Ha preso il via la tiritera di ogni vacanza: la crisi ci
strangola, “al 21 del mese” (per chi è più bravo al 14 del mese) “i nostri soldi
erano” (e sono) “già finiti”; allora, come mai le autostrade sono fiumi che
vanno verso il mare, fiumi di auto?
Intanto le spiagge formicolano (nell’ordine):
— di corpi ignudi;
— di culini in pannolini e sederoni in pannoloni;
— di cosce pelle di seta al cacao 70 per cento, che fanno venire pure
l’orticaria a quelle già rigurgitanti di bitorzoli che nessun prodotto
bruciagrassi potrà mai deprimere;
— di giovani pinocchi, cosiddetti per le brache che partono dal ginocchio e si
fermano, o meglio si appendono sotto il pube. I giovani maschi sono coperti di
peli superflui dappertutto eccetto là dove i peli non sarebbero superflui, cioè
sul capo;
— di antichi maschi, i quali sbuzzano, sopra e sotto, da slip di ex ribelli del
’68 che enfatizzano cascanti dovizie di tanto tempo fa. Una parte degli antichi
maschi ha l’oro nei capelli, lo stesso che illumina la messinpiega di due
storici Micheli, Santoro e Mirabella.
Qua e là spuntano oasi da “family day”, venticinque sotto un ombrellone a
leccare un ghiacciolo impugnato dal capofamiglia.
Renzo Arbore lanciò, per una stagione, le donnine-“Cacao Meravigliao”, Romano
Battaglia non smette di lanciare un pluristagionato omino-“Caffè della
Versiliana”, ossia se stesso, tuttora apostolo di buone novelle, altrimenti
dette favole, come, ad esempio, quella degli italiani, povera gente vacanziera.
Il suo riporto di ciuffetti grigi tarlati, genere gatto decrepito acciambellato
in testa, e i soffici contorni del volto rimodellati dal collagene, direbbero
che ha scavalcato l’ottantina, anche se nessuna biografia mette in mostra la
data di nascita, come fanno le donne che dimostrano gli anni ma non li
confessano per far piacere agli uomini che le vogliono eternamente giovani. La
vecchiaia è una conquista esclusiva dei maschi, a parte Rita Levi Montalcini.
Romano Battaglia, dunque, dovrebbe essere nella fase in cui il passato
sopraggiunge prepotente a cancellare quanto è successo dieci minuti prima. Sarà
perché lui in vacanza c’è sempre stato, essendo nato a Marina di Petrasanta ed
essendosi poi cementato lì col “Caffè”, fatto sta che sembra aver dimenticato
che i ragazzi al mare ci andavano, ci vanno e ci andranno, ricchi e poveri, i
più scalcinati con casco in testa, panino in tasca, coca cola, motorino e via
dalle cinque di mattina alle dieci di sera sulla spiaggia libera.
Ma per le centinaia di auto che le telecamere mostrano perennemente in marcia,
quante migliaia di persone si rinfrescano nella penombra delle case di tutti i
giorni, dietro persiane chiuse e tapparelle calate, godendo di sequenze in dvd o
vhs, pronte a lanciare dardi serial killer, come “La Spiaggia”, “Vacanze a
Ischia”, e altri criminal movie sotto l’ombrellone, a Reggio o a Pordenone?
Basta poco a sentirsi in vacanza. Chi ci va così, almeno si distoglie dal lavoro
cui è inutile pensare perché non c’è, dalle pensioni che non arriveranno, da
quelle che ci sono ma non bastano, dagli anni che avanzano senza futuro,
dall’avvenire spazzato via dal presente senza speranza.
Archivio Viaggi e Vacanze
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