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16/08/2007 Testamento biologico? ''Non serve''. Interviste a raffica (Daniele Lorenzi, http://www.korazym.org)

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Introdurre nel nostro ordinamento il "testamento biologico"? Nel dibattito, l'associazione Scienza&Vita propone quindici interviste a medici e specialisti: "Né accanimento, né eutanasia". Il perché nelle parole del presidente Maria Luisa Di Pietro.

Un contributo diretto, proveniente da chi sul campo ci sta ogni giorno, ad affrontare come medico le tematiche sulle quali il testamento biologico chiama alla riflessione. Una riflessione tanto più importante ora che al Senato si discute delle numerose proposte di legge presentate in materia. Quale è la situazione attuale negli ospedali e nelle cliniche? Cosa pensare? L'associazione Scienza&Vita ha pubblicato sul suo sito internet una serie di quindici interviste a medici e specialisti "contro il testamento biologico", per dimostrare che tutto deve essere vagliato con grande attenzione e che non c'è necessità di una normativa in materia. Qui di seguito proponiamo l'intervento della presidente dell'associazione, Maria Luisa Di Pietro. Nei prossimi giorni seguiranno le singole interviste.

Testamento biologico, la parola ai medici. Interviste a raffica (Maria Luisa Di Pietro)

La possibilità di introdurre nel nostro ordinamento una disciplina del cosiddetto “testamento biologico” è all’ordine del giorno nel dibattito pubblico. Nelle aule parlamentari già da tempo ci si confronta e nel Paese, anche sull’onda emotiva di alcuni casi di cronaca, si è fatta più intensa l’attenzione nei confronti dei problemi del fine vita.

La possibilità di introdurre nel nostro ordinamento una disciplina del cosiddetto “testamento biologico” è all’ordine del giorno nel dibattito pubblico. Nelle aule parlamentari già da tempo ci si confronta e nel Paese, anche sull’onda emotiva di alcuni casi di cronaca, si è fatta più intensa l’attenzione nei confronti dei problemi del fine vita.

L’Associazione Scienza & Vita, protagonista nell’autunno scorso di una grande campagna nazionale dal titolo “Né accanimento né eutanasia”, ha già manifestato apertamente la propria contrarietà ad una disciplina del testamento biologico che allo stato delle cose appare superflua. Si ritiene, infatti, che il Codice di Deontologia medica e la normativa vigente diano già una risposta esauriente ai problemi sollevati in tema di accanimento terapeutico e di rispetto delle volontà del malato nell’ambito del rapporto fiduciario medico-paziente, che ben si può configurare come un’alleanza terapeutica. In particolare appare quanto mai indispensabile una maggiore e più incisiva iniziativa sul fronte dell’assistenza e delle cure palliative, queste sì in grado di far cadere la domanda di morte che pure viene da alcuni malati affetti da malattie gravemente invalidanti o in fase terminale.

Per poter affrontare questi temi l’Associazione ha ritenuto opportuno dare voce ai componenti della classe medica che vivono in trincea questi problemi, attraverso una serie di interviste. Le domande poste sono pertinenti al tema prescelto. Le risposte offrono un sostanziale giudizio negativo sulla opportunità di una legge che disciplini il testamento biologico, del quale si sottolinea la sostanziale inutilità. In ogni caso viene sbarrata la strada ad ogni ipotesi legislativa che, attraverso il testamento biologico, possa aprire uno spiraglio verso una deriva eutanasica. Così come tutti i medici e operatori sanitari non medici interpellati rilanciano il valore dell’alleanza terapeutica - all’interno della quale inserire anche la pianificazione degli interventri - e credono nel ruolo strategico delle cure palliative e dell’accompagnamento dei malati in condizioni di grande difficoltà o nelle ultime fasi della vita.

Ciascun intervistato risponde con la propria sensibilità e sulla base della propria esperienza. Non mancano perciò le sfumature, che in ogni caso costituiscono una ricchezza conoscitiva, non solo emotiva. Si è deciso di lanciare questa iniziativa prima della pausa estiva e pertanto pubblichiamo le prime quindici interviste. Molte altre seguiranno, a testimonianza di un atteggiamento generalizzato nella classe medica, come testimoniato dalla presa di posizione, non solo della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, contro l’ipotesi di una legge sul testamento biologico.

In tal modo si auspica di aiutare non solo l’opinione pubblica, ma anche il legislatore, a maturare un atteggiamento più consapevole e rispettoso della vita malata e sofferente. Con la consapevolezza che non si elimina il dolore attraverso il testamento biologico, come in tanti artatamente cercano di far credere. Anche questa è un’offesa a chi soffre.

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