: "Ci si può ritrovare senza riaprire le ferite del passato nel
rispetto di tutte le vittime e nell'omaggio non rituale alla liberazione dal
nazifascismo come riconquista dell'indipendenza e della dignità della Patria".
Il presidente ha posto l'accento sulla pluralità di contributi che arrivarono,
sia dai partigiani che dai militari per la liberazione d'Italia spiegando che
"questa più comprensiva visione del percorso che condusse l'Italia dal crollo
dell'8 settembre 1943 all'insurrezione del 25 aprile 1945 può favorire un
effettivo riconoscimento unitario, oggi nel nostro Paese, del valore della festa
che ovunque celebriamo".
Nelle ricostruzioni storiche sui giorni successivi all'8 settembre 1943 non
mancano le polemiche sul ruolo dei militari italiani ma il presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano da oDa Cefalonia, commemorando i martiri del 1943, il presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano, auspica l'abbattimento delle divisioni
interne di fronte alla festa del 25 aprile. Una ricorrenza, sottolinea il Capo
dello Stato, che "e' la festa di tutti gli italiani". La cerimonia si e' tenuta
di fronte al monumento ai caduti della divisione Aqui, morti a Cefalonia.
Napolitano dice no a divisioni su una festa che deve essere
di tutti e ricorda le sue parole nel discorso di insediamento davanti al
Parlamentoggi a Cefalonia per rendere omaggio ai caduti
della divisione Acqui, difende il loro eroismo: "Non c'è polemica storiografica
o pubblicistica, non c'è disputa sulle cifre o sulle persone che possa oscurare
l'eroismo e il martirio delle migliaia di militari italiani che scelsero di
battersi, caddero in combattimento, furono barbaramente trucidati dopo la
sconfitta e la resa o portati alla morte in mare o deportati in Germania".
Davanti alla storia e ai valori che animarono la Liberazione, "il nostro compito
non è solo ricordare, ma costruire", così le parole del presidente della
Repubblica sintetizzano al meglio le celebrazioni del 62esimo anniversario della
Liberazione che oggi, a Roma, ha visto le alte cariche dello Stato partecipare
alle celebrazioni di piazza Venezia. Secondo il capo dello Stato "è necessario
considerare quei valori e quegli insegnamenti nel loro significato non
contingente, non destinato ad esaurirsi con gli eventi del passato". Solo così,
ha rilanciato Napolitano "riusciremo a vivere il 25 aprile non semplicemente
come richiamo alla memoria, ma come punto di partenza per costruire insieme un
futuro migliore".
E di dovere del ricordo parla anche il presidente del Senato, Franco Marini,
secondo il quale il 25 aprile conserva ancora alto il valore della memoria di un
periodo fondamentale nella storia della Repubblica. Gli fa eco il presidente
della Camera, Fausto Bertinotti, che aggiunge tra i valori citati da Marini
quello che costituisce "la sola grande religione civile: l'antifascismo da cui è
nata la Repubblica".
Ancorare il futuro al ricordo è, anche per il presidente del Consiglio, una
necessità ed un dovere morale. "mi sembra giusto non perdere la memoria - dice
Prodi ai giornalisti - perché il tempo passa, le generazioni cambiano, ma la
memoria va mantenuta" essendo "uno strumento per vivere bene il presente".
Toni solenni anche per il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, che alla
Resistenza dedica un lungo omaggio. Chi partecipò ai combattimenti, ha detto nel
suo intervento alla cerimonia, non fu un'esigua minoranza". Ricordare che nella
Resistenza affondano le radici della nostra democrazia non è davvero - per il
segretario dei Ds, Piero Fassino - un atto formale o celebrativo". Il leader di
An, Gianfranco Fini, chiede infine di onorare "una festa di unità nazionale" e
"una festa all'insegna della verità storica e non della faziosità ideologica".
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