Con il musical "La Lauda di Francesco" i nomi di
Angelo Branduardi e del Poverello tornano ad accostarsi. "Accordi"
musicali per favorire "accordi" di pace, giungendo là dove la politica e
la diplomazia spesso faticano ad arrivare.
È possibile che
semplici "accordi" musicali favoriscano "accordi" di pace fra le genti,
giungendo là dove la politica e la diplomazia spesso faticano ad
arrivare? Ad intraprendere questa difficile impresa è qualcuno che a
creare "accordi" ha dedicato tutta la vita e che, negli ultimi tempi, ha
cantato le gesta di chi, quasi mille anni fa, è stato un esempio unico
nella storia d’Occidente di pace non solo vissuta, ma anche proprio
"cantata". Con lo spettacolo La Lauda di Francesco i nomi di
Angelo Branduardi e del santo d’Assisi tornano ad accostarsi a sei anni
dal progetto de L’infinitamente piccolo, opera nella quale il più
famoso menestrello italiano aveva sapientemente fuso i testi delle
antiche fonti francescane con sonorità fra il moderno e l’antico, di cui
La Lauda di Francesco è la continuazione logica ed artistica.
L’album L’infinitamente piccolo fu pubblicato dalla EMI nel 2000
e messo in scena anche per il pubblico dei giovani partecipanti alla GMG
di Roma del 2000.
"... E San Francesco? Perché un laico come me ha scelto di misurarsi
con un Santo? Innanzitutto perché Francesco è, oggi forse più di ieri,
Santo, ma anche un grande poeta. Un poeta che amava cantare. Ecco: ciò
che mi ha spinto a mettere in musica alcuni suoi scritti ed episodi
della sua vita tratti dalle Fonti Francescane, è stata innanzitutto la
voglia di ridare voce alle sue parole, perché potessero essere
nuovamente cantate. Del Francesco uomo (e Santo) mi ha sempre
affascinato la gioia di vivere; la sua scelta di povertà «mai disgiunta
dalla letizia». E il suo essere, in questo senso, molto lontano dai
volti tristi ed esaltati della spiritualità monastica tradizionale. La
sua figura, oggi, mi appare fragile e, al contempo, straordinariamente
vigorosa. Viva e attuale. Vicina alle passioni e ai grandi problemi
contemporanei come la povertà, la malattia, la guerra, il rapporto con
«l'altro» e con l'ambiente. Una figura esemplare ed eccezionale di un
uomo totalmente cristiano nella scelta di vivere integralmente il
Vangelo, ma che non ha mai smesso di essere uomo. E, quindi, un vero
Santo. Un Santo poeta che amava cantare" (Angelo Branduardi).
E se già il primo progetto - L’infinitamente piccolo - era
stato accolto come una novità fuori dagli schemi del panorama musicale
italiano, con il musical La Lauda di Francesco (in tour
per oltre due anni) andato in scena martedì sera 10 ottobre al teatro
Dal Verme di Milano, Branduardi ha voluto spingersi ancora oltre. E non
solo dal punto di vista prettamente artistico. Prima dello spettacolo
milanese, infatti, si è svolta una sorta di "anteprima" del tutto
particolare, ideata da un Branduardi senza violino o microfoni,
improvvisatosi moderatore di una conferenza universitaria dove la musica
di pace ha lasciato il posto ad un evento di pace concreto. "Armonia e
accordi di pace, concatenazioni di accordi e toni tra le genti" era il
titolo del convegno svoltosi lunedì alla Facoltà di Scienze Politiche di
Milano, dove la sala lauree si è trasformata in palcoscenico per un
"concerto" di testimonianze portate da illustri rappresentanti delle tre
religioni di Abramo: il vicepresidente della Comunità ebraica Yascia
Reibman, don Luigi Caldera della diocesi di Milano e il vicepresidente
della Coreis - Comunità religiosa islamica italiana Yahya Pallavicini.
Quasi fosse una scena non scritta del suo spettacolo, l’incontro
accademico ha mostrato un Branduardi in continua ricerca sulla figura
del santo patrono d’Italia, tanto da andare oltre la mera sfera
artistico-musicale, propria del cantautore, al fine di accostarsi
all’esempio di san Francesco nella sua pienezza. Non a caso, infatti, il
dialogo interreligioso svoltosi a Scienze Politiche ha voluto rievocare
uno degli episodi della vita del santo più cari a Branduardi: l’incontro
con il sultano. "L’esempio di Francesco sembra incarnare un modello
perfetto di pace e di dialogo - ha spiegato il cantautore -. Il santo ha
avuto a che fare al suo tempo da una parte con Innocenzo III, passato
alla storia come uno dei papi più autoritari e teocratici, a dall’altra
con il sultano. Ebbene, con il papa Francesco riuscì a farsi ricevere e
approvare la regola, mentre con il sultano la storia è ancora più
impressionante: dovevano essere amici mortali, ma entrambi hanno
riconosciuto la santità dell’altro, facendo nascere un’amicizia che durò
per tutta la vita".
Era l’agosto del 1219 quando san Francesco partì per la Terra Santa e,
giunto a Damietta, si presentò spontaneamente davanti al sultano
Malik-al-Kamil: "San Francesco si incontra con il nemico per eccellenza
- ha aggiunto la moglie di Branduardi, Luisa Zappa, autrice dei testi
dello spettacolo -. Da quell’incontro il poverello d’Assisi uscì
incolume, e addirittura con il permesso di predicare nelle terre del
sultano". "Proprio da questo dovremmo partire - è intervenuto il
portavoce della comunità ebraica Yascia Reibman - a mancare oggi non è
solo il dialogo ma anche la semplice libertà di religione: quanto è
difficile costruire una moschea in Italia? E quanto è pericoloso anche
solo leggere il Vangelo in Arabia Saudita? Non dimentichiamoci che nel
nostro paese gli ebrei sono stati riconosciuti come cittadini appena un
secolo e mezzo fa con lo Statuto Albertino". "Ma la pace prevede una
presa di posizione da parte dei religiosi che devono intervenire anche
nella prevenzione dei conflitti - ha aggiunto Pallavicini della comunità
islamica -. Ciò deve tuttavia avvenire sempre all’interno di una ‘regola’,
proprio come è accaduto tra san Francesco e il sultano: entrambi si sono
riconosciuti santi in quanto rappresentanti ufficiali di due tradizioni
secolari. Dobbiamo anche noi evitare di porci a fautori di
interpretazioni individuali del cristianesimo e dell’islam le quali, se
scisse dalla tradizione, divengono la vera ed unica matrice di ogni
fondamentalismo". Una visione, quella di un san Francesco molto meno
anarchico e "frikkettone" e molto più rappresentante di una Chiesa alla
quale mai si è ribellato, che ha trovato l’entusiasmo del sacerdote
cristiano: "È proprio questa visione folcloristica errata di Francesco -
ha spiegato don Luigi Caldera - a rispecchiare appieno la crisi della
nostra società: non è Dio o le religioni ad essere in crisi, ma è l’uomo
che non è più in grado di vivere secondo dei valori e una "regola". La
vera origine dei conflitti non sono le religioni, bensì gli stretti
limiti culturali attraverso i quali l’uomo moderno le interpreta e
vive".
In scena: immagini, forma e colori ispirati ai dipinti di Giotto;
dialoghi, costumi e tematiche sorprendentemente ricche di analogie a
dispetto di epoche e culture così distanti tra loro. È un’opera a più
livelli, una serie di cerchi concentrici volti a unire la profondità del
teatro recitato, l’intramontabile armonia di forme della danza e la
profondità della musica di Angelo Branduardi.
La lauda è una composizione poetica e musicale e la sua origine
risale al Cantico, in cui il sentimento religioso scopre per la prima
volta il mondo della natura. La lauda drammatica, non è altro che figlia
della nuova civiltà, fiorita in quella estrema età del Medio Evo che
vede i germi della vita moderna. La religione diviene più umana, più
vicina, accanto all'uomo e dentro all'uomo. In contrasto con il potere
temporale di Roma, gli Eretici, i nuovi Ordini e le Compagnie religiose
lottano per restituire la religione ai laici, per mettere gli
insegnamenti della parola divina alla portata di tutti. Ed è, così,
naturale che nasca nell'Umbria di Francesco e sul suo diretto esempio.
La lauda compirà un percorso inaspettato e molto popolare culminando con
la sua più alta conseguenza: la Commedia di Dante. La Lauda di
Francesco vuole riprendere, abbracciare e ispirarsi a questa antica
e sempre toccante forma d'arte.
La Lauda di Francesco è una rappresentazione di tutte queste
forme espressive in unico contesto e interagenti tra loro. I ballerini
cantano, recitano, gli attori ballano, suonano e cantano. Uno spettacolo
profondo capace di insegnare molto a chi vi assiste, ma allo stesso
tempo gioioso e ricco suggestioni che appagheranno sicuramente gli occhi
e i cuori del pubblico.
La compagnia Teatrale LAMA.ING ha prodotto questo musical che porta nei
teatri La Lauda di Francesco. Musiche di Angelo Branduardi, testi
di Luisa Zappa Branduardi, regia di Oreste Castagna, coreografia di
Alberta Palmisano. Il musical non prevede in scena la presenza di Angelo
Branduardi ma saranno gli stessi attori(Walter Tiraboschi, Alberto
Salvi, Maria Tirelli) e ballerine (Denald Jergo, Elena Lobetti, Monica
Vallini, Scilla Zizifo, Tiziana Vitto, Sabrina Orlando, Manuela Audibert)
che si avvicenderanno tra danze, recitazione e canto.
Prossimo spettacolo il 25 novembre 2006 a Teano, provincia di
Caserta. Per le altre date dei concerti consultare il sito Internet
ufficiale
Angelobranduardi.it.
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