1) Le razze umane
esistono. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro
spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i
nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di
milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati
e che continuano ad ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a
priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono
razze umane differenti.
2) Esistono
grandi razze e piccole razze. Non bisogna soltanto ammettere che esistano i
gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati razze e che sono
individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere che
esistano gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i mediterranei,
ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi
costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la esistenza delle
quali è una verità evidente.
3) Il concetto di
razza è concetto puramente biologico. Esso quindi è basato su altre
considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente
su considerazioni storiche, linguistiche, religiose. Però alla base delle
differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza.
Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai
Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia
diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono
state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto antico
costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto
sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che
persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze.
4) La popolazione
dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà
ariana. Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra
penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti preariane. L'origine
degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze
che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell'Europa.
5) È una leggenda
l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici. Dopo l'invasione dei
Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci
di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre
per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in
tempi anche moderni, per l'Italia, nelle sue grandi linee, la composizione
razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro
milioni d'Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza a
famiglie che abitano l'Italia da almeno un millennio.
6) Esiste ormai
una pura "razza italiana". Questo enunciato non è basato sulla confusione del
concetto biologico di razza con il concetto storico-linguistico di popolo e di
nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi
alle generazioni che da millenni popolano l'Italia. Questa antica purezza di
sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana.
7) È tempo che
gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l'opera che finora ha
fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre
nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del
razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente
biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo
in Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo ariano-nordico.
Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco
come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma
vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto
psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca
completamente da tutte le razze extra-europee, questo vuol dire elevare
l'italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore
responsabilità.
8) È necessario
fare una netta distinzione fra i Mediterranei d'Europa (Occidentali) da una
parte gli Orientali e gli Africani dall'altra. Sono perciò da considerarsi
pericolose le teorie che sostengono l'origine africana di alcuni popoli europei
e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e
camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente
inammissibili.
9) Gli ebrei non
appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei secoli sono
approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche
l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all'infuori del ricordo di
qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempe rapidissimo in
Italia. Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata
in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in
modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani.
10) I caratteri
fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati
in nessun modo. L'unione è ammissibile solo nell'ambito delle razze europee, nel
quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste
razze appartengono ad un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri,
mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli
Italiani viene alterato dall'incrocio con qualsiasi razza extra-europea e
portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani.
Il Ministro
Segretario del Partito ha ricevuto, il 26 luglio XVI, un gruppo di studiosi
fascisti, docenti nelle Università italiane, che hanno, sotto l'egida del
Ministero della Cultura Popolare, redatto o aderito alle proposizioni che
fissano le basi del razzismo fascista. Erano presenti i fascisti (vedi nota*).
Alla riunione ha partecipato il Ministro della Cultura Popolare.
Il Segretario del
Partito, mentre ha elogiato la precisione e la concisione delle tesi, ha
ricordato che il Fascismo fa da 16 anni praticamente una politica razzista che
consiste - attraverso l'azione delle istituzioni del Regime - nel realizzare un
continuo miglioramento quantitativo e qualitativo della razza. Il Segretario del
Partito ha soggiunto che il Duce parecchie volte - nei suoi scritti e discorsi -
ha accennato alla "razza" italiana quale appartenente al gruppo così detto degli
indo-europei.
Anche in questo
campo, il Regime ha seguito un suo indirizzo fondamentale: prima l'azione, poi
la formulazione dottrinaria, la quale non deve essere considerata accademica,
cioè fine a se stessa ma come determinante una ulteriore precisa azione
politica. Con la creazione dell'Impero la razza italiana è venuta in contatto
con altre razze; deve quindi guardarsi da ogni ibridismo e contaminazione. Leggi
"razziste" in tal senso sono già state elaborate e applicate, con fascistica
energia, nei territori dell'Impero.
Quanto agli
ebrei, essi si considerano da millenni dovunque e anche in Italia come una
"razza" diversa e superiore alle altre ed è notorio che malgrado la politica
tollerante del Regime, gli ebrei hanno in ogni nazione costituito - coi loro
uomini e coi loro mezzi - lo stato maggiore dell'antifascismo. Il Segretario del
Partito ha infine annunciato che l'attività principale degli istituti di cultura
fascista nel prossimo anno XVII sarà l'elaborazione e diffusione dai principi
fascisti in tema di razza, principi che hanno già sollevato tanto interesse in
Italia e nel mondo.
da "La Difesa della Razza", n. 1 del 5 agosto 1938 che lo trasse
da "Il giornale d'Italia del 15 luglio 1938
*
Dott. Lino Businco, Assistente di Patologia generale nella R. Università di
Roma; Prof. Dott. Lidio Cipriani, Incaricato di Antropologia nella R. Università
di Firenze, Direttore del Museo Nazionale di Antropologia e di Etnologia di
Firenze; Prof. Dott. Arturo Donaggio, Direttore della Clinica Neuro-Psichiatrica
della R. Università di Bologna, Presidente della Società Italiana di
Psichiatria; Dott. Leone Franzì, Assistente nella Clinica Pediatrica della R.
Università di Milano; Prof. Dott. Guido Landra, Assistente di Antropologia nella
R. Università di Roma; On. Sen. Prof. Nicola Pende, Direttore dell'Istituto di
Patologia speciale medica della R. Università di Roma; Dott. Marcello Ricci,
Assistente di Zoologia nella R. Università di Roma; Prof. Dott. Franco Savorgnan,
Ordinario di Demografia nella R. Università di Roma, Presidente dell'Istituto
Centrale di Statistica; On. Prof. Sabato Visco, Direttore dell'Istituto di
Fisiologia generale della R. Università di Roma e Direttore dell'Istituto
Nazionale di Biologia presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche; Prof. Dott.
Edoardo Zavattari, Direttore dell'Istituto di Zoologia della R. Università di
Roma
Archivio27/01/2007 Archivio Giornata della Memoria
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