la FDA in merito
al vaccino, alle comunicazioni tra
la FDA e
la GlaxoSmithKline
, che sta sviluppando un vaccino analogo, chiamato Cervarix, e ai resoconti dei
consumatori, dei medici e altri resoconti concernenti i problemi riscontrati con
il vaccino HPV.
Quando la faccenda dell’indagine della sua organizzazione sul vaccino HPV
emerse, e i primi report cominciarono ad uscire, Fitton li descrisse come
“un catalogo degli orrori.”
Un referto, N°. 275438-1,
descrive la reazione come trombosi dell’arteria coronarica, immediata morte
cardiaca. “Somministrato il vaccino Gardasil dose n.1 12/3/07. Collassata e
morta il 26/3/07… L’ecocardiogramma ha rivelato il ventricolo destro molto
allargato, il ventricolo sinistro piccolo assieme a vasti coaguli sanguigni
nell’atrio destro e nel ventricolo destro.”
Un altro referto nota che la donna era stata vaccinata ed “era morta per un
coagulo sanguigno otto ore dopo avere ricevuto il vaccino Gardasil.”
Funzionari della
Abstinence
Clearinghouse fanno notare in un documento di presa di posizione che gruppi
quali
la Texas Medical
Association, l’American Academy of Pediatrics, l’Association of
American Physicians and Surgeons, e l’American Academy of Environmental
Medicine si sono schierate pubblicamente contro la vaccinazione
obbligatoria.
“Il ragionamento di queste
associazioni mediche è chiaro. Non si oppongono al progresso medico, e
certamente sostengono qualsiasi sforzo volto a debellare le malattie mortali. Il
problema, per come lo vedono queste organizzazioni, sta nel fatto che il farmaco
è passato attraverso una sperimentazione di soli tre anni e mezzo, lasciando la
comunità medica piuttosto all’oscuro per quanto concerne le reazioni avverse che
potrebbero avverarsi nel lungo termine,” sostengono questi gruppi.
“Assieme alla questione
della possibilità di gravi reazioni avverse c’è quella dell’efficacia. Ci sono
evidenze che, dopo approssimativamente quattro anni, la potenza del vaccino
decresca significativamente. Il valore nel lungo termine del vaccino non è
ancora stato determinato; se svanisse entro sei anni, le ragazze e le donne
dovrebbero ripetere nuovamente la batteria di iniezioni che hanno già ricevuto?”
E’ quello che chiede l’organizzazione.
Il Michigan, per primo, ha
introdotto un piano per imporre il vaccino per le ragazze giovani, ma la
proposta è fallita. Anche l’Ohio ha esaminato un progetto, poi fallito, nel
2006.
Quindi nel 2007, dopo l’aggressiva campagna lobbistica della Merck e le
donazioni a Women in Government, I legislatori in almeno 39 stati e il
District of Columbia hanno lavorato per sponsorizzare questi progetti.
Infezione da Papillomavirus
Da gennaio del 2008 le
bambine nate nel 1996, che compiranno entro i dodici mesi successivi il
dodicesimo anno di età, potranno sottoporsi alla vaccinazione contro il
papillomavirus (HPV).
La vaccinazione anti HPV sarà consigliata, ma non obbligatoria, per tutte le
donne di età compresa tra i 12 e i 25 anni, ma in questa prima campagna la
gratuità del vaccino sarà garantita soltanto alle bambine di dodici anni: 280
mila ragazze.
Le donne che hanno un’età compresa tra i 13 e i 25 anni potranno ricorrere alla
vaccinazione individuale: il vaccino può essere acquistato in farmacia a proprie
spese.
Vaccinazione contro il papillomavirus: i benefici ed i rischi non sono ancora completamente noti
Non esistono ad oggi studi
pubblicati che dimostino che il vaccino sia in grado di offrire una protezione
per un’altra dozzina di sierotipi di HPV, associati al tumore della cervice.
Inoltre il vaccino anti-PHV non è terapeutico, cioè non è in grado di fornire
protezione nelle donne già infettate con il virus.
Le donne, anche dopo la
vaccinazione, continueranno ad essere esposte ad un certo rischio di insorgenza
di tumore.
Pertanto, è importante che continuino a sottoporsi regolarmente al PAP test e a
prendere precauzioni contro le malattie sessualmente trasmesse.
Il vaccino contro il papillomavirus umano rappresenta una conquista medica che
potrebbe in futuro salvare migliaia di vite ogni anno nel mondo, ma non è la
soluzione perfetta al problema cancro della cervice. Ci sono ancora domande
aperte circa la sicurezza del vaccino e la sua efficacia oltre i 5 anni,
specialmente per le ragazze di 11 e 12 anni, individuate come gruppo target per
la vaccinazione da parte delle Autorità sanitarie.
In conclusione si può
affermare che il nuovo vaccino contro il papillomavirus umano sembra avere
grandi potenzialità, ma considerate le molte domande ancora senza risposta circa
la sua efficacia e la sua sicurezza, l’Harvard Women’s Health Watch suggerisce
che la vaccinazione dovrebbe rappresentare una scelta individuale.
Fonte: Harvard Women’s
Health Watch, 2007
Vaccinazione anti-HPV - Il caso Gardasil: necessità o interesse?
Il New York Times ha dedicato un articolo al caso Gardasil, il vaccino
antipapillomavirus che dovrebbe essere somministrato alle adolescenti con
l’obiettivo di prevenire le infezioni da virus HPV, alcune delle quali sarebbero
associate a sviluppo di tumore della cervice uterina.
La società produttrice di Gardasil, Merck & Co, sostiene la tesi che è
necessario effettuare il più rapidamente possibile la vaccinazione per debellare
la malattia.
Le associazioni dei consumatori sostengono che la vaccinazione non è necessaria,
perché l’incidenza di carcinoma alla cervice è bassa. Negli USA, su una
popolazione superiore ai 250 milioni di abitanti, i nuovi casi di tumore alla
cervice sarebbero 9.710 e 3.700 le donne che muoiono, ogni anno (dati FDA).
In Italia, ogni anno, si contano 3.500 nuovi casi di carcinoma con circa 1.000
morti (dati ISS).
L’obiettivo che si prefigge Merck è quello di indurre i legislatori a rendere
obbligatoria la vaccinazione, in modo da vendere quantità più elevate di
vaccino.
La mancata obbligatorietà avrebbe come conseguenza un numero decisamente più
basso di vaccinazioni e minori guadagni.
Per raggiungere il proprio scopo, Merck & Co sta esercitando una forte azione di
lobby. Merck ha finanziato in modo particolare l’associazione Women in
Government, che raccoglie le donne legislatrici in modo bipartisan.
Negli ultimi 2 anni, Women Government ha tenuto cene e conferenze per tutti
gli Stati Uniti promuovendo la lotta contro il tumore della cervice uterina.
Contro la vaccinazione anti-HPV, si sono schierati gli attivisti contrari
all’impiego del vaccino, gruppi religiosi e associazioni dei consumatori.
Gli attivisti anti-vaccino sostengono che la sicurezza del vaccino nel lungo
periodo non è stata dimostrata, così come non è noto per quanto tempo il vaccino
conferisce immunità contro i tipi virali per i quali il vaccino è stato
realizzato.
I gruppi religiosi temono che, essendo l’infezione da HPV una malattia
sessualmente trasmessa, l’uso del vaccino possa favorire l’attività sessuale
delle ragazze.
La protesta dell’associazione dei consumatori è rivolta soprattutto
sull’obbligatorietà della vaccinazione.
Un altro argomento di discussione è il costo del vaccino Gardasil che negli
Stati Uniti, costa 360 dollari per 3 iniezioni.
Secondo gli analisti, il mercato dell’infezione da HPV potrebbe produrre ricavi
per 5 miliardi di dollari/anno, e Merck è in pole position.
Gli enormi interessi economici che stanno alla base della vaccinazione anti-HPV
potrebbero spiegare il pressing di Merck sui politici per l’obbligatorietà della
vaccinazione.
Sulla propensione di alcuni politici a rendere obbligatoria la vaccinazione
anti-HPV, alcune persone ritengono che la concessione dell’obbligatorietà
sarebbe un modo per risarcire Merck dalla perdita del Vioxx, il farmaco
antinfiammatorio ritirato nel 2004 perché causa di gravi eventi avversi
cardiovascolari.
Il vaccino, per esercitare la propria attività protettiva, deve essere
somministrato a ragazze che non hanno avuto rapporti sessuali.
L’infezione da HPV è molto frequente nella popolazione con una stima di oltre
il 75% delle donne sessualmente attive infettate dal virus HPV nel corso della
vita.
La storia naturale dell’infezione è condizionata dall’equilibrio che si instaura
tra ospite e virus HPV con tre possibili evoluzioni: regressione, persistenza e
progressione.
La maggior parte delle infezioni da papillomavirus (70-90%) è transitoria.
La persistenza dell’infezione virale è una condizione per l’evoluzione verso il
tumore.
L’insorgenza del tumore è anche favorita dal particolare tipo di virus HPV (i
tipi 16 e 18 sono oncogenici), dall’alto numero di partner sessuali, dal fumo di
sigaretta e dalla coinfezione con altre malattie infettive sessualmente
trasmesse.
Di norma, il tempo che intercorre tra l’infezione da HPV e lo sviluppo di
lesioni precancerose è di 5 anni, mentre lo sviluppo del tumore può richiedere
decenni.
Il Pap-test è in grado di individuare le lesioni e di prevenire il tumore.
Fonte: 1) The New York Times, 2007; 2) EpiCentro ISS, 2007
Gardasil, vaccino anti papillomavirus
Informazioni cliniche
Indicazioni terapeutiche
Gardasil è un vaccino per la prevenzione della displasia di alto grado
del collo dell’utero (CIN 2/3), del carcinoma del collo dell’utero, delle
lesioni displastiche di alto grado della vulva (VIN 2/3) e delle lesioni
genitali esterne (condilomi acuminati) causate dal Papillomavirus Umano (HPV)
tipi 6, 11, 16 e 18.
L’indicazione è basata sulla dimostrazione di efficacia di Gardasil in donne
adulte di età compresa tra 16 e 26 anni e sulla dimostrazione dell’immunogenicità
di Gardasil in bambini ed adolescenti di età compresa tra 9 e 15 anni.
L’efficacia protettiva non è stata valutata nei maschi.
Posologia e modo di somministrazione
La vaccinazione primaria consiste di 3 dosi distinte da 0,5 ml,
somministrate in accordo con la seguente schedula: 0, 2, 6 mesi.
Ove sia necessaria una schedula vaccinale alternativa, la seconda dose deve
essere somministrata almeno 1 mese dopo la prima dose, e la terza dose almeno 3
mesi dopo la seconda dose. Tutte e tre le dosi devono essere somministrate entro
il periodo di 1 anno.
Non è stata stabilita la necessità di una dose di richiamo.
Gardasil non è raccomandato per l’impiego nei bambini di età inferiore ai 9
anni, poiché i dati di immunogenicità, sicurezza ed efficacia in questa fascia
di età non sono sufficienti.
Il vaccino deve essere somministrato per iniezione intramuscolare. Il sito
preferito è la regione deltoidea del braccio o l’area anterolaterale superiore
della coscia.
Gardasil non deve essere iniettato per via intravascolare. Le somministrazioni
per via sottocutanea e intradermica non sono state studiate e, pertanto, non
sono raccomandate.
Controindicazioni
Ipersensibilità ai principi attivi o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Gli
individui che sviluppano sintomi indicativi di ipersensibilità dopo aver
ricevuto una dose di Gardasil non devono ricevere dosi ulteriori di Gardasil.
La somministrazione di Gardasil deve essere rimandata nei soggetti affetti da
malattie febbrili gravi in fase acuta.
Tuttavia la presenza di un’infezione minore, come una lieve infezione del tratto
respiratorio superiore o un lieve rialzo febbrile, non rappresenta una
controindicazione all’immunizzazione.
Avvertenze speciali e precauzioni di impiego
Come per tutti i vaccini iniettabili, un adeguato trattamento medico
deve essere sempre prontamente disponibile in caso di una rara reazione
anafilattica a seguito della somministrazione del vaccino. Come con qualsiasi
altro vaccino, la vaccinazione con Gardasil potrebbe non assicurare la
protezione di tutti i soggetti vaccinati.
Gardasil proteggerà soltanto contro le patologie causate da HPV tipi 6, 11,16 e
18. Pertanto, devono continuare ad essere seguite precauzioni appropriate contro
le malattie sessualmente trasmesse.
Gardasil non ha mostrato di avere effetto terapeutico. Il vaccino non è
pertanto indicato per il trattamento del carcinoma del collo dell’utero, delle
lesioni displastiche di alto grado del collo dell’utero, della vulva e della
vagina o dei condilomi genitali. Il vaccino non è altresì indicato per prevenire
la progressione di altre lesioni già esistenti correlate con il papillomavirus
umano.
La vaccinazione non sostituisce l’abituale screening del collo dell’utero.
Poiché nessun vaccino è al 100% efficace e poiché Gardasil non protegge contro i
tipi HPV non contenuti nel vaccino o contro infezioni preesistenti da HPV,
l’abituale screening del collo dell’utero mantiene importanza critica e deve
essere effettuato in accordo con le raccomandazioni locali.
Non vi sono dati disponibili riguardo all’impiego di Gardasil nei soggetti con
una risposta immunitaria ridotta.
I soggetti con una risposta immunitaria ridotta, dovuta all’impiego di una
forte terapia immunosoppressiva, ad un difetto genetico, ad infezione da virus
dell’immunodeficienza umana (HIV), o ad altre cause, possono non rispondere al
vaccino.
Gardasil deve essere somministrato con cautela nei soggetti affetti da
trombocitopenia o da ogni altro disturbo della coagulazione poichè in questi
soggetti può verificarsi un sanguinamento a seguito della somministrazione per
via intramuscolare. La durata della protezione conferita non è attualmente nota.
Un’efficacia protettiva prolungata è stata osservata per un periodo di 4 anni e
mezzo dopo il completamento del ciclo di 3 dosi. Sono in corso studi di
follow-up a più lungo termine.
Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione
In tutti gli studi clinici sono stati esclusi soggetti che avevano
ricevuto immunoglobuline o prodotti derivati dal sangue umano nei 6 mesi
precedenti la prima dose di vaccino.
Uso con altri
vaccini
La somministrazione concomitante (in siti diversi di iniezione per i
vaccini iniettabili) di Gardasil con il vaccino dell’epatite B (ricombinante)
non interferisce con la risposta immunitaria ai tipi di HPV. La risposta al
vaccino dell’epatite B è stata in qualche misura ridotta per quanto concerne le
medie geometriche dei titoli anticorpali (GMTs). Il significato clinico di
questa osservazione non è stato stabilito. I tassi di sieroprotezione
(proporzione di soggetti che raggiungono un livello sieroprotettivo anti-HBs
maggiore o uguale a 10 mUI/ml) non hanno subito modifiche (96,5% per la
vaccinazione concomitante e 97,5% per il vaccino dell’epatite B somministrato da
solo).
La somministrazione concomitante di Gardasil con altri vaccini, diversi da
quello dell’epatite B (ricombinante), non è stata studiata.
Uso con i contraccettivi ormonali
Nel corso degli studi clinici, il 57,5% delle donne (di età compresa tra
16 e 26 anni) che hanno ricevuto Gardasil faceva uso di contraccettivi ormonali.
L’uso di contraccettivi ormonali non sembra abbia influenzato la risposta
immunitaria a Gardasil.
Gravidanza e allattamento
Non sono stati effettuati studi specifici sul vaccino in donne in stato
di gravidanza. Tuttavia, durante il programma di sviluppo clinico
pre-registrativo, 2.266 donne (di cui 1.115 avevano ricevuto il vaccino e 1.151
il placebo) hanno presentato almeno una gravidanza. Nel complesso, la parte di
gravidanze con esito negativo è stata paragonabile nelle donne che avevano
ricevuto Gardasil ed in quelle che avevano ricevuto il placebo. Per le
gravidanze con inizio stimato nei 30 giorni successivi alla vaccinazione, sono
stati osservati 5 casi di anomalia congenita nel gruppo che aveva ricevuto
Gardasil rispetto a 0 casi di anomalia congenita nel gruppo che aveva ricevuto
placebo.
Nelle gravidanze con inizio dopo i 30 giorni successivi alla vaccinazione,
sono stati invece osservati 10 casi di anomalia congenita nel gruppo che aveva
ricevuto Gardasil rispetto a 16 casi di anomalia congenita nel gruppo che aveva
ricevuto placebo.
Le tipologie di anomalie osservate sono state consistenti con quelle
generalmente osservate nelle gravidanze di donne di età compresa tra i 16 ed i
26 anni.
Gli studi sugli animali non hanno indicato effetti pericolosi diretti o
indiretti nei confronti della gravidanza, dello sviluppo embrionale/fetale, del
parto o dello sviluppo postnatale.
I dati sulla somministrazione di Gardasil durante la gravidanza non hanno
fornito alcuna segnalazione relativamente alla sicurezza di impiego. Tuttavia,
tali dati sono insufficienti per raccomandare l’uso di Gardasil durante la
gravidanza. La vaccinazione deve, pertanto, essere rimandata a dopo il
completamento della gravidanza.
Nel corso degli studi clinici, durante il periodo di vaccinazione, un totale
di 995 madri in allattamento ha ricevuto Gardasil o placebo. L’incidenza di
reazioni avverse nelle madri e nei lattanti è stata paragonabile tra il gruppo
che aveva ricevuto il vaccino e quello che aveva ricevuto placebo. Inoltre, l’immunogenicità
del vaccino è stata paragonabile tra le madri in allattamento e le donne che non
erano in allattamento durante la somministrazione del vaccino.
Gardasil può essere somministrato a donne in allattamento.
Effetti indesiderati
Nel corso di 5 studi clinici (di cui 4 controllati con placebo), i
soggetti arruolati hanno ricevuto Gardasil o placebo nel giorno
dell’arruolamento e dopo circa 2 e 6 mesi dall’arruolamento.
Pochi soggetti (0,2%) hanno interrotto la sperimentazione a causa di reazioni
avverse.
La sicurezza è stata valutata, sia per l’intera popolazione in studio (4 studi)
che per un sottogruppo predefinito della popolazione in studio (1 studio), sulla
base della sorveglianza effettuata tramite la scheda di vaccinazione (VRC -
vaccination report card), nei 14 giorni successivi ad ogni iniezione di Gardasil
o di placebo. I soggetti che sono stati monitorati sulla base della sorveglianza
effettuata tramite la scheda di vaccinazione VRC includevano 6.160 soggetti che
avevano ricevuto Gardasil (di cui 5.088 donne di età compresa tra 9 e 26 anni e
1.072 maschi di età compresa tra 9 e 15 anni, al momento dell’arruolamento) e
4.064 soggetti che avevano ricevuto placebo.
Le seguenti reazioni avverse correlate al vaccino sono state osservate nei
soggetti che hanno ricevuto Gardasil con una frequenza almeno pari all’1,0% ed
inoltre con una frequenza maggiore rispetto a quella osservata nei soggetti che
hanno ricevuto placebo.
Le reazioni sono state raggruppate per frequenza in accordo alla seguente
convenzione: molto comuni (maggiori o uguali a 1/10); comuni (maggiori o uguali
a 1/100, minori di 1/10); non comuni (maggiori o uguali a 1/1.000, minori di
1/100); rari (maggiori o uguali a 1/10.000, minori di 1/1.000); molto rari
(minori di 1/10.000).
Disordini generali e alterazioni del sito di somministrazione - Molto comune:
piressia; molto comune: al sito di iniezione: eritema, dolore e gonfiore;
comune: al sito di iniezione: sanguinamento, prurito.
Inoltre, nel corso degli studi clinici, sono state osservate, con una
frequenza inferiore all’1%, reazioni avverse che sono state ritenute correlate
al vaccino o al placebo dagli sperimentatori:
Alterazioni dell’apparato respiratorio, del torace e del mediastino - Molto
raro: broncospasmo
Alterazioni della cute e del tessuto sottocutaneo - Rari: orticaria.
Sette casi (0,06%) di orticaria sono stati riportati nel gruppo Gardasil e 17
casi (0,18%) sono stati osservati nel gruppo placebo contenente l’adiuvante.
Nel corso degli studi clinici, i soggetti facenti parte della popolazione
valutata per la sicurezza di impiego hanno segnalato ogni nuova situazione
clinica durante il periodo di follow-up fino a 4 anni. Nell’ambito di 11.813
soggetti che hanno ricevuto Gardasil e 9.701 soggetti che hanno ricevuto
placebo, sono stati riportati 8 casi di artrite non specifica, di cui 6 nel
gruppo Gardasil e 2 nel gruppo placebo.
Efficacia
Gardasil è un vaccino quadrivalente ricombinante non infettante preparato da
particelle simili al virus (VLPs) dalla proteina capsidica maggiore L1 del
papillomavirus umano (HPV) tipi 6, 11, 16 e 18 altamente purificate.
Le VLPs non contengono DNA virale, non possono infettare le cellule, riprodursi
o causare malattia.
L’HPV infetta soltanto l’uomo, ma gli studi sugli animali con papillomavirus
analoghi suggeriscono che l’efficacia dei vaccini L1 VLP sia mediata dallo
sviluppo di una risposta immune di tipo umorale.
Dei tipi HPV contenuti nel vaccino:
• l’HPV 16 e 18 sono responsabili di circa il 70% dei casi di displasia del
collo dell’utero di alto grado (CIN 2/3) e di adenocarcinoma in situ (AIS), e di
circa il 70% dei casi di displasia della vulva di alto grado (VIN 2/3) nelle
giovani donne in premenopausa. HPV 16 e 18 sono anche responsabili della
maggioranza delle lesioni squamose di alto grado della vagina (VaIN 2/3). Altri
tipi di HPV non contenuti nel vaccino sono responsabili del restante 20-30% dei
casi di CIN 2/3, VIN 2/3 e VaIN 2/3. CIN 3 è considerato un precursore diretto
del carcinoma invasivo del collo dell’utero. VIN 3 è un importante fattore di
rischio per lo sviluppo del carcinoma della vulva nelle giovani donne in
premenopausa infettate dai tipi di HPV oncogeni;
• l’HPV 6 e 11 sono responsabili di circa il 90% dei casi di condilomi
genitali;
• l’HPV 6, 11, 16 e 18 sono responsabili per una quota variabile dal 35 al
50% di CIN1 o displasia di basso grado del collo dell’utero.
L’efficacia del Gardasil è stata valutata in 4 studi clinici di Fase II e III,
randomizzati, in doppio cieco, controllati con placebo che includevano un totale
di 20.541 donne di età compresa tra 16 e 26 anni che sono state arruolate e
vaccinate senza effettuare uno screening preliminare per la presenza di una
infezione da HPV.
Gli endpoint di efficacia primaria includevano le lesioni della vulva e della
vagina (condilomi genitali, VIN, VaIN) correlati all’HPV tipi 6, 11, 16 o 18 e
il CIN di qualunque grado (Protocollo 013, Future I), il CIN 2/3 e l’adenocarcinoma
in situ (AIS) correlati all’HPV 16 o 18 (Protocollo 015, FUTURE II), l’infezione
persistente correlata all’HPV di tipo 6, 11, 16 e 18 (Protocollo 007) e
l’infezione persistente correlata all’HPV 16 (Protocollo 005). Come marker
clinico surrogato del carcinoma del collo dell’utero è stata utilizzata negli
studi clinici
la
Neoplasia Intraepiteliale Cervicale (CIN) di grado 2/3 (displasia di grado da
moderato ad alto).
Efficacia della profilassi
Le analisi primarie di efficacia sono state effettuate nella popolazione
per protocollo (PPE Perprotocol Efficacy) (n = tutte e 3 le vaccinazioni entro 1
anno dall’arruolamento, nessuna deviazione maggiore dal protocollo di studio e
naïve nei confronti dei relativi tipi di HPV prima della dose 1 e fino ad 1 mese
dopo la dose 3 (Mese 7)). L’efficacia è stata misurata a partire dalla visita al
mese 7.
Complessivamente il 73% dei soggetti erano naïve (negativi alla PCR e
sieronegativi) per tutti e 4 i tipi di HPV.
Efficacia nei soggetti naïve ai tipi HPV contenuti nel vaccino
L’efficacia di Gardasil contro CIN (1, 2, 3) o AIS correlati all’HPV di
tipo 6-, 11-, 16-, 18-, è stata del 100% nel Protocollo 013 dove era un endpoint
primario e del 95,2% nei protocolli combinati insieme.
L’efficacia di Gardasil contro le CIN 1 correlate all’HPV 6, 11, 16 e 18 è stata
del 100% nel Protocollo 013 e nell’analisi combinata è stata del 93,1%.
In un’analisi integrata (Protocolli 007, 013, 015), l’efficacia di Gardasil
contro le lesioni della vulva di alto grado (VIN 2/3) correlate all’HPV tipi 6,
11, 16 o 18 è stata del 100%.
L’efficacia del vaccino contro le lesioni vaginali di alto grado (VaIN 2/3)
non ha raggiunto una significatività statistica. In tutto vi sono stati 8 casi
di VIN 2/3 e 5 casi di VaIN 2/3, tutti osservati nel gruppo placebo.
Sulla base di una definizione a 12 mesi di infezione persistente (ad esempio
almeno 2 campioni positivi nell’arco di un intervallo minimo di 12 mesi),
l’efficacia contro l’infezione persistente da HPV 16 è stata del 93,3% nel
Protocollo 005. Nel Protocollo 007, l’efficacia di Gardasil contro l’infezione
persistente da HPV 16 o 18 è stata del 100%. Vi sono stati sei casi di infezione
persistente da HPV 16 e due casi di infezione persistente da HPV 18 tutti nel
gruppo placebo.
Efficacia nei soggetti con infezione in corso o prima dell’infezione
Non vi è stata evidenza di protezione dalla patologia causata dai tipi
di HPV per i quali i soggetti erano positivi alla PCR e/o sieropositivi al
basale. Tuttavia, gli individui che erano stati già infettati con uno o più tipi
di HPV contenuti nel vaccino prima della vaccinazione sono risultati protetti
dalla patologia clinica causata dagli altri tipi di HPV contenuti nel vaccino.
Reazioni avverse
In 5 studi, di cui 4 controllati con placebo, il vaccino anti-papillomavirus
umano Gardasil è stato somministrato al momento dell’arruolamento e dopo circa 2
e 6 mesi.
La percentuale dei drop-out per il presentarsi di effetti indesiderati è
risultata bassa (0.1%).
Reazioni avverse comuni associate al vaccino
Gli effetti indesiderati che si sono manifestati con una frequenza
dell’1% o più nei soggetti ai quali è stato somministrato Gardasil sono stati:
1) 1-5 giorni dopo la vaccinazione: dolore 83.9% (48.6% con placebo),
rigonfiamento 25.4% (7.3% con placebo), eritema 24.6% (12.1% con placebo),
prurito 3.1% (0.6% con placebo);
2) 1-15 giorni dopo la vaccinazione: febbre 10.3% (8.6% con placebo), nausea
4.2% (4.1% con placebo), capogiri 2.8% (2.6% con placebo);
Gravi reazioni avverse
Un totale di 102 soggetti su 21.464 che hanno ricevuto Gardasil e
placebo ha riportato un grave evento avverso 1-15 giorni dopo la vaccinazione:
- cefalea 0.03% (0.02% con placebo);
- gastroenterite 0.03% (0.01% con placebo);
- appendicite 0.02% (0.01% con placebo);
- malattia infiammatoria pelvica 0.02% (0.01% con placebo).
E’ stato riportato un caso di broncospasmo e due casi di asma.
Mortalità
Tra i partecipanti agli studi clinici (21.464 soggetti) ci sono stati 17
casi ad esito fatale. Gli eventi riportati erano in linea con gli eventi attesi
nella popolazione sana.
La più comune causa di morte è stato l’incidente con veicoli a motore (4
soggetti che hanno ricevuto Gardasil e 3 placebo), seguito da overdose/suicidio
(1 soggetto con Gardasil e 2 con placebo) ed embolia polmonare/trombosi venosa
profonda (1 soggetto con Gardasil e 1 con placebo).
Inoltre, ci sono stati due casi di sepsi, 1 caso di tumore al pancreas e 1 caso
di aritmia nel gruppo trattato con Gardasil e 1 caso di asfissia nel gruppo
placebo.
Disordini autoimmuni sistemici
Negli studi clinici i soggetti sono stati valutati per nuove condizioni
mediche che si sono presentate nel corso di un periodo osservazionale di 4 anni.
Nel gruppo Gardasil sono stati segnalati: 1 caso di artrite giovanile, 2 casi di
artrite reumatoide, 5 casi di artrite ed 1 caso di artrite reattiva.
Di contro, nel gruppo placebo sono stati osservati: 1 caso di lupus eritematoso
sistemico e 2 casi di artrite.
Fonte: 1) FDA, 2007: 2 ) EMEA, 2007
http://www.disinformazione.it
01/08/2008 Archivio vaccinazione anti-HPV per le ragazze
Archivio Vaccinazioni