Firenze 25 settembre 2004 – Di frequente riceviamo lamentele circa la
vendita di prodotti finanziari da parte delle Poste (di proprieta’, lo
ricordiamo, dello Stato italiano). Le poste stanno assumendo i peggiori
comportamenti delle banche nei confronti dei risparmiatori: si impongono
budget di vendita agli impiegati con tanto di incentivi, i quali fanno sì
risanare i bilanci delle poste ma creano notevoli danni al risparmio
pubblico. Ecco un esempio di lettere che abbiamo ricevuto:
Buonasera. avrei bisogno di un consiglio normativo legale, mi spiego,
questa mattina mia suocera e’ andata in posta per rinnovare dei buoni
postali ed il direttore dell'ufficio (non promotore finanziario) le ha
fatto sottoscrivere tutti i suoi risparmi (55.000,00 Eu )in un fondo
immobiliare chiuso Vegagest Europa Immobiliare 1 con scadenza vincolata
nel 2015 garantendogli un rendimento fittizio del 7%!
In questo momento e’ giunta da me e mi ha spiegato il fatto. Mi sono
recapitato all'ufficio per annullare l'ordine e mi hanno detto che era
impossibile: STRANO !
Ora capisco il fatto che le Poste Italiane spingano i loro dipendenti a
promuovere strumenti finanziari, ma se non altro dovrebbero prima
consegnare il prospetto informativo e dopo circa 24 ore fare sottoscrivere
l'adesione, e/o quantomeno valutare le caratteristiche del sottoscrittore
quali eta’ (70), posizione sociale (pensionata,) prospettive future
(operata di tumore ).
Potreste darmi qualche consiglio su come mi dovrei comportare per
annullare il tutto?
E’ bene sottolineare che l’impiegato postale ha commesso una palese
violazione dell’art. 29 del Regolamento Consob 11522 facendo
sottoscrivere un prodotto finanziario inadeguato alla caratteristiche
dell’investitore e quindi le poste dovranno ridare i soldi alla nonnina
settantenne, ma e’ possibile che lo Stato accetti che una sua azienda
continui a tradire la fiducia dei risparmiatori affibbiando prodotti
costosi, rischiosi ed inadeguati ad una platea in massima parte composta
da inesperti pensionati?
Si puo’ comprendere (non condividendo, ovviamente) che una azienda
privata, come una banca, in modo miope, cerchi di aumentare i propri
profitti a scapito dei propri clienti, ma riteniamo del tutto
inaccettabile che lo Stato si adegui a questo malcostume tradendo i
risparmiatori che fino ad oggi hanno riposto la massima fiducia negli
strumenti di risparmio postale. Al fine di far migliorare il bilancio
delle poste, infatti, ormai da anni si continua ad affibbiare a
risparmiatori, spesso deboli (in larga parte pensionati), prodotti che
garantiscono laute commissione alle poste, commissioni spesso non
riconosciute dai risparmiatori, e che sono del tutto inadeguati ai loro
clienti tipici. Il ministro dell’Economia non ha niente da dire in
proposto?
Alessandro Pedone, consulente Aduc per la tutela del risparmio
http://www.aduc.it
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