Lo scenario è il mega palco dello Yankee Stadium, dove hanno
celebrato la messa Paolo VI e Giovanni Paolo II, e che tra qualche mese
diventerà parcheggio, anche se ha fatto la storia di New York e del
baseball. Nell'ultimo impegno pubblico della sua visita, Benedetto XVI
spiega la libertà alla terra della libertà. Il papa parla della
dimensione che nasce dalla verità, ma anche dall’autorità apostolica e
dall’obbedienza della fede. Parole che possono sembrare “pietre
d’inciampo” agli uomini di oggi, dice, ma che ci aprono gli orizzonti
dello sguardo di Cristo.
Quella di New York, è una messa con più di 60 mila persone nello
stadio e altrettante all’esterno, che fin dal mattino hanno atteso il
papa ascoltando cantanti famosi e cori gospels in una cornice da grande
evento. Una grande palco al centro del “diamante” sul prato, un grande
sole con lo stemma del papa e raggi bianchi e gialli.
Al suo arrivo allo stadio il classico giro in papamobile, mentre
l’orchestra suonava l’inno pontificio, poi la celebrazione Eucaristica.
Nell'omelia, la riflessione sull'offerta che ogni cristiano è chiamato a
fare per essere al servizio del regno di Dio: rivolgere ogni pensiero
parola atto alla verità del Vangelo. Il papa ha così ricordato i grandi
frutti spirituali dei 200 anni delle diocesi che proprio con la messa di
oggi celebrano la loro nascita: Boston, Baltimora, Louisville, New York
e Philadelphia. La messa diventa una celebrazione di gratitudine , ma
anche un richiamo “a proseguire in avanti con ferma determinazione, ad
usare saggiamente della benedizione della libertà, per edificare un
futuro di speranza per le generazioni future”.
Del resto, è questo uno dei temi principali del viaggio che si sta
per concludere: l’ attenzione al futuro, alle nuove generazioni. Una
sfida ad esaminare le proprie coscienze e a purificarsi, ad essere un
popolo di gioia e di araldi della fede, a creare nuovi luoghi di
speranza. Il papa lascia un impegno preciso agli americani che lo
ascoltano nello stadio o collegati via tv e via internet. “Pregare con
fervore per la venuta del Regno significa inoltre essere costantemente
all’erta per i segni della sua presenza, operando per la sua crescita in
ogni settore della società. Vuol dire affrontare le sfide del presente e
del futuro fiduciosi nella vittoria di Cristo ed impegnandosi per
l’avanzamento del suo Regno. Significa superare ogni separazione tra
fede e vita, opponendosi ai falsi vangeli di libertà e di felicità. Vuol
dire inoltre respingere la falsa dicotomia tra fede e vita politica,
poiché come ha affermato il Concilio Vaticano II, “nessuna attività
umana, neanche nelle cose temporali, può essere sottratta al dominio di
Dio” . Ciò vuol dire agire per arricchire la società e la cultura
americane della bellezza e della verità del Vangelo, mai perdendo di
vista quella grande speranza che dà significato e valore a tutte le
altre speranze che ispirano la nostra vita”.
Una eredità da far crescere e da non disperdere, una gioia da
condividere come hanno fatto i giovani incontrati sabato al seminario di
San Giuseppe. Le verità di Cristo sono le uniche che rendono liberi,
ripete più volte Benedetto XVI , le “sole verità che possono garantire
il rispetto della dignità e dei diritti di ogni uomo, donna e bambino
nel mondo, compresi i più indifesi tra gli esseri umani, i bimbi non
ancora nati nel grembo materno”. Parole pro-life, accolte a più riprese
da applausi.
Al tempo stesso, rilancia Benedetto XVI, è ancora valido l'appello di
Giovanni Paolo II, pronunciato nello stesso stadio nel 1979: ”In un
mondo in cui Lazzaro continua a bussare alla nostra porta, fate in modo
che la vostra fede e il vostro amore portino frutto nel soccorrere i
poveri, i bisognosi e i senza voce” Un concetto che il papa ripete anche
in spagnolo: ”In questo Paese di libertà, voglio proclamare con forza
che la Parola di Cristo non elimina le nostre aspirazioni ad una vita
piena e libera, ma ci rivela la nostra vera dignità di figli di Dio e ci
incoraggia a lottare contro tutto ciò che ci schiavizza, a cominciare
dal nostro egoismo e dalle nostre passioni. Al tempo stesso, ci anima a
manifestare la nostra fede mediante la nostra vita di carità e a far sì
che le nostre comunità ecclesiali siano ogni giorno più accoglienti e
fraterne”.
E’ un vero appello all’America e al mondo occidentale, affinché
riacquisti la speranza persa nel falso senso di libertà, ma è anche un
grazie all’entusiasmo dei cattolici statunitensi che, nonostante le
difficoltà, vivono con gioia la fede. La messa è una vera esplosione di
gioia, tra canti e la musica della grande orchestra (magistrale l'Inno
alla Gioia conclusivo), che ha accompagnato le coreografie che hanno
preparato la messa, come le bianche colombe portate da bambini: il
messaggio di pace della Chiesa statunitense, che ringrazia e saluta il
papa.
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