L’interesse
relativo alla disponibilità di indicatori affidabili delle competenze
degli studenti si è rafforzato nel dibattito internazionale, in virtù
della loro crescente rilevanza nelle decisioni pubbliche in materia di
istruzione e in quelle delle imprese sul mercato del lavoro.
Diverse misure di performance sono disponibili per gli studenti e gli
altri stakeholders: innanzitutto i voti di pagelle ed esami
finali e, sempre più frequentemente, le valutazioni derivate dalle
indagini specifiche effettuate attraverso prove conoscitive
standardizzate, in particolare quelle dello
Iea e il
programma Ocse-Pisa
Queste ultime sollevano questioni spinose, poiché è difficile costruire
batterie di prove adeguate, è costoso somministrarle a tutti gli studenti e
la ripetizione di prove simili nel tempo rischia di indurre meccanismi
perversi, come "l’ammaestrare" gli studenti ai test e trascurare le
discipline meno sottoposte a scrutinio. D’altra parte, il ricorso ai voti
per valutare le competenze degli studenti offre vantaggi notevoli: le
valutazioni effettuate nelle scuole dagli insegnanti sono frequenti,
riguardano l’intera popolazione studentesca e sono disponibili senza dover
incorrere in alcun costo supplementare. (1) Per esempio, se i voti
riflettessero i livelli di preparazione degli studenti in maniera affidabile
i test di ammissione alle università perderebbero il ruolo centrale che in
questo momento rivestono.
Segnali del debole contenuto informativo dei voti
scolastici in Italia
Purtroppo, in Italia il contenuto informativo dei voti
scolastici sembrerebbe piuttosto debole. I dati dell’indagine Ocse-Pisa 2003
mostrano, ad esempio, che la distribuzione dei voti conseguiti dai
quindicenni in matematica è del tutto simile per Centro, Nord e Sud,
nonostante che la corrispondente distribuzione dei livelli di competenza
sia assai diversa tra le diverse aree territoriali. Ciò suggerisce che gli
insegnanti tendono a replicare un criterio di votazione "relativa"
all’interno delle classi più che a confrontarsi con un metro nazionale. Tale
distorsione renderebbe le informazioni ottenute tramite i voti scolastici
inadeguate a fornire indicazioni attendibili alla comunità nazionale, sia
per la valutazione di studenti e scuole che per un utilizzo efficiente delle
risorse finanziarie nel territorio.
Modelli di omogeneità/eterogeneità tra scuole
nell’assegnazione dei voti
Nel recente studio "Grading in Heterogeneous Schools"
(2), gli autori di questo articolo presentano un modello teorico ed
evidenze empiriche relative a cinque paesi (Australia, Germania, Italia,
Paesi Bassi e Stati Uniti nell’indagine Ocse-Pisa 2003) sul valore
informativo dei voti scolastici come indicatori del livello di preparazione
degli studenti in contesti istituzionali differenti.
Si individuano sistemi scolastici nazionali in cui a parità di livello di
competenza, i voti sono omogenei e indipendenti dalla scuola frequentata
dallo studente, e sistemi nei quali, invece, i criteri di assegnazione dei
voti sono disomogenei tra scuole. In questo caso sussiste sul territorio una
distorsione informativa più o meno forte e, tipicamente, nelle scuole
più deboli si assegnano voti più elevati a parità di livello di competenza.
Dall’analisi risulta che in Australia e negli Stati Uniti vi è
una certa omogeneità nei criteri di assegnazione dei voti scolastici da
parte degli insegnanti, indipendentemente dalla scuola in cui operano. Negli
altri paesi i voti tendono a essere "gonfiati" nelle scuole più deboli. Ciò
accade in maniera uniforme - per tutti gli studenti - in Germania e
nei Paesi Bassi.
In Italia questo avviene in misura più marcata per gli studenti con
livelli di competenza più scarsi, ma in misura nettamente minore per gli
studenti con livelli di competenza più elevati. In altre parole, nel nostro
modello (assumendo che la distribuzione dei voti venga decisa
sostanzialmente a livello della singola scuola e che due scuole che
presentano una distribuzione delle competenze simile tenderanno a usare
criteri di valutazione simili) risulta che in Italia uno studente con voti
alti è bravo anche se proviene da un contesto sfavorevole. D’altro canto, la
tendenza a non bocciare un numero troppo elevato di studenti per scuola
porta a una sostanziale correzione all’insù dei voti bassi nelle
scuole peggiori, di fatto localizzate in maniera predominante nel
Mezzogiorno.
La figura di sotto rappresenta – per Germania e Italia – la relazione
tra i punteggi Pisa stimati a livello nazionale e la valutazione data dalla
scuola, per gli studenti che frequentano una scuola mediamente "buona"
(retta di sotto) e una mediamente "scarsa" (retta di sopra). Si osserva che
in Germania (diagramma a sinistra) esiste un’ampia differenza di punteggio
tra scuole sia per gli studenti che hanno ottenuto dai loro insegnanti voti
bassi che per quelli che hanno avuto voti alti, mentre in Italia (a destra)
la differenza risulta molto più marcata per gli studenti con voti scarsi.

L’urgenza di sistema di valutazione nazionale
credibile
L’esperienza internazionale insegna che paesi che
adottano esami o test centralizzati sul piano nazionale,
standardizzati non solo nel contenuto ma anche nelle procedure di
valutazione degli esiti (magari condotte da soggetti esterni alla scuola)
sono quelli in cui si osservano livelli di apprendimento più elevati. Questa
sembra anche essere una condizione sufficiente (seppure non necessaria) per
promuovere standard uniformi di riferimento per l’assegnazione dei voti
scolastici. (3)
Nel caso italiano l’assenza di esami centralizzati, in particolare nelle
medie inferiori, e il ritardo nella costruzione di un sistema nazionale di
valutazione hanno contribuito a impoverire i riferimenti a disposizione
degli insegnanti e delle scuole. Di fatto, non sono ancora stati definiti
"standard di apprendimento" ovvero livelli essenziali di prestazione
per la scuola, che pure sono previsti dal dettato costituzionale.
Le premesse per un cambiamento vi sono. È auspicabile che venga rafforzata
la omogeneità degli esami di Stato (percorso già avviato tramite la
re-introduzione di un commissario esterno), e sembra urgente anche
progettare un sistema di valutazione nazionale robusto volto a
misurare il valore aggiunto delle scuole, in grado di fornire alla
collettività un valido strumento di supporto alle decisioni.
(1) I voti sono spesso comprensivi di informazioni
sullo sforzo conseguito e sul comportamento/attitudine dello studente. Il
punto qui è se le informazioni su conoscenze, abilità e competenze degli
studenti sono rappresentate sufficientemente bene e secondo un metro comune
tra le diverse scuole di uno stesso territorio.
(2) Disponibile su
www.unipa.it/modica
(3) Si rimanda al lavoro citato per la bibliografia.
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