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15/04/2008 Il papa negli Stati Uniti. A mezzogiorno, la partenza da Fiumicino
(Mattia Bianchi, http://www.korazym.org)
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all'aeroporto di Fiumicino per la partenza di Benedetto XVI per gli
Stati Uniti. Il volo papale decollerà intorno a mezzogiorno, con arrivo
previsto a Washington alle 16 ora locale, le 22 in Italia. Inizierà così
una visita di cinque giorni con tappa anche a New York ed eventi
significativi: il discorso all'assemblea generale dell'Onu, la preghiera
a Ground Zero, l'incontro con il presidente Bush. Quest'ultimo ha
spiegato di vivere con "grande attesa" la visita del papa, a tal punto
di aver scelto di accoglierlo di persona ai piedi dell'aereo, fatto
inedito per il protocollo presidenziale. ''Bush e il Papa condividono
molti valori - ha detto la portavoce della Casa Bianca, Dana Perino -
specie sulla lotta al terrorismo e all'estremismo, la protezione dei
diritti delle minoranze, la promozione dei diritti umani e della libertà
nel mondo''.
La visita è attesa soprattutto dalla Chiesa statunitense, che ha avuto
modo di dare voce a richieste e speranze. Ancora ieri, il cardinale Sean
P. O'Malley, arcivescovo di Boston, ha fatto appello al papa perché
affronti, nella sua visita negli Usa, il team della crisi degli abusi
sessuali da parte dei preti. ''Abbiamo cercato di far ben presente
all'arcivescovo Pietro Sambi, il nunzio Vaticano negli Usa, - ha detto -
che i vescovi si aspettano che il Santo Padre affronti la crisi degli
abusi e il nunzio ci ha assicurato che non saremo delusi''. ''Sono
sicuro che Benedetto cerchera' di curare le ferite'', ha promesso O'Malley:
''Lui sa che questo problema è molto importante nella vita dei cattolici
americani, sono sicuro che ne parlerà durante il viaggio''. Il cardinale
ha detto di esser rimasto deluso perché Benedetto XVI non ha incluso
Boston nella visita che include invece tappe a Washington e New York, ma
ha poi scherzato sulle complessita' di far da padrone di casa a una
visita papale: ''Mi ha regalato dieci anni di vita non venendo''.
Di questione internazionali ha parlato invece, l'arcivescovo di
Washington, mons. Donald Wuerl, dicendosi convinto della necessità di un
ritiro dall'Iraq. In un'intervista a Famiglia Cristiana, mons. Wuerl
descrive la guerra in Iraq come ''tragedia'' per il popolo americano, e
soprattutto come una tragedia ''non necessaria''. ''Prima - dice - non
si potevano nemmeno vedere le bare dei soldati morti, perché il potere
le nascondeva. Sicuramente è stata ed è ancora una tragedia. Ma alcuni
ritengono che sia una tragedia necessaria per la sicurezza del Paese.
Sono molte le voci che lo dicono, ma non la mia''.
http://www.korazym.org
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Archivio Vaticano
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