Voci di corridoio, soffiate e indiscrezioni. Capire se
Terracycle, l’azienda americana che solo nel 2010 ha fatturato ben 40
milioni di dollari recuperando
spazzatura, C’è chi dice alla fine dell’anno, chi a inizio 2012.
L’attesa, nel frattempo, continua a essere alimentata dall’eco di lodi e di
successi che arrivano dagli Stati Uniti e dagli altri Paesi Europei entrati
nel circuito dell’azienda.arriverà in Italia. L'obiettivo di Terracycle
apparve ovvio: raccogliere rifiuti in giro per il mondo e farli diventare
oggetti utili e pratici.
La premessa è semplice: ci si iscrive al sito dell’azienda, si identifica il
tipo di rifiuto e lo si raccoglie in scatoloni per poi spedirlo a carico di
Terracycle. Per ogni pezzo, si ricevono 2 centesimi (o l’equivalente moneta
corrente). Ovviamente l’unione fa la forza. In questo caso bisogna
coinvolgere i colleghi dell’ufficio, familiari ,aaziende o un’intera scuola
per costituire una “brigata” (così si chiamano le comunità di Terracycle)
a garanzia di una maggiore raccolta e quindi di un più oneroso premio che
potrà essere devoluto a scopi sociali.
Il “cash
for trash” ossia l’idea di dare denaro in cambio di rifiuti,
gratifica il consumatore e arricchisce una comunità. E’ in previsione del
successo di questo meccanismo di scambio che Tom Szaky, negli anni, ha
convinto un’azienda dopo l’altra a finanziare il suo progetto.
Ecco che quindi l’involucro in
alluminio da cui rigenerare un astuccio per la scuola non è uno
qualunque ma quello delle patatine Doritos, così come la confezione di
caramelle da cui nasce uno zainetto è quella gialla delle M&M’s. Le
aziende hanno tutto l’interesse a prolungare la vita dei loro brand su altri
prodotti e a promuovere il lato ambientalista della propria immagine,
mentre i consumatori si liberano degli scarti di prodotti che verrebbero in
ogni caso acquistati.
Fonte:
GreenMe.it
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