I carabinieri del NOE hanno eseguito il 27 maggio 25
ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di dipendenti e
funzionari del Commissariato ai rifiuti della regione Campania. I reati
contestati sarebbero traffico illecito di rifiuti, falso ideologico e truffa ai
danni dello Stato e l’indagine nata da un’intercettazione avrebbe come oggetto
il trattamento improprio delle ecoballe frantumate e sversate in discarica.
Il Prefetto di Napoli Alessandro Pansa ha ricevuto un avviso di garanzia
concernente un atto da lui firmato, riguardante alcune prescrizioni alle quali
avrebbe dovuto attenersi Fibe s.p.a. La società Fibe del gruppo Impregilo che
gestiva l’intero ciclo dei rifiuti in Campania è attualmente sotto inchiesta
insieme al presidente della Regione Antonio Bassolino. Michele Greco, attuale
dirigente della Regione Campania e precedentemente alla Protezione civile,
risulta fra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare, così come
resterà “confinata” ai domiciliari Marta De Gennaro, già vice del
sottosegretario Guido Bertolaso e responsabile del settore sanità della
Protezione civile.
La nuova inchiesta culminata con le ordinanze del 27 maggio, portata avanti dai
PM Paolo Sirleo e Giuseppe Loviello che in precedenza avevano già rinviato a
giudizio i vertici della società Impregilo e lo stesso presidente Bassolino,
mette in luce in maniera impietosa le profonde connivenze che intercorrono fra
quella multinazionale del malaffare che è la camorra, molti rappresentanti della
classe politica campana e delle istituzioni, unitamente ad elementi di spicco
dell’imprenditoria nostrana.
Non è facile comprendere (e forse non lo sarà mai) se sia stata la camorra a
gestire la politica, le istituzioni e le società private, oppure viceversa sia
stato il “carrozzone istituzionale” a gestire la camorra, ma dovrebbe essere
ormai chiaro a tutti come l’emergenza dei rifiuti di Napoli sia stata ingenerata
dall’operato di questo sodalizio criminale che proprio all’interno
dell’emergenza ha costruito e continua a costruire profitti miliardari sulle
spalle di tutti i cittadini italiani e in particolar modo di quelli campani che
oltre a pagare il conto economico come tutti gli altri, hanno perso il diritto
alla salute come le esperienze di chi vive nel “triangolo della morte” stanno
tristemente a dimostrare.
Il parlamentare Italo Bocchino, capogruppo vicario del Pdl alla Camera, sembra
invece vivere in un microcosmo costruito ad hoc dove le inchieste dei magistrati
restano relegate nel novero della fantasia e la camorra, quella vera, è
costituita dai cittadini napoletani che protestano, non perché si rifiutino di
accettare di buon grado un futuro di tumori per sé stessi e per i loro figli, ma
semplicemente in quanto “pagati” per farlo dalla camorra stessa. Bocchino in
un’intervista resa al Giornale, a metà fra il delirio onirico e l’esercizio
della più becera disinformazione, rende noto perfino il “tariffario camorrista”
oltretutto superscontato dal momento che a suo dire basterebbero 20 euro per far
bruciare un cassonetto, 50 euro per costituire un blocco stradale e 100 euro per
un’intera giornata di protesta.
Non sappiamo quanti euro siano stati necessari per indurre il deputato Bocchino
a gettare discredito sulle spalle dei cittadini napoletani che protestano, anche
se probabilmente si è trattato di un conto abbastanza salato, ma siamo certi che
questo fulgido esempio di uomo politico nostrano non si è mai avventurato fra le
fila dei contestatori di Napoli per cercare la conferma delle sue parole.
Avrebbe trovato uomini e donne che stanno difendendo con i denti il loro diritto
ad avere un futuro e sono costretti a combattere “gratis” ogni giorno, non solo
contro la camorra ma anche contro beceri politicanti senza arte né parte che ne
sostengono l’operato dispensando a piene mani la disinformazione.
Marco Cedolin
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