Continua a far discutere la
richiesta di pagamento del canone Rai su computer, videofonini e
apparecchi “atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni”, secondo
quanto recita un regio decreto del 1938 preso a riferimento per la richiesta
del pagamento a imprese e professionisti. E non solo. Secondo le associazioni
dei consumatori, richieste analoghe sono arrivate anche alle famiglie. È
quanto ha denunciato l’Adoc. “Non solo liberi
professionisti e PMI, la richiesta da parte della Rai di pagare il canone
anche a chi non possiede la tv ma solo computer è arrivata anche ai cittadini
privati e alle famiglie”, sottolinea l’associazione, che sta
ricevendo diverse segnalazioni e ribadisce che “la normativa vigente sul
canone non può essere assolutamente applicata, neanche indirettamente, a tutti
coloro che non rientrano nei termini di legge”. Spiega Carlo Pileri,
presidente Adoc: “I privati e le famiglie e tutte le associazioni senza fini
di lucro, sociali e sportive, che non possiedono la televisione ma sono solo
dotate di computer e dispositivi simili non possono e non devono in alcun modo
essere obbligate a pagare il canone. Stiamo ricevendo centinaia di
segnalazioni di privati, che invieremo all’Authority e alla Polizia Postale
per segnalare gli abusi, che affermano di aver ricevuto richieste di pagamento
da parte della Rai per il solo fatto di avere un computer, e che si sono visti
arrivare a casa ispettori che a nostro avviso non sono legittimati, in quanto
i controlli dovrebbe farli solo la Guardia di Finanza. L’Adoc è quindi pronta
a fare ricorso contro tali abusi di diritto”.
A sua volta l’Aduc, che ha sollevato da tempo il caso con
un’indagine già nel 2007 in cui si chiedeva quali fossero gli apparecchi
soggetti al canone/tassa oltre il televisore, riporta la precisazione diffusa
dalla Rai in merito al canone speciale. “Ieri sera sul tardi la Rai ha diffuso
una propria precisazione in merito al canone speciale richiesto alle aziende
per il possesso del pc: ‘Con riferimento alla questione relativa al pagamento
del canone di abbonamento alla tv, si precisa che le lettere inviate da Rai
non si riferiscono al canone ordinario (relativo alla detenzione
dell’apparecchio da parte delle famiglie) ma si riferiscono specificamente al
cosiddetto canone speciale cioè quello relativo a chiunque
detenga, fuori dall’ambito familiare (es. imprese, società, uffici), uno o più
apparecchi atti o adattabili alla ricezioni di trasmissioni radiotelevisive.
Ciò in attesa di una più puntuale definizione del quadro normativo-regolatorio”.
Come spiega l’Aduc, in sostanza l’azienda dice che “il quadro
normativo-regolatorio deve essere definito, ma intanto voi pagate e poi si
vedrà”. Anche l’Aduc, del resto, sottolinea che il pagamento del
canone per il possesso di un pc è stato spesso richiesto anche alle famiglie.
Secondo quanto risulta dalle
richieste di chiarimenti presentate dall’Aduc, e dal riepilogo fatto dalla
Commissione Fisco della Federazione italiana dei medici di famiglia (anche
a loro, infatti, è arrivata la richiesta di pagare il canone speciale),
competente a risolvere la questione è il Ministero dello Sviluppo
Economico.
Nel 2007, infatti, l’Agenzia delle Entrate si è dichiarata non competente a
chiarire su quali apparecchi debba essere pagato il canone, indicando
competente per la questione il Ministero delle Comunicazioni. La
palla, insomma, spetterebbe al MSE, ma a oggi non sembra esistere alcuna
pronuncia ufficiale. Scrive la Fimmg: “Ad oggi, per quanto ci
consta, non sussiste nessun atto ufficiale del Ministero che abbia accolto la
richiesta dell’Agenzia delle Entrate, per cui sembra non esserci ancora una
risposta certa, tale da fugare qualsiasi dubbio sulla questione”. Anche l’Aduc,
sul proprio sito, precisa che nell’ultima risposta ottenuta dal Ministero
dello Sviluppo Economico questo riteneva opportuno “procedere ad un
approfondimento tecnico-giuridico della questione” che a oggi sembra mancare.
Spiega a sua volta la Fimmg che il sito ufficiale della Rai “ricomprende
tra i soggetti obbligati al pagamento del canone speciale anche gli studi
professionali; tuttavia occorre precisare che sul sito si fa
riferimento al canone speciale dovuto per il possesso di TV o radio,
non anche per al possesso di altre apparecchiature”. Per la Federazione dei
medici di famiglia, nel caso del medico di base il professionista è obbligato
a possedere un computer dunque “non può pretendersi a prescindere il pagamento
del canone di abbonamento televisivo”, perché il possesso del pc esula dalla
fruizione dei servizi Rai e perché questo è previsto da accordi con il
Servizio Sanitario Nazionale.
Questa l’analisi sulla questione di una singola categoria. Ma la protesta
coinvolte un po’ tutti edè
presto rimbalzata sui social network. È evidente che in mancanza di
chiarezza la polemica è destinata ad aumentare.
Il Codacons ad esempio chiede un incontro urgente con la
Rai per definire un “protocollo d’intesa condiviso” sul
pagamento del canone. L’associazione sottolinea che “costringere al pagamento
del canone speciale tutti quelli che hanno un computer, indipendentemente
dall’uso che ne fanno, è assurdo e anacronistico”. Fermo restando la necessità
di modificare l’articolo del regio decreto del 1938, per l’associazione si
dovrebbe prevedere che il canone come tassa di possesso venga pagato “solo da
chi ha la tv, mentre per chi ha un computer va pagato come tassa di uso
prevalente, ossia solo se il computer è usato abitualmente come televisore”.
L’associazione chiede però alla Rai di “pensare a recuperare il canone
speciale degli esercizi commerciali, strutture ricettive, sedi di partito,
associazioni e circoli che evadono, per ammissione della stessa Lorenza Lei,
per il 90%, determinando un mancato introito per lo Stato stimabile in 230
milioni di euro all’anno”.
Pollice verso anche da Confindustria Digitale, per la
quale la richiesta di pagare il canone Rai su pc, tablet e smartphone
è una forzatura giuridica in contrasto con l’Agenda Digitale. Si
tratta, ha detto a margine del Consiglio direttivo di Confindustria Digitale
il presidente Stefano Parisi, di “un’assurda forzatura giuridica, ma
soprattutto un’iniziativa fuori dal tempo e in totale contrasto con gli
obiettivi dell’agenda digitale e gli sforzi che si stanno mettendo in atto per
rilanciare la crescita del Paese. Innanzitutto va chiarito che i Pc non sono
stati concepiti per la ricezione di trasmissioni radiotelevisive, ma per
innovare l’organizzazione del lavoro e la comunicazione – ha precisato Parisi
– Il fatto che possano ricevere segnali televisivi lo si deve al processo
evolutivo del mondo digitale, di cui lo stesso settore radio tv ha fortemente
beneficiato per il suo sviluppo. Quindi l’estensione del canone Rai agli
apparati dell’Ict, la pretesa di associarlo alla titolarità di un abbonamento
a banda larga, il richiamarsi a una legge del ‘38 per tassare tecnologie del
duemila, sono frutto di un’interpretazione del tutto arbitraria non
supportata da alcun riferimento legislativo”.
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