Nella
regione cinese di Sichuan il terremoto del 12 maggio scorso ha causato 55 mila
morti, 25 mila dispersi, più di 4 mila orfani, ha distrutto città, villaggi,
case, ospedali, scuole, ha lesionato dighe, sfaldato montagne, divelto argini e
,non ultimo, ha minato la sicurezza dei siti nucleari militari. Per le autorità
di Pechino i luoghi potenzialmente radioattivi rimasti sotto le macerie sono
sicuri ma dalle ultime notizie sembra che le unità di soccorso stanno
intervenendo su 15 sorgenti ancora a rischio.
Il pericolo è che dagli impianti più vecchi, costruiti con scarsa attenzione
alle regole antisismiche, la fuga di radioattività possa invadere la rete idrica
e contaminare le zone agricole e i centri abitati. L’inaccessibilità di alcune
aree ha reso lo Sichuan una regione strategicamente importante per gli impianti
nucleari militari la cui costruzione ha avuto inizio con il programma atomico
lanciato da Mao Zedong negli anni Cinquanta.
Secondo quanto pubblicato dall’agenzia di stampa Reuters il numero dei siti
rimasti sepolti sarebbe salito a 50. Per il vice ministro per la tutela
ambientale, Wu Xiaoqing, le fonti che rappresentano una minaccia di
contaminazione sono 15, tutte non ancora raggiungibili: tre sorgenti risultano
ancora sepolte mentre le altre 12 sono sotto il costante monitoraggio dei
tecnici. L’area del disastro comprende il centro di ricerca di Mianyang,
principale laboratorio cinese per lo sviluppo di ordigno nucleari, e numerosi
siti di stoccaggio per le armi atomiche; nel raggio di 100 chilometri
dall’epicentro del sisma si trova inoltre l´Impianto 821di Guangyuan dove viene
prodotto di plutonio usato nelle testate nucleari.
Da Washington il portavoce del Dipartimento di Stato, Tom Casey, ha confermato
che, a quasi due settimane dal disastro, gli Stati Uniti non sono in possesso di
informazioni sufficienti per stabilire se strutture stanno causando fughe di
radioattività o altri pericoli imminenti. Il rischio di contaminazione non è
comunque l’unico pericolo a cui far fronte: nella zona del Sichuan più colpita
dal sisma sono presenti più di 100 industrie chimiche e petrolchimiche, il 75%
delle quali è stato costretto ad interrompere la produzione per i danni che
potrebbero aver riportato durante il terremoto del 12 maggio scorso, la cui
intensità ha raggiunto i 7.9 gradi della scala Richter e al quale hanno fatto
seguito più di 175 scosse di assestamento. Per quanto riguarda le vittime le
autorità hanno reso noto che al 23 maggio il bilancio ufficiale parla di 55.740
morti e 24.960 dispersi.
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