutta la cittadinanza la raccolta domiciliare degli oli esausti può essere il
punto di partenza, seguito da un controllo a tappeto di tutti gli operatori che
sono coinvolti nella lavorazione con rifiuti speciali assicurandosi il rispetto
delle leggi relative al loro smaltimento.
Le isole ecologiche predisposte per la raccolta degli ingombranti possono essere
attrezzate anche per accogliere i rifiuti speciali con le stesse modalità. Di
questa opportunità i cittadini vanno accuratamente informati insieme alle pene
previste dalla legge per chi si rende responsabile dell’abbandono di rifiuti
speciali.
Il controllo stradale va potenziato con particolare attenzione verso quelle
strade in cui depositi di rifiuti speciali sono frequenti.
L’attenzione verso questa forma particolare di rifiuti deve essere continua e
stimolata, nella cittadinanza con campagne informative di sensibilizzazione e
conoscenza del problema.
5)
Istituzione dell’ “Osservatorio permanente sui rifiuti”
L’Osservatorio permanente sui rifiuti è un organismo esplicitamente previsto,
dal protocollo “Zero Waste”, con il compito di monitorare, in tempo reale, il
percorso verso rifiuti zero, verificare
i risultati raggiunti, indicando le criticità, proponendo soluzioni ed
assicurando l’informazione e la partecipazione della cittadinanza.
Per svolgere adeguatamente il suo compito, tale organismo deve essere
indipendente sia dall’amministrazione comunale che dall’azienda incaricata del
servizio, pur potendo avere al suo interno un rappresentante dell’assessorato
all’ambiente e un rappresentante dell’azienda di servizio.
Inoltre l’organismo deve avere la facoltà di chiedere in fotocopia tutta la
documentazione che ritiene indispensabile per lo svolgimento del compito, uno
spazio attrezzato reso disponibile dall’amministrazione comunale nel quale
riunirsi e conservare il materiale prodotto.
Dell’Osservatorio devono far parte, oltre i due membri indicati, un
rappresentante di ognuna delle associazioni locali o comitati che svolgono
attività in campo ambientale, un rappresentante di ognuna delle associazioni di
produttori, commercianti e ristoratori, un rappresentate di ognuno dei comitati
di quartiere, un rappresentante delle istituzioni scolastiche cittadine.
L’Amministrazione comunale si preoccuperà di elaborare un progetto, di darne
conoscenza ai soggetti interessati e di convocare la riunione insediativa
dell’Osservatorio, che in prima seduta sarà temporaneamente presieduta
dall’assessore all’ambiente. L’osservatorio insediato eleggerà, come primo atto
un presidente, (che non potrà essere l’assessore all’ambiente ne il
rappresentante dell’azienda incaricata del servizio), eletto a maggioranza dei
componenti tra quelli che si dichiareranno disponibili all’incarico in quale
sarà incaricato di redigere in collaborazione con tutti i membri riuniti uno
Statuto, sul modello di quello adottato dai numerosi Osservatori istituiti in
tutta Italia.
Lo Statuto dovrà contemplare tutti i compiti dell’Osservatorio, la sua
composizione, le modalità e i temi di convocazione delle riunioni e la loro
frequenza, le modalità di svolgimento delle riunioni e quelle per indicare le
criticità e le proposte di soluzione, nonché tutte le iniziative che intende
porre in atto per assicurare l’informazione e la partecipazione della
cittadinanza. Dovranno altresì essere indicate le modalità di sostituzione o
eventuale rotazione dei componenti.
La costituzione del comitato dovrà essere comunicata alla stampa cittadina e a
tutta la cittadinanza, lo Statuto pubblicato sul sito del comune e liberamente
scaricabile in formato opportuno. Sullo stesso sito, in uno spazio all’uopo
dedicato, saranno comunicati gli orari e le date delle riunioni, alle quali i
cittadini potranno assistere su richiesta, in funzione della disponibilità degli
spazi e dell’ordine di richiesta.
La partecipazione e la condivisione dei lavori dell’Osservatorio dovrà essere la
più ampia possibile. Sarà cura pertanto, di tutti suoi componenti curare il
rapporto con le strutture che li hanno delegati e prevedere consultazioni
periodiche dedicate al tema dei rifiuti, aggiornandoli sulle questioni in atto.
In particolare i comitati di quartiere dovranno essere attivati per assicurare
la partecipazione e l’indicazione di criticità di prossimità che si possono
presentare, così come le associazioni di categoria e quelle cittadine dovranno
portare all’attenzione dell’Osservatorio tutte le problematiche che attengono al
ciclo dei rifiuti.
Il documento, che proponiamo all’attenzione dell’Amministrazione Comunale è
sottoscritto dai seguenti movimenti, partiti associazioni cittadine.
Info Rifiuti Zero
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