Introdurre nel nostro ordinamento il "testamento
biologico"? Nel dibattito, l'associazione Scienza&Vita propone quindici
interviste a medici e specialisti: "Né accanimento, né eutanasia". Il
perché nelle parole del presidente Maria Luisa Di Pietro.
Un contributo diretto, proveniente da chi sul campo ci sta ogni
giorno, ad affrontare come medico le tematiche sulle quali il testamento
biologico chiama alla riflessione. Una riflessione tanto più importante
ora che al Senato si discute delle numerose proposte di legge presentate
in materia. Quale è la situazione attuale negli ospedali e nelle
cliniche? Cosa pensare? L'associazione Scienza&Vita ha pubblicato sul
suo sito internet una serie di quindici interviste a medici e
specialisti "contro il testamento biologico", per dimostrare che tutto
deve essere vagliato con grande attenzione e che non c'è necessità di
una normativa in materia. Qui di seguito proponiamo l'intervento della
presidente dell'associazione, Maria Luisa Di Pietro. Nei prossimi giorni
seguiranno le singole interviste.
Testamento biologico, la parola ai medici. Interviste a raffica
(Maria Luisa Di Pietro)
La possibilità di introdurre nel nostro ordinamento una disciplina
del cosiddetto “testamento biologico” è all’ordine del giorno nel
dibattito pubblico. Nelle aule parlamentari già da tempo ci si confronta
e nel Paese, anche sull’onda emotiva di alcuni casi di cronaca, si è
fatta più intensa l’attenzione nei confronti dei problemi del fine vita.
La possibilità di introdurre nel nostro ordinamento una disciplina del
cosiddetto “testamento biologico” è all’ordine del giorno nel dibattito
pubblico. Nelle aule parlamentari già da tempo ci si confronta e nel
Paese, anche sull’onda emotiva di alcuni casi di cronaca, si è fatta più
intensa l’attenzione nei confronti dei problemi del fine vita.
L’Associazione Scienza & Vita, protagonista nell’autunno scorso di una
grande campagna nazionale dal titolo “Né accanimento né eutanasia”, ha
già manifestato apertamente la propria contrarietà ad una disciplina del
testamento biologico che allo stato delle cose appare superflua. Si
ritiene, infatti, che il Codice di Deontologia medica e la normativa
vigente diano già una risposta esauriente ai problemi sollevati in tema
di accanimento terapeutico e di rispetto delle volontà del malato
nell’ambito del rapporto fiduciario medico-paziente, che ben si può
configurare come un’alleanza terapeutica. In particolare appare quanto
mai indispensabile una maggiore e più incisiva iniziativa sul fronte
dell’assistenza e delle cure palliative, queste sì in grado di far
cadere la domanda di morte che pure viene da alcuni malati affetti da
malattie gravemente invalidanti o in fase terminale.
Per poter affrontare questi temi l’Associazione ha ritenuto opportuno
dare voce ai componenti della classe medica che vivono in trincea questi
problemi, attraverso una serie di interviste. Le domande poste sono
pertinenti al tema prescelto. Le risposte offrono un sostanziale
giudizio negativo sulla opportunità di una legge che disciplini il
testamento biologico, del quale si sottolinea la sostanziale inutilità.
In ogni caso viene sbarrata la strada ad ogni ipotesi legislativa che,
attraverso il testamento biologico, possa aprire uno spiraglio verso una
deriva eutanasica. Così come tutti i medici e operatori sanitari non
medici interpellati rilanciano il valore dell’alleanza terapeutica -
all’interno della quale inserire anche la pianificazione degli
interventri - e credono nel ruolo strategico delle cure palliative e
dell’accompagnamento dei malati in condizioni di grande difficoltà o
nelle ultime fasi della vita.
Ciascun intervistato risponde con la propria sensibilità e sulla base
della propria esperienza. Non mancano perciò le sfumature, che in ogni
caso costituiscono una ricchezza conoscitiva, non solo emotiva. Si è
deciso di lanciare questa iniziativa prima della pausa estiva e pertanto
pubblichiamo le prime quindici interviste. Molte altre seguiranno, a
testimonianza di un atteggiamento generalizzato nella classe medica,
come testimoniato dalla presa di posizione, non solo della Federazione
nazionale degli Ordini dei medici, contro l’ipotesi di una legge sul
testamento biologico.
In tal modo si auspica di aiutare non solo l’opinione pubblica, ma anche
il legislatore, a maturare un atteggiamento più consapevole e rispettoso
della vita malata e sofferente. Con la consapevolezza che non si elimina
il dolore attraverso il testamento biologico, come in tanti artatamente
cercano di far credere. Anche questa è un’offesa a chi soffre.
Interviste
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