La storia di Marco Marchese
Il 9 novembre 2006 Marco Marchese pubblica sul sito
dell’Associazione per la Mobilitazione Sociale Onlus una sua
testimonianza sulla sua storia.
La mia storia
È da un po’ che pensavo di pubblicare anche la mia testimonianza sul
nostro sito. Solo perché non posso raccontartela personalmente. Chi mi
conosce bene, conosce anche bene la mia storia. Ma molti giungono su
questo sito per caso, e perciò non la conoscono. Forse leggendo alcuni
dei nostri articoli, possono immaginare, ma ancora una volta, penso che
bisogna rompere il silenzio. L’ho fatto altre volte, ma spesso non
basta. Racconto perché sono convinto che condividere un’esperienza possa
aiutare qualcun altro. Uscire dal silenzio può aiutare qualcun altro a
fare altrettanto. Il silenzio a volte è un rifugio, ma può diventare
anche una prigione. Io sono uscito dal rifugio in cui mi ero
imprigionato sei anni fa. 1999: la prima volta in cui raccontai quello
che mi era successo da quando avevo 12 anni, cioè da quando ero entrato
in seminario e avevo incontrato don Bruno. Nel 1999 avevo diciassette
anni. Fu proprio allora che capii cosa realmente fosse quello che per
tanti anni avevo scambiato per affetto e amicizia. "Ha abusato di te, è
un maniaco pedofilo" fu quello che mi dissero. E fu allora che crollo il
mio castello: un castello in cui mi ero nascosto per non permettere a
nessuno di farmi del male. Sì, perché la verità che io ho cercato di
negare per cinque anni era proprio questa: non era stata amicizia, ma mi
aveva semplicemente abusato, usato! Ma non era un maniaco! No! Era una
persona dolce, buona, affettuosa! Come avrei capito da solo che la
realtà era un’altra? Non voglio raccontarvi quello che è successo nei
pomeriggi di pioggia nella sua stanza, o nella canonica, a casa sua.
Penso che possiate immaginare, e del resto su tutto questo ho scritto un
piccolo libro che spero qualcuno voglia presto pubblicare. Perché?
Perché certe cose non devono mai più accadere, e per non farle più
accadere dobbiamo prima rendercene conto tutti quanti!!! Ma parlarne non
è stato liberatorio: anzi! Ha aperto una ferita che difficilmente si
sarebbe rimarginata da sola. Ma io mi sentivo solo, in seminario, in cui
le persone che ho avuto accanto non riuscivano a capire quali fossero i
miei bisogni in quel momento. Certo non avevo bisogno di sentirmi dire:
"Marco stai tranquillo che ci pensiamo noi, parliamo noi con il vescovo,
tu pensa a studiare e a curare la tua colite!". Ma nessuno fece
qualcosa, e quel "qualcosa" significava per me impedire a don Bruno di
abusare di altri ragazzi. Mi sentivo in colpa per quello che era
successo, come se per non so quale ragione fossi stato io il colpevole
di tutto! Ma mi sentivo anche in colpa per i ragazzini che frequentavano
la sua canonica: la stessa in cui aveva abusato di me per qualche anno!
Nel giugno del 2000 lasciai il seminario: non era quello il mio posto! E
del resto sono tante le esperienze brutte: a parte don Bruno, altri 2
giovani (20 e 26 anni) hanno cercato di fare la stessa cosa con me, per
non parlare di tutte gli altri casi di cui ero a conoscenza e di cui si
mormorava tra i corridoi! Sono convinto a tutto oggi che i grandi sono
liberi di fare quello che vogliono tra di loro. Purché non tocchino i
bambini!!! Ma adesso mi chiedo: è libero un prete di 25, 26 o 30 anni
che ha subito la mia stessa esperienza e non è riuscito mai a uscirne?
Sono meccanismi, circoli viziosi, o chiamateli come volete, che si
ripetono, in cui l’abusato diventa abusante a sua volta!!! E ho parlato
con l’assistente, il rettore, con il vice rettore, con il vescovo, con
il mio parroco, e poi con tanti altri sacerdoti e laici: nessuno ha
fatto qualcosa. Adesso avevo 19 anni, stavo per concludere i miei studi
classici, ed ero ancora alla ricerca del mio io!!! Ma avevo una
coscienza: perché solo se sai cosa si prova a fare un’esperienza come la
mia, la tua coscienza non può tacere. Ed è per questo che dopo il lungo
silenzio, i tanti gratuiti consigli a farmi la mia vita e scordare tutto
(come l’offerta di alcuni soldi) decisi di presentare la mia denuncia
alla Procura. Tre anni di indagini: 7 vittime, un patteggiamento e 2
anni e 6 mesi di carcere mai fatti per il sacerdote. Cosa dire? Due dei
ragazzini vittime del sacerdote sono stati abusati nel giugno del 2001
cioè quando il vescovo avrebbe potuto intervenire e impedire che un suo
sacerdote rubasse la serenità di quei ragazzi! Cosa aggiungere? Il
sacerdote è libero di fare quello che vuole! Non penso che il carcere
fosse la soluzione per persone malate come lui, ma non lo è neanche la
libertà!! E oggi? Oggi i miei dubbi sono: quali responsabilità del
vescovo e delle persone con cui avevo parlato? Basta che un papa gridi e
condanni squarcia gola che la pedofilia è peccato (ma anche un
crimine!), se poi i vescovi e i sacerdoti implicati in queste vicende
rimangono al loro posto? So che è difficile riflettere con gran parte
della società su questo tema, ma penso che lo dobbiamo fare:
dialoghiamo, confrontiamoci. Spero che siano disposti anche a dialogare
i vertici della chiesa da cui, le vittime dei preti pedofili o meglio
dei pedofili preti, abbiamo ricevuto solo l’ennesimo silenzio. Guardiamo
ai fatti come stanno! Non facciamo di tutta l’erba un fascio: ma mi sa
che l’erba sta diventando tanta che ne potremo fare un fascio!
Marco Marchese
9 novembre 2006

Marco Marchese.
Sul Blog
del sito Internet Mobilitazionesociale.org Marco Marchese il 12
gennaio 2007 pubblica una sua breve riflessione.
Come vorrei che fosse ...
Se un giorno pubblicherò la mia storia vorrei che fosse questo il suo
ultimo capitolo ...
Ho scritto di me, ti ho raccontato di me e la cosa mi ha fatto sentire
bene. Parlare fa bene, e per questo invito ogni bambino a parlare con un
amico di tutto quello che sente dentro di sé, anche se questo bambino
adesso si trova in un adulto. Io sono qui; non penso più di suicidarmi
perché ho scoperto che la vita è un dono meraviglioso ed un bene troppo
grande.
Continuo a chiedermi il perché della vita ma trovo quasi sempre una
risposta, magari ogni giorno diversa, ma la trovo! Continuiamo a lottare
per difendere i più piccoli e i più deboli, in particolare i bambini.
Concludo con le parole di un canto brasiliano:
Dio solo può dare la fede; tu, però, puoi dare la tua testimonianza.
Dio solo può dare la speranza; tu, però, puoi infondere fiducia nei tuoi
fratelli.
Dio solo può dare l’amore; tu, però, puoi insegnare all’altro ad amare.
Dio solo può dare la pace; tu, però, puoi seminare l’unione.
Dio solo può dare la forza; tu, però, puoi dare sostegno a uno
scoraggiato.
Dio solo è la via; tu, però, puoi indicarla agli altri.
Dio solo è la luce; tu, però, puoi farla brillare agli occhi di tutti.
Dio solo è la vita; tu, però, puoi far rinascere negli altri il
desiderio di vivere.
Dio solo può far ciò che appare impossibile; tu, però, potrai fare il
possibile.
Dio solo basta a se stesso; egli, però, preferisce contare su di te!
Marco Marchese
12 gennaio 2007
Il vescovo scrive alla diocesi
Di seguito riportiamo la lettera che il vescovo di Agrigento ha
scritto e fatto leggere prima del Natale in tutte le parrocchie della
diocesi.
Lettera ai Sacerdoti e ai fedeli dell’Arcidiocesi,
Carissimi fratelli e sorelle nel Signore Gesù,
voglio aprirvi il mio cuore, sollecitato dalla triste vicenda di cui,
nostro malgrado, siamo stati protagonisti in una recente trasmissione
televisiva.
Per amore della verità, sento il dovere di precisare quanto segue:
I. Il Vangelo del Signore Gesù afferma con chiarezza che lo scandalo dei
piccoli è un delitto gravissimo al cospetto di Dio. Fedeli alla Parola
del Signore, condanniamo ogni forma di pedofilia e qualsiasi connivenza
con essa.
II. È stata attivata la necessaria ricerca della verità dei fatti e
prestata ogni collaborazione all’autorità civile, senza trascuratezza ne
compromesso ne connivenza.
III. A seguito dell’azione intrapresa contro la diocesi per coinvolgerla
nella responsabilità dei fatti, dai quali è estranea, è stato necessario
rispondere legalmente con lo scopo esclusivo di tutelarne l’onore e la
reputazione.
IV. Al fine di evitare ogni fraintendimento rinunzio ad ogni forma di
richiesta di risarcimento, ma ritengo opportuno precisare che non potevo
e non posso esercitare il diritto-dovere di difendere la diocesi, da
ogni accusa ad essa ingiustamente rivolta.
Il natale ci invita a cercare la via della pace e per questo invito a
chiedere al Signore di condurci alla meta della riconciliazione, del
perdono e della concordia.
Augurandovi Buon Natale, imploro per tutti la pace del cuore ed ogni
benedizione.
Agrigento, 20 dicembre 2006
+ Carmelo Ferraro
Arcivescovo di Agrigento

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23/01/2007 Pedofilia. Che cosa è triste? Parte I
23/01/2007 Pedofilia. Che cosa è triste? Parte II
23/01/2007 Pedofilia. Che cosa è triste? Parte II
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