Il decreto Bersani e' stato accolto con molta soddisfazione da tutti coloro che
non appartengono a qualcuna delle "corporazioni" colpite nei loro privilegi
(farmacisti, avvocati, notai, banche, assicurazioni, ecc.).
Le categorie interessante, chi piu' chi meno, hanno reagito gridando allo
scandalo, in particolare perche' non c'e' stata la famosa "concertazione".
Eppure, a ben vedere, il decreto Bersani non ha fatto altro che porre rimedio ad
alcune evidenti, vorremo dire macroscopiche, incrostazioni corporative e
anticoncorrenziali per alcune delle quali rischiavamo di pagare salatissime
sanzioni alla comunita' europea.
Limitandoci ai temi di cui si occupa Aduc Investire Informati, il decreto
Bersani ha riformulato l'art. 118 del Testo Unico Bancario che permetteva agli
istituti di cambiare le condizioni dei contratti bancari con una semplice
comunicazione impersonale (a cui doveva seguire, "alla prima occasione utile"
una comunicazione diretta). Si trattava del cosi' detto "ius variandi" che
moltissime volte abbiamo criticato (si veda l'editoriale del 30 Maggio scorso) e
per il quale l'Aduc aveva presentato un progetto di legge che il decreto Bersani
ha recepito in pieno.
La partenza, quindi, e' indubbiamente molto buona, ma adesso sarebbe necessario
spingersi molto piu' avanti verso la: portabilita' del conto corrente bancario e
dei servizi collegati.
E' necessario che si possa scegliere di cambiare banca senza per questo
significhi essere massacrati di costi, ma anche – e soprattutto – di incombenze.
Tecnicamente sarebbe possibilissimo creare un sistema per il quale una serie di
servizi standard (fra i quali la negoziazione, custodia ed amministrazione di
strumenti finanziari) vengano ricondotti ad un unico riferimento che segue il
cliente qualora decida di cambiare banca.
Questo provvedimento e' il naturale complemento della modifica fatta con il
decreto Bersani e sarebbe lo strumento attraverso il quale introdurre,
finalmente, una piena e completa concorrenza nei servizi bancari e finanziari.
Pensiamo a cosa significherebbe, per tutto il sistema finanziario, poter
minacciare, credibilmente, il proprio istituto di credito di cambiare banca.
Oggi, di fatto, non e' possibile.
Sarebbe una vera rivoluzione positiva di cui i cittadini si ricorderebbero per
anni, come e' stato, in parte, per le telecomunicazioni mobili.
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