Il Gup di Parma ha ammesso 35.000 parti civili al processo per il crac
Parmalat, ma ha escluso le associazioni dei consumatori, in quanto
"riconosciute non portatrici di interessi specifici". MDC protesta: "La
motivazione contrasta con altre decisioni dei giudici di Milano e Torino;
il ruolo svolto dalle associazioni per sostenere i risparmiatori truffati
è ormai universalmente riconosciuto".
Tra le 35.000 parti civili ammesse al processo
parmigiano per il crac Parmalat, le associazioni dei consumatori
sono state escluse. Questa la decisione del Gup di Parma, Domenico Truppa,
che nel corso dell'udienza preliminare ha letto l'ordinanza di ammissione
delle parti civili, ammettendo alla procedura fallimentare la vecchia
Parmalat ed escludendo la nuova Parmalat Spa, nata dopo il crac del gruppo
di Collecchio.
Le associazioni dei consumatori sono state escluse, come ha
spiegato il giudice, in quanto riconosciute non portatrici di
interessi specifici, ma restano nel processo molti dei risparmiatori che si
erano affidati ad esse, visto che avevano presentato anche a titolo
personale la richiesta di ammissione come parte civile. Nell'ordinanza il
Gup di Parma ha definito il principio di responsabilità patrimoniale
solidale, che permetterà a ogni parte civile di rivalersi su ognuno dei
singoli imputati. Da più parti è stata anche avanzata la richiesta (che vede
d'accordo sia i legali della Parmalat sia quelli dell'ex patron del gruppo,
Callisto Tanzi) di accorpare al processo principale anche i vari tronconi
secondari (Parmatour, Ciappazzi e Ributti).
Il Movimento Difesa del Cittadino (MDC)
accoglie con sorpresa e disappunto la decisione di Truppa: "La
motivazione - spiega il Movimento in un comunicato stampa - secondo la quale
le associazioni non sarebbero portatrici di interessi specifici contrasta
con altre decisioni dei giudici di Milano e Torino, solo per citarne alcune
delle più recenti, pronunciate peraltro sempre in altri tronconi del
processo Parmalat o altri processi in materia di bond bancari".
"Il ruolo svolto dalle associazioni dei consumatori per dare un
sostegno ai risparmiatori truffati dai bond Parmalat, Cirio, dai
contratti MyWay e ForYou, e in tante altre situazioni - continua
l'associazione - è ormai universalmente riconosciuto, anche alla luce del
Codice del consumo. Ad esempio, solo per i casi Parmalat e Cirio sono state
perfezionate oltre 40.000 procedure di conciliazione, con solo qualche
decina di rifiuto delle soluzioni transattive proposte".
MDC, che continuerà ad affiancare i risparmiatori, chiede
un'interpretazione legislativa sul Codice del consumo che riconosca
univocamente alle associazioni del Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti
il diritto di affiancare i consumatori nei processi e chiede al Parlamento
di approvare sollecitamente il progetto di legge sulla class action, "che
risolverebbe questa incertezza e difformità interpretativa della
magistratura".
"Negli Stati Uniti- ha invece affermato Paolo Landi di Adiconsum
- la galera all'amministratore delegato della Enron, reo di aver truffato i
risparmiatori americani; in Italia, Tanzi cura i fiori nella propria
villa... e il Tribunale impedisce alle associazioni consumatori di
costituirsi parte civile. La giustizia va praticata, non solo proclamata.
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