Continua il dibattito sulla decisione
dell'organizzazione umanitaria di inserire l'aborto nella lista dei
diritti dell'uomo, in caso di stupro. Un vescovo inglese si tira fuori,
mentre Amnesty Italia precisa: anche i cattolici sono d'accordo.
Continua lo
scontro tra Vaticano e Amnesty International, in seguito alla decisione
dell'organizzazione umanitaria di inserire l'aborto nella lista dei
diritti dell'uomo, in caso di una gravidanza provocata da uno stupro.
Dopo la presa di
posizione pubblica del cardinale Tarcisio Bertone, nella Chiesa alle
parole cominciano a seguire i fatti. Il vescovo britannico dell'Anglia
orientale, monsignor Michael Charles Evans, ha deciso di lasciare
Amnesty, dopo esserne stato componente attivo per 31 anni. "Sarò il
primo di tanti", ha detto il presule, criticando il documento approvata
dalla conferenza internazionale dell'organizzazione, svoltasi in Messico
dall'11 al 18 agosto.
Monsignor Evans, 55 anni, si è detto "profondamente rattristato" e anche
"dispiaciuto" di dover lasciare l'organizzazione. "La questione
dell'aborto è così centrale per l'opinione dei cattolici che è molto
difficile che rimangano coinvolti nell'organizzazione. Io non potevo
continuare a lavorarci - prosegue - e credo che tantissime persone
faranno come me. Molti mi hanno scritto per dirmi che seguiranno la mia
scelta. Ma ciascuno deciderà secondo la propria coscienza. Dobbiamo
avere comprensione per le donne che hanno subito violenza sessuale -
conclude il presule - ma non dobbiamo negare il diritto alla vita del
bambino".
Il vescovo ha spiegato i motivi della sua scelta anche in un'intervista
alla Radio Vaticana, ripercorrendo 31 anni di impegno, durante i quali
"ho cercato di incoraggiare i cattolici delle parrocchie e delle scuole
ad associarsi e a coinvolgere anche altre persone". Con il nuovo corso,
tuttavia, si è determinata di fatto un'incompatibilità tra Amnesty e la
Chiesa cattolica. "Dovrebbe essere ovvio per loro - continua mons. Evans
- che se proseguiranno su questa strada, divideranno i membri al loro
interno e mineranno il loro lavoro: questa è la mia paura ed anche una
preoccupazione etica. Nel Regno Unito, per esempio, nell'assemblea
generale in aprile, solo una parte dei membri ha votato per questa
normativa, ma la stragrande maggioranza ha votato per cercare di
mantenere la situazione cosi' com'era e non muoversi verso questa
direzione. Quindi, le divisioni esistono anche qui in Inghilterra e non
solo nel resto del mondo''.
Nonostante tutto, spiega il presule, "dobbiamo pensare in modo creativo
a tutto questo, anche le organizzazioni cattoliche debbano pensare a
come lavorare con organizzazioni di cui non condividono interamente i
principi''. E ancora: "Penso che i cattolici debbano fare ancora di piu'
per sostenere le donne che hanno subito stupri o altri tipi di violenze
sessuali o ogni tipo di violenza. Dobbiamo vedere se noi, comunita'
cattolica, stiamo seriamente facendo abbastanza per aiutarle. Ma il modo
per aiutare le donne che sono state stuprate non è quello di operare
altra violenza contro il bambino dentro di loro. Uno dei diritti umani
fondamentali è proprio il diritto alla vita''.
La posizione sull'aborto è stata criticata anche dal cardinale Ersilio
Tonini che a Skytg24 ha spiegato che "Amnesty International farà anche
delle cose splendide, ma quando arriva ad affermare che l'aborto in caso
di stupro è un diritto umano va contro i valori fondamentali della
nostra civiltà". "I diritti sono personali, il diritto alla vita è
personale - ha detto l'arcivescovo emerito di Ravenna - l'embrione, il
feto è già persona, è un essere umano. Il diritto di abortire significa
diritto di uccidere".
Da parte sua, Mike Blakemore, portavoce di Amnesty International, ha
difeso ancora una volta la posizione dell'organismo. "La nostra
decisione non vuole promuovere l'aborto - sottolinea - ma consentire
alle donne di prendere delle decisioni sulla loro salute sessuale,
libere da coercizioni, discriminazioni e violenze". Posizione che
sarebbe condivisa anche dai membri cattolici, spiega oggi il presidente
di Amnesty Italia, Gabriele Eminente. La decisione assunta
dall'organizzazione, sottolinea, ''non è stata votata all'improvviso,
né è stata una scelta verticistica. E' frutto di mesi di discussioni.
Con assoluta certezza la componente cattolica di Amnesty, così forte e
viva, si riconosce largamente in questa posizione perché ha partecipato
al lungo processo di consultazione interna''.
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