L'Europa
nucleare si muove, in questi giorni, in direzione
diametralmente opposta rispetto a quella italiana. Il sito
della centrale nucleare di Zwentendorf, una cinquantina di
chilometri a ovest di Vienna, verrà convertita per
produrre energia solare. Il 5 novembre 1978 la popolazione
decise, con un referendum, di rendere inattivo il
reattore. Poi, nel 1999, la rinuncia all'energia nucleare
venne direttamente inserita nella Costituzione. Ma di
certo l'Austria non spende soldi per un lungo e difficile
decomissioning, che comporta il solo
smantellamento della centrale: tra qualche mese, le
facciate della centrale, il tetto, parte dei 14 ettari
adiacenti saranno ricoperti di pannelli solari, per una
capacità totale di 730 megawatt. In tal modo, la centrale
ex-nucleare di Zwentendorf contribuirà allo sviluppo delle
fonti rinnovabili e servirà a colmare il ritardo
dell´Austria rispetto agli obiettivi di Kyoto. In Italia
invece si sta seguendo un percorso all´inverso: si
preferisce tornare al nucleare e si alza la voce contro
l'Europa quando ci ricorda gli impegni presi per la
riduzione delle emissioni.
Intanto, la Francia intende procedere allo smantellamento
delle installazioni nucleari di base giudicate non sicure.
Lo ha dichiarato Andrè-Claude Lacoste, presidente dell'ASN,
l'Agenzia per la sicurezza nucleare transalpina, secondo
il quale ci sono le condizioni giuridiche e tecniche,
anche se il processo sarà lungo. La questione dello
smantellamento dei siti francesi è salita agli onori delle
cronache con gli incidenti avvenuti la scorsa estate in
alcune centrali del Paese, prima tra tutte quella di
Tricastin. Infatti da quella centrale, ad appena 200
chilometri dall'Italia, è fuoriuscito del cobalto 58, con
97 dipendenti evacuati d'urgenza e 91 che hanno presentato
segni di contaminazione al cobalto 58, un "metallo bianco"
che entra nella composizione di leghe speciali, pneumatici
e coloranti ma anche presente nei reattori. Si è trattato
del terzo incidente nucleare nella regione nell'arco di
due settimane.
Ad oggi in Francia le centrali nucleari funzionanti sono
58. Tutte le procedure di smantellamento dovranno essere
autorizzate da un decreto governativo e avranno un costo
medio di 250 milioni di euro. Ognuna di esse, come
precisato dallo stesso Lacoste, “avverrà solo nel momento
in cui non saranno più garantiti gli standard di
sicurezza”. I primi interventi, comunque, non sono attesi
prima della fine del 2009. In Francia, la dichiarazioni di
Lacoste hanno avuto una certa enfasi, anche alla luce di
una notizia proveniente dal lontano Giappone: un tecnico
di 43 anni è rimasto ferito in seguito a un incendio
scoppiato nella centrale nucleare di Onagawa, nel Giappone
settentrionale. Le fiamme, domate nel giro di un'ora, si
sono sviluppate intorno alle 14.00 locali (le 6 del
mattino in Italia) presso il reattore numero 1. Secondo
una prima ricostruzione dei fatti, l'incendio sarebbe
stato causato da un malfunzionamento del filtro
nell'impianto di condizionamento dell'aria, dove sarebbero
finite, provocando la deflagrazione, alcune scintille
prodotte dagli operai, impegnati in attività di
manutenzione.
Anche in Germania, le cose si muovono. Ogni anno, le
scorie nucleari tedesche, trattate in Francia o in Olanda,
tornano indietro, per andare nel deposito di Gorleben, in
Bassa Sassonia, protette da eserciti di poliziotti. Anche
quest'anno, il trasporto radiottivo è stato intralciato
dagli attivisti antinuclearisti, che lo hanno ritardato
stendendosi sui binari lungo il percorso ferroviario fino
a Dannenberg. Gli avversari del nucleare, ed in
particolare delle sue scorie, sono riusciti a far
ritardare di quasi un giorno l’arrivo degli 11 container
nel "deposito provvisorio" di Gorleben, un capannone
recintato e fortificato, dove già se ne trovano 80. Da
decenni. Con buona pace per la "provvisorietà" del
deposito. A fronte dei 5.000 manifestanti degli scorsi
anni, quest'anno ad ostacolare le scorie ci sono state
almeno 20.000 persone.
Come mai questo aumento di attività antinucleare in
Germania? Il motivo fondamentale è la scelta di Angela
Merkel, che è decisa a stracciare il piano di uscita dal
nucleare concordato nel 2000 dal governo di Schröder, per
cui i reattori tedeschi dovranno spegnersi entro il 2022,
a seconda della loro data di costruzione e quantità di
energia già prodotta. Quanto accade in Austria, Francia e
Germania non viene enfatizzato in Italia. Come aveva già
precisato il ministro italiano dello Sviluppo economico,
Claudio Scajola, al momento del verificarsi degli
incidenti francesi, si è trattato "di episodi sotto il
livello minimo di pericolosità". Lo stesso Scajola ha
ribadito più volte che "la storia delle 340 centrali
nucleari del mondo ben evidenzia come sia il sistema di
produzione di energia meno pericoloso di tutti".
Ci auguriamo che non serva un incidente grave per far
cambiare opinione agli italiani e al Governo. Sembra che
chi si occupa di politica dell'energia non abbia chiaro
che le fonti non rinnovabili, come petrolio, gas, carbone,
e per l'appunto il nucleare, nel futuro non si possono
ricostituire, occorre investire, invece, su quelle che
possono rinnovarsi. Ma forse l'entità degli investimenti
non è tale da suscitare l'interesse della politica. Che ha
interesse soprattutto per l’industria.
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