In Italia la diffusione dello spam ha ormai
raggiunto e superato il livello di guardia. Due terzi di posta
elettronica sono occupati da immondizia e messaggi indesiderati: nel 2006,
il tasso di spam medio è stato di circa il 66 per cent. E' quanto emerge da
un'indagine svolta dall'Istituto di informatica e telematica del Consiglio
nazionale delle ricerche di Pisa (Iit-Cnr).
A fronte di 2.846.282 messaggi di posta ricevuti, il
sistema ne ha classificati come 'clean', puliti, poco meno di 970mila (34
per cento). Ben 1.876.511 email erano invece spam o virus: in particolare,
614.772 (32,7 per cento del totale dei messaggi-spazzatura) sono state
etichettate come spam ma recapitate comunque all'utente per evitare 'falsi
positivi' e 504.408 (26,8 per cento) bloccate e poste in quarantena perché
spam acclarato. Altri 732mila messaggi sono stati bloccati dai sistemi di
controllo, che identificano indirizzi noti come mittenti di spamming.
Infine, 25.477 email sono state classificate come portatrici di virus
(appena l'1,3 per cento): a dimostrazione di come le infezioni abbiano
ceduto il passo ad attività truffaldine ben più remunerative. Tra queste,
nel 2006, spicca il 'phishing', il tentativo di dirottare gli utenti su
pagine web fasulle che ricordano quelle di banche o portali per l'acquisto
di prodotti online al fine di carpire password e codici di autenticazione".
Per dare un'idea di quanto lo spam ostacoli la normale attività di rete si
pensi che, per analizzare tutti i messaggi infetti, il server Iit ha
impiegato oltre 1.315 ore di lavoro. Ci sono poi le "spam gang", non più di
600 professionisti che producono l'80 per cento del traffico mondiale di
spam. Il più noto spammer, Jeremy Jaynes, classe 1974, arrestato e
condannato a 9 anni di carcere, ha accumulato un patrimonio personale di 24
milioni di dollari.
"La tendenza - ha affermato Stefano Ruberti,
responsabile della posta elettronica dell'Iit-Cnr e del Registro del ccTLD .it
- è in costante crescita: gli indici di gennaio 2007 parlano già di un tasso
di spam superiore al 72 per cento. Le tecniche, del resto, sono sempre più
raffinate. "L'ultimo nato è l'image spam: messaggi che non contengono più
testo ma immagini digitali, più difficili da analizzare, che secondo la
società americana Ironport hanno raggiunto il 25 per cento del totale, a
fronte del 4,8 per cento dell'ottobre 2005 (una crescita del 421 per cento).
Con l'avvento delle immagini è cresciuta la dimensione media dei messaggi
indesiderati (da 8,9 a 13 K, più 46 per cento): lo spam mangia oltre 800
terabyte di banda Internet al giorno (erano circa 250 nell'ottobre 2005) con
conseguenze gravi sia per gli utenti (che pagano con la lentezza della
navigazione) e, soprattutto, per le aziende, costrette a fare i conti con
cali di produttività (i dipendenti perdono nel selezionare la posta almeno
15 minuti al giorno) e la necessità di investire risorse in personale e
sistemi antispam".
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