Stamattina l'ambulanza con Eluana Englaro è arrivata alla casa di
riposo "La Quiete" di Udine, la clinica che ha accettato di staccare il
sondino che alimenta artificialmente la ragazza in stato di coma
vegetativo da 17 anni. Intanto continuano
le polemiche; MDC continua la sua battaglia: l'11 febbraio verrà
disusso il ricorso al Tar Lazio.Dovrebbe essere giunta a termine la vicenda di Eluana Englaro, la ragazza che si trova in stato di coma vegetativo
da 17 anni, in seguito ad un incidente stradale. E' stata la casa di riposo
"La Quiete" di Udine a decidere di ospitarla per interrompere
l'alimentazione e l'idratazione artificiale. L'ambulanza con Eluana è
partita stanotte da Lecco, la città natale della ragazza, tra le proteste di
alcuni manifestanti, ed è arrivata a destinazione verso le 6, accolta da un
equipe medica coordinata dal primario di anestesia Amato Da Monte. Tra 3
giorni dovrebbe essere applicato il protocollo di distacco del sondino che
la alimenta. Intanto il Ministro del Welfare Maurizio Sacconi
fa sapere che sta continuando a "valutare la situazione". Ieri il
Sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella ha inviato una lettera al
Corriere della Sera in cui commenta l'affermazione del dottor Grechi, il
Presidente della Corte d'appello di Milano che ha dichiarato: "Le sentenze
non si commentano, si impugnano". "Vorrei sommessamente ricordare - scrive
Roccella - che la democrazia di fonda sul libero gioco delle opinioni,
dunque sulla possibilità che qualunque provvedimento si possa criticare". Il
Sottosegretario ha ricordato nella sua lettera che molte volte "è stato
proprio il dibattito pubblico a far emergere l'errore giudiziario".
Secondo Roccella le condizioni cliniche di Eluana
"potrebbero in qualunque momento subire dei cambiamenti" e il decreto della
Corte d'appello "non comporta un obbligo di attuazione per nessuno". Poiché
Eluana non ha lasciato nulla di scritto, nessun consenso informato, "è
fondamentale - sottolinea Roccella - che non si decida della sua vita senza
dissipare ogni dubbio". Eugenia Roccella si riferisce ad alcune
testimonianze, "fornite da persone assai vicine alla ragazza, che mettono in
discussione l'accertamento della sua volontà, così come l'ha ricostruita la
Corte d'appello".
Ma non è solo il Ministero della Salute a porre dei
freni alla vicenda. E' intervenuto anche il mondo dei cattolici. Per il
Vaticano quest'atto sarebbe una vera e propria "eutanasia". Il Cardinale
messicano Javier Lozano Barragan, che ha una carica equivalente a quella del
Ministro della Salute, per la Santa Sede, ha rilasciato un'intervista a
Repubblica in cui parla di "mano assassina".
"La posizione della Chiesa in difesa della vita è sempre la
stessa - ribadisce il Cardinale - e non può certamente cambiare in
seguito ad un pronunciamento dei giudici". Nonostante la sentenza della
Cassazione che ha autorizzato i sanitari a bloccare l'alimentazione forzata
della ragazza, Lozano Barragan dice che "togliere ad una persona cibo ed
acqua significa una cosa sola, ucciderla deliberatamente. E la Chiesa e
tutte le persone di buona volontà non potranno mai accettarlo".
"Mentre alcuni brindano a quello che dovrebbe essere un
momento in cui tutti facciano un po' di silenzio, dobbiamo constatare che
anche questo doloroso caso, come quello di Welby, è stato strumentalmente
utilizzato per fini politici da coloro che vorrebbero introdotta di fatto
l'eutanasia nel nostro Paese". E' quanto ha dichiarato Corrado Stillo,
responsabile dell'Osservatorio per la Tutela e lo Sviluppo dei Diritti
dell'Associazione "Giuseppe Dossetti: i Valori". "Da alcuni giorni il
Parlamento ha iniziato l'iter del disegno di legge sul testamento biologico
che richiede riflessione e serenità da parte di tutti poiché sono in gioco i
valori essenziali della vita e della morte delle persone. Nello stesso
momento il circo mediatico ha iniziato a suonare le sue marce non trionfali,
ma funebri verso la grande meta a cui la povera Eluana è stata condotta: la
morte.
Chiediamo - ha aggiunto Stillo - rispetto per Eluana e
per le migliaia di persone che come lei vivono assistiti amorevolmente nelle
famiglie che lottano a favore della vita dei loro congiunti.
I medici dal canto loro, tra cui l'anestesista Mario Riccio
che ha staccato il respiratore a Pier Giorgio Welby, continuano invece a
sostenere che "Eluana non può sentire fame, sete o dolore. Gli stimoli
dipendono infatti dalla corteccia celebrale che nella donna non funziona
più".
"La triste vicenda che ha coinvolto la famiglia Englaro
sembra finalmente essere giunta alla fine, ma continueremo a combattere la
nostra battaglia giuridica di fronte al Tribunale Amministrativo Regionale
del Lazio per evitare il ripetersi di altri casi come quello della famiglia
della povera Eluana". Lo dichiara il Movimento Difesa del Cittadino (MDC)
che con l'avvocato Gianluigi Pellegrino ha fatto
ricorso al Tar Lazio contro la direttiva del Ministro del Welfare che
impone alle Regioni e alle ASL di non permettere la sospensione della
nutrizione forzata, prendendo a pretesto il caso di Eluana Englaro.
"Il ricorso, che sarà discusso l'11 febbraio presso il
Tar Lazio, è ancora valido, perché la direttiva del ministro Sacconi rimane
un atto illegittimo da annullare assolutamente, onde evitare il verificarsi
di centinaia di altri casi in tutto il Paese e di altri drammi come quello
vissuto dalla famiglia Englaro".
Secondo l'associazione, l'atto del Ministro è illegittimo
e infondato perché:
- i principi costituzionali di libertà di cura non consentono di
prescindere dalla volontà del paziente con riferimento alle cure da
somministrare allo stesso;
- la riforma del Titolo V ha eliminato ogni riferimento all' "interesse
nazionale" e, quindi, non permette al governo centrale ingerenze nelle
materie di competenza delle Regioni;
- la legge La Loggia n. 131/2003 ha esplicitamente vietato atti di
indirizzo e coordinamento in materia sanitaria.
http://www.helpconsumatori.it
04/02/2009 Il viaggio di Eluana (Rosa Ana De Santis, http://www.altrenotizie.org)
La
tv è scatenata. Si riempie di dichiarazioni e
approfondimenti. Tutti scalpitano. Tace solo LA7.
Un silenzio intessuto di pudore e rispetto sconosciuto
invece a chi è tutto intento a scandire minuziosamente il
passaggio dell’ambulanza, i momenti del trasferimento
nella clinica di Udine, lo stile e il metodo dei salotti
di Porta a Porta esaltatati all’idea di rubare un’immagine
in più. Eluana non si vede. Eluana è invisibile. Tenuta
nascosta mentre un oceano di parole e teorie in questi
ultimi mesi ha raccontato la sua storia agli italiani.
Mons. Fisichella si professa rispettoso del dolore della
famiglia, ma ravvisa nella scelta del padre errori e
confusioni. Più spavaldo è il leader del Movimento della
Vita, Carlo Casini, che s’interroga stupito come si possa
preferire l’agonia - come la definisce lui - ad una vera e
propria eutanasia. Contraddizioni di un’amnesia a dir poco
ipocrita.
E’ solo di una domenica fa l’Angelus gridato in cui
Benedetto XVI ha parlato della dolce morte come di una
risposta sbagliata al dolore. Come si può pensare che un
Paese tenuto sotto scacco dal Vaticano possa decidere di
legiferare sulla dolce morte, non consegnandola più alla
volontà del Creatore e al riscatto del Paradiso? Come si
può pensare che si arrivi a questo grado di maturità
politica se sul testamento biologico l’accanimento sta nel
limitarne il più possibile il senso e l’efficacia,
mordendo ai fianchi la libertà dei cittadini sulle proprie
vite?
Nel caos di questa corrida di pareri, il Presidente della
Camera ha ribadito il valore assoluto del dubbio e quindi
la consegna totale della scelta a chi quella vita l’ha
generata e ne ha raccolto le volontà e il testamento.
Berlusconi ha detto No al decreto. Litiga con le toghe su
tutto, non su questo. Ed è quello che ancora meglio dice
oggi Sofri dalle pagine di La Repubblica. Ammesso
che la letteratura scientifica non abbia un parere
unanime, anche se questo a dire il vero significa solo
dire che i medici cattolici antepongono ad alcune evidenze
scientifiche un concetto della vita che è religioso prima
che scientifico e persino umano, esiste un inderogabile
principio che vede ciascuno assoluto proprietario di sè,
del proprio corpo, del percorso esistenziale che ha
vissuto sulla terra. Nulla viene tolto al cielo che ognuno
vuole raccontarsi dopo la vita, nulla alla credenze e alla
metafisica di una consolazione; ma quaggiù è
indispensabile onorare la libertà di tutti su sé stessi e
quindi l’autodeterminazione, non consentendo mai che la
vita del singolo diventi materia contesa e decisa dalle
Istituzioni o dalla Chiesa. Semmai blindare questa libertà
con una legge chiara. Che impedisca quello che Beppino
Englaro ha vissuto in questi anni. Una via crucis
nella quale solo i preti riescono a non ravvisare una
spietata disumanità.
Un percorso, quello del padre di Eluana, che intenerisce
nel profondo e commuove per la sopportazione lucida e
ostinata di una sofferenza che deve essere davvero più
grande di ogni umana sopportazione. Con al fianco la mamma
di Eluana, ammalata e quasi custodita da suo marito. E poi
“Eluanina” - come lui la chiamava - che non c’è più.
Strappata alla morte a ogni costo per rimanere attaccata
alla terra a vegetare. Senza sentimenti e con un cervello
spento che non è in grado di sentire sofferenza. Questo
dice l’anestesista Amato del Monte. Eluana è morta 17 anni
fa.
E’ la vedova Welby, più di tutti, a ricordare ogni momento
il coraggio della scelta di Beppino Englaro. Il desiderio
che la volontà di Eluana fosse riconosciuta dalla legge e
non avesse le sembianze di una soluzione disperata da
consumare in clandestinità e da decorare di compassione in
qualche preghiera collettiva. E’ una scelta che parla
della vita e della morte con assoluta consapevolezza e
senza prigioni della mente. Fondata sulla libertà e sul
rispetto. Un modo di leggere l‘esistenza con sacro
rispetto, restituendola al suo profondo valore. Quello che
ognuno crede giusto.
La legge sul testamento biologico, proprio grazie a questa
lunga battaglia, sta andando avanti. Tutta orientata sul
modo in cui non considerare alimentazione e idratazione
forzata come non-cure, per arrivare al punto di non
considerarle accanimento terapeutico e di poter lasciare
in stato vegetativo altri morti. Al centro dei lavori sta
la ricerca di un modo per ostacolare la scelta e non per
regolamentarla. Una risposta, quella delle nostre
istituzioni, arretrata, che umilia una storia intera di
pensiero e principi. Che umilia questo paese che non è
contro la scelta di Beppino Englaro. Lo ricordino i
vescovi nelle loro messe deserte. Le stesse messe che
condannarono Welby quando rifiutò la ventilazione
artificiale e morì. Per Eluana non c’è terapia da
interrompere e non c’è più consapevolezza per ribadire la
sua volontà. Proprio questo è diventato, a servizio della
chiesa e di tanta parte del Parlamento italiano, lo
strumento più efficace e più vile per costringere e per
negare a una vita di vivere e morire come lei aveva
deciso.
Vorremmo che questo momento non fosse aggravato
dall’ostinazione quasi grottesca - non fosse così tragica
- con cui il nostro Ministro del Welfare è alla ricerca di
un escamotage qualsiasi per impedire la fine della morte
di Eluana. Un comportamento violento e squalificante per
un ministro che non sa riconoscere le competenze e la
divisione dei poteri. Un atto che tradisce un radicato
disprezzo per la libertà personale e un vuoto imbarazzante
di umana pietà. O paura. Fa paura Eluana che ora può
morire. Fa paura un padre che sopporta il dolore scevro da
ogni egoismo e in totale dedizione della volontà della
figlia. Fa paura chiunque parli della vita e della morte,
non consegnando la sofferenza e il suo valore ad altra
certezza che non sia il significato della propria vita.
Il protocollo è pronto da quasi un mese. Ragionato in ogni
minimo passaggio. Eluana sedata e non alimentata e
idratata a forza si spegnerà. Insegnando la fatica di una
giustizia ottenuta a prezzo di lunghi anni, di accuse e di
ostacoli calati dall’alto e dai centri di potere. Sappiamo
purtroppo che quelli che oggi versano fiumi di lacrime, si
buttano contro l’ambulanza o sostano affranti nelle piazze
in protesta, questi stessi sono incapaci di piangere e di
avvertire l’ingiustizia profonda di una volontà
calpestata, la negazione di una vita per la Vita. A noi
piace immaginare senza paradiso il viaggio di ELuana.
Libero, come libera sarà lei.
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Archivio Eluana Englaro
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