Il 18 gennaio si celebra il 17° anniversario di coma vegetativo per
Eluana Englaro. L'Associazione Luca Coscioni organizza una fiaccolata a
Lecco per affermare le volontà della ragazza. Intervista a Rocco Berardo,
coordinatore delle iniziative.
Il 18 gennaio 1992 Eluana Englaro dopo un grave
incidente automobilistico, è entrata in coma e da allora viene
tenuta in vita attraverso alimentazione artificiale. Domenica 18 gennaio
sarà il suo diciassettesimo anno di coma vegetativo persistente;
l'Associazione Luca Coscioni lancia per sabato 17 gennaio una giornata di
mobilitazione straordinaria per ridare la libertà ad Eluana. Nelle maggiori
città di Italia ci sarà una raccolta di firme sulla petizione al Parlamento
per una legge sul testamento biologico e sull'eutanasia. Da tempo si parla
di una legge sul testamento biologico e sull'eutanasia, ma questo tema
stenta ad imporsi alla volontà politica.
Help Consumatori ha intervistato Rocco Berardo,
tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni e coordinatore di tutte le
iniziative.
Ricostruiamo un po' i punti salienti di questa vicenda.
L'Associazione Luca Coscioni ha denunciato presso la Procura della
Repubblica l'azione del Ministro Maurizio Sacconi che, attraverso la sua
circolare, voleva sostanzialmente bloccare l'ipotesi che la struttura di
Udine, disponibile ad accogliere Eluana Englaro per rispettare le sue
volontà, mettesse fine a questa storia. La struttura di Udine, essendosi
sentita minacciata, ha dovuto rispondere con una conferenza stampa al
Ministro della Salute che, con la sua circolare, metteva in guardia sul
fatto che l'interruzione dell'alimentazione artificiale avrebbe prodotto
"conseguenze immaginabili". Per una struttura sanitaria convenzionata tali
conseguenze sono facilmente prevedibili, nell'interruzione della convenzione
con il sistema sanitario pubblico. Con questo comportamento Sacconi si è
allontanato da quello che dice la Costituzione, perché non ha rispettato le
volontà del paziente, e non ha rispettato inoltre la decisione della Corte
di Appello di Milano; ma infine non ha tenuto in considerazione la volontà
riconosciuta delle persona Eluana Englaro che, nel momento in cui era capace
di intendere e di volere, aveva affermato di non voler essere mantenuta in
vita qualora si fosse trovata nelle condizioni in cui si trova ormai da
diciassette anni.
L'azione contro il Ministro Sacconi è stata seguita anche da
altre associazioni, ad esempio il Movimento Difesa del Cittadino che si è
unito al ricorso al Tar. Come sta procedendo e come prevedete che andrà a
finire?
L'iter di denuncia contro un Ministro prevede una procedura particolare
per cui ci deve essere un'autorizzazione a procedere che arriva anche dal
Tribunale dei Ministri. Diciamo che la nostra azione era intanto rivolta a
fare una denuncia formale pubblica, ben consapevoli del fatto che non ci
sarà un esito giudiziario. Abbiamo voluto denunciare pubblicamente un atto
che è stato una minaccia verso quello che la Costituzione prevede, verso
quello che una Corte ha indicato e verso quella che è la volontà del
paziente. Per fortuna la casa di cura di Udine non si è sentita minacciata
più di tanto ed ha mantenuto la sua presa di posizione. Non so se adesso,
con l'intervento ulteriore del Governatore della Regione Lombardia Formigoni
che rifiuta la sentenza pronunciata a luglio dalla Cassazione, la struttura
di Udine si fermerà o andrà avanti. In realtà di fronte domanda del
cittadino che chiede di far rispettare la sua volontà non ci deve essere per
forza una legge; ci sono anche dei principi costituzionali, in base ai quali
ogni persona può rifiutare qualsiasi trattamento se è contro la sua volontà.
Come pensate di portare avanti questa battaglia?
La vicenda di Eluana Englaro ha fortunatamente in Beppino Englaro la
persona che deciderà i tempi e la migliore soluzione possibile per la
figlia. In questi anni Beppino si è dimostrato molto in gamba, seguendo un
percorso pubblico con un valore civile, cercando di far affermare la volontà
di Eluana davanti a tutti e non nelle corsie degli ospedali come avviene di
solito. Per quanto ci riguarda noi facciamo in modo che la storia di
Piergiorgio Welby, di Giovanni Nuvoli in Sardegna, di Paolo Ravarin a
Treviso, che è un malato che ha voluto fare un testamento biologico pubblico
attraverso un video che abbiamo diffuso via internet, la stessa storia di
Luca Coscioni, ci facciano continuare una battaglia affinché vengano
affermate le volontà di ciascuna persona, perché in un momento di incapacità
non intervenga un medico ad imporre una scelta. Continuiamo la battaglia
attraverso una petizione al Parlamento; anche se spesso si raccolgono
milioni di firme, ma le maggioranze in Parlamento non le accolgono; siamo
però convinti che le maggioranze devono per forza essere sensibili se
nell'opinione pubblica si afferma un grande dibattito. Noi cerchiamo proprio
di far emergere, attraverso i media soprattutto, un dibattito su questi
temi, che pesano sulle famiglie e pesano sui medici che devono decidere al
posto dei pazienti. Noi vogliamo restituire la volontà alle persone.
Secondo voi quel è il principale ostacolo alla realizzazione di
questo principio in Italia?
Sicuramente c'è una tendenza, di fronte a problemi specifici, a girare le
spalle e decidere secondo una morale, magari quella cattolica che in Italia
ha un potere straordinario. Grossa responsabilità hanno i mezzi di
comunicazione che in Italia fanno parlare come unici portatori di valori
solo loro. Purtroppo non c'è una legge che difende la volontà di queste
persone, e in Italia si vuole addirittura fare una legge che le
costringerebbe ad avere dei trattamenti contro la loro volontà.
Negli ultimi anni però il dibattito nell'opinione pubblica si è
sviluppato abbastanza, ma non c'è stata risposta da nessuna maggioranza
politica. Come mai?
E' vero che l'opinione pubblica, se interrogata, risponde in modo
favorevole nei riguardi del testamento biologico e dell'eutanasia. Morire
attraverso le sofferenze non è preferito rispetto al morire in modo più
naturale, quindi la maggioranza degli italiani vorrebbe una legge
sull'eutanasia. Nonostante questo una legge non c'è e questo perché non se
ne parla abbastanza. Quante volte si è parlato, nei programmi che informano
l'opinione pubblica, di questo tema, rispetto invece al caso Cogne o
Garlasco? Sicuramente molto meno. Peraltro c'è stato un sondaggio che il Tg1
ha lanciato ma che poi ha dovuto rimuovere; il sondaggio diceva che l'80%
degli italiani è favorevole all'eutanasia.
Quindi il problema è principalmente dell'informazione o della
forte volontà morale o religiosa che in Italia ostacola alcune decisioni?
C'è sicuramente un diktat del Vaticano che ha una forte potenza mediatica,
straordinariamente maggiore di quella dei cittadini italiani che vorrebbero
una legge sull'eutanasia.
Cosa farete sabato 17 gennaio per il 17° anniversario
dell'incidente di Eluana?
Sabato faremo, a Lecco, una fiaccolata per la libertà di Eluana e in
tutta Italia, con l'aiuto di altre associazioni, raccoglieremo firme sulla
petizione al Parlamento per una legge sul testamento biologico che sia
rispettosa delle volontà della persona e riaffermi il principio
costituzionale, ossia l'impossibilità di costringere una persona a subire
dei trattamenti che non vuole.
di Antonella Giordano
http://www.helpconsumatori.it
Archivio Eluana Englaro
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