“Votare contro la reintroduzione dell’energia nucleare in Italia è una
possibilità per costruire un nuovo futuro basato su una concezione diversa dei
beni comuni", questa è la ragione di esprimersi con un Si durante il
referendum del 12 e 13 giugno prossimo, secondo Gianni Mattioli, professore di
fisica e fondatore del “Comitato per il controllo delle scelte energetiche".
Martedì pomeriggio al convegno
pubblico “No al nucleare, sì al referendum" a Torre del Greco, tenutosi presso
la sede del comitato di quartiere La Rinascita e organizzato dal partito
Sinistra, ecologia e libertà, si è discusso con il fisico Gianni
Mattioli sull’energia nucleare e cosa comporterebbe la sua
reintroduzione nel sistema energetico italiano. “
Dopo la creazione – spiega il fisico- della bomba atomica, iniziò una vera e
propria corsa verso la conquista dell’atomo. Prima Stati Uniti e Gran Bretagna,
poi Unione Sovietica, Francia e Germania iniziarono a investire nel nucleare
come fonte di energia abbondante, a basso costo e pulita. Anche in Italia si
costruirono quattro centrali nucleari e il nostro paese era il secondo per
capacità a poter controllare il nucleare. Sull’onda del disastro di Chernobyl
nel 1986, gli italiani attraverso il referendum del 1987 misero fine
all’esperienza nucleare italiana. Ora si vorrebbe fare un passo indietro per
limitare l’azione dei cambiamenti climatici e perché si vede il nucleare come
unica fonte di approvvigionamento capace di soddisfare la continua richiesta di
energia". Se il nucleare limita i cambiamenti climatici e assicura una
fornitura energetica necessaria, allora perché votare contro?
“Perché- sostiene il professor
Mattioli- non è una fonte né pulita, né abbondante, né a basso costo. Dire che
l’energia nucleare è un’energia pulita è una bugia. In condizioni stabili, le
radiazioni colpiscono i lavoratori e le popolazioni, ridurle è impossibile se
non con l’abbandono di tale attività, come afferma anche la pubblicazione 103
del 2007 dell’ICRP (Commissione internazionale per la protezione dalle
radiazioni ionizzanti). Non è abbondante perche le scorte di uranio 235 , usate
attualmente, si esauriranno tra 80 anni e si dovrà ricorrere solo all’uranio
238, che prevede dei reattori di più alta tecnologia. Si arriverà a guerre per
l’uranio, proprio come succede per il petrolio. Inoltre non è un’energia a basso
costo. Basti pensare agli enormi capitali indispensabili per la realizzazione
delle centrali e si avrebbe un costo basso per un kwh solo se si esportasse
energia nucleare₺. Altro grande problema sono le scorie radioattive. Dove
depositarle? A tal proposito, il fisico Mattioli afferma che “ non esistono
regole standard, si basa tutto sulla ricerca e per questo il problema delle
scorie non è affatto risolto. In America inizialmente erano sistemate in siti di
roccia salina, che si pensavano impermeabili all’acqua, ma durante dei lavori si
scoprirono ben 6 milioni di metri cubi d’acqua. In Francia si fanno ricerche
sulle rocce argillose₺. L’energia nucleare coprirebbe soltanto il 6 ℅ del nostro
fabbisogno energetico e inoltre, nei momenti di picco energetico, potrebbe
essere necessaria anche l’utilizzo dell’energia elettrica, come avviene in
Francia. Un’alternativa sarebbero le fonti rinnovabili, in cui anche l’Europa
investe con il progetto 20-20-20 secondo cui entro il 2020 si dovranno
utilizzare il 20 ℅ delle fonti rinnovabili per diminuire il 20℅ delle emissioni
di anidride carbonica. Il si contro il nucleare è necessario per una nuova
società “ non fatta solo di ciò che si compra e si consuma. È possibile una
società basata su una riqualificazione urbana, energie rinnovabili,
valorizzazione dei beni culturali e turismo sostenibile. Anche questo si
deciderà con il referendum che va al di la del nucleare e dell’acqua pubblica".
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Archivio Rischio Nucleare
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