L'ITALIA
VUOLE VOTARE IL 12 E 13 GIUGNO.
Il referendum consultivo con cui è stato chiesto agli
abitanti della Sardegna di pronunciarsi sull'eventuale
installazione di centrali nucleari nell'isola ha superato
abbondantemente il quorum. Su quasi un milione e mezzo di
abitanti, l'isola ha registrato percentuali altissime di affluenza alle
urne: alla chiusura dei seggi domenica sera alle 22, aveva votato più di
un terzo degli elettori, il 39,83%, superando di 6 punti percentuali in
tutte le province la soglia richiesta dalla legge regionale n° 20/1957 per
dichiarare valida la consultazione referendaria.
Un coro unanime, quello sardo, per dire "no" alla politica nucleare del
governo, con picchi di partecipazione del 46,57% nella regione di
Carbonia-Iglesias, 41, 57% in quella di Cagliari, 39,33% nel Nuorese,
nell'Oristanese il 39,26%, in provincia di Sassari il 34,69%, nel Medio
Campidano il 42,28%, in Ogliastra il 39,24% e nella provincia di
Olbia-Tempio il 38,63%.
Il popolo sardo è stato l'unico, finora, a potersi esprimere sulla
questione, mentre il resto degli italiani dovrà attendere le decisioni
della Cassazione in merito al quesito sul ritorno all'atomo del 12 e 13
giugno. Il governo di Berlusconi, con la sua
moratoria-truffa, è riuscito a mettere in forse il quesito e il
diritto della popolazione ad esprimersi su esso, come hanno fatto i sardi.
Il risultato del referendum sardo dimostra «che gli italiani
vogliono votare e decidere sul proprio futuro e che non c'è alcun
voto che possa essere definito emotivo e quindi non degno di essere
espresso come Berlusconi ha deciso tentando di non far esprimere gli
italiani il 12-13 giugno sul nucleare» ha commentato il presidente
nazionale dei Verdi Angelo Bonelli, che aggiunge: «Il
superamento del quorum sul referendum consultivo sul nucleare in Sardegna
è un segnale importante e di grande stimolo per la battaglia contro il
nucleare in Italia Ora grazie al voto sardo la battaglia sul nucleare in
Italia è più forte».
Entusiasti del risultato anche i comitati promotori e le organizzazioni
che hanno sensibilizzato l'opinione pubblica sull'argomento, come il
"Comitato per il sì" e "No Nuke", cui i Verdi hanno contribuito sin dalla
nascita in modo significativo e trasversale nella convinzione che sui
grandi temi della società sia necessario tralasciare le visioni
ideologiche e di parte per confrontarsi, insieme, sui contenuti
delle cose. «Questo risultato premia tutti coloro che amano la vita in
tutte le sue forme e manifestazioni. Oggi la Sardegna, in attesa di
confrontarci in campo nazionale il 12 e 13 giugno, ribadisce questa
avversione al nucleare e invita la politica a prendere atto di questa
chiara volontà», dichiara Roberto Copparoni, Presidente
Provinciale dei Verdi di Cagliari.
Già nel 1987 i Verdi contribuirono alla pesante bocciatura dell'energia
atomica del referendum post-Chernobyl. Il risultato sardo dimostra che
la popolazione (non solo sarda) volge le sue speranze per il
proprio futuro energetico non al nucleare bensì alle energie rinnovabili
dove agricoltura, pastorizia, artigianato, pesca e turismo
possano esprimere le proprie potenzialità. Il test elettorale
della Sardegna è quanto mai importante e significativo in vista
dell'appuntamento del 12 e 13 giugno e dimostra quanto profonda sia
l'avversione all'atomo radicata nella popolazione del paese.
http://www.verdi.it
Archivio Rischio Nucleare
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