Nell’epoca contemporanea non è più consentito addebitare alla
fatalità, al destino cinico e baro o alla furia della divinità
indispettita le calamità naturali, a meno di non voler imitare il buon Roberto
Mattei, vicepresidente del Cnr che
attribuì al risentimento divino il terremoto in Giappone.
I
disastri recentemente avvenuti in Toscana e Liguria portano
in effetti per intero il marchio della responsabilità politica e a duplice
titolo: in quanto risultato del
cambiamento climatico che produce, fra l’altro,
precipitazioni di intensità eccezionale, e in quanto risultato del dissesto del
territorio italiano, colpito da una cementificazione indiscriminata e vittima
dell’incuria dei vari governi che si sono succeduti, in particolare dalla
Liberazione ad oggi.
Il primo fattore è ovviamente di tipo globale, anche se il governo italiano ne è
responsabile per la parte che gli compete. Sono passati oramai quasi vent’anni
dalla
Conferenza di Rio sull’ambiente e lo sviluppo (Unced), che
approvò, oltre alla Dichiarazione di carattere generale e all’Agenda 21,
documento programmatico estremamente articolato, una convenzione relativa
proprio al clima, insieme a quella relativa alla diversità biologica e alla
dichiarazione sulle foreste.
Passi avanti significativi, tuttavia, non sono stati fatti. Continua
incontrastata l’emissione di gas ad effetto sera, in buona parte per diretta
responsabilità della principale potenza mondiale, gli Stati Uniti d’America, che
rifiutano di firmare il
Protocollo di Kyoto, anche ora con Obama, che pure qualche
impegno al riguardo se l’era mi pare preso.
Il secondo fattore è di ordine più squisitamente italico. Il nostro è un Paese
con forti criticità geologiche, dove la cementificazione indiscriminata
e l’abbandono dell’agricoltura e di altre forme di riassetto del territorio,
hanno lasciato via libera al
dissesto
idrogeologico.
Una politica criminale che l’attuale classe dirigente continua
irresponsabilmente a promuovere mentre si annunciano nuovi condoni. Né si può
dire che la responsabilità sia tutta e solo della destra. Gli amministratori del
centrosinistra sono stati, infatti, più di una volta in prima fila nella
svendita del territorio e nel saccheggio delle sue risorse a beneficio della
speculazione immobiliare. In alcuni casi ci sono vere e proprie
politiche bipartisan a sostegno di quest’ultima, come dimostrato da
Paolo
Berdini con riferimento a
Roma, saccheggiata ieri da Veltroni e oggi da Alemanno.
Ai tempi della Conferenza di Rio, avevo affermato, in un articolo che venne
pubblicato da varie riviste, la necessità di fare affidamento sulla
società civile e sulle sue mobilitazioni per dare una risposta
veramente efficace alle acute e fondamentali problematiche ambientali.
A quasi vent’anni di distanza i fatti mi danno ragione. Specie in Italia, a
fronte di una classe politica di incapaci, incompetenti e in alcuni casi
purtroppo anche di corrotti, solo la società civile, la cittadinanza organizzata
può difendere il territorio, come dimostrato da recenti episodi piccoli e
grandi, dalla Tav alle
lotte contro i parcheggi interrati previsti a Roma, dove si
abbattono gli alberi per fare spazio al cemento, a esclusivo beneficio della
speculazione immobiliare dietro la quale ci sono spesso forze oscure.
Occorre quindi dare vita a una rete di Comitati per la difesa del
territorio, per dire basta alla cementificazione, alla speculazione
immobiliare e al connubio affari-politica che la sostiene, con legami diretti e
indiretti con il capitalismo finanziario, di cui la bolla immobiliare è come si
è visto un aspetto foriero di guasti sociali ed ambientali, e con mafie di vario
genere. Il patrimonio edilizio già esistente, che va riqualificato ed utilizzato
in modo sociale è già più che sufficiente per tutti i bisogni validi ed
effettivi.
Di fronte a una classe politica che non è visibilmente all’altezza della
situazione la parola passi ai cittadini organizzati. Altrimenti non ci resterà
che organizzare qualche messa in compagnia del buon Mattei e magari fare una
danza propiziatoria con tanto di sacrificio rituale. In attesa della prossima
frana e del prossimo disastro…
http://www.ilfattoquotidiano.it
Quest'opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons
Archivio Terremoti ed altri Eventi Catastrofici
|