Il
presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, si
dice disposta, qualora fosse avanzata richiesta, ad
accogliere Eluana. La sentenza, controversa e avversata in
ogni maniera - passata in giudicato con il sigillo della
Cassazione dopo le pretestuose agitazioni parlamentari -
non può essere ignorata. Non può essere un altro il quadro
politico di chi ha una visione pulita e precisa delle
istituzioni e delle loro competenze. Ha le idee chiare la
presidente Bresso. La famiglia Englaro potrà portare
Eluana nelle strutture pubbliche. Quelle private infatti,
subita l’intimidazione del Ministro del Welfare, sono
imbavagliate. Con questo rammarico si è concluso l’iter
che aveva visto la clinica di Udine pronta e disponibile
ad accogliere il caso.
Le linee del Ministro Sacconi, orientate a bloccare la
sentenza del tribunale di Milano, hanno avuto il successo
sperato dai soliti papalini infiltrati in Parlamento.
Senza alcun potere vincolante, ma con i toni di
un’autentica minaccia di potere, Sacconi ha espresso un
divieto tutto infondato e a sfregio dei pareri - questi si
vincolanti - della Corte di Appello e della Cassazione per
le strutture pubbliche e private legate al Servizio
sanitario nazionale di interrompere nutrizione e
idratazione di malati in stato vegetativo persistente.
Mentre l’avvocato di Eluana non può che sottolineare
l’assoluta nullità prescrittiva di questo proclama,
Sacconi minaccia conseguenze di carattere amministrativo
per chi osasse contravvenire alle linee del Ministero. A
sfregio di ogni rigore formale, senza alcun fondamento
legislativo e giuridico, sfidando l’unica sentenza
legittima e riconoscibile in uno Stato che voglia ancora
dirsi, senza velleità, uno stato di diritto, il governo,
che tanto ha da denunciare sullo strapotere delle toghe,
dà, sotto gli occhi di tutti, un’autentica lezione su cosa
possa arrivare a fare la politica quando perde la ragione
e le ragioni. Può sfidare i poteri, può non riconoscere le
sentenze, può annullare in un colpo di mano il diritto
riconosciuto di una cittadina.
La scelta del Ministro, suggerita ad arte da chi ha più
potere del nostro pallido governo, ha tutti i contorni di
una mossa assolutamente pericolosa, un precedente che può
avere ricadute assolutamente imprevedibili e fuori
controllo. In questa lacuna politica dal Quirinale arriva
sempre più incalzante l’invito a lavorare per una legge
sul testamento biologico. La reazione grottesca è la lite
intestina tra la Binetti e Marino, all’interno di quel
colabrodo politico che è il PD. Se questa dev’essere la
risposta dell’opposizione in Parlamento all’arroganza del
governo, è facile immaginare che questa legge faticherà a
vedere la luce e che, se pure dovesse essere approvata,
sarà una solita mezza via di semilibertà e moralismo. Il
precedente della legge 40 aiuta a rendere l’idea.
Sulla vita e sulla morale laica questo paese non è pronto.
Le prove sono ripetute e manifeste. Il pensiero va
all’oscurantismo del Vaticano e ai gruppi di potere
cattolico che lavorano sotto i seggi del Parlamento,
nemmeno in troppa clandestinità. Ma c’è di più. C’è
un’azione politica assolutamente tirannica. Una violazione
palese di competenze e laicità. La legittimazione
dall’alto, la consacrazione - direbbe la Chiesa - di una
violazione di diritto. La mossa dei radicali di denunciare
il Ministero nello slancio che l’ha promossa rischia di
perpetrare l’errore. Riportare nel pubblico quello che è
privato. Ma forse era l’unico segno politico possibile.
Mentre il Vaticano ha deciso di non recepire
immediatamente le leggi italiane, l’Italia ha deciso di
calpestare le proprie per onorare il credo cattolico. Una
beffa e un nonsenso politico che soddisfa forse il solo
Formigoni, ma un paese civile ha motivo di allarmarsi.
Mentre Beppino Englaro non ha finito la sua battaglia,
mentre Eluana attende, dal Piemonte arriva intanto una
lezione di politica. Tutta per l’onorevole Ministro.
21/01/2009 DIRITTI. Caso Englaro, Roccella: "La sentenza della Corte non è obbligatoria" (GA, http://www.helpconsumatori.it)
Pareri contrari sulla vicenda Englaro che continua
ad essere al centro di una polemica politica. Ad alimentare la
diatriba è stata la dichiarazione del Governatore della Regione Piemonte
Mercedes Bresso che si è detta disposta ad accogliere Eluana in una
qualsiasi struttura piemontese per interrompere l'alimentazione artificiale,
ed eseguire dunque la sentenza della Corte di Cassazione.
Oggi il Sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella è
intervenuta sulla questione su Rainews 24. "La sanità - ha detto Roccella -
è materia divisa tra Stato e Regioni, quindi il Ministero della Salute deve
indicare le linee di azione alle Regioni. Non si può dire che il
comportamento del Ministro Sacconi ha minacciato le strutture sanitarie, né
che è inefficace giuridicamente. Il Ministro ha dato semplicemente delle
linee guida.
La sentenza della Corte non è obbligatoria - ha spiegato
il Sottosegretario alla Salute - cioè non obbliga nessuno ad eseguire le
sentenze, né è compito del Servizio Sanitario Nazionale eseguire tale
sentenza. Anzi credo che ci saranno molte difficoltà per la Regione Piemonte
ad eseguire quella pratica".
Sulla deriva politicizzata che ha preso questa questione
così delicata Roccella ha risposto che "il caso è stato reso pubblico quindi
la politica, una volta che viene sollecitata, chiedendo di far morire Eluana
in una struttura pubblica, deve rispondere, non può sottrarsi. Eluana poi
non ha lasciato nulla di scritto".
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