Giornali
e telegiornali stanno dando in queste ore il massimo risalto alla notizia che il
fronte degli studenti impegnati a protestare contro il decreto Gelmini si
sarebbe spaccato, dando origine a violenti scontri fra giovani di destra e di
sinistra che non avrebbero resistito alla tentazione di anteporre le proprie
rivalità all’interesse unitario della protesta. La cronaca delle varie testate
giornalistiche lascia sottendere che la responsabilità degli eventi sia da
addebitarsi ora all’una ora all’altra parte politica, ma ciò che più conta è che
tutto il circo dell’informazione sta puntando il dito in direzione delle
divisioni nel movimento studentesco che confermerebbero come in fondo non sia
cambiato nulla ed i giovani continuino a dimostrarsi totalmente incapaci di
condurre la protesta in maniera unitaria.
Alla luce di quanto è accaduto nella giornata di ieri e dell’enfasi con la quale
i media hanno rappresentato sotto forma di scontri fra studenti delle opposte
fazioni, quella che in realtà è sembrata essere stata una vera e propria
aggressione tanto organizzata quanto strumentale nei confronti dell’intero
corteo studentesco composto da giovani di ogni colore, sono doppiamente
soddisfatto delle mie parole con le quali in un
articolo di un paio di giorni fa rendevo merito al nascente movimento
studentesco di avere impartito una vera “lezione” consistente nell’avere
intrapreso una strada che riuscisse a fare prevalere l’unità d’intenti rispetto
alle differenze. Una strada particolarmente sgradita a tutti coloro che da tempo
immemorabile continuano a strumentalizzare i giovani ed i movimenti educandoli a
quella strategia della tensione che risulta essere funzionale al mantenimento
delle proprie posizioni di potere.
La possibilità che in questo Paese inizino a crescere i movimenti politici e di
opinione che proprio facendo tesoro della trasversalità politica riescono a
risultare più incisivi e partecipati spaventa da morire chi continua a gestire
il potere ed ha fatto del "dividi et impera" la propria parola d'ordine.
Spaventa perché maggiore partecipazione significa contestazioni più dure ed
articolate. Spaventa perchè all'interno della trasversalità è presente in nuce
il "germe" di una nuova sensibilità che potrebbe scalzare la dicotomia "destra"
- "sinistra" all’interno della quale intere generazioni di faccendieri politici
hanno costruito le proprie fortune. Spaventa perché se i giovani di destra e di
sinistra smettessero di bastonarsi a vicenda e iniziassero a guardare alla
realtà che li circonda verrebbe meno il controllo delle segreterie di partito.
Spaventa perché movimenti trasversali ed organizzati potrebbero saldare alla
protesta contro il decreto Gelmini altri temi altrettanto pregnanti e sentiti
nel Paese, come la lotta contro il precariato, contro le grandi opere, contro le
basi di guerra americane, contro la globalizzazione ed il neoliberismo dei
banchieri.
E
allora per scacciare la paura e “normalizzare” gli studenti che a questo punto
non servono più a nessuno, dal momento che Berlusconi può ormai vantarsi di
avere “sistemato” anche la scuola dopo la munnezza di Napoli e gli alleati
Veltroni e Di Pietro si apprestano a diventare gli unici depositari della
contestazione attraverso un ridicolo referendum, non resta altro da fare che
seguire, magari non proprio alla lettera, gli insegnamenti portati qualche
giorno fa da Francesco Cossiga che candidamente suggeriva:
''Maroni dovrebbe fare quello che feci io quando ero ministro dell'Interno.
In primo luogo lasciare perdere gli studenti dei licei, perche' pensi a cosa
succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente
ferito...''. ''Lasciar fare gli universitari. Ritirare le forze di polizia dalle
strade e dalle universita', infiltrare il movimento con agenti provocatori
pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino
i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le citta'''.
''Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle
ambulanze dovra' sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri'', nel
senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pieta' e mandarli tutti in
ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in
libertà, ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano''.
''Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine
si'.
Il sette in condotta lo merita una classe politica imbolsita e corrotta, sempre
uguale a sé stessa anche nella sua reazione di fronte a qualsiasi novità.
Gli studenti? In TV e sulle pagine dei giornali stanno diventando i “soliti
violenti”, facinorosi, fascisti e comunisti che spaccano tutto, invasati che
cercano ogni pretesto per picchiarsi fra loro, come nel 68, come nel 77, come
nel 2008, a meno che gli italiani un giorno di questi decidano che è giunto il
momento di dire basta al metodo Cossiga.
Marco Cedolin -
marcocedolin.blogspot.com -
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