Esattamente un anno fa, l'uragano Katrina si
abbatteva sul Golfo del Messico, devastando ampie zone del
sud degli Stati Uniti e le vite di coloro che li
abitavano. Le autorità hanno deciso di commemorare quei
giorni drammatici con manifestazioni di ogni genere che si
concluderanno solo il 15 settembre con la Gulf Coast
Conference. Il sindaco di New Orleans, Nagin, che
avrebbe voluto inserire nel programma anche uno spettacolo
di fuochi d'artificio come simbolo della volontà di
rinascita della gente del Baoyou, è stato ricondotto alla
ragione dai suoi consiglieri che gli hanno suggerito toni
più sommessi. Tanto più che la rinascita non è ancora
avvenuta. Media e politici vari hanno tentato di farlo
credere avventandosi sul primo anniversario del passaggio
di Katrina per far credere al pubblico che tutto stesse
andando nel verso giusto ma i fatti li smentiscono. Non ha
convinto neppure il redivivo John Kerry che, nonostante le
parole di fiele nei confronti di Bush, è apparso come al
solito incapace di proporre soluzioni valide. Quasi tutte
le organizzazioni cattoliche hanno inviato "esperti"
disposti a partecipare agli innumerevoli dibattiti in
programma fino a metà settembre. Caleranno su New Orleans
anche avvocati e psicologi allevati in scuole rette da
religiosi, come la famosa "Ave Maria", la cui fama stride
pericolosamente con la norma costituzionale che prevede
una netta separazione tra Stato e Chiesa. Nonostante ciò
sembra che il trend di affidarsi ad esperti di estrazione
cattolica stia prendendo sempre più piede negli Stati
Uniti, grazie anche alle politiche dell'attuale
amministrazione. A ben guardare, l'unica vera nota
positiva è il ritorno di Wynon Marsalis a New Orleans con
un concerto che servirà ad aiutare la ricostruzione delle
infrastrutture culturali.
I poveri chiusi fuori da New Orleans
Con l'arrivo di Katrina, gli abitanti del Bayou si
risvegliarono in una specie di Atlantide sommersa dove già
galleggiavano i corpi delle vittime. Le autorità, pur se
avvertite in tempo dell'eventualità di una catastrofe,
preferirono lasciar fare alla natura. Solo il due di
settembre arrivò un primo ordine di evacuare le zone più
devastate e 450.000 persone vennero caricate alla rinfusa
sugli autobus e trasferite in diverse località. Unica
precauzione: il divieto assoluto di portare con sé bevande
alcoliche. Un buon numero di sfollati finì a Houston dove
una volta passato il primo momento di enfasi umanitaria,
gli abitanti iniziarono a lamentarsi della loro presenza
accusandoli di aver alzato il tasso di criminalità in
Texas. Un anno dopo, quelli che si apprestano a tornare
avranno la sgradita sorpresa di non ritrovare più neppure
l'ombra delle proprie case. Un decreto comunale votato
all'unanimità prevede infatti che le case non ancora
ricostruite dai proprietari vengano spalate via entro il
29 agosto 2006.
Visto che chi detiene ancora il potere nelle zone
devastate da Katrina ha scelto di chiudere le scuole senza
ricostruirle, di continuare a negare assistenza medica
agli sfollati e di lesinare posti di lavoro, non ci sarà
bisogno di appendere cartelli per vietare il ritorno agli
sfollati di New Orleans, basta la realtà. Molti non
desiderano neppure tornare e si dicono nauseati dalla
ricostruzione affidata interamente al settore privato. Le
imprese si sono avventate su New Orleans come feroci
uccelli rapaci, senza tenere in alcun conto il destino dei
meno abbienti. Grande anche la discriminazione razziale.
Non è esagerato dire che nel post-Katrina le autorità
hanno dato il via ad una nuova era della criminalizzazione
degli afro americani. Anche se il governo nega, molti dei
progetti approvati sembrano fatti apposta per tagliare
fuori i neri dalle zone che erano soliti abitare. Anche
quelli che possedevano contratti regolari sono stati
sgombrati illegalmente dalle proprie case.
Prima del passaggio di Katrina, New Orleans contava ben
500.000 abitanti contro gli attuali 70.000, il 25% dei
quali soffre di sindromi depressive di vario grado. Il St.
Bernard, uno dei quartieri abitati da poveri, soprattutto
di colore, avrebbe potuto essere ripristinato con poca
spesa, ma le autorità non hanno ritenuto opportuno
dedicargli particolari attenzioni. Gli abitanti hanno
cercato di attirare l'attenzione del paese organizzando
una festa di ritorno con tanto di barbecue ma senza
successo.
Con la scusa che negli appartamenti è stata accertata la
presenza di piombo, si provvederà ad abbatterli. Le
forniture di energia elettrica sono disponibili solo per
345.000 famiglie in tutta la Louisiana e quelle di gas
registrano un calo del 34% rispetto al periodo precedente
il disastro. Il governo federale non si è ancora impegnato
a trovare i quattro miliardi di dollari necessari per il
ripristino degli argini. Ma l'aspetto più preoccupante del
post-Katrina è certamente la criminalizzazione della
povertà. Le autorità giocano con i meno abbienti nella
speranza di logorarne la resistenza impedendo che avanzino
altre richieste. Non mancano "esperti" disposti a
rafforzare l'equazione povertà uguale criminalità che
potrebbe avere effetti anche sul sistema elettorale.
Quello che è probabile è però che la gente di New Orleans
non accetti di inoltrarsi nella notte quieta senza far
rumore, come direbbero i poeti. La ricostruzione li ha
vittimizzati ma in fondo se lo aspettavano. I poveri si sa
arrivano sempre ultimi, basti pensare a Messico City, dove
le case vennero spalate dopo il terremoto con gli abitanti
ancora dentro. Negli Stati Uniti questo non avverrà. A
patto che i poveri non si incaponiscano a pretendere quel
potere che nessuno vuole concedere loro.
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