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31/10/2007 Medici sul campo/10. Dal Consultorio, sguardo a testamento biologico, eutanasia e cure palliative
(Daniele Lorenzi, http://www.korazym.org)
Testamento
biologico? "Non serve". Interviste a raffica di Scienza&Vita.
Maria Angela Rechichi, medico, opera nel mondo dei
consultori familiari. Una specializzazione in bioetica e sessuologia,
anche a lei Scienza&Vita ha chiesto di esprimersi sulle tematiche di
fine-vita.
Maria Angela Rechichi è medico. Ha conseguito un Diploma di
Specializzazione per “Operatore di Consultorio familiare” presso
l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e svolge attività di
volontariato nel Consultorio Familiare diocesano Paolo VI. Ha conseguito
un Diploma di Specializzazione in “Bioetica e Sessuologia” presso la
Scuola Superiore di Specializzazione di Messina. Ecco le sue risposte
alle domande rivoltele da Scienza&Vita.
Che cosa pensa di una norma che sancisca il testamento
biologico?
Per come conosco io la proposta sul testamento biologico, apre le porte
ad altri passi successivi e comunque è una norma da prendere - come
dire? - con le pinze. Sarei perciò contraria.
Che cosa intende per accanimento terapeutico?
Lo definirei ostinazione a voler prolungare cure inutili rispetto ad un
paziente terminale; la nutrizione, che è altra cosa, va garantita fino
alla fine.
Che cosa intende per eutanasia?
Messa in atto o omissione di alcuni interventi terapeutici da cui
scaturisce la morte del paziente.
Nel codice deontologico ci sono le risposte necessarie a questa
problematica?
Si.
C’è e in che cosa consiste il conflitto tra volontà espresse in
precedenza dal paziente e posizione di garanzia del medico?
Il medico ha il dovere di curare, per preservare la vita del paziente; a
mio avviso, non si può esprimere una volontà assoluta del paziente
rispetto alla sua vita. Il rapporto tra paziente e medico è un rapporto
di fiducia o non è.
Nel corso della sua professione ha mai avuto problemi, nel senso
di denunce legali, nel caso di interventi contrari alle indicazioni del
paziente che pur hanno consentito di salvare la vita o di ristabilire un
equilibrio di salute o di sospensione di terapie sproporzionate da cui è
derivata la morte del paziente?
Lavorando al 118, mi capita di avere problemi in senso contrario. Ci
troviamo di fronte a persone che insistono a portare in ospedale o a
fornire la bombola di ossigeno a malati senza speranza. Questa è la mia
esperienza quotidiana.
Può indicare la differenza tra testamento biologico e
pianificazione dei trattamenti, contestualizzata nella relazione
medico-paziente?
Il testamento biologico è un appropriarsi da parte del paziente di un
suo cosiddetto diritto alla vita mentre la pianificazione dei
trattamenti è una scelta condivisa.
L’implementazione delle cure palliative e dell’assistenza
domiciliare, delle strutture di lungodegenza e degli Hospice possono
essere una risposta all’eutanasia e all’abbandono terapeutico? Come si
presenta la sua realtà geografica da questo punto di vista?
Devono essere una risposta e per far questo occorre una buona
programmazione. Purtroppo, in tutta la regione Calabria non esiste un
Hospice e l’assistenza domiciliare è a macchia di leopardo. E, dove c’è,
si limita all’assistenza medica.
http://www.korazym.org
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