Era
cominciata bene, c'era quel clima irreale di tante manifestazioni, da una parte
la protesta e dall'altra un perimetro protetto dalla polizia, ovattato, qui
piazza Navona, lì il Senato. Era cominciata intorno alle nove con i ragazzini
dei licei e gli striscioni, due, tre cortei e la piazza piena. Professoresse a
fare servizio d'ordine, "abbiamo la scuola occupata a due passi, qui ci sono i
nostri ragazzi e vogliamo tenere d'occhio che non ci siano infiltrati, oggi può
succedere di tutto". Poi, gli infiltrati sono arrivati. Ed è andata come sempre,
da sempre, decidono di farla andare, nel peggiore dei modi. Perché tutti
diventino uguali, tutti violenti allo stesso modo. Ma il Movimento non si ferma,
semmai riesce a fermare la provocazione. Il grido è sempre quello: "Noi non
abbiamo paura".
Sono passate da poco le dieci quando l'Aula del Senato approva il decreto
Gelmini. Fuori, la protesta è forte. Centinaia di studenti diventano via via
migliaia, gridano verso Palazzo Madama, "Gelmini, vieni fuori", "Fateci
entrare", fischi e "buuu". Le forze dell'ordine si schierano come se stia per
succedere chissà cosa. Corso Rinascimento è bloccato dai due lati, al Senato non
si arriva. Via libera al decreto, e la piazza urla.
Da Palazzo Madama escono alcuni senatori dell'Idv, alzano un cartello, c'è
scritto "Passa il decreto Gelmini: referendum!". Scavalcano le transenne,
raggiungono gli studenti. Lo stesso fa la capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro.
Fuma nervosa, la polizia le apre un varco e lei si infila nella mischia. Spiega
che il referendum "è una buona idea per rispondere con uno strumento di
democrazia diretta a questi signori che si sono tappati le orecchie e, nel caso
della Gelmini, anche la bocca". Questo, al Senato.
A
pochi metri, in Piazza Navona, nel frattempo si è piazzato un camioncino bianco
di Blocco Studentesco, la destra. Sono connotati, questo non piace alla piazza
che da giorni grida "Né di destra né di sinistra". E poi diffondono le canzoni
di Rino Gaetano e questo piace ancora meno perché quella non è roba loro e si
capisce che vogliono metterci il cappello. Anzi, i caschi da moto: è con quelli
che cominciano a picchiare, una carica in piena regola, caschi e cinture.
"Sfondano" la folla, creano un vuoto al centro, accerchiano a gruppi di dieci e
giù botte.
Il fuggi fuggi è generale, è pieno di ragazzini terrorizzati, qualcuno grida al
telefonino "non venire, ci stanno caricando", a uno gli rompono la testa e se lo
porta via l'ambulanza. Un'altra è piccola piccola, si chiama Alexandra, una sua
amica la abbraccia, piange e si tiene pure lei la testa, l'hanno picchiata con
un casco, prova a raccontarlo poi piange di più, dice "scusa ma mi devo sedere".
In piazza sono confusi, in tanti se ne vanno, i negozi chiudono, i turisti non
si rendono conto e restano ai tavolini dei bar.
Attraversi un vicolo, riecco il Senato. I poliziotti ora hanno caschi scudi e
manganelli. I dirigenti organizzano il blocco, voi qua e voi là. Sono pronti ma
non intervengono, mentre in piazza il Blocco Studentesco carica e picchia.
Quelli dello zoccolo duro della protesta pacifica, ancora pressati contro le
transenne di fronte a Palazzo Madama, cercano di ricomporre la piazza che si
sbrindella, "tornate qui, facciamogli vedere quanti siamo - gridano al megafono
- non rispondete alle provocazioni fasciste". Nella fascia ovattata, l'Idv
Stefano Pedica e Vincenzo Vita, "qui oggi succede un casino" dice il senatore Pd.
Poi, le urla. In piazza esplode il caos, lo scontro è violento. Hanno i bomber e
le teste rasate e in mano robuste spranghe avvolte nel tricolore, soprattutto
hanno più di trent'anni, se davvero sono studenti sono molto fuori corso. Parte
la risposta, volano le sedie del "Bar gelateria Navona", volano i tavolini e le
bottiglie e i piatti. Un'edicola ci rimette un paio di vetrine, il negozio di
giocattoli "Al Sogno" ci rimette un grosso Pinocchio di legno, qualcuno se lo
prende e lo usa come mazza. Ora la polizia interviene. Il dirigente che dà l'ok
dice "occhio ai ragazzini, che quelli non c'entrano niente", lo sanno chi è che
c'entra.
Picchiano
coi manganelli sugli scudi poi sulle schiene. Ne tirano via uno, lo mettono in
ginocchio per terra, scattano le manette. Di quelli con i bomber e le teste
rasate ne fermano una decina o più, li sdraiano per terra, poi un cellulare se
li porta via mentre altri in divisa o in borghese raccattano da terra cinture,
mazze, spranghe. La piazza è un campo di battaglia, gli studenti si cercano.
"Sono arrivati i fascisti e se la sono presa con ragazzini inermi che stavano
qui a manifestare - dice Stefano, 23 anni, dell'Unione degli studenti - erano
adulti e preparati, stavano in ogni angolo della piazza. Qualcuno ha risposto ma
dev'essere chiaro che a cominciare sono stati loro, non gli studenti".
Rimettono insieme i pezzi. Si va verso largo di Torre Argentina, ci si unisce
agli universitari della Sapienza. "No, torniamo a scuola", perché si sparge la
voce che Blocco Studentesco stia organizzando raid istituto per istituto.
Intanto a largo Argentina gli universitari sfilano compatti e pacifici,
ringraziano "i ragazzi che a piazza Navona hanno garantito il diritto a
manifestare e hanno riaperto il processo democratico".
Ma intanto la preoccupazione per la manifestazione di domani è concreta. "Ha già
aderito Lotta Studentesca (il movimento di Forza Nuova, ndr) e quindi non
sappiamo come fare, ora vedremo" dice Lorenzo F., 24 anni. "Noi non abbiamo
paura, oggi decideremo in assemblea, ma quello che è successo non fa bene al
Movimento". Non c'è dubbio, e sono in molti a saperlo bene.
Alessandra Vitali - da Repubblica, 29 ottobre 2008
http://www.canisciolti.info
Archivio Decreto Gelmini
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