|
07/11/2007 Medici sul campo/11. Dall'immunoterapia, sguardo a testamento biologico, eutanasia e cure palliative
(Daniele Lorenzi, http://www.korazym.org)
Testamento
biologico? "Non serve". Interviste a raffica di Scienza&Vita.
Giovanni Borroni è medico presso il Servizio di
Rianimazione dell'Ospedale di Macerata.Anche per lui, esperto in
anestesia e chirurgia, le domande di Scienza&Vita. "Il testamento
biologico? Inutile dal punto di vista pratico".
Giovanni Borroni è medico presso il Servizio di Rianimazione dell?Ospedale
di Macerata. Specializzato in Anestesia e Chirurgia presso l?Università
di Chieti, idoneità nazionale a primario, è anche segretario
dell'Associazione medici cattolici di Macerata. Ecco le sue risposte
alle domande rivoltegli da Scienza&Vita.
Che cosa pensa di una norma che sancisca il testamento
biologico?
Attualmente, alcuni cercano in tutte le maniere di far entrare una norma
di questo tipo nella legislazione, ma è bene tenere presente che dal
punto di vista pratico è inutile, perché ci sono già delle norme, sia
della legislazione generale sia del codice deontologico, che prevedono
la possibilità di continuare o arrestare le cure.
Che cosa intende per accanimento terapeutico?
La situazione attuale è di sovrabbondanza di cure, semmai, ma mai di
accanimento terapeutico, che è contrario all?etica del medico.
Che cosa intende per eutanasia?
La definirei in questo modo: intromissione indebita dell?umano
nel cammino di una vita di una persona, che può avvenire in qualunque
stadio della vita, per un feto o per una persona in coma. Si ha
eutanasia, quando una persona giudica che un suo simile non sia più
capace di avere una vita normale. Io lavoro in rianimazione. Posso
contraddire l?affermazione che fu fatta da alcuni, soprattutto esponenti
del Partito Radicale, che è comune pratica l?eutanasia negli ospedali
italiani. Circostanza non confermata neppure da una recente indagine
fatta dall?Ordine dei Medici italiano.
Nel codice deontologico ci sono le risposte necessarie a questa
problematica?
Direi proprio di sì. L?art. 22 del codice deontologico dice, ad esempio,
che il medico non può perpetuare l?accanimento terapeutico.
C?è e in che cosa consiste il conflitto tra volontà espresse in
precedenza dal paziente e posizione di garanzia del medico?
Il testamento biologico in fondo è questo: io, oggi, sano, cosciente e
libero di mente, impressionato da quel che mi potrebbe accadere, mi
rivolgo ad un tutore che mi deve preservare da un?eventuale probabile
sofferenza. E se maturasse, in futuro, una soluzione diversa?
L?evoluzione della medicina, del resto, dà un?idea di come le offerte
tecnologiche cambino di anno in anno. Diceva Cicerone: non c?è una sola
persona anziana che non voglia aggiungere un solo giorno alla sua vita.
Nel corso della sua professione ha mai avuto problemi, nel senso
di denunce legali, nel caso di interventi contrari alle indicazioni del
paziente che pur hanno consentito di salvare la vita o di ristabilire un
equilibrio di salute o di sospensione di terapie sproporzionate da cui è
derivata la morte del paziente?
No. Nella vita di ogni anestesista-rianimatore tutti hanno un dossier,
un libro-nero di denunce che sono state fatte. Io sono stato fortunato
in questo senso. Casomai, mi è capitato di riscontrare, da parte dei
parenti, che questi elaborino la convinzione di aver ricevuto qualcosa
in meno dalla struttura sanitaria.
Può indicare la differenza tra testamento biologico e
pianificazione dei trattamenti, contestualizzata nella relazione
medico-paziente?
Con il testamento biologico, a mio avviso, si verrebbe a perdere il
rapporto fiduciario tra medico, paziente e parenti del paziente.
L?implementazione delle cure palliative e dell?assistenza
domiciliare, delle strutture di lungodegenza e degli Hospice possono
essere una risposta all?eutanasia e all?abbandono terapeutico? Come si
presenta la sua realtà geografica da questo punto di vista?
E? una delle prospettive più impegnative per la nostra società, che si
impegna molto sul come trovare l?immortalità del nostro corpo, che però
non appartiene alla nostra dimensione umana. Come si dice in inglese, ?I
care?, mi prendo cura di te. Se oltre quel limite non posso andare, mi
prendo cura di te in un altro modo. E? verso questo che va indirizzata
la ricerca della medicina. Finora si sono deliberatamente dimenticati di
approfondire questo aspetto della medicina. Nella mia zona, la
situazione, da questo punto di vista, è molto carente. Si parla, si
dice, si progetta, ma queste strutture di lunga degenza sono povere e
poco assistite e spesso, quel che più è grave, si deve ricorrere a
strutture di carattere privato per curare e assistere i pazienti che
escono dalla rianimazione.
http://www.korazym.org
Quest'opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons
Archivio Vita e Morte
|
|