Nel novantaduesimo anniversario del genocidio
armeno: dolore, rabbia, speranza. Questi i sentimenti delle comunità
armene in Italia e nel resto del mondo allo scoccare del novantaduesimo
anniversario del "Grande Male" perpetrato nel 1915.
A una giornalista
turca, a cui abbiamo chiesto: "Ma perché la Turchia non riesce a venire
a capo con il suo passato, in concreto con la questione armena,
riconoscendo il genocidio che è stato commesso?", abbiamo ricevuto la
risposta onesta: "Per paura delle rivendicazioni da parte del popolo
turco, per i risarcimenti, le pretese di riavere le proprietà perse
quasi un secolo fa, per le rivendicazioni territoriali della repubblica
armena ...". Una risposta franca, ovviamente data sulla sicurezza del
totale anonimato ...
Il dolore. Per un milione e mezzo di morti ancora senza giustizia
e per l’abbandono di quella terra che per millenni aveva visto
prosperare la civiltà armena.
La rabbia. Per l’atteggiamento negazionista di chi, a distanza di
tanto tempo, non riesce a fare i conti con il proprio passato ed
alimenta, consapevolmente o inconsapevolmente, quel nazionalismo
armenofobo che tuttora resiste in taluni settori della sua società,
provocando vittime innocenti.
La speranza. Per quel gesto di riconciliazione che gli armeni
continuano ad attendere e per quella solidarietà che giunge dai più
disparati settori della società civile e politica in ogni parte del
mondo.
I consensi. In questi ultimi mesi la causa del popolo armeno ha
guadagnato ulteriori consensi: oltre ai numerosi riconoscimenti
internazionali, alle proposte di legge come quella francese (sulla quale
si è aperto un dibattito sull’opportunità o meno di sanzionare i
negazionisti di quel genocidio ormai acquisito alla storia), la capitale
italiana ha ufficialmente dedicato una targa commemorativa al Metz
Yeghern (Il Grande Male) ed ha ospitato la manifestazione di solidarietà
in piazza del Campidoglio dopo il barbaro assassinio del giornalista
armeno Hrant Dink vittima della verità negata. Infine l’uscita del film
dei fratelli Taviani, La masseria delle allodole, ha attualizzato
nella memoria collettiva quella tragica pagina di storia alimentando un
dibattito sui motivi per i quali per troppo tempo sia rimasta sotto
silenzio.
Quest’anno, tra le tante iniziative in programma, il Consiglio per la
Comunità armena di Roma segnala la pubblicazione proprio il 24 aprile di
un manifesto dal significativo titolo Una tragedia che non ha parole
per la cui pubblicazione, a titolo gratuito, hanno già dato la loro
adesione diverse testate giornalistiche (tra cui anche il nostro
quotidiano non profit on line Korazym.org, vedi la foto sopra). Si
tratta di un passaggio di sensibilizzazione sociale e mediatica
estremamente importante e che, nelle intenzioni degli organizzatori, è
destinato ad avere ancor più diffusione nei prossimi anni.
Il calendario dettagliato delle manifestazioni è pubblicato sul sito
Comunitaarmena.it.
A Roma per il 24 aprile è prevista una cerimonia commemorativa che avrà
luogo presso la chiesa armena di San Nicola da Tolentino con la Santa
Messa per proseguire poi con la deposizione della corona di alloro sotto
la targa commemorativa del genocidio armeno voluta da comune di Roma e
terminare con la preghiera di Requiem di fronte al Khatc’ kar eretto in
memoria delle vittime del genocidio nel cortile del Pontificio Collegio
Armeno.
Per ulteriori informazioni
Consiglio per la Comunità Armena di Roma
Salita di S. Nicola da Tolentino 17
00187 Roma
Cellulare: 347-2526327
Telefax: 06-233221838
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