TuttoTrading.it

09/12/2004 Ma la bolletta non è fredda. La controreplica di Carlo Cambini (Carlo Cambini, www.disinformazione.it)

  • Tutti i Temi Archivio
  • Tutti i Temi
  • Pagina Telefonia
  • Pagina Truffe e Raggiri
  • TUTTOFRANCOBOLLI per iniziare o continuare una collezione a prezzo favorevole o per regalare una bella collezioncina ad un giovane

    Ricerca personalizzata
    TUTTOFRANCOBOLLI per iniziare o continuare una collezione a prezzo favorevole o per regalare una bella collezioncina ad un giovane

    Può sembrare paradossale, ma la replica di Andrea Gavosto al mio articolo su lavoce.info contiene più punti comuni che divergenze, eccetto per la valutazione dell'entità dei benefici derivanti dal processo di liberalizzazione nelle telecomunicazioni. Cerchiamo quindi – come dice Gavosto – di sgombrare il campo da equivoci. Per prima cosa mi preme sottolineare che l'idea dell'articolo è quello di valutare l'impatto del processo di liberalizzazione e non di entrare nel merito circa la competitività del settore in aggregato o valutare le strategie tariffarie - più che legittime - dei singoli operatori. Detto questo, a mia volta, vorrei puntualizzare alcune questioni.

    L'aumento dei canoni

    Nessuno ha detto che l'aumento dei canoni è stata una strategia volontariamente portata avanti da Telecom Italia. Come specificato nella nota 2 dell'articolo (che forse, come tutte le note, vengono spesso tralasciate), tale aumento si è reso necessario a causa delle obbligazioni sociali che sono a carico di Telecom Italia.
    Esse prevedono in un contesto di liberalizzazione dei servizi, un ribilanciamento tariffario per rendere il processo competitivo efficiente. Tali aumenti sono stati così richiesti dalla Commissione europea e attuati dall'Agcom, e su questo concordo con le osservazioni di Gavosto, come peraltro ho riportato anche nel mio pezzo. Ad ogni modo, l'aumento consistente c'è stato ed è stato più marcato per l'utenza residenziale (+40 per cento circa dal 1998 a fine 2003) piuttosto che per quella affari (+13 per cento circa dal 2000 al 2003). Si consideri inoltre che il peso del canone nella spesa è molto diverso tra i due tipi di utenti: mentre per le famiglie il canone pesa in media circa il 40 per cento della spesa complessiva, per l'utenza affari esso incide solo per circa il 18 per cento (dati Commissione europea, 2003 e 2004). Se si cerca di valutare l'impatto della liberalizzazione, questo fattore è da considerare perché è una conseguenza del processo stesso, sebbene esso non sia direttamente voluto da Telecom Italia, cosa che - è utile ribadire - nessuno ha mai messo in dubbio.

    Le offerte speciali nel fisso

    Gavosto osserva che i prezzi riportati non includono le offerte speciali, come Teleconomy di Telecom Italia, e ciò riduce significativamente il valore dell'analisi. Anche questo era indicato nelle conclusioni del precedente articolo, ma purtroppo i dati disponibili sono limitati. Alcune osservazioni sono comunque importanti. È vero che Teleconomy abbassa di molto il prezzo unitario delle chiamate nelle diverse direttrici di traffico, ma è anche vero che una tale offerta richiede il pagamento supplementare di una quota fissa in più rispetto al canone mensile. Inoltre, Gavosto dice che sono circa tre milioni gli utenti che usufruiscono di tale servizio, su un totale di circa ventisette milioni. Pertanto, queste riduzioni tariffarie riguardano circa l'11 per cento della popolazione. Per poter analizzare in dettaglio quanto le offerte speciali impattino è necessario valutare non solo i prezzi unitari, ma anche la variazione del loro costo fisso e la numerosità delle persone che usufruisce di tali offerte (1). E spesso ciò è difficile, se non impossibile, data la limitatezza dei dati pubblicamente disponibili.

    Il prezzo dei servizi all'ingrosso

    Senza dubbio ha ragione Gavosto, i prezzi per l'affitto dell'ultimo miglio (il local loop unbundling) si sono ridotti in questo ultimo periodo e il loro valore è inferiore alla media; di ciò ne prendiamo atto. Ma è anche vero che il numero delle linee in unbundling passate da Telecom Italia ad altri operatori è limitato e, diciamo la verità, inferiore alle aspettative. Non interessa in questo momento analizzare le motivazioni di ciò. Ad ogni modo, l'impatto delle tariffe all'ingrosso, nelle loro diverse articolazione, dovrebbe già riflettersi sull'andamento delle tariffe finali e quindi abbiamo preferito concentrare l'attenzione su questi ultimi dati per poter analizzare l'impatto del processo di liberalizzazione.

    L'andamento dei ricavi unitari nel mobile

    Nuovamente su questo punto concordo con Gavosto, ma le sue osservazioni erano sostanzialmente già presenti nel mio articolo. Gavosto dice che i prezzi delle chiamate si sono ridotti nel tempo; personalmente non lo dubito, sebbene sia utile capire a quali prezzi si riferisce, considerando che ogni operatore mobile ha un numero rilevante di piani tariffari, prezzi differenziati per chiamate on net e off net, scatti alle risposte, articolazione tariffarie per fasce orarie e quant'altro. Ma ripeto, accolgo e accetto l'osservazione. Ma se è pur vero che la domanda si è fortemente spostata sul segmento dati (sms) è bene ricordare anche – cosa che Gavosto non ha fatto – che il prezzo unitario degli sms è aumentato in questi ultimi anni, passando – almeno per i prepagati che rappresentano la maggioranza dei contratti in essere - dalle vecchie 200 lire a messaggio Iva inclusa (ossia circa 10 centesimi di euro) agli attuali 15 centesimi Iva inclusa. Questo prezzo unitario non considera le numerosissime offerte speciali che, se tenute invece in opportuno conto, fanno ridurre considerevolmente il prezzo medio del servizio sms in questi ultimi anni. Ma, di nuovo, per valutare in modo corretto il beneficio derivante da tali offerte, sarebbe utile capire quanti sono gli utenti che effettivamente le utilizzano, cosa che ad oggi non è pubblicamente nota (pur presumibilmente elevata). Inoltre, per usufruire di tali sconti, spesso si richiede il pagamento di una quota fissa supplementare. Non stiamo dicendo che una tale strategia tariffaria sia illecita, al contrario: poiché il servizio mobile è percepito dal consumatore come un pacchetto di servizi, è più che lecito che gli operatori aumentino il prezzo di singoli servizi per ridurne altri facenti parte del pacchetto venduto e che offrano svariate opzioni tariffarie con scontistiche sofisticate. Così come non vogliamo dire che il segmento della telefonia mobile non sia competitivo, anzi chi scrive è esattamente dell'opinione opposta. Detto ciò, i dati mostrano che negli ultimi anni (per strategie tariffarie, per aumento della domanda, per variazioni dell'offerta) il ricavo unitario aggregato è più o meno rimasto costante.

    Dati 2004 e Eurostat

    Sono ben felice di apprendere che per il 2004 la situazione è assai migliorata e spero quindi che i prossimi dati che ci verranno forniti dall'Eurostat lo confermino. Ma, e qui mi permetto di criticare Gavosto, non si tratta di utilizzare dati vecchi: i dati dell'Eurostat da cui è partita l'idea di fare l'articolo riguardano il periodo gennaio 1996 fino a gennaio 2004. Pertanto, per poter spiegare un tale andamento, non si può che considerare i dati disponibili fino a tale momento e così si è optato per i dati della Commissione europea pubblicati nel dicembre 2003.
    Se nel 2004 la situazione è migliorata, non posso che esserne contento, fermo restando però quanto mostrato dall'Eurostat per tutti gli anni precedenti. Dai dati 2004 si evince che sono rimasti costanti rispetto al 2003 i canoni residenziali e le chiamate locali dell'operatore dominate a tre e dieci minuti (che risultano ancora sotto la media Ue), mentre il canone business è aumentato (+12 per cento circa) e le tariffe nazionali a tre e dieci minuti si sono ridotte dell'entità evidenziata da Gavosto, rimanendo però sopra la media Ue; le tariffe internazionali sono rimaste anch'esse costanti e risultano essere sotto la media Ue con qualche piccola eccezione (chiamate verso il Giappone). Per quanto poi riguarda il dato Eurostat, Gavosto suggerisce di considerare i dati riguardanti anche le apparecchiature telefoniche, dato che quindi esprime un indicatore di spesa totale del servizio telefonico aggregato. Ciò potrebbe essere opportuno laddove gli apparecchi siano in qualche modo sussidiati dalle tariffe, come accade nel settore mobile in Gran Bretagna, ma ciò però non avviene in Italia, se si esclude il recentissimo caso dell'operatore mobile "3". Non mi è chiaro quindi il motivo per il quale si dovrebbe inserire i prezzi nelle apparecchiature laddove si voglia valutare l'impatto della liberalizzazione sui soli servizi di telefonia. Ma su questo punto lascio la parola anche a Donato Berardi.

    In conclusione, ribadisco che in molti punti mi sembra di poter dire che io e Gavosto in realtà concordiamo. Valutare l'impatto del processo di liberalizzazione è difficile, è vero, ma per poterlo fare in modo opportuno servono dati ad oggi non sempre disponibili o comunque non così articolati. È indubbio che la liberalizzazione abbia portato dei benefici ai consumatori, superiori forse a quanto ottenuto in qualunque altro servizio di pubblica utilità, ma il calcolo di tali benefici non deve limitarsi a considerare le variazioni percentuali dei prezzi unitari, ma più correttamente le variazioni delle quote fisse pagate dai consumatori e una valutazione delle offerte speciali opportunamente pesate in relazione al numero di utenti che ne hanno effettivamente usufruito. Chi scrive intende portare avanti questo studio nei prossimi mesi, spero insieme a esponenti dell'Autorità, e spero anche con la collaborazione di Telecom Italia, in modo che si possa interpretare meglio l'impatto di tale processo, considerando opportunamente anche i nuovi servizi che si stanno sviluppando, come l'accesso a Internet a larga banda o i servizi Umts. E se una tale analisi porterà a mostrare benefici maggiori di quelli da me descritti, sarò ben felice di potermi ricredere.

    (1) Secondo fonti Telecom Italia, il totale di chi beneficia di offerte speciali è circa pari al 40% dei clienti Telecom.

    Indice

  • Il telefono, la tua bolletta di Carlo Cambini
  • Il beneficio corre sul filo. La risposta di Andrea Gavosto
  • Ma la bolletta non è "fredda". La controreplica di Carlo Cambini
  • L'opinione di Donato Berardi
  • Il commento di Carlo Scarpa

  • Tutti i Temi Archivio
  • Tutti i Temi
  • Pagina Telefonia
  • Pagina Truffe e Raggiri
  • Ricerca personalizzata