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03/02/2009 Eluana, è giunta la fine? Il viaggio di Eluana (GA, http://www.helpconsumatori.it)

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eluana englaro

Stamattina l'ambulanza con Eluana Englaro è arrivata alla casa di riposo "La Quiete" di Udine, la clinica che ha accettato di staccare il sondino che alimenta artificialmente la ragazza in stato di coma vegetativo da 17 anni. Intanto continuano le polemiche; MDC continua la sua battaglia: l'11 febbraio verrà disusso il ricorso al Tar Lazio.Dovrebbe essere giunta a termine la vicenda di Eluana Englaro, la ragazza che si trova in stato di coma vegetativo da 17 anni, in seguito ad un incidente stradale. E' stata la casa di riposo "La Quiete" di Udine a decidere di ospitarla per interrompere l'alimentazione e l'idratazione artificiale. L'ambulanza con Eluana è partita stanotte da Lecco, la città natale della ragazza, tra le proteste di alcuni manifestanti, ed è arrivata a destinazione verso le 6, accolta da un equipe medica coordinata dal primario di anestesia Amato Da Monte. Tra 3 giorni dovrebbe essere applicato il protocollo di distacco del sondino che la alimenta.

Intanto il Ministro del Welfare Maurizio Sacconi fa sapere che sta continuando a "valutare la situazione". Ieri il Sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella ha inviato una lettera al Corriere della Sera in cui commenta l'affermazione del dottor Grechi, il Presidente della Corte d'appello di Milano che ha dichiarato: "Le sentenze non si commentano, si impugnano". "Vorrei sommessamente ricordare - scrive Roccella - che la democrazia di fonda sul libero gioco delle opinioni, dunque sulla possibilità che qualunque provvedimento si possa criticare". Il Sottosegretario ha ricordato nella sua lettera che molte volte "è stato proprio il dibattito pubblico a far emergere l'errore giudiziario".

Secondo Roccella le condizioni cliniche di Eluana "potrebbero in qualunque momento subire dei cambiamenti" e il decreto della Corte d'appello "non comporta un obbligo di attuazione per nessuno". Poiché Eluana non ha lasciato nulla di scritto, nessun consenso informato, "è fondamentale - sottolinea Roccella - che non si decida della sua vita senza dissipare ogni dubbio". Eugenia Roccella si riferisce ad alcune testimonianze, "fornite da persone assai vicine alla ragazza, che mettono in discussione l'accertamento della sua volontà, così come l'ha ricostruita la Corte d'appello".

Ma non è solo il Ministero della Salute a porre dei freni alla vicenda. E' intervenuto anche il mondo dei cattolici. Per il Vaticano quest'atto sarebbe una vera e propria "eutanasia". Il Cardinale messicano Javier Lozano Barragan, che ha una carica equivalente a quella del Ministro della Salute, per la Santa Sede, ha rilasciato un'intervista a Repubblica in cui parla di "mano assassina".

"La posizione della Chiesa in difesa della vita è sempre la stessa - ribadisce il Cardinale - e non può certamente cambiare in seguito ad un pronunciamento dei giudici". Nonostante la sentenza della Cassazione che ha autorizzato i sanitari a bloccare l'alimentazione forzata della ragazza, Lozano Barragan dice che "togliere ad una persona cibo ed acqua significa una cosa sola, ucciderla deliberatamente. E la Chiesa e tutte le persone di buona volontà non potranno mai accettarlo".

"Mentre alcuni brindano a quello che dovrebbe essere un momento in cui tutti facciano un po' di silenzio, dobbiamo constatare che anche questo doloroso caso, come quello di Welby, è stato strumentalmente utilizzato per fini politici da coloro che vorrebbero introdotta di fatto l'eutanasia nel nostro Paese". E' quanto ha dichiarato Corrado Stillo, responsabile dell'Osservatorio per la Tutela e lo Sviluppo dei Diritti dell'Associazione "Giuseppe Dossetti: i Valori". "Da alcuni giorni il Parlamento ha iniziato l'iter del disegno di legge sul testamento biologico che richiede riflessione e serenità da parte di tutti poiché sono in gioco i valori essenziali della vita e della morte delle persone. Nello stesso momento il circo mediatico ha iniziato a suonare le sue marce non trionfali, ma funebri verso la grande meta a cui la povera Eluana è stata condotta: la morte.

Chiediamo - ha aggiunto Stillo - rispetto per Eluana e per le migliaia di persone che come lei vivono assistiti amorevolmente nelle famiglie che lottano a favore della vita dei loro congiunti.

I medici dal canto loro, tra cui l'anestesista Mario Riccio che ha staccato il respiratore a Pier Giorgio Welby, continuano invece a sostenere che "Eluana non può sentire fame, sete o dolore. Gli stimoli dipendono infatti dalla corteccia celebrale che nella donna non funziona più".

"La triste vicenda che ha coinvolto la famiglia Englaro sembra finalmente essere giunta alla fine, ma continueremo a combattere la nostra battaglia giuridica di fronte al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio per evitare il ripetersi di altri casi come quello della famiglia della povera Eluana". Lo dichiara il Movimento Difesa del Cittadino (MDC) che con l'avvocato Gianluigi Pellegrino ha fatto ricorso al Tar Lazio contro la direttiva del Ministro del Welfare che impone alle Regioni e alle ASL di non permettere la sospensione della nutrizione forzata, prendendo a pretesto il caso di Eluana Englaro.

"Il ricorso, che sarà discusso l'11 febbraio presso il Tar Lazio, è ancora valido, perché la direttiva del ministro Sacconi rimane un atto illegittimo da annullare assolutamente, onde evitare il verificarsi di centinaia di altri casi in tutto il Paese e di altri drammi come quello vissuto dalla famiglia Englaro".

Secondo l'associazione, l'atto del Ministro è illegittimo e infondato perché:

  • i principi costituzionali di libertà di cura non consentono di prescindere dalla volontà del paziente con riferimento alle cure da somministrare allo stesso;
  • la riforma del Titolo V ha eliminato ogni riferimento all' "interesse nazionale" e, quindi, non permette al governo centrale ingerenze nelle materie di competenza delle Regioni;
  • la legge La Loggia n. 131/2003 ha esplicitamente vietato atti di indirizzo e coordinamento in materia sanitaria.


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04/02/2009 Il viaggio di Eluana (Rosa Ana De Santis, http://www.altrenotizie.org)

La tv è scatenata. Si riempie di dichiarazioni e approfondimenti. Tutti scalpitano. Tace solo LA7. Un silenzio intessuto di pudore e rispetto sconosciuto invece a chi è tutto intento a scandire minuziosamente il passaggio dell’ambulanza, i momenti del trasferimento nella clinica di Udine, lo stile e il metodo dei salotti di Porta a Porta esaltatati all’idea di rubare un’immagine in più. Eluana non si vede. Eluana è invisibile. Tenuta nascosta mentre un oceano di parole e teorie in questi ultimi mesi ha raccontato la sua storia agli italiani. Mons. Fisichella si professa rispettoso del dolore della famiglia, ma ravvisa nella scelta del padre errori e confusioni. Più spavaldo è il leader del Movimento della Vita, Carlo Casini, che s’interroga stupito come si possa preferire l’agonia - come la definisce lui - ad una vera e propria eutanasia. Contraddizioni di un’amnesia a dir poco ipocrita.

E’ solo di una domenica fa l’Angelus gridato in cui Benedetto XVI ha parlato della dolce morte come di una risposta sbagliata al dolore. Come si può pensare che un Paese tenuto sotto scacco dal Vaticano possa decidere di legiferare sulla dolce morte, non consegnandola più alla volontà del Creatore e al riscatto del Paradiso? Come si può pensare che si arrivi a questo grado di maturità politica se sul testamento biologico l’accanimento sta nel limitarne il più possibile il senso e l’efficacia, mordendo ai fianchi la libertà dei cittadini sulle proprie vite?

Nel caos di questa corrida di pareri, il Presidente della Camera ha ribadito il valore assoluto del dubbio e quindi la consegna totale della scelta a chi quella vita l’ha generata e ne ha raccolto le volontà e il testamento. Berlusconi ha detto No al decreto. Litiga con le toghe su tutto, non su questo. Ed è quello che ancora meglio dice oggi Sofri dalle pagine di La Repubblica. Ammesso che la letteratura scientifica non abbia un parere unanime, anche se questo a dire il vero significa solo dire che i medici cattolici antepongono ad alcune evidenze scientifiche un concetto della vita che è religioso prima che scientifico e persino umano, esiste un inderogabile principio che vede ciascuno assoluto proprietario di sè, del proprio corpo, del percorso esistenziale che ha vissuto sulla terra. Nulla viene tolto al cielo che ognuno vuole raccontarsi dopo la vita, nulla alla credenze e alla metafisica di una consolazione; ma quaggiù è indispensabile onorare la libertà di tutti su sé stessi e quindi l’autodeterminazione, non consentendo mai che la vita del singolo diventi materia contesa e decisa dalle Istituzioni o dalla Chiesa. Semmai blindare questa libertà con una legge chiara. Che impedisca quello che Beppino Englaro ha vissuto in questi anni. Una via crucis nella quale solo i preti riescono a non ravvisare una spietata disumanità.

Un percorso, quello del padre di Eluana, che intenerisce nel profondo e commuove per la sopportazione lucida e ostinata di una sofferenza che deve essere davvero più grande di ogni umana sopportazione. Con al fianco la mamma di Eluana, ammalata e quasi custodita da suo marito. E poi “Eluanina” - come lui la chiamava - che non c’è più. Strappata alla morte a ogni costo per rimanere attaccata alla terra a vegetare. Senza sentimenti e con un cervello spento che non è in grado di sentire sofferenza. Questo dice l’anestesista Amato del Monte. Eluana è morta 17 anni fa.

E’ la vedova Welby, più di tutti, a ricordare ogni momento il coraggio della scelta di Beppino Englaro. Il desiderio che la volontà di Eluana fosse riconosciuta dalla legge e non avesse le sembianze di una soluzione disperata da consumare in clandestinità e da decorare di compassione in qualche preghiera collettiva. E’ una scelta che parla della vita e della morte con assoluta consapevolezza e senza prigioni della mente. Fondata sulla libertà e sul rispetto. Un modo di leggere l‘esistenza con sacro rispetto, restituendola al suo profondo valore. Quello che ognuno crede giusto.

La legge sul testamento biologico, proprio grazie a questa lunga battaglia, sta andando avanti. Tutta orientata sul modo in cui non considerare alimentazione e idratazione forzata come non-cure, per arrivare al punto di non considerarle accanimento terapeutico e di poter lasciare in stato vegetativo altri morti. Al centro dei lavori sta la ricerca di un modo per ostacolare la scelta e non per regolamentarla. Una risposta, quella delle nostre istituzioni, arretrata, che umilia una storia intera di pensiero e principi. Che umilia questo paese che non è contro la scelta di Beppino Englaro. Lo ricordino i vescovi nelle loro messe deserte. Le stesse messe che condannarono Welby quando rifiutò la ventilazione artificiale e morì. Per Eluana non c’è terapia da interrompere e non c’è più consapevolezza per ribadire la sua volontà. Proprio questo è diventato, a servizio della chiesa e di tanta parte del Parlamento italiano, lo strumento più efficace e più vile per costringere e per negare a una vita di vivere e morire come lei aveva deciso.

Vorremmo che questo momento non fosse aggravato dall’ostinazione quasi grottesca - non fosse così tragica - con cui il nostro Ministro del Welfare è alla ricerca di un escamotage qualsiasi per impedire la fine della morte di Eluana. Un comportamento violento e squalificante per un ministro che non sa riconoscere le competenze e la divisione dei poteri. Un atto che tradisce un radicato disprezzo per la libertà personale e un vuoto imbarazzante di umana pietà. O paura. Fa paura Eluana che ora può morire. Fa paura un padre che sopporta il dolore scevro da ogni egoismo e in totale dedizione della volontà della figlia. Fa paura chiunque parli della vita e della morte, non consegnando la sofferenza e il suo valore ad altra certezza che non sia il significato della propria vita.

Il protocollo è pronto da quasi un mese. Ragionato in ogni minimo passaggio. Eluana sedata e non alimentata e idratata a forza si spegnerà. Insegnando la fatica di una giustizia ottenuta a prezzo di lunghi anni, di accuse e di ostacoli calati dall’alto e dai centri di potere. Sappiamo purtroppo che quelli che oggi versano fiumi di lacrime, si buttano contro l’ambulanza o sostano affranti nelle piazze in protesta, questi stessi sono incapaci di piangere e di avvertire l’ingiustizia profonda di una volontà calpestata, la negazione di una vita per la Vita. A noi piace immaginare senza paradiso il viaggio di ELuana. Libero, come libera sarà lei.

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