SCARICA LA SINTESI DEL RAPPORTO È stato presentato oggi a
Roma il primo Rapporto Italiani nel Mondo: i cittadini italiani residenti
all'estero sono oltre tre milioni secondo l'AIRE (Anagrafe degli italiani
residenti all'estero), ma sono oltre sessanta milioni coloro che hanno
"origine italiana".
I cittadini italiani residenti all'estero sono oltre tre
milioni. Ma considerando tutte le persone di origine italiana, compresi
dunque i discendenti, si arriva a una collettività italiana di oltre
sessanta milioni di persone - una cifra che si pone comunque al ribasso
rispetto a tutti coloro che possono essere considerati parte di una
collettività italiana o italica. Sono alcuni dei dati che emergono dal primo
Rapporto Italiani nel Mondo, presentato oggi a Roma e realizzato dalla
Fondazione Migrantes insieme a un Comitato promotore formato da ACLI,
INAS-CISL, MCL e Missionari Scalabriniani e con la collaborazione di
studiosi coordinati dal "Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes".
I NUMERI. Sono 3.106.152 i cittadini italiani residenti
all'estero secondo i dati dell'Anagrafe degli Italiani residenti all'estero
(AIRE) ma considerando anche gli Schedari Consolari il loro numero sale a
circa 3,5 milioni. L'Europa si conferma come il continente di principale
insediamento con quasi due milioni di persone (1.864.579) e circa il 60%
delle presenze totali; segue l'America con 1.069.282 residenti (pari al
34,4%), di cui il 24,3% nell'America meridionale, e l'Oceania con 110.305
presenze (pari al 3,6%) mentre seguono distanziate l'Africa e l'Asia. Fra i
primi paesi di insediamento ci sono Germania, Svizzera, Argentina, Francia,
Belgio, Usa e Brasile: guidano infatti la classifica le due nazioni europee
maggiormente coinvolte nei flussi del dopoguerra, la Germania (con 533.237
presenze) e la Svizzera (con 459.479 residenti e 68.000 frontalieri).
L'Argentina è il paese extraeuropeo che, con 404.330 presenze, ospita il
maggior numero di cittadini italiani e anche quello in cui l'incidenza degli
italiani è più alta - si stima infatti che la popolazione locale sia per il
50% di origine italiana. La seconda collettività extraeuropea per numero di
cittadini italiani si trova negli Stati Uniti; il Brasile è il secondo fra i
paesi latinoamericani quanto a volume della presenza italiana; in Australia
la collettività italiana è la più numerosa fra quelle di origine straniera
di lingua non inglese. Fin qui i dati sui cittadini italiani residenti
all'estero. Se invece si considerano anche gli oriundi, il numero degli
"italiani nel mondo" sale fino a 60 milioni ma - ha commentato Franco Pittau
del Dossier Caritas/Migrantes - "è una cifra al ribasso". Si tratta di una
collettività italiana allargata: secondo alcuni dati acquisiti localmente,
le persone di origine italiana sarebbero complessivamente 800.000 in
Australia, 1,3 milioni in Uruguay, 15 milioni in Argentina, 31 milioni in
Brasile (a San Paolo in particolare la metà dei circa 15 milioni di abitanti
avrebbe origini italiane) e 15,7 milioni negli Stati Uniti secondo il
censimento del 2000. Ma questa cifra sale ancora se invece si considera -
come ha affermato Piero Bassetti della Fondazione Globus et Locus - la
dimensione di una "comunità italica" che comprende i residenti intorno allo
Stivale, tutti gli oriundi e coloro che non sono italiani ma che lavorano
con l'Italia: in questo caso "la dimensione dell'italicità è quella che
gestisce l'economia" non secondo il passaporto ma secondo la dimensione del
fare business insieme.
CHI SONO. L'emigrazione italiana non è stata sempre una
storia di successo: si è emigrato per necessità delle singole persone e del
paese. E anche oggi in Argentina vi sono persone che sono costrette ad
arrangiarsi facendo la fila al consolato italiano per conto di quelli che
devono sbrigare le pratiche o dedicandosi alla raccolta del cartone in
cambio di pochi spiccioli. Allo stesso tempo, sono italiani o di origine
italiana molte persone di successo, come dimostrano i 359 parlamentari di
origine italiana residenti all'estero. Sono fondamentalmente tre i
protagonisti dell'emigrazione italiana: ci sono i pionieri, le seconde,
terze e quarte generazioni e i nuovi migranti. Secondo i dati dell'AIRE, le
persone in età avanzata prevalgono sui giovani e oltre la metà (il 54,2%) ha
un'età superiore ai 40 anni; di questi il 19,3% è rappresentato da
ultrasessantacinquenni, che sono quasi 600.000. Le prime generazioni di
emigrati sono quelle che hanno creato l'associazionismo, hanno avviato
attività economiche e hanno curato i rapporti con le autorità locali
mantenendo i legami con l'Italia. Le seconde, terze e quarte generazioni
sono i figli nati sul posto o discendenti degli italiani emigrati
all'estero. Solo a volte conservano lo status di cittadini italiani: le
radici italiane a volte vengono trascurate, a volte vissute solo nel
familiare mentre altre volte sono recuperate e affermate attraverso lo
studio dell'italiano e la riscoperta del mondo culturale italiano. I "nuovi
migranti" sono invece sempre più spesso i tecnici e le persone qualificate
assunte da Centri di ricerca, Università, multinazionali o in trasferta
all'estero: in questo caso sono spesso giovani con elevati titoli di studio
(ma anche, ha precisato il prof. Enrico Pugliese del Cnr/Istituto Ricerche
Popolazione e Politiche Sociali, giovani laureati che hanno occupazioni
precarie), che privilegiano soprattutto gli Stati Uniti e Londra, parlano
inglese e spesso restano estranei alla rete associativa tradizionale.
ECONOMIA. Sulle implicazioni economiche i dati spesso
sono discordanti. Gli investimenti diretti all'estero sono il 16,7% rispetto
al prodotto interno lordo (una percentuale inferiore a quella di Gran
Bretagna, Francia e Spagna). Secondo una stima di Assocamerestero il
commercio internazionale coinvolge mezzo milione di imprese italiane mentre,
secondo un'altra fonte, sono 180.000 le aziende italiane che esportano
all'estero. L'Italia è il primo paese per numero di aziende e capitali
investiti nell'Est Europa. In Germania si contano circa 2.500 gelaterie, che
comportano annualmente un indotto di circa 250 milioni di euro per
approvvigionamento delle materie e 100 milioni di euro per investimenti in
arredi e manutenzione.
"La grande risorsa strategica definita come la comunità
degli italiani nel mondo non è pienamente apprezzata e valutata dalla classe
politica italiana": questo il commento di Franco Danieli, Vice Ministro
degli Affari Esteri, che ha ricordato come il percorso di apprezzamento
della comunità italiana nel mondo sia ancora "lontano dal compiersi". "C'è
una carenza di informazione dall'Italia verso il mondo e dal mondo verso
l'Italia", ha detto Danieli sottolineando che "bisogna rompere questa cesura
e incomunicabilità fra Italia e comunità di italiani nel mondo". E dal
prossimo anno, ha annunciato, sarà avviato il progetto per la realizzazione
di un museo dell'Italia nel mondo e dell'emigrazione italiana che "darà
ampio spazio anche alle nuove realtà di mobilità degli italiani nel mondo
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