Parte questa settimana la discussione (da
martedì a giovedì) in commissione Sanità al Senato del disegno di legge su
Disposizioni in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà
anticipate nei trattamenti sanitari al fine di evitare l'accanimento
terapeutico. Soddisfatta Cittadinanzattiva che insieme ad altre 17
organizzazioni di cittadini hanno scritto una lettera aperta in cui si
legge: "La decisione di dare forza e riconoscimento al principio
dell'autodeterminazione con un atto legislativo ha poco a che fare con
questioni ideologiche, ma rappresenta un atto dovuto di umanità e civiltà,
un modo concreto per tutelare il diritto di ciascuno di noi alla dignità
della vita e della fine della vita, al rifiuto o meno di terapie
sproporzionate e al riconoscimento delle proprie manifestazioni di volontà".
"Uno dei pregi del disegno di legge n. 687 - prosegue la
lettera - che ha come primo firmatario Ignazio Marino, è inoltre la capacità
di intervenire sul tema del consenso informato, diventato pratica diffusa ma
ancora privo di un riferimento legislativo. "Il trattamento sanitario",
recita l'articolo 2, "è subordinato all'esplicito ed espresso consenso
dell'interessato, prestato in modo libero e consapevole"; quest'ultimo deve
essere preceduto da accurate informazioni riguardo a "diagnosi, prognosi,
natura, benefici e rischi delle procedure diagnostiche e terapeutiche
suggerite dal medico, nonché riguardo le possibili alternative e le
conseguenze del rifiuto del trattamento". Finalmente si chiarirebbe che il
soggetto interessato ha il diritto di revocare, anche parzialmente, il
proprio consenso al trattamento e vedremmo riconosciuta l'idea, che da anni
sosteniamo con le nostre battaglie, di puntare ad un consenso informato vero
e non inteso come mero atto burocratico".
Secondo le associazioni "la vera forza di questa norma è
che chiarisce finalmente a chi spetta l'ultima parola in medicina, non solo
quando ci si può liberamente esprimere, ma anche quando non si ha la forza
di farlo a causa della malattia; mette un argine ai residui di paternalismo
medico e pone l'operatore di fronte a un interlocutore di cui tener conto
fino in fondo, rinsaldando la reciproca fiducia".
Archivio Salute
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