Il 12 giugno si vota anche
l'abrogazione del legittimo impedimento. La tragedia in Giappone avrebbe spinto
gli italiani a partecipare alla tornata referendaria, raggiungendo così il
quorum. Un rischio troppo alto per il premier. Così oggi un emendamento cancella
l'ipotesi di realizzare le centrali.
Il Governo blocca il progetto delle centrali nucleari, cercando di evitare il
referendum previsto per il 12 giugno prossimo. C’è troppa attenzione sul tema,
dopo la tragedia in Giappone. Così la maggioranza ha timore che gli italiani
possano partecipare al quesito referendario per esprimere la loro contrarietà
alla costruzione degli impianti sul terreno nazionale, raggiungendo il quorum.
Ma soprattutto facendolo raggiungere anche al referendum che chiede di
abrogare la legge sul legittimo impedimento. Vera preoccupazione del premier.
La volontà della maggioranza non è quella di rinunciare alla partita nucleare
ma piuttosto rimandare la questione a dopo le amministrative di maggio, che
non si annunciano di certo facili. L’emendamento presentato stamani al Senato
deve poi passare per la Camera e a Montecitorio sarà discusso il 20 maggio,
cinque giorni dopo il primo turno delle elezioni amministrative. Stando a
quanto riferiscono fonti vicine a Palazzo Chigi, dunque, il piano è solo
rimandato. Poco importa se le schede per i referendum sono già state stampate.
L’esecutivoha deciso di fermare il programma “al fine di
acquisire ulteriori evidenze scientifiche”. La rinuncia a portare avanti le
norme sulla realizzazione di impianti in Italia sostituisce la moratoria già
prevista ed è stata inserita come emendamento all’articolo 5 del decreto legge
Omnibus, ora in esame al Senato. L’emendamento è stato
presentato direttamente in Aula in mattinata e non era inserito nel fascicolo
degli emendamenti prestampati, prevede che “al fine di acquisire ulteriori
evidenze scientifiche, non si procede alla definizione e attuazione del
programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio
nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare”.
Immediate le reazioni dell’opposizione. I senatori del Pd parlano di legge
truffa. “Addio al referendum sul nucleare. Il governo vigliaccamente toglie la
parola agli elettori, portando in aula un emendamento al decreto omnibus che
verrà votato tra oggi e domani”, dicono Roberto Della Seta e
Francesco Ferrante.”E addio anche alla moratoria di un anno,
perché la procedura viene semplicemente sospesa sine die, in attesa forse di
tempi migliori e sicuramente dopo avere aggirato l’ostacolo del referendum che
avrebbe bocciato l’avventura nuclearista del Governo”, dicono. “Non è altro
che una legge truffa in salsa nucleare, ma considerando che tutti i maggior
Paesi si avviano a uscire dall’energia atomica, questo trucchetto è il
definitivo harakiri dei nuclearisti nostrani”. Mentre secondo Sergio
Chiamparino lo stop dell’esecutivo “è segno dell’ennesima
improvvisazione del governo nella politica industriale e del fatto che si
lascia guidare dalla pura ricerca di consenso”. Parlare di nucleare, secondo
in sindaco di Torino, “è stato del tutto velleitario e demagogico, volto a
trovare consensi nel mondo industriale salvo poi fare marcia indietro
sull’onda emotiva del Giappone. Questo – precisa – è segno di improvvisazione
nella politica industriale”.
Antonio Di Pietro convoca una conferenza stampa lampo a
Montecitorio per denunciare la strategia del governo: “Il governo tenta, con
l’emendamento che blocca la costruzione di centrali nucleari, di truffare con
un colpo di mano i cittadini e evitare il referendum”. Secondo il leader dell’Idv
(colto da un lievissimo malore durante le battute coi cronisti ndr)
con la decisione di oggi l’esecutivo “tenta in realtà di disinnescare la mina
dei referendum, perché la paura fa novanta e si teme che il referendum sul
nucleare trascini con sé anche quello, ben più temuto dal premier, sul
legittimo impedimento. Se si volesse rinunciare al nucleare – dice ancora il
leader Idv – noi ne saremmo felici, ma allora si deve procedere con
l’abrogazione dell’intera legge. Il parlamento – incalza Di Pietro
– non deve insomma giocare a rimpiattino. Il governo riconosca di aver fatto
un errore, ma non creda di fermare il referendum con un giochino”. E allora la
proposta dell’Italia dei valori è, innanzitutto un immediato subemendamento in
cui si chiede di abrogare tout court la legge, e poi l’invito ai cittadini di
andare comunque al referendum”, per poi arrivare “a uno scioglimento
anticipato delle Camere”.
In mattinata, durante un ‘intervento al Parlamento Europeo,
a Bruxelles, sui piani del governo per il nucleare si era
espresso negativamente Giulio Tremonti. Dopo quello che è
successo in Giappone, alla centrale di Fukushima,che
“non è solo un banale incidente”, per il ministro dell’Economia è necessaria
una “riflessione economica e non solo”. Forse è arrivato il momento, ha
continuato Tremonti, di rispondere con il “finanziamento di piani per le
energie alternative anche con gli Eurobond”, cioè l’emissione
comune di titoli di Stato europei.
“L’esecutivo ha deciso di presentare un subemendamento che è identico a quello
già presentato dai nostri senatori”, sostiene Francesco Rutelli.
“Si mette fine così”, ha concluso il leader di Api, “ad una illusione priva di
presupposti economici e di garanzie di sicurezza, tanto più alla luce del
disastro di Fukushima. Noi anti-nuclearisti potremmo gridare vittoria, in
realtà è l’ennesima pagina triste di questa legislatura”, commenta il deputato
Pd, Dario Ginefra. “Si cerca di non far raggiungere il quorum
al referendum, per timore che possa essere abrogata la norma sul legittimo
impedimento”, aggiunge, “E si lascia il Paese senza un piano energetico. Anche
gli ambientalisti non possono che gridare all’irresponsabilità di Berlusconi e
del suo Governo”.