Lo spettacolo deve continuare, perché non è un giochino questo qui. Per
cui quelli che dicono 'blocchiamo, chiudiamo gli stadi, non giochiamo più,
saltiamo, stiamo un anno fermi', mah, io ho l'impressione che siano un po'
esaltati, eh, anche un po' irresponsabili, quelli che parlano in questo
modo.
Per quanto mi riguarda, il calcio, come regola principale, non deve mai
chiudere, il calcio è un'industria, il calcio è un'industria che paga i suoi
prezzi. Ci sono dei momenti in cui si deve fermare come in questa volta (io
sono stato d'accordissimo con Pancalli a fermare il campionato). Ma perché i
morti sono… Noi abbiamo voluto i morti, noi? I morti… Ma i morti del sistema
calcistico purtroppo fanno parte – purtroppo, devo dire – di questo
grandissimo movimento, che le forze dell'ordine ancora non riescono a
controllare, e che anche noi, dobbiamo dire, ogniqualvolta succede qualche
disgrazia, cioè, incominciamo con i buoni propositi… siamo tutti impegnati…
e poi, dopo, eventualmente, ci siamo lasciati andare. Vediamo, se questa
volta, sia la volta buona."
(Trascrizione dell'intervento di Antonio Matarrese a RadioCapital del
3.2.2007)
Matarrese dice la verità. Con sintassi malferma e lucidità analitica. Dal
suo orrendo punto di vista, e facendo il suo sporchissimo interesse, il
presidente della Lega Calcio dice le cose come stanno. I morti fanno parte
del calcio, di questo calcio. Cioè di un "grandissimo movimento", come lo
chiama lui, dove vengono riversate enormi forze di ogni genere; economiche,
culturali, politiche: umane.
Il calcio è una fede che viene presa alla lettera da chi non ha le difese
culturali per viverla ironicamente. I suoi funzionari ideologici (i
giornalisti sportivi, e gli intellettuali che mettono in scena il proprio
tifo in tivù) ostentano di prenderlo con ironia, mentre l'enorme quantità di
tempo mediatico, di commenti, di pagine di giornali che gli si dedicano,
mostra con i fatti che il calcio va preso sul serio, alla lettera: vanno
presi alla lettera i suoi conflitti, che non sono per niente simbolici. Come
dice Matarrese, "il calcio è un'industria", il calcio "non è un giochino".
La criminale ipocrisia dei media, la loro colpevole contraddizione
(generatrice di comportamenti sociali coerentemente schizoidi) consiste nel
dedicargli un enorme spazio informativo, uno spropositato investimento
emotivo e simbolico, salvo poi, quando succede il fattaccio, scandalizzarsi,
stigmatizzare, deplorare, invitare tutti a comportamenti responsabili,
predicando che in fin dei conti si tratta soltanto di "uno sport", di "un
gioco". Ma il calcio non è un gioco, non è uno sport. Il calcio è
un'industria. Occorreva Matarrese per ricordarlo? Il calcio è un'enorme
macchina economica e simbolica. Occorre ripetere, per l'ennesima volta, che
il calcio ha fornito il nome e gli slogan e le metafore vincenti al partito
politico attualmente più votato in Italia e al suo capo indiscusso?
(L'ultima è una boutade di oggi. Parlando dei suoi rapporti con le donne,
l'ex presidente del consiglio ha detto: "In gioventù ero centravanti di
sfondamento").
Se l'Inter, il Milan, la Juve sono "una fede, una ragione di vita, la
squadra del cuore", se queste categorie primarie vengono agitate per fare
presa sulle corde più profonde dei consumatori dello spettacolo calcistico,
e se per ottenere questo si usano massicciamente i mezzi e le tecniche di
comunicazione più raffinate e pervasive, è ipocrita e colpevole
scandalizzarsi delle conseguenze. Se si alimentano artificiosamente le
rivalità fra tifoserie, città, identità di appartenenza, l'effetto sarà pari
alla causa. Zizekianamente, gli ultrà non sono nient'altro che i
"trasgressori intrinseci" del calcio: sono quelli che, semplicemente,
prendono alla lettera il suo sistema simbolico, lo applicano nella realtà e
lo portano alle sue immediate conseguenze pratiche.
Le parole di Marc Augé, su "Repubblica" di oggi, non sono poi così distanti
da quelle di Matarrese. Scrive l'etnologo francese: "Gli attori di questa
violenza, gli ultrà, sono figli della spettacolarizzazione a oltranza dello
sport. Essi non sono più semplicemente spettatori, sono diventati parte
integrante dello spettacolo, favoriti spesso dai dirigenti delle squadre di
calcio."
I morti del sistema calcistico fanno parte di questo grandissimo
movimento…
Tiziano Scarpa
Fonte: www.ilprimoamore.com
Link: http://www.ilprimoamore.com/testo_384.html
7.02.07
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