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08/02/2011 'Il nucleare non è sicuro' parola di Greenpeace (http://www.greenpeace.it)

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Il nuovo spot di Greenpeace contro il nucleare fa il verso alle pubblicità delle grandi compagnie energetiche, mostrando - con grande chiarezza, toni di voce rassicuranti e ironia - tutte le agghiaccianti verità sul nucleare.

  • Il nucleare non è sicuro: Vedi i filmati su youtube
  • Nucleare - Il problema senza la soluzione

    http://www.greenpeace.it/blog/?
    Il materiale è riproducibile gratuitamente a patto di citarne fonte, autore, link.

    08/02/2011 Rinnovabili, incentivi a rischio «Così manchiamo gli obiettivi Ue» (http://lanuovaecologia.it)

    Si attaccano gli incentivi alle rinnovabili per favorire il nucleare. Greenpeace, Legambiente e Wwf esprimono preoccupazione per le prese di posizione e dell’Autorità per l'energia

    Si attaccano gli incentivi alle rinnovabili per favorire il nucleare, quando per anni i soldi sono andati per la maggior parte alle cosiddette “assimilate”, cioè ai combustibili fossili e inceneritori. Greenpeace, Legambiente e WWF esprimono grave preoccupazione per le prese di posizione e strumentalizzazioni di questi giorni promossi dall’Autorità per l’Energia: si tratta di un attacco che mette in discussione il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020, che sono vincolanti.

    Una campagna miope e strumentale per almeno due motivi: 1) L'impatto macroeconomico e occupazionale dello sviluppo delle rinnovabili è rilevante e fa sì i maggiori costi abbiano effetti netti positivi, oltre che sull'ambiente, anche sull'economia (da 23 a 27 miliardi di euro al 2020 secondo lo studio IREX 2010); 2) Tutto il mondo sta investendo sulle rinnovabili, mentre gli investimenti sulle altre tecnologie sono in caduta libera. 

    L’opinione dell’Autorità, che concentra i suoi sforzi per ridurre la bolletta sulle rinnovabili, senza invece essere riuscita ad eliminare l’obbrobrio delle assimilate e di altri costi, è contraddetta anche in sede europea, in particolare dalla Comunicazione della Commissione europea “Renewable Energy: Progressing towards the 2020 target”, dove - nel quadro dei suggerimenti per garantire il conseguimento degli obiettivi al 2020 - a proposito dei costi delle incentivazioni testualmente si afferma che “è essenziale che tali costi siano «fuori bilancio», cioè sopportati dai consumatori di energia piuttosto che dalla fiscalità, in modo da evitare le tipiche interruzioni «stop-start» ogni qual volta i bilanci degli stati diventano più vincolati”.

    È’ evidente che in tempi di magra, legare gli incentivi alle rinnovabili, cioè all’economia del futuro, alla bolletta, garantisce dai continui tagli di bilancio che hanno rischiato di cancellare persino la defiscalizzazione del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici (e nel 2010 ne hanno modificato in peggio le modalità). Va inoltre rilevato che gli incentivi non rappresentano soltanto un costo, hanno ricadute positive in termini economici (per non parlare di quelli sociali) che alla lunga prevalgono sui costi. Su questo tema esiste una vasta letteratura internazionale, e anche istituzioni scientifiche e autorevoli società di consulenza italiane sono pervenute a conclusioni analoghe. Inoltre, quando si contrappongono alle costose rinnovabili i cicli combinati o il nucleare, nessuno ricorda quanto il loro sviluppo è costato ai contribuenti, anche per il loro legame con le ricerche per scopi militari. Gli incentivi alle rinnovabili sono l’equivalente civile di quanto hanno fatto per altre tecnologie energetiche i programmi militari e spaziali, cioè incentivi all’innovazione.

    Non ci si straccia le vesti, peraltro, per quanto previsto dall’articolo 17 del decreto legislativo 31/2010 (Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell’esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare): “Con decreto del Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze sono individuati gli strumenti di copertura finanziaria e assicurativa contro i rischi di ritardi nei tempi di costruzione e messa in esercizio degli impianti per motivi indipendenti dal titolare dell’autorizzazione unica, con esclusione dei rischi derivanti dai rapporti contrattuali con i fornitori”. Per due reattori Epr localizzati in un sito, una simile copertura potrebbe comportare oneri fino a diversi miliardi di euro. Soldi buttati, sia perché l’energia nucleare sta diventando obsoleta, sia perché gli Italiani il nucleare non lo vogliono, sia perché comunque arriverà tardi e costerà molto, ma molto di più delle rinnovabili.

    Inoltre, perché l’Autorità non diffonde i dati su quanto ha pagato sinora il contribuente italiano per il nucleare? I costi del passato gravano ancora sulla nostra bolletta, ma questo non scandalizza l’Authority, e a quanto ci risulta ammontano a circa 400 milioni di euro l’anno. Gli ambientalisti notano infine che i nuclearisti, ancora una volta, non riescono a usare il linguaggio della verità: affermano di non voler essere in competizione con le rinnovabili, e poi attaccano proprio gli incentivi alle rinnovabili. Forse per coprire l’enorme danno economico, oltre che di perdita di tempo, che il nucleare rappresenterebbe per l’Italia.

    http://www.stabiachannel.it

    http://www.lanuovaecologia.it

    04/02/2011 No al nucleare sì alle rinnovabili (http://legambienteva.blogspot.com)



    Oltre 100.000 firme raccolte, 80.000 consegnate a Roma. E' stato raggiunto il primo obiettivo della raccolta firme a sostegno della proposta di legge nazionale d'iniziativa popolare per lo sviluppo dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili!

    In provincia di Varese abbiamo raccolto, insieme alle altre realtà del coordinamento locale, circa 2500 firme in meno di un mese!
    Ma la battaglia è solo all'inizio. Per rimanere aggiornati: www.energiafelice.it  .

    Qui trovate il video di Legambiente in risposta

    http://legambienteva.blogspot.com
    Riproduzione autorizzata con indicazione della fonte, o come altrimenti specificato

    26/12/2011 No al nucleare, sì alle rinnovabili (Tommaso Sodano e Mario Agostinelli*,http://www.ilfattoquotidiano.it )

    La mattina del 21 dicembre, in una Roma blindata e con un Parlamento sordo al Paese, sono state consegnate 100.000 firme a sostegno di una proposta di legge per dire “no” al nucleare e dare diffusione anche nel nostro Paese alle fonti rinnovabili. Un gesto di responsabilità e partecipazione, in sintonia con quello spirito di riappropriazione del proprio futuro che all’indomani gli studenti avrebbero rilanciato in molte città. Anche noi due, accompagnati da un vistosissimo babbo natale, ci siamo infilati con un pacco nel portone della Camera e abbiamo posato in foto che nessun giornale e nessuna TV ha in alcun modo ripreso. Già, perché il silenzio attorno ai contenuti della proposta e alle iniziative che l’hanno sorretta, è l’altra faccia della campagna massiccia che le lobbies nucleariste ed il Governo hanno avviato.

    Durante quattro mesi sono state svolte attività informative attraverso incontri pubblici, convegni, seminari e manifestazioni che hanno permesso di esaminare l’efficienza e i costi, lo sviluppo e le tecniche attuali delle energie rinnovabili, contrapponendole a quel “risorgimento nucleare” che, per la verità, è solo uno sguardo miope sul passato. Proporre un’alternativa all’atomo, come fa questo progetto di legge, fondata sul pieno e ordinato sviluppo delle energie rinnovabili, viene avvertito a livello di massa come una scelta giusta, necessaria per affrontare la situazione preoccupante del clima, ma anche come nucleo di un diverso sviluppo economico, di una politica di nuova e qualificata occupazione. E perfino come svolta qualitativa per un governo democratico e decentrato delle risorse, del loro consumo, degli effetti sulla salute, dello sviluppo ordinato di un territorio da vivere e abitare, prima che da attraversare e consumare.

    I moduli consegnati, compilati sull’intero territorio nazionale, sono il segnale dal basso verso chi si appresta a modellare il pensiero degli italiani con una campagna comunicativa a senso unico. In questi giorni sugli schermi televisivi appare una partita a scacchi. Primissimo piano sulla scacchiera e sulle mani che muovono i pezzi. I due interlocutori accompagnano ogni mossa con una affermazione. Dice uno dei giocatori: “Sono contrario all’energia nucleare perché mi preoccupo dei miei figli”. Talmente generico che appare quasi come un pre-giudizio. Facile la replica del secondo scacchista che, afferrando il cavallo, afferma : “Io sono favorevole: anche loro avranno bisogno di energia e tra 50 anni non potranno più contare solo sui combustibili fossili”. Possiamo forse negare che il petrolio è in via di esaurimento? Commovente: si prodigano per il futuro dei nostri figli… Naturalmente gli spot televisivi sorvolano sui problemi della sicurezza e minimizzano il non risolto problema dello smaltimento definitivo delle scorie, oppure non citano costi effettivi e non fanno confronti sull’occupazione. Questa partita a scacchi in verità è condotta – e qui sta la furbata, ma anche la debolezza dell’artificio – da un giocatore solo, che tiene alla larga le opinioni che i cittadini si possono fare attraverso il confronto e le testimonianze che possono dare, magari con 100.000 firme. A noi questa mirabolante partita, costata milioni di euro provenienti anche dalle tasche degli italiani, ricorda le lugubri mosse della Morte di fronte al Cavaliere nel Settimo Sigillo dell’indimenticabile Ingmar Bergman.

    Ma per i lobbisti non tutto fila liscio, nemmeno sul versante delle imprese. L’appello di 200 imprenditori guidati dal vice Presidente di Confindustria Pistorio, contro il ritorno dell’energia dall’atomo, sostiene che non si possono sommare tutti gli investimenti possibili, occorre scegliere: o nucleare o efficienza e rinnovabili. Non ci sono soldi per investire su tutto. E qui si smonta l’obiettivo di fondo della campagna in corso: “mediare” sull’affiancamento del nucleare alla scelta delle rinnovabili. “Facciamoli entrambi”, sottacendo il fatto che la discussione è solo sul sì o no alla localizzazione dei reattori che Berlusconi acquista da Sarkozy. Noi non ci caschiamo e ci piace l’allegria con cui ci siamo presentati a Montecitorio, con camioncino carico e un babbo natale beneaugurante. Barba, baffi e cappuccio che portavano in dono una energia che arriva dalla biosfera e dai territori in cui viviamo, lasciando fuori dalla porta carbone ed uranio, di solito riservati ai più cattivi.

    http://www.ilfattoquotidiano.it
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    08/02/2011 Confindustria: "No alle rinnovabili, sì al nucleare"

    ROMA - La Confindustria traccia le linee su cui il governo italiano dovrebbe muoversi in materia di energia. E sono linee ben orecise. Innanzitutto, secondo la Confindustria, è necessario azzerare gli incentivi per le fonti rinnovabili, eccessivamente dispendiosi, per concentrarsi invece sulle centrali nucleari per la produzione di energia. Inoltre sarebbe meglio riavviare gli incentivi del 55% per chi fa lavori edilizi a risparmio energetico...
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