Da 15 anni in Campania abbiamo la spazzatura in strada e centinaia di
discariche illegali dove le industrie del nord non si sono fatte scrupolo
vista la convenienza dell’offerta della camorra, di smaltire i loro rifiuti
tossici.
La domanda frequente fatta da quei cittadini che ancora pensano di
ricevere INFORMAZIONI ed essere informati dalle tv e dai giornali:
ma questi rifiuti devono restare in strada?
Perché non volete gli inceneritori e le discariche? In tutta Italia ci
sono gli inceneritori!
Non vogliamo inceneritori e discariche perché sappiamo come si costruisce
una casa: non si comincia dal tetto! Perchè ci siamo informati.
Perché da tempo ormai sappiamo che i mass media sono organi di
disinformazione funzionali al potere di turno.
Perché sappiamo di soluzioni alternative, ecocompatibili, di costo
decisamente minore rispetto a inceneritori e discariche, che creano nuovi
posti di lavoro, che insomma fanno bene all’ambiente, alla salute e anche
all’economia.
In Campania da 15 anni la monnezza si accumula
in strada.
Neanche al napoletano più insensibile può far piacere vederla.
Eppure da 15 anni ancora non è OBBLIGATORIO a Napoli fare la raccolta
differenziata.
Il 5-10% dei cittadini napoletani che da anni volontariamente fa la
differenziata, spesso ha visto la propria fatica vanificata dagli operatori
ecologici, che rimischiavano tutto nei compattatori. Scoraggiante, no? Colpa
degli operatori ecologici?
Abbiamo qualche dubbio.
I comuni campani virtuosi che fanno la raccolta differenziata, sono stati
ostacolati in tutti modi da Provincia e Regione: a partire dall’
ostruzionismo sui permessi per costruire impianti di compostaggio. Quindi
questi comuni virtuosi, tuttora sono costretti a mandare la frazione umida
della differenziata a impianti di compostaggio siciliani, caricandosi dei
pesanti costi del viaggio.
Laddove avere impianti di compostaggio e impianti di biodigestione
anaerobica produrrebbe solo ricchezza.
L’inceneritore di Acerra ci è costato finora 300milioni euro.
E ancora richiede per essere terminato un’altra centinaia di milioni.
Un impianto di compostaggio per trasformare i rifiuti verdi (resti
verdi della grande distribuzione, stralci di potature ecc.) costa
5-10 milioni di euro (i costi variano a seconda della portata di
tonnellate di rifiuti che l’impianto riesce a trattare).
Un impianto del genere trasforma i rifiuti in compost, fertilizzante
naturale utilizzabile in agricoltura. Il compost ha un valore di mercato
pari a quello del concime chimico, ma fa molto più bene alla terra e
all’agricoltura!
Un impianto di biodigestione anaerobica per il trattamento dei nostri
resti organici di cucina, e dei liquami zootecnici costa dai 7 ai 20
milioni di euro, sempre a seconda della portata .
Un impianto del genere oltre al compost produce anche metano.
Perché in Campania in 15 anni di emergenza non esiste un solo impianto di
biodigestione anaerobica?
Perché le nostre istituzioni hanno voluto caparbiamente iniziare la
costruzione della casa a partire dal tetto, dall’inceneritore.
I mass media hanno l’obbligo di chiamarli TERMOVALORIZZATORI.
E’ con un uso improprio della parola che l’informazione di regime manipola
fatti e realtà.
Anche all’estero hanno gli inceneritori.
Hanno cominciato a costruirli negli anni ’80.
Oggi nessun paese europeo si sognerebbe di costruirli.
Li hanno costruiti più di 20 anni fa, ma come anello finale del ciclo
smaltimento rifiuti.
Da buoni architetti i nostri vicini europei hanno iniziato la costruzione
della casa a partire dalle fondamenta. Raccolta differenziata, impianti di
compostaggio, impianti di biodigestione anaerobica, impianti di trattamento
meccanico biologico, e quella minima parte residuale che non può essere
riciclata viene inviata agli inceneritori.
Intanto già da molti anni, si sono brevettati metodi per il recupero anche
di questa parte residuale considerata generalmente non recuperabile.
Il Centro Riciclo Vedelago, in provincia di Treviso, recupera oltre il
95% della frazione secca dei rifiuti (www.centroriciclo.com).
Oltre alla plastica delle bottiglie che vende a 200euro la tonnellata,
vetro, metalli ecc., recupera grazie al metodo dell’estrusione anche quei
materiali plastici considerati non riciclabili, come l’usa e getta, piccoli
pezzi di plastiche miste e varie, addirittura i pannolini! ecc. e li
trasforma in una sabbia sintetica molto richiesta dall’industria edilizia,
che la usa in sostituzione della sabbia naturale (mischiata al cemento si
ottengono blocchi di mattoni molto più leggeri e resistenti .
Il Centro Vedelago vende questa sabbia sintetica a 80 euro/t, e non riesce a
soddisfare la forte domanda che riceve anche dall’estero.
Allestire un Centro di ricilaggio come quello di Vedelago, richiede
inizialmente un investimento di circa 4 milioni di euro, e nel giro di 4-6
mesi è in grado di iniziare il recupero dei materiali.
Un Centro di riciclaggio, presuppone la separazione a monte della frazione
umida dal resto dei rifiuti, quindi impianti di compostaggio e di
biodigestione anaerobica.
Anche se si vuole prescindere dai pericoli sanitari e ambientali causati dai
termovalorizzatori, (li chiamo anch’io così perchè molti sono ancora indotti
a credere che questi ultimi siano altro dagli inceneritori!), nel confronto
economico con il riciclaggio e TMB l’incenerimento ne esce
decisamente perdente. Senza i finanziamenti pubblici decennali (cip 6,è una
tassa del 7% che noi tutti paghiamo , attraverso la bolletta enel, destinata
inizialmente alle fonti di energia rinnovabile, solare , eolico ecc. Solo in
Italia l’incenerimento dei rifiuti viene incentivato [se facciamo le somme
di tutti i 7% degli italiani, abbiamo la modica cifra di circa 4,5 MILIARDI
di euro ANNUI che vanno a chi gestisce i termovalorizzatori] all’estero al
contrario l’incenerimento è pesantemente tassato, proprio perché
inquinante), oggi a nessuno converrebbe costruire un inceneritore.
Allora perchè in Campania non parte la raccolta differenziata seria,
porta a porta?
Perché le “nostre” istituzioni vogliono aprire discariche e costruire
inceneritori.
Per togliere i rifiuti dalla strada?
A questo punto è chiaro anche ai più sprovveduti che discariche e
inceneritori non sono volute per togliere i rifiuti dalla strada. Piuttosto
ai nostri politicanti fa comodo che i rifiuti restino e si accumulino in
strada, perchè devono aprire discariche e costruire inceneritori!
Perché in questo modo sono i cittadini stessi a reclamare discariche e
inceneritori!
E non è tutto.
A governo caduto, Prodi con l’ordinanza del 20/02/08 autorizza la
termodistruzione delle cosiddette “ecoballe” Campane che non rispettano
le normative nazionali sulla composizione del “combustibile da rifiuto” nel
futuro inceneritore di Acerra. Sulla base dell’irregolarità delle balle di
rifiuti è in corso un ‘inchiesta giudiziaria nella quale sono stati rinviati
a giudizio il governatore della Regione Bassolino, più altri 27 imputati tra
i quali dei dirigenti della IMPREGILO, la ditta che ha preso in carico la
gestione del ciclo rifiuti in Campania.
Queste balle di merda devono essere incenerite, perché se incenerite grazie
ai cip6 valgono un miliardo di euro. Un miliardo è un miliardo, che importa
ai non –uomini della politica e delle lobbies se a farne le spese saranno il
territorio e la popolazione di Acerra!
Esasperando l’insofferenza dei cittadini per i cumuli di monnezza in strada
i non–uomini politici vogliono aprire in Campania 10 discariche e
costruire 4 megainceneritori.
Il DL 23/05/08 del governo Berlusconi sui rifiuti in Campania, agli
articoli 8 e 9 autorizza in deroga(in deroga, parola ricorrente nel
decreto!) lo smaltimento in discarica e negli inceneritori rifiuti tal quale
e rifiuti industriali pericolosi e non specificati, cioè tutto, comprese
scorie chimiche e nucleari.
Secondo il rapporto Ecomafia 2007 di Legambiente, il giro d' affari dello
smaltimento dei rifiuti tossici nel sud Italia sarebbe stimabile in circa 23
miliardi di euro all' anno: (http://it.wikipedia.org/wiki/Ecomafia).
Lo “Stato” non può mica lasciare tutti stì soldi nelle mani dell’ecomafia? E
allora legalizza a tavolino lo smaltimento dei rifiuti tossici industriali.
Magari secretando i siti, trasformandoli in siti militari off limits
presidiati dall’esercito, attuando un regime di polizia, minacciando con la
galera (da 3 a 15 anni) i cittadini che esprimono il proprio dissenso.
Facendo passare per camorristi i cittadini che sanno, che hanno capito…..
Capito a cosa servono inceneritori e discariche?
Archivio Rifiuti
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