Tra santa Chiara e san Francesco d’Assisi c'era
certamente un fortissimo legame anche umano, ma di tipo paterno e
filiale, non sponsale. Francesco chiamava Chiara la sua "pianticella" e
Chiara chiamava Francesco "il nostro Padre".
* Pubblichiamo
di seguito un articolo di padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap., il
Predicatore della Casa Pontificia, sul rapporto tra i due grandi santi
di Assisi, san Francesco e santa Chiara. Le immagini sono tratte da
"Francesco e Chiara" di Fabrizio Costa, la fiction televisiva in onda su
Rai Uno nei giorni 6 e 7 ottobre. Il testo è tratto dal sito ufficiale
Cantalamessa.org.
Padre Raniero Cantalamessa, dell’ordine francescano dei cappuccini, è
nato a Colli del Tronto (AP) il 22 luglio 1934. Ordinato sacerdote nel
1958. Laureato in Teologia a Friburgo, Svizzera, e in Lettere classiche
all’Università Cattolica del S. Cuore di Milano. Già professore
ordinario di Storia delle origini cristiane e direttore del Dipartimento
di scienze religiose dell’Università Cattolica, è stato membro della
Commissione Teologica Internazionale dal 1975 al 1981. "Concionator
Domus Pontificalis" ovvero Predicatore della Casa Pontificia.
È divenuto un luogo comune parlare dell'amicizia tra Chiara e
Francesco in termini di amore umano. Nel suo noto saggio su
Innamoramento e amore Francesco Alberoni scrive che "il rapporto fra
santa Chiara e san Francesco ha tutti i caratteri di un innamoramento
trasferito (o sublimato) nella divinità". "Francesco e Chiara" di
Fabrizio Costa, la fiction televisiva in onda su Rai Uno nei giorni 6 e
7 ottobre, meglio forse di "Fratello Sole e sorella Luna" di Zeffirelli,
ha saputo evitare questo cedimento al romanticismo, senza nulla togliere
alla bellezza anche umana di un tale incontro.
Come ogni uomo, anche se santo, Francesco può aver sperimentato il
richiamo della donna e del sesso. Le fonti riferiscono che per vincere
una tentazione del genere una volta il santo si rotolò d'inverno nella
neve. Ma non si trattava di Chiara! Quando un uomo e una donna sono
uniti in Dio, questo vincolo, se è autentico, esclude ogni attrazione di
tipo erotico, senza neppure che ci sia lotta. È come messo al riparo. È
un altro tipo di rapporto. Tra Chiara e Francesco c'era certamente un
fortissimo legame anche umano, ma di tipo paterno e filiale, non
sponsale. Francesco chiamava Chiara la sua "pianticella" e Chiara
chiamava Francesco "il nostro Padre".
L'intesa straordinariamente profonda tra Francesco e Chiara che
caratterizza l'epopea francescana non viene "dalla carne e dal sangue".
Non è, per fare un esempio altrettanto celebre, come quella tra Eloisa
ed Abelardo, tra Dante e Beatrice. Se così fosse stato, avrebbe lasciato
forse una traccia nella letteratura, ma non nella storia della santità.
Con una nota espressione di Goethe, potremmo chiamare quella di
Francesco e Chiara una "affinità elettiva", a patto di intendere
"elettiva" non solo nel senso di persone che si sono scelte a vicenda,
ma nel senso di persone che hanno fatto la stessa scelta.
Antoine de Saint-Exupéry ha scritto che "amarsi non vuol dire guardarsi
l'un l'altro, ma guardare insieme nella stessa direzione". Chiara e
Francesco non hanno davvero passato la vita a guardarsi l'un l'altro, a
stare bene insieme. Si sono scambiati tra loro pochissime parole, quasi
solo quelle riferite nelle fonti. C'era una stupenda riservatezza tra
loro, tanto che il santo veniva a volte rimproverato amabilmente dai
suoi frati di essere troppo duro con Chiara.
Solo alla fine della vita, vediamo questo rigore nei rapporti
attenuarsi e Francesco cercare sempre più spesso conforto e conferma
presso la sua "Pianticella". È a San Damiano che si rifugia prossimo
alla morte, divorato da malattie, ed è vicino a lei che intona il
cantico di Frate Sole e di sorella Luna, con quell'elogio di "Sora
Acqua", "utile et humile et pretiosa et casta", che sembra scritto
pensando a Chiara.
Invece di guardarsi l'un l'altro, Chiara e Francesco hanno guardato
nella stessa direzione. E si sa qual è stata per loro questa
"direzione". Chiara e Francesco erano come i due occhi che guardano
sempre nella stessa direzione. Due occhi non sono solo due occhi, cioè
un occhio ripetuto due volte; nessuno dei due è solo un occhio di
riserva o di ricambio. Due occhi che fissano l'oggetto da angolature
diverse danno profondità, rilievo all'oggetto, permettono di
"avvolgerlo" con lo sguardo. Così è stato per Chiara e Francesco. Essi
hanno guardato lo stesso Dio, lo stesso Signore Gesù, lo stesso
Crocifisso, la stessa Eucaristia, ma da "angolature", con doni e
sensibilità propri: quelli maschili e quelli femminili. Insieme hanno
colto di più di quanto avrebbero potuto fare due Francesco o due Chiara.
Se c'è una lacuna nella fiction su Francesco e Chiara è forse
l'insufficiente rilievo dato alla preghiera e con essa alla dimensione
soprannaturale della loro vita. Una lacuna forse inevitabile quando la
vita dei santi è portata sullo schermo. La preghiera è silenzio, quiete,
solitudine, mentre la parola "cinema" viene dal greco kinema che
significa movimento! Ha fatto eccezione il film
"Il grande silenzio"
sulla vita dei certosini, ma anch'esso non reggerebbe sul piccolo
schermo.
In passato si tendeva a presentare la personalità di Chiara troppo
subordinata a quella di Francesco, appunto come "sorella Luna" che vive
di riflesso della luce di "fratello Sole". L'ultimo esempio in questo
senso è il libro uscito nell'estate scorsa su "l'amicizia tra Francesco
e Chiara" (John M. Sweeney, Light in the Dark Age: the Friendship of
Francis and Clare of Assisi, Paraclete Press 2007).
Tanto più quindi è da lodare, nella fiction televisiva, la scelta di
presentare Francesco e Chiara come due vite parallele, che si
intrecciano e si svolgono in sincronia, con uguale spazio dato all'uno e
all'altra. È la prima volta che avviene, in questa forma. Ciò risponde
alla sensibilità attuale tesa a mettere in luce l'importanza della
presenza femminile nella storia, ma nel caso nostro corrisponde alla
realtà e non è una forzatura.
La scena che mi ha colpito di più vedendo, in anteprima, la fiction
"Francesco e Chiara" è quella emblematica iniziale, una specie di chiave
di lettura di tutta la storia. Francesco cammina su un prato, Chiara lo
segue mettendo i suoi piedi, quasi per gioco, sulle orme lasciate da
Francesco e alla domanda di lui: "Stai seguendo le mie orme?", risponde
luminosa: "No, altre molto più profonde".
http://www.korazym.org
Quest'opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons
Archivio Scienza dello Spirito
|