Resta fondamentale l'attività di screening con il pap
test. Vaccino gratuito per tutte le ragazze al compimento dei dodici anni.
Tra i diversi tumori della donna, quello causato dal virus
HPV, ovvero il papilloma virus, è probabilmente quello contro il quale la
prevenzione e la ricerca hanno compiuto passi avanti.
Già oggi infatti il tumore provocato da questo virus, quello della cervice
uterina, può essere prevenuto con una diagnosi precoce attraverso uno
screening con il pap test.
Eppure nonostante ciò sono ancora 1000 le donne che perdono la vita ogni
anno nel nostro Paese a causa di questa forma di cancro. Oggi siamo qui per
rinnovare il nostro impegno nell'informazione e nella diffusione capillare
dei programmi di screening che, come vedremo più avanti, presentano
purtroppo una diffusione disomogenea nelle diverse zone del Paese, con un
forte ritardo nelle regioni meridionali. Un impegno testimoniato anche
dall'aumento delle risorse per gli screening tumorali effettuato con
appositi stanziamenti nell'ultima legge finanziaria.
Entro febbraio il vaccino contro l'HPV
"Ma oggi - dichiara Livia Tirco, Ministro della Salute - siamo qui anche per
annunciare con soddisfazione che l'Italia sarà il primo Paese europeo a
pianificare una strategia di vaccinazioni pubblica contro il virus HPV e ciò
avverrà contestualmente all'immissione in commercio nel nostro Paese - la
delibera dell'Aifa è attesa il prossimo 1 febbraio - di un nuovo vaccino
contro il virus del papilloma umano che apre nuove prospettive per la
prevenzione del carcinoma della cervice uterina.
Le informazioni scientifiche oggi disponibili ci dicono
che siamo in presenza di un vaccino sicuro, ben tollerato e in grado di
prevenire nella quasi totalità dei casi l'insorgenza di un'infezione
persistente dei due ceppi virali responsabili attualmente del 70% dei casi
di questo tumore. Questo vaccino, al pari di tutti i nuovi presidi di
prevenzione, deve essere utilizzato all'interno di una strategia di offerta
pubblica ispirata ai principi dell'efficienza, dell'equità di accesso e
dell'uso controllato per sorvegliare attivamente gli effetti sulla
popolazione esposta al vaccino".
I principali organismi tecnico scientifici - il Consiglio Superiore di
Sanità (CSS), che ha espresso in proposito uno specifico parere l'11 gennaio
scorso, e la Commissione Tecnico Scientifica (CTS) dell'AIFA - hanno
indicato la necessità di intervenire - si legge dalla nota del dicastero -
in via prioritaria avviando una campagna di offerta attiva e gratuita
rivolta a una coorte di ragazze in età prepubere (età individuata: 12 anni)
che negli anni produrrà una progressiva immunizzazione della popolazione
giovane adulta esposta al rischio di infezione.
In Italia le dodicenni sono circa 280.000 e saranno
chiamate ad una vaccinazione con una dose iniziale e due richiami entro i
sei mesi dalla prima. La spesa prevista a carico del Ssn è valutata in circa
75 milioni di euro l'anno. A questa età è massimo il profilo
beneficio-rischio in quanto sono pressoché assenti infezioni pregresse (il
virus si trasmette infatti abitualmente per via sessuale) e ci si può
attendere il raggiungimento delle più elevate coperture vaccinali. Un
ulteriore sviluppo della strategia vaccinale prevede l'allargamento
dell'offerta attiva ad altre coorti di donne (tra i 25 e i 26 anni),
preferibilmente in concomitanza con il primo invito all'esecuzione dello
screening attraverso il pap test.
L'utilizzazione di questo vaccino rappresenta un
importante presidio di prevenzione che si affianca, ma non sostituisce, lo
screening periodico, attualmente secondo il Ministero raccomandato per le
donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni. Anche perchè il vaccino attuale
è attivo, come sottolineato, contro il 70% dei virus associati al carcinoma
uterino: quindi, per il restante 30%, l'unica prevenzione resta il pap-test.
A tale proposito ricorda il Ministero "che il vaccino produrrà
effetti sulla prevenzione del cancro della cervice tra alcuni
decenni, mentre siamo in grado attualmente di ridurre drasticamente
l'incidenza di questo tumore attraverso il miglioramento della strategia di
prevenzione basata sullo screening.
Il vaccino, al di fuori delle vaccinazioni programmate
sarà comunque disponibile a pagamento in farmacia previa prescrizione del
medico, ed è indicato per le donne che non hanno ancora contratto
l'infezione. Altri Paesi europei hanno reso disponibile sul mercato il
vaccino, ma l'Italia è appunto il primo Paese europeo che assicurerà
contestualmente la commercializzazione e la rimborsabilità, nell'ambito di
un programma nazionale di vaccinazione attiva definito e programmato dal
Ministero della Salute di intesa con l'Aifa".
La situazione degli screening del cancro della cervice uterina
In considerazione dell'importanza dello screening periodico contro questo
tumore, è utile verificare lo stato dell'arte delle politiche di prevenzione
riferite a questo particolare esame che figura tra i Livelli essenziali di
assistenza prevedendo che le donne tra i 25 e i 64 anni siano invitate ad
eseguire un pap test ogni 3 anni.
Nella primavera 2006 è stata condotta una rilevazione dei
programmi organizzati di screening cervicale attivi in Italia nel
corso del 2005. La rilevazione è stata svolta dall'Osservatorio Nazionale
Screening, per conto del Ministero della Salute. Il numero di donne di 25-64
anni residenti in zone con programmi di screening attivi è salito da cinque
milioni nel 1999 a 11 milioni nel 2005 (si tratta di circa due terzi
dell'intera popolazione destinataria dello screening).
Solo nel 2005 sono state invitati dai programmi organizzati oltre
2 milioni e ottocentomila donne. Tuttavia sono ancora presenti
notevoli differenze tra le regioni italiane. Ad esempio il Ministero ha
rilevato "oltre 90% delle donne può fare affidamento sui programmi di
screening nelle regioni del centro ma solo il 50% nel sud e isole.
Differenze esistono anche nel comportamento delle donne che aderiscono: la
partecipazione mostra una forte difformità Nord/Sud, si passa infatti dal
46,7 % del Nord al 35,6% del Centro al 27,4 % del Sud e Isole".
Lo screening del cancro della mammella
Risultati analoghi, anche se migliori, sono stati rilevati dal dicaastero
per lo screening del tumore della mammella. A livello italiano si registra
un notevole incremento nella diffusione dello screening mammografico fra il
2003 e il 2005 passando da una copertura del 55% a una copertura di oltre il
75%. Questo aumento ha riguardato tutta l'Italia. E' altresì evidente come
alla fine del 2005 permanga un forte squilibrio fra Nord e Centro da un lato
e Sud e le Isole dall'altro. Infatti mentre nelle prime due macro zone siamo
vicini a una copertura vicina la 100% al Sud e nelle Isole tale copertura
raggiunge solo il 40% (anche se era solo il 10% nel 2003). Questo
differenziale esiste anche nei livelli di partecipazione. Infatti nel nord e
nel centro Italia abbiamo livelli di partecipazioni soddisfacenti: (66% nel
Nord e 59.7% nel Centro, mentre tale valore scende al 38.5% al Sud.
Tutti questi dati sono esemplificativi di una disomogeneità
più ampia tra aeree differenti del Paese e all'interno delle
singole regioni che riguardano l'effettiva possibilità di godere del diritto
alla salute come elemento essenziale del diritto di cittadinanza per le
donne e gli uomini di questo Paese.
Il sostegno ai programmi di screening
La necessità di estendere i programmi di screening uniformante all'intero
Paese e di garantire a tutte le donne la massima qualità ha portato il
Parlamento a varare la legge 138/04 per il consolidamento e il miglioramento
di tali programmi; a questa iniziativa legislativa si è aggiunto l'accordo
Stato Regioni dell'aprile 2004 con il conseguente Piano Nazionale della
Prevenzione.
Le Regioni sono attualmente impegnate all'attuazione dei progetti
presentati e i finanziamenti previsto sono erogati sulla base di
valutazioni dello stato di avanzamento compiute dalla Direzione della
prevenzione del Ministero della Salute e dal CCM. A queste linee di attività
gestite dalle Regioni sono complementari le iniziative coordinate dal
Ministero e tra queste in particolare il finanziamento della ricerca
applicata sugli screening. Con i fondi della legge 138/04 (annualità 2004 e
2005) sono stati finanziati nove progetti di ricerca affidati a prestigiosi
centri di ricerca italiani; 6 di questi riguardano il cervicocarcinoma.
È stato anche rifinanziato lo studio NTCC (Nuove
tecnologie per lo Screening del cervicocarcinoma), che analizza il possibile
utilizzo del test HPV nei programmi di screening. Risultati preliminari sono
stati già pubblicati e dimostrano la migliore accuratezza del test HPV
rispetto al Pap-test. Nella seconda metà del 2008 saranno disponibili i dati
circa l'effettiva efficacia di tale test nei programmi di screening.
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01/08/2008 Archivio vaccinazione anti-HPV per le ragazze
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