Il ministro della Salute Livia Turco, a lato della Giornata nazionale del
malato oncologico, ha dichiarato che il testamento biologico fa parte del
programma dell'Unione, e pertanto verra' introdotto da questo Governo. Il
ministro ha poi precisato che cio' avverra' solo "attraverso una politica
di confronto e con i tempi giusti".
Mi chiedo quale possibile "confronto" sia necessario su questo tema e
quali siano questi "tempi giusti". Il principio su cui si fonda ogni
democrazia degna di tale nome e' l'autodeterminazione degli individui che
la compongono. La Costituzione gia' riconosce la liberta' della scelta
terapeutica, che include il diritto a rifiutare le cure e il cibo (art.
32). Ma nella pratica, per chi e' affetto da una malattia che causa
l'incoscienza e l'incomunicabilita', anche temporanea, questo diritto (che
e' anche diritto umano) non viene riconosciuto. Il testamento biologico e'
semplicemente la regolamentazione di come il malato incosciente puo'
esercitare il diritto di ogni altro cittadino, mettendolo per iscritto in
anticipo. Davvero e' necessario il dialogo, le larghe intese, il
confronto, la politica per arrivare a cio' a cui -come sempre- quasi ogni
altro Paese e' gia' giunto da tempo? Forse dovremmo dialogare con chi, per
motivi di fede religiosa e di convenienza politica, vuole ad ogni costo
imporre a chi non puo' opporsi la propria idea di vita e di morte?
Sara' bene ricordare anche che il Comitato Nazionale di Bioetica aveva
gia' chiesto al legislatore di esprimersi in materia... e non e', questo
Comitato, un covo di rivoluzionali individualisti...
Purtroppo so gia' a cosa portera' il buon proposito annunciato dal
ministro Turco. Verra' probabilmente introdotto –chissa' quando- il
testamento biologico, ma questo potra' essere ignorato dal medico in caso
di emergenza e/o rischio di vita per il paziente. Ovvero, verra'
introdotto un testamento biologico che vale meno della carta su cui e'
scritto. A cosa serve il testamento se poi puo' non essere attuato proprio
quando dovrebbe servire, ovvero in caso di vita o di morte?
Temo che la consueta invocazione al "confronto" e alle "larghe intese" che
segue ormai ogni annuncio del nostro ministro sia un modo per apparire
diversi da chi lo ha preceduto pur mantenendo inalterata, nella sostanza,
la rotta gia' tracciata in passato.
Spero vivamente di essere smentita.
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