Pubblichiamo un capito del libro di Roberto Perotti
"L'università truccata" (Einaudi, 183 pagine, 16 euro), in
libreria in questi giorni. L'università italiana non si riforma
con nuove ondate di regole, prescrizioni e controlli. Serve
invece introdurre invece un sistema di incentivi e disincentivi
efficaci. Dove sia nell'interesse stesso degli individui cercare
di fare buona ricerca e buona didattica ed evitare comportamenti
clientelari. Su quest'ultimo aspetto si soffermano alcune parti
del libro. Ecco un capitolo.
BARI, FACOLTA’ DI ECONOMIA
Per dare concretezza alle argomentazioni che saranno sviluppate in seguito, è opportuno partire dal caso specifico di una delle maggiori università italiane, quella di Bari. Per anni giornali, settimanali, libri e TV hanno elevato agli onori della cronaca i casi di alcune famiglie particolarmente portate alla carriera accademica.
Nella facoltà di Economia sono noti i casi della famiglia Girone, con l’ex magnifico rettore Giovanni professore di Statistica, la moglie Giulia Sallustio, tre figli, un genero, tutti docenti della stessa facoltà; o della famiglia Massari, con Lanfranco professore di Economia Aziendale, due fratelli, e almeno cinque tra figli e nipoti, a Bari e atenei limitrofi; o della famiglia Tatarano, con il padre Giovanni e due figli, tutti docenti di Diritto Privato e tutti nello stesso corridoio. Meno noto è il fatto che non ci sono solo loro.
Nella facoltà di Economia almeno 42 docenti su 179 (quasi il 25 percento) risultano avere almeno un parente stretto nella stessa facoltà; altri parenti sono sparsi per le altre facoltà dell’ ateneo, ed altri ancora insegnano negli atenei satelliti, nella sede staccata di Taranto, a Lecce, a Foggia; ed. Tutte queste sono stime prudenziali, perché in parecchi casi fortemente sospetti non sono riuscito a rompere il muro di omertà e ad accertare al di là di ogni dubbio l’ esistenza di un legame di parentela, o l’ esatto grado di parentela.
E non c’ è solo Economia: a Medicina e Chirurgia i cognomi che ricorrono almeno due volte sono 40, su 417 docenti di ruolo. Le complesse relazioni di parentela fra docenti della Facoltà di Economia, all’interno della stessa facoltà, con docenti in altre facoltà (casella scura), e con docenti in altri atenei pugliesi (casella scura con bordo frastagliato), sono ricostruite, per quanto possibile, nel Grafico 1. Dal grafico sono esclusi i docenti il cui unico parente stretto accertato in facoltà sia il coniuge. Sono invece inclusi anche alcuni tra i commissari più attivi nei concorsi delle varie famiglie. Tutti sono andati in cattedra in maniera perfettamente legale. Ma i concorsi, per quanto regolari, rivelano ugualmente dei tratti interessanti.
La Tabella 1mostra i dati più importanti dei 38 concorsi sostenuti dal 1999 in poi (da quando cioè i concorsi sono diventati locali) dalle persone che appaiono nel Grafico 1, e di cui siano disponibili i verbali. La tabella riporta anche i nomi di alcuni dei commissari più attivi in questi concorsi. Si noti che ciò non esaurisce l’attività di commissario di molti docenti di Economia a Bari: essi possono essere apparsi come commissari in molti altri concorsi, a Bari e altrove. Per comprendere questa tabella, è utile illustrare brevemente come si svolge un concorso per professore associato (con qualche variazione sul tipo di prove e sul numero e qualifiche dei commissari, lo stesso procedimento viene utilizzato per i concorsi per ricercatore e per ordinario).
Il concorso viene bandito da un ateneo, che designa un commissario; gli altri quattro commissari vengono eletti dai docenti di tutta Italia. Dopo un esame dei titoli ed una prova orale, la commissione dichiara il candidato idoneo. Questi può venire chiamato dall’ateneo che ha bandito il concorso, o da un altro ateneo, o potrebbe anche non essere chiamato da alcun ateneo. Inizialmente, ogni concorso poteva dichiarare fino a tre idonei; dal 2001, solo due; dal 2005, soltanto uno (e dal 2008, di nuovo due). Tre fenomeni emergono molto chiaramente dalla Tabella 1.
Primo, la mancanza di concorrenza: in molti concorsi alla fine della procedura rimane un numero di candidati esattamente pari al numero di idoneità disponibili: al momento del voto, non c’è niente da scegliere.
Secondo, l’intreccio di commissari che presiedono a vicenda i concorsi delle famiglie più importanti.
Terzo, la sorprendente velocità di carriera di certi rampolli di queste famiglie.
Consideriamo il primo fenomeno. In ben 18 concorsi su 33 (per 6 concorsi l’informazione non era disponibile) al momento della votazione le idoneità disponibili sono pari al numero dei candidati; in altri 8 concorsi rimane un solo candidato in più delle idoneità disponibili. In alcuni casi il numero dei dispersi è particolarmente sorprendente.
Dei tredici candidati che si iscrivono al concorso per professore associato in Diritto Privato a Economia a Bari nel 2002, undici si ritirano nelle varie fasi; solo due si presentano alla prova didattica, tra cui Marco Tatarano, che viene dichiarato idoneo e poi chiamato nella stessa facoltà e nello stesso dipartimento del padre Giovanni. Nel concorso per associato di Economia Aziendale alla Parthenope di Napoli del 2005, di diciassette candidati ne rimangono tre alla votazione finale; due di questi ottengono l’idoneità, fra cui Virginia Milone, ricercatrice a Bari e figlia del professore ordinario Marino Milone (ciò che avvenne dopo questo concorso è ancora più interessante, come vedremo più avanti in questo capitolo).
Su dieci candidati iscritti al concorso per ordinario in Economia Aziendale a Lecce del 2003, sette si ritirano prima della stesura dei giudizi; dei tre candidati rimasti, due sono dichiarati idonei; fra questi, Gianluca Girone figlio di Giovanni e già associato a Bari, dove viene poi chiamato come ordinario: presenta cinque monografie, tutte pubblicate nel dipartimento cui appartiene.
Grafico 1: Relazioni a
Bari, Facoltà di Economia
Per ingrandire il grafico
cliccare qui. Alcuni concorsi prendono due rampolli
con una fava. Nel concorso per ordinario di Economia
Aziendale a Economia a Bari nel 2003, si candidano in
sette, si ritirano in quattro; i due idonei sono Vittorio
dell’Atti, figlio di Antonio ordinario in facoltà, e
Michele Milone, altro figlio di Marino. Al concorso per
ricercatore in Economia degli Intermediari Finanziari di
Economia a Bari del 2000, si candidano in cinque, si
ritirano in tre, le due rimaste sono Raffaella Girone
figlia di Giovanni e Virginia Milone figlia di Marino,
entrambe idonee.
Veniamo al secondo fenomeno, gli intrecci fra commissari.
Lanfranco Massari è commissario designato nel 2000 nel
concorso della figlia di Marino Milone, Virginia, e della
figlia di Giovanni Girone, Raffaella. Entrambi i padri gli
restituiscono il favore: nel 2001 Giovanni Girone è
commissario nel concorso della figlia di Lanfranco Massari,
Antonella; nel 2003 Marino Milone è commissario designato
nel concorso di un altro parente di Lanfranco Massari,
Francesco Saverio (sorprendentemente, nonostante indagini
di parecchi mesi non mi è stato possibile ricostruire se
quest’ultimo è figlio o nipote del capostipite Lanfranco
Massari).
Benito Leoci e Luigi Ciraolo appaiono in
entrambi i concorsi di una terza figlia di Lanfranco
Massari, Stefania, da associato e da ordinario.
Nel concorso da ordinario di Maria Chiara Tatarano del
2000 è commissario designato Pietro Perlingieri, ordinario
a Benevento e già senatore del Ppi; nello stesso periodo
Tatarano padre è a sua volta commissario designato nel
concorso per ricercatore di Giovanni Perlingieri, figlio
di Pietro. Quest’ultimo è anche proprietario della casa
editrice Edizioni Scientifiche, presso cui hanno
pubblicato le loro monografie i due Tatarano figli. In
tutti e tre i concorsi dei Tatarano figli, i due di Marco
e quello di Maria Chiara, è commissario anche Giuseppe
Panza, ordinario a Giurisprudenza a Bari oggi in pensione,
il cui figlio Fabrizio Panza è docente ad Economia a Bari.
Vito Leonardo Plantamura è commissario in entrambi i
concorsi dei Marengo, padre e figlio, il primo da
ordinario e il secondo da ricercatore, che si aprono
entrambi nel 2003.
Infine, il terzo fenomeno, le carriere. Marco Tatarano,
figlio di Giovanni, si laurea in Giurisprudenza a Bari nel
2000; ottiene l’idoneità per ricercatore in un concorso in
cui non ha concorrenti dopo che si ritirano sei candidati;
cinque mesi dopo, il 24 settembre 2002, viene bandito un
concorso per associato, in cui su tredici candidati ne
sopravvivono due, entrambi idonei; a quattro anni dalla
laurea Marco Tatarano è quindi professore associato, una
carriera fulminante.
Bruno Notarnicola fa meglio. Diventa ricercatore nel 1999
(in un concorso di cui su internet c’è traccia solo del
decreto di nomina); subito viene aperto un concorso per
associato nel 2000, che egli vince nel 2001 (e anche di
questo concorso non è possibile accedere ai giudizi su
internet); nel 2004 apre un concorso per ordinario
l’università telematica Guglielmo Marconi di Roma; lo
vince nel 2006, e viene chiamato dalla facoltà di Economia
di Bari (e anche di questo concorso non c’ è traccia su
internet); in sette anni passa così da ricercatore ad
ordinario.
In Italia solo un ordinario su 1000 ha meno di
35 anni; ma nel 2006 Stefania Massari vince l’idoneità per
ordinario in statistica economica proprio a 35 anni; la
sorella Antonella la vince nella stessa materia a 37 anni.
Ma la carriera più spettacolare è probabilmente quella di
Giovanni Perlingieri (figlio di Pietro ordinario a
Benevento), che già abbiamo visto vincere il concorso da
ricercatore nel 2001 a 24 anni con Giovanni Tatarano come
commissario.
Nell’aprile del 2002 viene bandito un
concorso da associato a Cagliari, che egli vince in
dicembre, venendo subito chiamato a Salerno; dopo otto
mesi viene indetto un concorso da ordinario a Padova, che
vince nel marzo del 2004; viene quindi chiamato come
ordinario nel settembre 2005 alla seconda università di
Napoli, a 29 anni appena compiuti.
Stabilisce così
probabilmente due record, o almeno vi si avvicina molto:
la carriera più fulminante (quattro anni e mezzo dalla
nomina a ricercatore alla nomina a ordinario, quando
spesso ci vogliono tre anni solo per espletare un singolo
concorso, e altrettanti per ottenere la conferma in
ruolo); e uno dei più giovani ordinari nella storia
dell’università italiana (Luigi Einaudi divenne ordinario
a 28 anni, e per decenni se ne parlò come di un fatto
leggendario).
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