La cronaca dell'incontro del papa con il
presidente degli Stati Uniti, George Bush. Alla Casa Bianca, cerimonia
pubblica solenne, seguita da un colloquio privato nello Studio Ovale. Il
papa ricorda che per risolvere i conflitti serve la diplomazia.
Una visita da amico, nel pieno rispetto di “questa vasta società
pluralistica”. Incontrando il presidente George Bush, Benedetto XVI
tratteggia così il significato del suo primo viaggio negli Stati
Uniti. Il papa è stato ricevuto alla Casa Bianca, intorno alle 10,30 ora
locale (le 16,30 in Italia), per la tradizionale visita di cortesia alle
autorità politiche. Un impegno protocollare vissuto però con grande
solennità: l'accoglienza sul prato della residenza settecentesca, i 21
colpi di cannone a salve, gli onori militari e anche un coro di "Happy
Birthday to you, Holy Father", in onore dell'ospite che proprio oggi
compie 81 anni. La visita si è svolta in due tempi: il primo, ufficiale,
con la lettura dei discorsi, il secondo, riservato, con un colloquio tra
il papa e il presidente nello Studio Ovale.
La cerimonia pubblica nel giardino della Casa Bianca è stata introdotta
da un mini concerto d'arpa e dalla sfilata dei militari in divise
d'epoca, e si è conclusa con il canto di "Glory, Alleluja" e un altro
"Happy Birthday". Sorridenti i coniugi Bush, così come le autorità
ecclesiastiche e le oltre 5mila persone ammesse nei giardini, per la
cerimonia di benvenuto.
Foto Afp
LE PAROLE DI BUSH. Nel suo discorso, il presidente
Bush ha ricordato il riferimento dei padri costituenti a Dio e alla
religione. Gli Stati Uniti sono una Nazione che ''accoglie la fede nella
pubblica piazza'', spiega, "una nazione moderna, piena di verità,
nazione creativa, dinamica dove la fede e la ragione stanno insieme". E
ancora: "L'America crede nella libertà religiosa, l'amore per la libertà
e la legge morale comune". Bush ha chiesto al papa di pregare per gli
Usa e ha ricordato che "il mondo ha bisogno del suo messaggio per
respingere il relativismo" e riaffermare che "ogni vita è sacra". E per
rafforzare il concetto: "Negli americani troverà persone con speranza,
noi non usiamo nome di Dio per fare atti di terrorismo. Abbiamo bisogno
- ha aggiunto Bush - di messaggi di amore di persone in un mondo dove
alcuni non possono distinguere tra bene e male''.
Foto Reuters
LE PAROLE DEL PAPA. Da parte sua, il papa ha fatto
cenno al ruolo dei cattolici nella vita della Nazione, tornando sul
modello positivo di laicità proprio della società americana, in cui
“ogni individuo ed ogni gruppo può far udire la propria voce”. Il
pontefice apprezza il patrimonio di valori della nazione, fondato “sul
convincimento che i principi che governano la vita politica e sociale
sono intimamente collegati con un ordine morale, basato sulla signoria
di Dio Creatore”. Una religiosità che ha ispirato battaglie
significative come “la lotta contro la schiavitù” e il movimento per i
diritti civili” e che anche oggi può essere “fonte preziosa di
discernimento ed un’ispirazione per perseguire un dialogo ragionevole,
responsabile e rispettoso nello sforzo di edificare una società più
umana e più libera”.
Foto Reuters
All’America, Benedetto XVI riconosce il merito di aver messo al
centro e difeso in patria e altrove la libertà, ricordando però, che
essa “non è solo un dono, ma anche un appello alla responsabilità
personale”. Difendere la libertà significa così coltivare “la virtù,
l’autodisciplina, il sacrificio per il bene comune ed un senso di
responsabilità nei confronti dei meno fortunati”. E ancora: esige “il
coraggio di impegnarsi nella vita civile, portando nel pubblico
ragionevole dibattito le proprie credenze religiose e i propri valori
più profondi”. “La libertà è sempre nuova”, dice il pontefice, è “una
sfida posta ad ogni generazione”. Soprattutto, essa deve essere legata
alla verità, perché in caso contrario, ricorda Benedetto XVI citando la
Centesimus Annus di Giovanni Paolo II, la libertà “perde il proprio
fondamento”, così come “una democrazia senza valori può perdere la sua
stessa anima”. Ne consegue, chiarisce il papa, che “la democrazia può
fiorire soltanto, quando i leader politici e quanti essi rappresentano
sono guidati dalla verità e portano la saggezza, generata dal principio
morale, nelle decisioni che riguardano la vita e il futuro della
Nazione”.
Foto Reuters
Il ragionamento si sposta così sul ruolo internazionale degli Stati
Uniti e il papa riafferma “l’esigenza di una solidarietà globale”.
“L’America – dice - si è sempre dimostrata generosa nel venire incontro
ai bisogni umani immediati, promuovendo lo sviluppo e offrendo sollievo
alle vittime delle catastrofi naturali”. Tutto questo però non basta,
sembra dire Benedetto XVI, invocando lo stesso metodo anche nel campo
della diplomazia internazionale, per “risolvere i conflitti” e
“promuovere il progresso”. Obiettivo: offrire alle generazioni future
“un mondo dove la verità, la libertà e la giustizia possano fiorire – un
mondo dove la dignità e i diritti dati da Dio ad ogni uomo, donna e
bambino, vengano tenuti in considerazione, protetti e promossi
efficacemente”. Quanto agli Stati Uniti, la preghiera è “che Dio
Onnipotente confermi questa Nazione e il suo popolo nelle vie della
giustizia, della prosperità e della pace”. Il papa termina il suo
discorso con una frase diventata un simbolo, quel “God bless America”,
passata di bocca in bocca nelle fasi difficili della Nazioni, a
cominciare dall’11 settembre.
- Il testo integrale
del discorso del papa
Foto Ap Photo
L'INCONTRO PRIVATO. Dopo i discorsi, è seguito
l'incontro privato nello Studio Ovale (parallelamente si è svolto quello
tra il segretario di Stato americano Condoleeza Rice e il card. Tarcisio
Bertone, al quale hanno partecipato anche il sostituto della segreteria
di Stato, Fernando Filoni, il nunzio mons. Pietro Sambi e l'ambasciatore
Usa presso la Santa Sede, Mary Ann Glendon). Il resoconto del colloquio
privato tra il papa e George Bush, è stato affidato ad un comunicato
congiunto della Santa Sede e della presidenza degli Stati Uniti. Spazio
a temi come la difesa del matrimonio, l'educazione, i diritti umani, la
libertà religiosa, ma anche allo sviluppo sostenibile e alla lotta
contro la povertà e le malattie. Il papa e il presidente, si
legge, "hanno riaffermato il loro totale rigetto del terrorismo, così
come della manipolazione della religione per giustificare atti violenti
e immorali contro innocenti". Da qui, la necessità di affrontare il
"terrorismo con mezzi appropriati, nel rispetto della persona umana e
dei suoi diritti".
Foto Reuters
La nota precisa che i due hanno dedicato parecchio tempo al Medio
Oriente, a cominciare dal conflitto israelo-palestinese, per arrivare al
Libano (ribadito il sostegno all'indipendenza del Paese) e all'Iraq, con
particolare attenzione alla "precaria condizione delle comunità
cristiane". L'auspicio è che "finisca la violenza e si arrivi
velocemente ad una soluzione ampia alle crisi che affliggono la
regione". Al termine, anche una riflessione sull'America Latina e
all'immigrazione. Servono "politiche coordinate in materia", conclude la
nota, soffermandosi sulla necessità di garantire un trattamento umano
agli immigrati e il benessere delle loro famiglie.
- Il testo integrale
del comunicato congiunto
Ultimo momento della visita: la presentazione dei familiari e dei
collaboratori dei Bush, le foto e lo scambio dei doni. Quello del papa è
un quadro a mosaico, raffigurante Piazza San Pietro.
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