Il servizio civile si conferma esperienza
significativa nei percorsi di transizione fra formazione e lavoro.
I volontari sono più spesso donne, mediamente più istruite. Le scelte che
orientano i volontari sono soprattutto di natura personale e combinano
motivazioni autointeressate e altruistiche. I canali di accesso sono legati
principalmente al passaparola e alle reti relazionali: più della metà dei
partecipanti arriva al servizio civile avendo già fatto esperienze di
volontariato. Sono alcuni dei dati che emergono dal Rapporto 2006 di Arci
Servizio Civile, "Il Servizio Civile Nazionale: un diritto da qualificare",
presentato oggi a Roma. Il servizio civile svolge un ruolo sempre
più importante nell'ingresso al mondo del lavoro e i soldi
investiti rendono quasi il triplo: sono alcune delle indicazioni che
emergono dal Rapporto 2006 di Arci Servizio Civile. Rispetto al passato
cresce la quota di persone che, a un anno e mezzo dalla conclusione della
loro esperienza di servizio civile, ha trovato un'occupazione (dal 5,2 al
36,3%) e diminuisce la quota di disoccupati (dal 31,1 al 23,2%). La maggior
parte di ex volontari oggi occupati sono lavoratori dipendenti (53,9%), ma
solo il 21,1% ha un contratto standard full time a tempo indeterminato; il
42% è impiegato presso un'impresa privata, circa il 23% è occupato presso lo
stesso ente in cui ha svolto il servizio civile. Rispetto ai giovani che
hanno svolto il servizio civile nel 2004, i volontari di ASC sono più spesso
donne, mediamente più istruite e più frequentemente studenti universitari;
l'attività di volontariato non sembra però ostacolare gli studi, ma questo
dato - rileva l'Arci - andrà probabilmente rivisto sui giovani del bando del
2006 perchè l'orario settimanale è passato da 25 a 30 ore.
Le motivazioni che orientano al servizio civile sono soprattutto
di natura personale.E il giudizio sull'esperienza è generalmente
positivo. Fra i problemi incontrati, si segnalano soprattutto difficoltà
organizzative, indefinitezza del ruolo e dei compiti, mancata corresponsione
tra le mansioni svolte e quanto indicato nei progetti. Il 44,8% degli
intervistati dopo l'esperienza ha aumentato la sua partecipazione civica, il
36,2% l'ha mantenuta agli stessi livelli e il 18,9% l'ha diminuita.
Quest'ultimo dato preoccupa: per l'Arci significa che "ci sono stati alcuni
giovani che hanno visto deluse le loro aspettative in modo così profondo da
ridurre il loro impegno civico". Secondo le stime presentate, il ritorno
complessivo sulla comunità del Servizio civile nazionale svolto presso i
suoi enti è superiore a 22,5 milioni di euro ed è pari a circa 13 milioni al
netto dei costi. In termini di ritorno percentuale sull'investimento
iniziale, stima lo studio, le ricadute derivanti dai capitali investiti dal
soggetto pubblico per le attività gestite da Arci Servizio Civile sono più
che doppie: per ogni euro investito se ne generano 2,6.
Per l'occasione è stato "particolarmente apprezzato" da Licio
Palazzini, Presidente di ASC, il chiarimento fatto dal
Sottosegretario Cristina De Luca secondo cui il Servizio Civile Nazionale
non è una branca delle politiche sociali ma ha una sua identità specifica
che verrà ancor meglio definita dal gruppo di lavoro ristretto, formato da
giuristi e costituzionalisti, che il Ministero delle Politiche Sociali ha
attivato per giungere entro fine anno alle indicazioni di una riforma della
legislazione specifica. "Abbiamo però il timore - ha aggiunto Palazzini -
che anche in futuro, nonostante gli auspici provenienti anche dalle massime
cariche dello Stato, il Servizio Civile Nazionale si stabilizzi su 50mila
persone".
"I 1600 giovani che hanno fatto Servizio Civile con noi
- ha rilevato Palazzini - hanno dato una valutazione di 7,8 su 10. E circa
la metà dei giovani (900 su 1870) che nel 2004 fecero Servizio Civile presso
le nostre organizzazioni ha accresciuto il suo impegno nella comunità
locale, a riprova che il Servizio Civile se ben fatto produce cittadinanza
attiva".
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