09/05/2008 AAA Affittasi terreno x stock rifiuti (graditi tossici)
Comparso su ebay un annuncio di affitto terreno per stock rifiuti a cura
di un fantomatico "Gruppo Cittadini Tossico - Solidali"
9 maggio 2008 - Vittorio Moccia
Campani popolo egoista? Non proprio.
Chi crede che i campani siano un popolo poco solidale perchè ostacola il
percorso indicato dal Sig. De Gennaro dovrà ricredersi.
Chi è convinto che il campano, non volendo egoisticamente e stupidamente far
aprire discariche da milioni di tonnellate a pochi metri dalla vita dei loro
figli, sia un popolo rozzo e incosciente, dovrà ricredersi.
Chi, giustamente, nega che in alcune zone della campania ci sia un Olocausto
silenzioso dovuto alle sostanze chimiche e nucleari sparpagliate nelle
campagne e si incazza perchè qualche migliaio di persone incivili e
incompetenti in materia sanitaria denunciano la sofferenza e la morte dei
propri cari, dovrà scazzarsi.
Il nesso di causalità tra i rifuti tossici e le malattie è chiaramente, e
giustamente, negato nonostante alcune trascurabili evidenze. I dati che
giustamente ci vengono forniti spazzano tutti i dubbi, anche i dubbi di chi
vive e lavora le campagne a stretto contatto con cumuli di amianto.
Alla domanda "Che ripercussioni hanno i
rifiuti tossici (2550 siti ufficialmente censiti + tutti gli altri nascosti)
sulla salute umana" lo stato, e chi per lui parla risponde "Nessuna. Non
esiste nessun nesso tra rifiuti tossici e tumori".
Bene, ora non solo siamo tutti più tranquilli, ma una volta per tutte
vogliamo dimostrare all'Italia e al mondo intero che noi siamo un popolo
colmo d'amore verso il prossimo.
Un gruppo di cittadini di Nola, Acerra e Marigliano, mossi da uno slancio
d'amore, sono arrivati alla giusta conclusione che se i rifiuti tossici, che
ufficialmente sono censiti e sono stati mostrati a tutto il mondo, non fanno
male, il problema del loro smaltimento è praticamente risolto.
Infatti, stando alla realtà dei fatti, ovvero verificato che i rifiuti
tossici da anni sono sempre allo stesso posto, il più delle volte sversati
in modo antiestetico nelle tante campagne napoletane e, letto le relazioni
tecnico- scientifiche sulla innocuità degli stessi, questo gruppo di
amorevoli cittadini, toccati nell'orgoglio, hanno dato la loro massima
disponibilità allo stato italiano e alle ditte italiane ed estere
produttrici di innocue sostanze chimiche e radioattive affinchè una parte di
queste sostanze possa essere stoccata, nel modo meno antiestetico possibile,
nel giardino di casa. Gruppo Cittadini Tossico - Solidali
07/05/2008 Chiaiano, Giugliano e Villaricca: quelle cave non
possono essere utilizzate
«Il riempimento delle cave di Villaricca e Giugliano è garanzia di
inquinamento per le acque sotterranee»
7 aprile 2008 - Prof. Franco Ortolani (Ordinario di Geologia Università
di Napoli Federico II)
Lo scandalo rifiuti tra ordinanze “strane”,
incompetenze e volontà di non risolvere la crisi si aggrava sempre di più.
Siamo alle solite: l’immondizia si sta pericolosamente accumulando di
nuovo nelle vie cittadine mentre si avvicina la stagione calda. Si aggrava
la crisi per cui per togliere l’immondizia dalle strade, dopo anni e mesi
di colpevole inerzia, di provocazioni consistenti nella individuazione di
siti non idonei (mentre ve ne sono centinaia geologicamente idonei, come è
stato più volte evidenziato), il Commissariato Straordinario, come si
apprende dai mass media, è all’affannosa ricerca di cave dismesse da
riempire.
Abbiamo più volte segnalato, come ad esempio il 26 luglio 2007
nell’audizione avuta presso la Commissione Bicamerale d’indagine sul ciclo
dei rifiuti, che la quasi totalità delle cave della Campania sono state
ubicate in ammassi rocciosi permeabili (calcare, tufo, ghiaia) che nel
sottosuolo ospitano le falde idriche che alimentano vari usi (potabile,
industriale, agricolo). Inoltre molte cave sono state scavate a fossa come
quelle che si trovano ai margini della pianura campana tra Pozzuoli,
Giugliano, Villaricca, Chiaiano, la zona vesuviana, il nolano e il
casertano (es. Lo Uttaro).
Applicando gli interventi prescritti dalla
vigente legge non è possibile garantire l’impermeabilizzazione alla base
dei rifiuti per un periodo superiore a 20 anni. Il loro riempimento con
materiale inquinante rappresenta una garanzia di inquinamento per le acque
sotterranee che transitano al di sotto della Pianura Campana valutabili in
circa 600 milioni di mc l’anno, equivalenti al volume idrico contenuto in
circa 6 grandi bacini artificiali. E non si dica che lo stoccaggio sarebbe
temporaneo quando tutti sanno che l’unica discarica attiva della Campania
(Macchia Soprana di Serre) fra qualche mese sarà esaurita e nessun altro
sito è attualmente predisposto per la sua sostituzione.
Gli eventuali rifiuti accumulati nelle cave vi rimarrebbero come già
accaduto per vari “panettoni” d’immondizia disseminati in varie parti
della regione in occasione delle ennesime crisi degli scorsi anni. Ai
cittadini si devono chiarire i problemi che deriverebbero da azioni
inadeguate attuate con poteri normali o straordinari da rappresentanti
delle Istituzioni.
L’uso delle cave come discariche (tranne quelle poche e
piccole ubicate in rocce argillose), determinerà l’inquinamento delle
acque sotterrane; così come quelle realizzate poco a monte dei prelievi
idrici per l’irrigazione della Piana del Sele (Basso dell’Olmo e Macchia
Soprana) provocheranno inevitabilmente l’inquinamento delle sottostanti
acque fluviali se non si realizzano subito adeguati interventi di
protezione come era già stato proposto due anni fa dal Comune di Campagna
e dai due consorzi di bonifica che distribuiscono l’acqua nella pianura.
Nel prossimo futuro, proprio quando l’accentuazione della variazione
climatica provocherà una diminuzione delle risorse idriche, per cui si
dovrà fare sempre più ricorso all’uso delle acque sotterranee, i cittadini
della Campania erediteranno falde in gran parte inutilizzabili perché
inquinate dai rifiuti.
Alcuni mesi fa un assessore regionale ha commesso una grave leggerezza
quando ha disinvoltamente proposto l’uso delle cave abbandonate e dismesse
per risolvere l’emergenza rifiuti. Non gli può sfuggire che l’accumulo di
rifiuti inquinanti nelle cave ubicate su rocce permeabili è molto diverso
dal riempimento con il fango inerte franato dai versanti del sarnese.
I cittadini devono riflettere sul fatto che le soluzioni per uscire
definitivamente dallo scandalo-emergenza rifiuti sono state più volte
proposte dalle Assise di Palazzo Marigliano e che i mandanti (i Presidenti
del Consiglio dei Ministri) dei commissari straordinari non hanno mai
voluto chiudere la crisi che rappresenta ancora una facile via per
mobilitare ingenti somme di denaro alimentate dalle tasse pagate dai
cittadini.
Il problema rimane sempre più grave per la Campania che
continua a subire un “governo” del problema inadeguato a tutelare i
cittadini e le risorse ambientali e naturali di grande rilevanza per
l’assetto socio-economico regionale. E’ inutile ripetere che i poteri
ordinari e straordinari possono essere affidati solo a persone di
eccezionali capacità di governo che sappiano avvalersi di uno staff
costituito da professionisti di grandi qualità e trasparenza che abbiano
una approfondita conoscenza del territorio e dei problemi da risolvere.
I
Consiglieri Regionali e i componenti della Giunta devono rispettare quanto
prescritto dallo statuto della Regione Campania, Titolo II, Articolo 4,
secondo il quale la Regione Campania “assicura in concorso con le altre
Regioni la rilevazione, il controllo e la migliore utilizzazione delle
risorse idriche, per l’irrigazione e per tutti gli altri usi civili”. I
cittadini non sopporterebbero altre distrazioni da parte dei loro
rappresentanti regionali assistendo ad un eventuale ulteriore massacro
delle risorse ambientali e naturali.
06/05/2008 Sedia ricorre al Taf: 'L'Italia ci perseguita'
Si è rivolto al Tribunale amministrativo federale il napoletano cui
l'Ufficio della migrazione ha negato l'asilo politico 'Le discariche di
rifiuti velenosi mettono a rischio la nostra vita, la Svizzera ora potrebbe
tutelarla applicando la legge'
6 maggio 2008 - Marino Molinaro, Andrea Manna
Fonte: Cantone
«La Svizzera ci tuteli dallo Stato italiano
che ci perseguita». Non demorde Sergio Sedia, l’economista 34enne
residente nel cosiddetto ‘triangolo della morte’ in provincia di Napoli che a
gennaio aveva chiesto asilo politico al Ticino rivendicando per sé e la moglie
incinta il diritto alla salute poiché ritiene che la sua vita sia messa in
pericolo dalla presenza, nella Regione Campania, di migliaia di discariche
abusive contenenti rifiuti tossici, chimici e nucleari.
Sedia negli scorsi giorni ha interposto ricorso
al Tribunale amministrativo federale (Taf) di Berna con copia al Parlamento
europeo e alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu). Lo ha fatto dopo
che il Consiglio di Stato ticinese a metà gennaio gli aveva risposto che la
richiesta di asilo andrebbe inoltrata alle autorità federali e non a quelle
cantonali; dopo che a fine febbraio l’Ambasciata svizzera a Roma facendo da
filtro aveva rispedito al mittente la sua richiesta; e dopo che a fine marzo
l’Ufficio federale della migrazione, preposto all’analisi della richiesta
quale prima istanza, gli aveva risposto picche rilevando che non vi sarebbero
indizi sul fatto che la famiglia Sedia sia perseguitata dallo Stato italiano.
Infatti proprio l’essere perseguitati da uno
Stato è uno dei requisiti previsti dalla Legge federali sull’asilo (Lasi)
affinché possa essere accolta la domanda. ‘‘Sono rifugiati – recita l’articolo
3 capoverso 1 – le persone che, nel Paese di origine o di ultima residenza,
sono esposte a seri pregiudizi a causa della loro razza, religione,
nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le loro
opinioni politiche, ovvero hanno fondato timore di essere esposte a tali
pregiudizi’’.
E ‘‘sono pregiudizi seri – specifica il capoverso 2 –
segnatamente l’esposizione a pericolo della vita, dell’integrità fisica o
della libertà, nonché le misure che comportano una pressione psichica
insopportabile’’.
Ebbene, dopo il no dell’Ufficio della migrazione sono bastati pochissimi
giorni a Sergio Sedia per mettere su due Cd-Rom una «copiosa
documentazione cartacea e video – come si legge nel ricorso – della
catastrofe annunciata» che a suo avviso prova sia la reale mesa in
pericolo della salute della popolazione campana (il ‘‘gruppo sociale esposto a
seri pregiudizi’’, come richiede la Lasi) sia l’inattività e la colpa dei
politici comunali, provinciali, regionali e nazionali nella malagestione dei
rifiuti urbani e di quelli provenienti da altre regioni e da svariate attività
industriali (‘‘l’esposizione a pericolo della vita e dell’integrità fisica’’,
come prevede il capoverso 2). I Cd-Rom allegati al ricorso contengono
documenti scientifici sulla contaminazione da diossine, sul nesso fra
discariche e tumori, sull’incremento della mortalità per tumori nella
distretto 73 dov’è situato il Comune di Sedia, nonché vari servizi
giornalistici che evidenziano le colpe delle istituzioni locali e nazionali
(per esempio la Corte di giustizia dell’Unione europea un mese fa ha criticato
lo Stato italiano ritenendo inadeguato il suo sistema di smaltimento della
spazzatura, a partire dalla mancata conformità delle norme sulle discariche
approvate nel 2003 dal governo Berlusconi con la direttiva Ue del 1999 che
definisce la nozione di rifiuti pericolosi).
Nel ricorso l’avvocato di Sedia ritiene che
l’Ufficio della migrazione abbia «voluto dare un’interpretazione illogica
ed espressamente letterale» alle norme sull’asilo a fronte della
richiesta di Sedia. Quando invece «è evidente, così come documentato dal
materiale fornito e dal copioso materiale presente sulla stampa mondiale e
sulle più autorevoli riviste scientifiche, che si tratta nella fattispecie di
una situazione persistente di pregiudizio alla vita della popolazione locale,
nonché di una pressione psicologica insopportabile dovuta al timore di perdere
la vita».
Il legale evidenzia pure che «attraverso
l’interpretazione della vostra Legge sull’asilo politico si è voluto escludere
la responsabilità dello Stato italiano perché Stato di diritto, così come
evidenzia la Carta costituzionale dello stesso». È invece «evidente
il contrario» perché dalla documentazione «emerge una condotta
omissiva, ovvero di favoreggiamento di chi ha determinato tale situazione di
pericolo a carico della popolazione, in quanto uno Stato di Diritto, come
quello da voi erroneamente citato, aveva l’obbligo di prevenire, intervenendo
per evitare la catastrofe e ridurre gli effetti terrificanti dei contaminanti,
e di aiutare le popolazioni vittime di tutto ciò».
Lo Stato italiano
«non facendo nulla per evitare tale catastrofe e non intervenendo nemmeno per
limitare gli effetti devastanti sulla salute dei cittadini, crea
inequivocabilmente una situazione persecutoria continua nei confronti delle
popolazioni colpite da questo flagello».
‘Il diritto alla salute’Quale dunque «l’autentico significato»
del «vostro civilissimo articolo 3»? Esso, si legge nel ricorso,
«è la massima espressione di protezione della vita di ogni essere umano».
La giurisprudenza mondiale «insegna che le norme che regolano il diritto
di protezione della vita devono essere interpretate in modo più elastico
possibile ovvero nella direzione della tutela della vita stessa e non nella
negazione di tale protezione. Questo scorretto modo di lettura va nella
direzione di negazione della protezione e quindi favorisce la morte e mette
comunque in pericolo la vita negando la protezione a chi dalla morte vuole
sfuggire».
Perciò «quando vengono lesi quei diritti
fondamentali degli esseri umani attraverso qualunque forma di malvagità (e la
condotta omissiva e passiva è sicuramente una di queste forme) come nel caso
in questione, dove le popolazioni del territorio del ricorrente sono
falcidiate da un Olocausto silenzioso quale quello della morte e della
sofferenza anche psicologica attraverso il propinamento di sostanze tossiche,
si rende necessaria una tutela ad opera di un vero Stato di diritto
(l’auspicio è che sia la Svizzera, ndr) che abbia il coraggio di
contrastare quello Stato di non-diritto (l’Italia, ndr) che con le
sue gravi condotte non ha saputo tutelare e garantire il diritto alla salute e
il diritto alla vita di alcuni cittadini.
È logico, corretto e umano pensare
che l’interpretazione unica e reale del vostro articolo 3 della Legge
sull’asilo sia tale da prendere in considerazione solo ciò che la legge
correttamente ha disciplinato, ovvero norme nate per proteggere la vita».
La parola al Taf.
07/05/2008 Rifiuti, l'Ue deferisce l'Italia
La Corte di giustizia del Lussemburgo accusa le autorità italiane di
incapacità e inefficienza: «In Campania non è ancora cambiato niente»
7 maggio 2008 - Alberto d'Argenzio
Fonte: Il Manifesto
Bruxelles La decisione era nell'aria, un'aria peraltro mefitica. E
difatti ieri, puntuale, è arrivato il deferimento dell'Italia alla
Corte di giustizia del Lussemburgo per la mancata soluzione del
problema rifiuti in Campania.
Il rinvio del Belpaese in Lussemburgo è
arrivato giusto mentre a Napoli si riammucchiano tonnellate di
immondizia, segno evidente dell'incapacità del governo locale,
nazionale e del commissario a riportare la situazione ad una normalità
che manca ormai da 14 anni. «Le montagne di immondizia abbandonata
nelle strade campane - dice il commissario all'ambiente Stavros Dimas
- sono un'illustrazione spettacolare della minaccia arrecata da una
gestione inadeguata dei rifiuti sull'ambiente e sulla salute umana».
Parallelamente è partita per Roma anche una lettera di inadempienza,
questa volta sulla gestione dei rifiuti pericolosi nel Lazio.
In
questo caso l'Italia è già stata condannata nel 2007, ma non si è
ancora messa a norma e ora rischia una multa salata.
Tornando in Campania, il passo di ieri della Commissione rappresenta
solo l'ultima di una serie di delusioni. La prima lettera di messa in
mora (l'inizio della procedura di infrazione) è datata infatti 27
giugno 2007, a questa è seguita poi una seconda missiva inviata a fine
ottobre per chiedere ulteriori chiarimenti sia sulla gestione dei
rifiuti che sugli effetti sulla salute pubblica e ambientale.
La
risposta del governo Prodi, inviata poco prima di Natale, non fugava
alcun dubbio anche perché la crisi riesplodeva a cavallo tra il
vecchio ed il nuovo anno. Il primo febbraio l'ultimo avvertimento di
Bruxelles: l'Italia aveva 30 giorni lavorativi per rimettere le cose
in ordine. Non è andata così e ieri è scattato il deferimento alla
Corte di giustizia, un atto dovuto ed avallato dalla missione di
inchiesta comunitaria recatasi in Campania per tastare con mano il
degrado e l'incapacità del governo a porvi rimedio.
«La Campania - si
legge in una nota diffusa ieri dalla Commissione - è ancora lontana
dall'aver messo in opera un sistema di gestione efficace che comprenda
la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti. Oltretutto
le autorità italiane non sono state nemmeno in grado di presentare un
calendario preciso per la costruzione e messa in servizio di un centro
di scarico, incenerimento e delle altre infrastrutture necessarie per
rispondere ai problemi dei rifiuti nella regione».
Quanto all'opera del commissario Di Gennaro il giudizio non è
certamente dei migliori, soprattutto per il prossimo futuro. «Alcuni
progressi sono stati fatti - dice sempre la Commissione - ci sono
progetti allo studio, ma non siamo convinti che il problema sarà
risolto rapidamente. Alla fine del 2007 è stato adottato un nuovo
piano di gestione dei rifiuti ma non risulta che quello precedente,
vecchio di oltre un decennio sia mai stato correttamente attuato».
Altre ragioni per proseguire fino alla Corte di giustizia.
E se è vero
che il deferimento potrebbe sfociare in una condanna e multe solo tra
parecchi mesi, è pur vero che portare il dossier rifiuti fino in
Lussemburgo è un avvertimento, e sta a dimostrare che la Commissione
guarda con attenzione ai problemi di Napoli. Lo ha fatto durante la
fallimentare gestione Bassolino-Pecoraro Scanio-Prodi e continuerà a
farlo anche ora, con un nuovo premier, lo stesso che ha promesso
soluzioni in tempi brevi.
05/05/2008 Colle Sannita. Comune: niente centrale a biomassa
Dietrofront dell'Amministrazione: sarà revocata la licenza a Ecogen
5 maggio 2008 - Luigi Moffa
Fonte: Il Mattino Benevento
L'amministrazione comunale cambia idea
circa la realizzazione dell'impianto a biomassa per la produzione di
energia, previsto nella zona Pip. Infatti, con apposita delibera di
giunta, si invita il Consiglio comunale «a revocare la deliberazione
consiliare n. 12 del 19.03.08 avente ad oggetto ”Esame proposta di
partecipazione a s.r.l. per realizzazione di impianto di produzione
energia elettrica da oli vegetali” e segnatamente nella parte in cui
viene concesso alla società Ecogen il lotto nella zona Pip».
La
decisione è stata annunciata dal sindaco Innocenzo Pugliese nel corso
dell'assemblea pubblica svoltasi presso la sala consiliare del Comune,
organizzata dal comitato promotore ”Colle libera, pulita ed onesta”
che doveva discutere sugli eventuali rischi derivanti da un simile
impianto. La scelta dell'Amministrazione recepisce le ragioni del
Comitato che aveva espresso la netta contrarietà all'impianto. Il
Comune ha tracciato anche le linee guida in materia di energia
elettrica da fonti rinnovabili secondo cui «si individua la fonte
fotovoltaica e quella eolica quali fonti rinnovabili da considerarsi
praticabili e prioritarie per la produzione di energia elettrica nel
territorio di Colle Sannita».
Inoltre, sarà conferito un incarico
all'architetto Pellegrino Soriano per la predisposizione di un
regolamento comunale per la produzione e l'utilizzo di energia
elettrica da eolico e fotovoltaico tenuto anche conto dello studio di
fattibilità a suo tempo effettuato dall'Università del Sannio. Nelle
linee guida è anche precisato che «per quanto riguarda le altre fonti
rinnovabili di energia, di procedere, prima di adottare qualsiasi
decisione in merito, ad effettuare più approfondite verifiche
riguardanti i parametri di inquinamento acustico, atmosferico e
olfattivo».
Il Comitato cittadino è stato comunque costituito, i
lavori dell'assemblea sono stati introdotti da Gianfranco D'Agostino.
Antonio Ciccone, candidato alle recenti elezioni provinciali con l'Udeur,
ha detto: «Ringrazio l'amministrazione per la sensibilità dimostrata e
la invito ad escludere dal territorio di Colle Sannita qualsiasi
impianto di questo genere». Salvatore Pugliese, invece, ha invitato
l'amministrazione a discutere anche con i componenti del Comitato il
piano che sarà redatto dall'architetto Soriano, inserendo nella
delibera delle linee guida il divieto di realizzare sul territorio del
Comune di Colle Sannita impianti a biomasse o similari.
03/05/2008 Mercato San Severino. Impianto di biomasse, no del
Comune
Non ci sono suoli e il sito è troppo vicino al centro abitato
3 maggio 2008 - Giampaolo Ricca
Fonte: Il Mattino Salerno
L'impianto per la realizzazione di
energia derivante dalla trasformazione dei rifiuti non si farà: passo
indietro da parte dei vertici di Palazzo di Città. Dopo le numerose
voci che si sono rincorse nelle passate settimane, non senza qualche
accenno di polemica, il Comune di Mercato San Severino sembra aver
deciso di non portare avanti il progetto che avrebbe voluto la
costruzione sul territorio comunale di un impianto di biomassa. La
struttura avrebbe consentito la produzione di energia elettrica dalla
combustione di rifiuti speciali, come gli scarti della lavorazione
agro-industriale.
Un decisione, quella di non creare l'impianto, resa
pubblica in maniera ufficiale attraverso il sito web del Comune. In
una nota si legge che «In data 15 aprile 2008 è scaduto il termine per
la pubblicazione dell'avviso relativo alla richiesta avanzata dalla
società "Energia Pulita S.r.l." di Pietramelara, nell'alto casertano,
per ottenere l'autorizzazione all'installazione, all'esercizio e
all'emissione in atmosfera di un impianto di produzione di energia
elettrica da fonte biomassa».
Con una comunicazione del 22 aprile,
dunque, il Comune di Mercato San Severino, guidato dal sindaco Rocca
D’Auria e dal suo vice Giovanni Romano, ha trasmesso alla giunta
regionale della Campania il proprio parere negativo alla richiesta
d'installazione dell'impianto.
«La motivazione - si legge ancora
nell'avviso - va ricondotta all'attuale ed immediata disponibilità sul
territorio comunale di suoli con destinazione urbanistica idonea ad
allocare attività come quella proposta dalla società "Energia Pulita
S.r.l", circostanza che esclude la possibilità di utilizzare suoli con
destinazione urbanistica agricola da sottoporre a procedura di
variante urbanistica. Inoltre va considerata l'inidoneità dell'area
indicata dalla stessa società in considerazione della sua
raggiungibilità e vicinanza a nuclei abitati, così come pure è stato
evidenziato dalle osservazioni pervenute nel periodo di pubblicazione
da cittadini interessati a partecipare al procedimento amministrativo
in itinere. Pertanto, - conclude la nota - in considerazione del
parere contrario del Comune di Mercato San Severino all'autorizzazione
richiesta, la procedura amministrativa avviata è definitivamente
conclusa».
Una presa di posizione quindi netta che spegne a questo
punto ogni focolaio di polemica. Nelle scorse settimane infatti alcuni
esponenti dell'opposizione si erano interessati a questa vicenda. Fu
il consigliere Mauro Iannone a prendere posizione affermando che
avrebbe fatto il possibile per chiarire tutti gli aspetti della
faccenda, specie per ciò che avrebbe riguardato le eventuali ricadute
sulla salute dei cittadini residenti nella zona dove si sarebbe dovuta
realizzare la struttura. L'impianto infatti sarebbe dovuto sorgere in
una zona di campagna molto vicina alle frazioni a valle di Mercato San
Severino, come San Vincenzo, Sant'Angelo, Lombardi e Curteri.
07/05/2008 Ecoballe, il sito resta sotto sequestro
Il Gip di Avellino ha confermato il provvedimento della procura
per l'area Asi di Pianodardine
7 maggio 2008 - Michele De Leo
Fonte: Il Mattino
Il sito per lo stoccaggio delle
ecoballe di Pianodardine resta off limits. Il giudice per le
indagini preliminari del Tribunale di Avellino Daniela Cortucci
ha, infatti, convalidato il sequestro preventivo disposto, in via
d'urgenza, lo scorso 29 aprile, dalla Procura del capoluogo irpino.
Nella sua ordinanza, il Gip evidenzia «la mancata predisposizione
del necessario piano di abbancamento dei rifiuti», che avrebbe
potuto legittimare «un pericoloso accumulo in altezza delle balle,
incompatibile con la tipologia di fondazioni realizzata, con
conseguente rischio di cedimento ed inquinamento delle sottostanti
falde acquifere».
Ma pure che «la situazione derivante dal decreto
commissariale del 22 Aprile (in cui, sottoscritto dal generale
Giannini, si disponeva il trasferimento a Pianodardine delle balle
prodotte e giacenti in sovrannumero in tutti i Cdr della regione,
ndr) necessitava di un'accorta valutazione dell'impatto che
l'intervento avrebbe avuto sull'ambiente e sulla salute pubblica».
La dottoressa Cortucci, inoltre, dichiara «assolutamente
condivisibili» le argomentazioni della Procura «quanto al pericolo
di incendi».
A riguardo rileva «il mancato rilascio del
certificato di prevenzione incendi», ritenendo inidonea
«l'istituzione di un presidio fisso dei vigili del fuoco, la cui
adeguatezza è ancora da verificare, anche alla luce di quanto
rappresentato dal comandante provinciale dei vigili del fuoco, da
cui risultano la presenza di un unico automezzo, la mancanza di
un'idonea recinzione dell'area e le difficoltà di accesso al
sito».
Motivazioni che hanno spinto il gip a convalidare il
sequestro preventivo disposto dalla Procura. Intanto, mentre in
commissariato si continua a lavorare per superare gli ostacoli che
ancora si frappongono al dissequestro del sito, gli amministratori
dell'area, protagonisti di questa battaglia e intestatari del
ricorso alla Procura, mostrano soddisfazione. «I nostri dubbi -
evidenzia il sindaco di Prata Tenneriello - si rivelano sempre più
fondati.
Facciamo sì che l'ordinanza del gip rappresenti una tappa
importante del percorso verso la provincializzazione del ciclo dei
rifiuti. Tutti i comuni devono essere uniti per perseguire quest'obiettivo».
Nel frattempo, ieri pomeriggio, la provincia ha potuto tirare un
mezzo sospiro di sollievo. Dopo oltre una settimana, infatti, il
commissariato ha autorizzato l'evacuazione di tre compattatori di
Fos dall'impianto Cdr di Pianodardine.
Un segnale positivo che ha
avuto il primo effetto di far riaprire i cancelli della struttura
per i conferimenti di alcuni mezzi carichi di rifiuti. L'Asa e le
altre società del settore sono riuscite a conferire circa 300
tonnellate di pattume che, da giorni, erano stoccate sui
compattatori. A terra, invece, continuano a giacere oltre 2mila e
500 tonnellate di immondizia, di cui circa 700 nella sola città
capoluogo.
01/05/2008 Le accuse del PM a Giannini: «troppe ingenuità,
salute violata»
Pericolo incendio a Pianodardine «Non garantito il livello di
tutela»
1 maggio 2008 - Leandro del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Un provvedimento che «non risulta supportato da alcuno specifico
parere di organi tecnico-sanitari». Una «macroscopica deficienza» -
a leggere il sequestro d’urgenza firmato dalla Procura di Avellino
del sito di stoccaggio di Pianodardine - che avrebbe potuto creare
gravi conseguenze sotto il profilo sanitario, oltre ad alimentare il
rischio di incendi.
Sono queste le motivazioni che hanno spinto il
procuratore irpino Mario Aristide Romano ad iscrivere nel registro
degli indagati il generale Franco Giannini, braccio destro del
commissario di governo Gianni De Gennaro e il presidente del
consorzio Cosmari Raffaele Spagnuolo. L’accusa è di stoccaggio
abusivo. Il generale Giannini, dal canto suo, non sembra scomporsi
più di tanto: «Sono più preoccupato per le condizioni del
territorio, che per me», ha confidato il generale al suo entourage.
Palazzo Salerno, dal canto suo, punta a mettere in sicurezza la
struttura, dopo aver letto le conclusioni dell’autorità giudiziaria.
Sott’inchiesta l’ordinanza numero 173 del 9 febbraio del 2008.
Semplice l’assunto della Procura: il parere tecnico a sostegno
dell’ordinanza riguardava l’ipotesi di stoccare solo le balle di
rifiuti provenienti dall’ex impianto di Pianodardine, «laddove
invece il provvedimento di Giannini - scrive il procuratore - fa
riferimento allo stoccaggio della stessa tipologia di rifiuto
proveniente però da tutti gli impianti della Campania (quindi, oltre
a Pianodardine, anche Battipaglia, Giugliano, Caivano e Santa Maria
Capua Vetere)». In parole povere il «piano di abbancamento» delle
ecoballe era buono a fare fronte solo ai rifiuti locali, non a
quelli provenienti da tutta la regione. Ma oltre al rischio
igienico, c’è il pericolo di incendi.
Il procuratore affonda: «Tale
macroscopica deficienza consente di ritenere che il provvedimento
del generale Giannini non si sia fatto carico di garantire un
minimale livello di tutela dell’ambiente e della salute, con
conseguente violazione del principio di precauzione e, in dispregio
degli interessi ambientali, con conseguente vizio di legittimità
della stessa ordinanza».
Poi c’è il rischio incendio: «L’alta
caratteristica infiammabile dei rifiuti abbancati costituisce
elemento di preoccupazione per l’elevato rischio incendi,
circostanza che doveva indurre il Commissariato ad adottare un
adeguato sistema antincendio, allo stato non è in alcun modo
assicurato». Non mancano stoccate per altri esponenti dello staff di
De Gennaro: «Appare di sconcertante ingenuità il suggerimento del
Commissariato, fornito a firma del dottor Greco (non indagato, ndr),
con il quale si dispone l’adozione di soluzioni antincendio minimali
mediante la realizzazione di una piazzola stoccaggi di inerti, ossia
di sabbia».
Sulla vicenda Pianodardine, il commissariato interviene
con una nota ufficiale: «Il Commissario delegato sta valutando le
ulteriori necessarie iniziative finalizzate a rimuovere ogni
possibile ostacolo all’utilizzazione dell’impianto di Pianodardine
la cui operatività è ritenuta indispensabile per evitare il
riproporsi di una fase acuta della crisi con gravi ripercussioni
anche nella provincia di Avellino». In campo anche il coordinamento
dei sindaci di Enzo Cuomo, solidale con Giannini, che «ha avuto il
merito di operare in un territorio in cui la normalità è cosa rara».
Non è più incoraggiante lo scenario di Ferrandella, stando a quanto
ricostruito dal gip Stefania Amodeo: «Durante il sopralluogo Arpac,
sono stati notati rifiuti diversi dagli Rsu, tra cui carcasse di
lavatrici, divani, materassi, parti di autoveicoli, rottami
metallici». Un altro colpo al piano anticrisi del commissario De
Gennaro.
30/04/2008 Percolato in eccesso: sigilli a Ferrandella
Il gip: pericolo per l'ambiente causato dal liquido tossico.
Indagati i vertici di Acsa e Geoeco
30 aprile 2008 - Antonio Pisani
Fonte: Il Mattino Caserta
La Procura di Santa Maria Capua
Vetere, appena venti giorni fa, era stata chiara: o a Ferrandella
vengono ripristinate le condizioni di sicurezza, ossia viene
rimosso totalmente il percolato, o il sito chiuderà. Il liquido
maleodorante è stato asportato ma non del tutto, continuando a
riversarsi nei terreni circostanti dalle vasche di raccolta. Il pm
Luigi Landolfi ha così mantenuto la parola chiedendo e ottenendo
dal gip Stefania Amodeo il sequestro preventivo del sito.
Ieri,
alle 16.20, i carabinieri del Noe di Caserta hanno posto i sigilli
allo sversatoio, da due mesi unica ancora di salvezza per Terra di
Lavoro e la provincia di Napoli.
Cinque gli indagati nel
procedimento penale aperto due mesi fa sulla scorta delle numerose
relazioni tecniche di Arpac e Asl che in poco tempo hanno
censurato le modalità di gestione di entrambi i consorzi
succedutisi a Ferrandella. Non a caso, risultano indagati Luigi
Palmieri, attuale commissario prefettizio del consorzio Acsa
Caserta 3, ente che ha gestito l’area dal sei febbraio (giorno in
cui Ferrandella aprì tra le proteste) al 15 marzo scorso, Biagio
Vagliviello, funzionario Acsa e Isidoro Orabona, presidente del
consorzio Geoeco, ente che ha preso il posto proprio dell’Acsa su
disposizione del commissario De Gennaro; iscritti nel registro
della Procura anche Felice Zippo, dirigente dell’Ufficio Tecnico
del Comune di Santa Maria la Fossa e Lucio Girardi, geologo nonchè
consulente della stessa amministrazione. I due, per conto del
comune fossataro, hanno seguito in questi mesi l’evolversi dei
lavori firmando anche delle relazioni che hanno corredato la
denuncia presentata dal sindaco di Santa Maria la Fossa Bartolomeo
Abbate.
L’autorità giudiziaria ha contestato ipotesi di reato
previste dall’articolo 256 del decreto legislativo 152 del 2006.
Ferrandella, fa notare il gip, nel tempo si è trasformata da
discarica autorizzata di rifiuti solidi urbani in sversatoio non
autorizzato di «rifiuti speciali non urbani, pericolosi». Il
magistrato cita l’ultima relazione dell’Arpac datata 18 aprile in
cui i tecnici dell’agenzia attestano «che durante il sopralluogo i
rifiuti conferiti vengono abbancati nella piazzola del secondo
lotto in cui sono stati notati rifiuti diversi dagli rsu tra cui
carcasse di lavatrici, divani, materassi, parti di auto e rottami
metallici». Inoltre, afferma il giudice, «non sono state
rispettate le modalità imposte dalle ordinanze commissariali, con
particolare riguardo al sistema di drenaggio, raccolta e
smaltimento del percolato...».
Il sito non potrà più ricevere
rifiuti ma i lavori dovranno continuare. Il magistrato insomma
condiziona la riapertura della discarica all’adeguamento delle
vasche per il percolato, oggi troppo piccole e alla rimozione dei
rifiuti speciali. «Il provvedimento chiarisce che si tratta di una
questione gestionale - dichiara il sindaco Bartolomeo Abbate - è
chiaro che non sono state salvaguardate le condizioni di
sicurezza. Peraltro il decreto di sequestro mi pare venga incontro
alla denuncia da me presentata.
Per il futuro auspichiamo la messa
in sicurezza e la non riapertura». Il sequestro di Ferrandella,
area che comunque si sarebbe riempita al massimo per fine maggio,
rappresenta un durissimo colpo per il piano del commissario Gianni
De Gennaro. E soprattutto decreta un nuovo stop alla raccolta dei
rifiuti in tutta la provincia di Caserta, con scenari a questo
punto imprevedibili considerate le temperature che iniziano a
salire. (ha collaborato Giammichele Abbate)
30/04/2008 Sigilli a Pianodardine, indagato Giannini
I pm: stoccaggio abusivo di rifiuti. Bloccato dalla magistratura
anche il sito di Ferrandella, stop al piano del commissario
30 aprile 2008 - Leandro Del gaudio
Fonte: Il Mattino Avellino
Doppio colpo al piano De Gennaro, a
dieci giorni dalla scadenza del suo mandato. La magistratura
sferra un colpo concentrico a due delle più importanti aree
previste dalla strategia anticrisi del commissario di governo. In
poche ore, due Procure ottengono il sequestro di aree funzionali
al disegno del commissario per l’emergenza rifiuti in Campania. La
Procura di Santa Maria Capua Vetere chiede e ottiene dal gip
Stefania Amodeo il sequestro del sito di Ferrandella, area
decisiva ad ingoiare tonnellate di rifiuti prodotte in regione, in
un procedimento che vede almeno cinque persone indagate. Nello
stesso pomeriggio, la Procura di Avellino sequestra l’area Asi di
Pianodardine, con un provvedimento che vede indagato il generale
Franco Giannini, braccio destro di De Gennaro, che ora si trova a
rispondere di un’ipotesi di stoccaggio abusivo, assieme a Raffaele
Spagnuolo, presidente del consorzio «Cosmari» (che si occupa dello
smaltimento rifiuti in diversi comuni dell’Avellinese).
Una
giornata nera per i vertici di Palazzo Salerno, costretti ora a
prendere le misure rispetto ai provvedimenti adottati
dall’autorità giudiziaria, in attesa ovviamente di una definizione
dei due procedimenti. Due sequestri, due soluzioni drastiche,
entrambe dettate da questioni di sicurezza. Ferrandella. Non può
ospitare rifiuti, c’è troppo percolato. Gli ultimi accertamenti
Asl, le relazioni dei tecnici di Arpac hanno spinto il pm Luigi
Landolfi a chiedere i sigilli per uno dei più grandi sversatoi
della regione.
Nell’inchiesta affidata ai carabinieri del Noe di
Caserta, vengono censurate anche le modalità di gestione dei due
consorzi che si sono succeduti a Ferrandella. Non a caso,
risultano coinvolti Luigi Palmieri, attuale commissario
prefettizio del consorzio Acsa Caserta 3, ente che ha gestito
l’area dal sei febbraio (giorno in cui Ferrandella aprì tra le
proteste) al 15 marzo scorso, Biagio Vagliviello, funzionario Acsa;
indagati anche Isidoro Orabona, presidente del consorzio Geoeco,
ente che ha preso il posto proprio dell’Acsa su disposizione del
commissario De Gennaro; Felice Zippo, dirigente dell’ufficio
tecnico del Comune di Santa Maria la Fossa e Lucio Girardi,
consulente della stessa amministrazione. Pianodardine.
Il
provvedimento di sequestro (con i nomi di Giannini e Spagnuolo)
porta la firma del procuratore Mario Aristide Romano ed è stato
eseguito dal comandante provinciale di Avellino, colonnello
Gianmarco Sottili. Anche qui, sicurezza e stabilità in primo
piano. Nelle settimane scorse, il commissariato decise di
utilizzare le piazzole di Pianodardine per disporre lo staccaggio
delle ecoballe.
Immediata la levata di scudi da parte delle
componenti più attive della società civile locale. La
mobilitazione è stata capeggiata da alcuni sindaci della zona.
Sono fioccate denunce ed esposti in Procura, che in alcuni casi
hanno assunto la caratteristica di una vera e propria class
action. Una serie di rilievi, a cui hanno fatto seguito gli
accertamenti degli esperti di Asl, dell’Arpac e degli stessi
vigili del fuoco, che sembra aver fornito parere negativo
sull’impiego del sito, visto lo stato dei luoghi.
Ed è questo il
motivo che ha spinto il procuratore irpino a firmare un
provvedimento che ora attende il vaglio di un giudice. I sigilli
comprendono un’area asi, limitrofa al cdr, che avrebbe dovuto
incamerare 20mila ecoballe. Fino a ieri, erano presenti almeno
cinquemila tonnellate, che ora restano congelate. Stando alla
relazione di vigili del fuoco, su quelle piazzole di cemento non
c’è illuminazione, né impianto antincendio. Questioni che ora
terranno impegnati i vertici di Palazzo di governo, costretti a
trovare soluzioni alternative per uscire dalla crisi. A meno dieci
giorni dal traguardo.
29/04/2008 Ecoballe, sopralluogo della Procura
29 aprile 2008 - li.sa.
Fonte: Il Mattino Avellino
Nuove difficoltà per lo
stoccaggio delle ecoballe a Pianodardine. Ma le operazioni di
abbancamento, almeno per il momento, non subiscono
rallentamenti. La Procura della Repubblica di Avellino ha
avviato, ieri, una serie di accertamenti sul sito di stoccaggio
adiacente il Cdr di Pianodardine. Sul posto si sono portati i
carabinieri del comando provinciale, i vigili del fuoco ed i
tecnici di Asl ed Arpac. Le verifiche sono state disposte in
seguito all'esposto presentato in Procura, nei giorni scorsi,
dai sindaci della media valle del Sabato contro lo stoccaggio
delle ecoballe in loco.
Gli amministratori hanno chiesto di
impedire l'abbancamento a Pianodardine «al fine di preservare
una situazione ambientale già abbondantemente compromessa» e di
verificare l'idoneità del sito ad ospitare le circa 20mila
ecoballe previste fino al prossimo 31 maggio. Fino a sera si è
temuto l'atto di sequestro dell'area. Che non è arrivato. Almeno
al momento, la Procura non ha adottato alcun provvedimento
ufficiale. Gli accertamenti, intanto, non hanno frenato
l'intenso traffico di compattatori che, provenienti dai Cdr di
Caivano, Giugliano, Battipaglia e Casalduni, hanno conferito
presso il sito di Pianodardine già oltre 3mila ecoballe. I mezzi
hanno viaggiato sino a tarda sera, evacuando gli impianti Cdr
della regione in modo da consentire la prosecuzione
dell'attività di lavorazione dei rifiuti.
Sono state avviate,
nel frattempo, le operazioni di trasferimento, presso il sito
adiacente l'impianto di Pianodardine, anche delle circa 1200
ecoballe stoccate nell'area di campo Genova, dove, con l'ormai
imminente arrivo del caldo si rischiavano problemi di carattere
igienico sanitario, soprattutto per la vicinanza con la città
ospedaliera. Ieri, l'Asa è riuscita a trasferire oltre 300
ecoballe, nonostante le difficoltà derivanti dalla presenza di
numerosi compattatori in coda pronti a conferire il proprio
carico. Ogni mezzo, infatti, riesce a trasportare in media
«solo» venti ecoballe.
Non sono mancate, durante il corso della
giornata, le sollecitazioni dei sindacati per avviare il
trasferimento anche delle ecoballe stoccate, ormai da settimane,
all'interno della stazione di trasferenza di Flumeri.
Operazione, questa, rimandata al termine dello spostamento dei
rifiuti «impacchettati» ospitati a campo Genova. Oggi, il
trasferimento di ecoballe dagli impianti Cdr della Campania a
Pianodardine proseguirà. A meno di interventi della Procura che
potrebbero salvaguardare l'area adiacente il Cdr, ma mettere a
rischio la raccolta dei rifiuti in molte zone della regione.
08/05/2008 Chiaiano sotto assedio, ma c'è una tregua
Blocchi e scontri, in serata arriva lo stop ai rilievi nelle cave
per sette giorni. L'Arpac chiede la scorta
8 maggio 2008 - Daniela de Crescenzo
Fonte: Il Mattino
Al termine di una giornata tesa, con
manifestazioni e blocchi stradali De Gennaro è riuscito a strappare
una tregua a metà al comitato per la difesa delle cave di Chiaiano,
ai sindaci dei Comuni di Marano, Mugnano e Calvizzano, al presidente
della Municipalità e quello della commissione ambiente del Comune di
Napoli. Il prefetto ha infatti proposto un tavolo tecnico e i suoi
interlocutori sottoporranno il progetto alle comunità locali: si
incontreranno martedì prossimo.
Nel frattempo non cominceranno i
rilievi che invece erano previsti per i prossimi giorni.
Probabilmente la parola fine alla sarà messa solo quando si
pronuncerà anche il nuovo governo Berlusconi. Ma il clima resta
burrascoso. Alla fine dell’incontro Pietro Rinaldi, portavoce del
comitato di Marano ha sottolineato: «A questo punto la trattativa
andrà avanti con la forza: il blocco è una forma di trattativa per
noi. L’accesso alle cave sarà bloccato a tutti anche ai tecnici». Un
clima di tensione che ha fatto chiedere ai tecnici dell’Arpac, alla
quale sono state affidate le operazioni di carotaggio, di essere
scortati sul posto dai carabinieri quando cominceranno i rilievi.
E
stanno già arrivando rinforzi alle forze dell’ordine impegnate a
Chiaiano. La situazione, infatti, continua a essere tesissima. Il
quartiere è off limits e l’intera zona nord vive giorni di caos.
Restano bloccate le strade che portano alla discarica e ieri per
tutta la giornata sono rimasti attivi i presidi. In pomeriggio c’è
stata una manifestazione alla quale hanno partecipato più di mille
persone. Tra gli altri l’assessore regionale Corrado Gabriele e l’ex
deputato Francesco Caruso. Dimostranti e forze dell’ordine si sono a
lungo fronteggiate nei pressi della fermata di Chiaiano della
metropolitana collinare, l’unico mezzo di trasporto disponibile.
Nell’area, infatti, non passano più i bus. Per oggi i commercianti
hanno annunciato una serrata.
A Marano si terrà anche un consiglio
comunale straordinario e e nella parrocchia di San Ludovico d’Angiò
è stata organizzata una veglia di preghiera. E nella notte tra
martedì e mercoledì c’è stato un altro arresto. I carabinieri hanno
messo le manette a Michele Castello, 25 anni, che è poi stato
condannato a sei mesi con la sospensione della pena. Il giovane,
apparentemente ubriaco, in compagnia di un altro ragazzo si è
scagliato contro i militari che scortavano i camion impegnati nella
raccolta dei rifiuti. Due carabinieri hanno riportato contusioni
guaribili in 3 e 5 giorni. Poi i due a bordo di lancia y hanno
tentato di speronare i militari. La vettura è stata successivamente
intercettata e bloccata: Castello è stato arrestato, il complice è
riuscito a fuggire.
A Marano, Mugnano, Chiaiano la situazione
comincia a essere difficile anche per la crescente massa di rifiuti
in strada. A Napoli resta in strada 1400 tonnellate di rifiuti. Ieri
è stata consegnata terza piazzola della discarica di Ferrandella che
dovrebbe essere collaudata entro la fine della settimana.
Per la guerriglia anti-discarica a Chiaiano arrestati e subito
condannati due dimostranti
07/05/2008 Anche il gip ferma le ecoballe
Confermato il sequestro del sito di Pianodardine: non è
garantita la sicurezza
7 maggio 2008
Fonte: Il Mmattino
Il sito per lo stoccaggio delle
ecoballe di Pianodardine resta off limits. Il Giudice per le
Indagini preliminari del Tribunale di Avellino Daniela Cortucci
ha, infatti, convalidato il sequestro preventivo disposto, in via
d'urgenza, lo scorso 29 aprile, dalla Procura del capoluogo irpino.
Nella sua ordinanza, il gip evidenzia «la mancata predisposizione
del necessario piano di abbancamento dei rifiuti», che avrebbe
potuto legittimare «un pericoloso accumulo in altezza delle balle,
incompatibile con la tipologia di fondazioni realizzata, con
conseguente rischio di cedimento ed inquinamento delle sottostanti
falde acquifere».
Ma pure che «la situazione derivante dal decreto
commissariale del 22 Aprile (in cui, sottoscritto dal generale
Giannini, si disponeva il trasferimento a Pianodardine delle balle
prodotte e giacenti in sovrannumero in tutti i Cdr della regione,
ndr) necessitava di un'accorta valutazione dell'impatto che
l'intervento avrebbe avuto sull'ambiente e sulla salute pubblica».
Il Gip dichiara «assolutamente condivisibili» le argomentazioni
della Procura «quanto al pericolo di incendi». Intanto sale la
tensione in Campania, con il rischio igienico sanitario per la
mancata raccolta rifiuti. E a Chiaiano le proteste contro le
discariche hanno portato all’arresto di due persone, subito
processate.
Il neonatologo del Santobono Luca Giordano
07/05/2008 «No ai rifiuti», un primario sulle barricate
7 maggio 2008 - Fabrizio Geremicca
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
«Nella mia esperienza professionale non ho mai riscontrato
un'incidenza così alta di linfoangiomi nel neonato, quale
quella che osservo tra i piccoli pazienti che provengono
dall'area a nord di Napoli. Mediamente, per una popolazione di
200.000 abitanti, si registrano uno o due casi all'anno. In
questa zona la media è di sei o sette, per la fascia di età
compresa tra zero e trenta giorni. Il sospetto che una simile
situazione possa essere in relazione con la presenza di
discariche, legali o meno che siano, è legittimo. Davvero non
è ragionevole che il Commissariato abbia progettato di
realizzare uno sversatoio in questo territorio».
Parole del professore Luca Giordano, primario di Neonatologia
e terapia intensiva neonatale al Santobono, uno dei volti
eccellenti della protesta che infiamma Chiaiano. Giacca blu,
cortesia e modi pacati, ieri in tarda mattinata il medico era
tra i manifestanti nei pressi del gazebo, a circa un
chilometro dall'invaso che, nei piani del commissario Gianni
De Gennaro, dovrebbe accogliere per due anni l'immondizia
prodotta a Napoli e in provincia.
Non è un uomo abituato alle
barricate, il primario del Santobono. Tuttavia, nella
mobilitazione dell'area a nord di Napoli, si sta impegnando
fino in fondo. «Oggi sarei dovuto andare a lavorare — racconta
— ma non è stato possibile. Strade bloccate, difficile
passare. Per un giorno, meglio rimanere qui per difendere la
salute di tutti ». Il cruccio del primario ospedaliero è che
la discarica della cava di Cupa dei Cani comprometta
ulteriormente un territorio gà segnato dagli sversamenti di
rifiuti, leciti ed illeciti.
«Si vada a leggere la relazione
del geologo Franco Ortolani, che insegna alla Federico II —
dice — Comprenderà perché questa discarica non va fatta. È
evidenziato a chiare lettere che lo sversatoio potrà inquinare
perfino la falda acquifera, tra qualche anno».
Non si fida, il professore Giordano, delle garanzie fornite
dai tecnici del Commissariato di governo: «Le esperienze
precedenti, relative alle discariche già realizzate, non
inducono certo all'ottimismo. Neppure fa ben sperare il fatto
che questa sia una zona ricca di cave. Esaurita la prima, alla
prossima emergenza ne troveranno un'altra da riempire di
rifiuti».
A sostegno delle sue perplessità, cita un altro
rapporto scientifico, quello realizzato nel 2007 da Renato
Pizzuti e da Aniello Pugliese in merito alla frequenza nei
neonati delle malformazioni a livello genito-urinario:
«Nell'area a nord di Napoli l'incidenza di queste patologie è
superiore del 18% rispetto alla media regionale».
Nè, secondo il professore Giordano, i residenti di Chiaiano,
di Mugnano e di Marano hanno motivo di confortarsi leggendo lo
studio su salute e rifiuti a Napoli, coordinato dal professore
Donato Greco, il direttore dell'Istituto superiore di sanità.
In esso si sostiene che non c'è legame tra l'incremento di
alcune malattie e i rifiuti solidi urbani. «Nessuno al mondo
—obietta il primario del Santobono — può dimostrare con
sicurezza scientifica che la presenza dei rifiuti non
influisca in alcun modo su determinate patologie».
Eleonora e
Roberta, le due figlie del neonatologo, sono a loro volta
impegnate da giorni nella mobilitazione. Vanno e vengono in
continuazione dall'ultimo presidio davanti alla discarica,
quello protetto dagli alberi abbattuti, da un' auto
rovesciata, dalle barricate di cassonetti e perfino da una
ruspa gialla, recuperata chissà dove e messa di traverso sulla
strada. «Salga a vedere a quale distanza dalle abitazioni si
verrà a trovare la discarica», invitano il cronista. Cinque
piani di scale, nel parco Poggio Vallesana, comune di Marano,
al confine con Napoli e, dal balcone di Carmela De Stefano, si
gode la vista del futuro invaso, con sullo sfondo la torre del
Policlinico.
«Guardi lì — dice la proprietaria di casa — in linea d'aria
sono 300 metri scarsi. Ma non è neppure questo l'aspetto
peggiore, quello che mi preoccupa di più. Il dramma è un
altro: qui sotto, per questa strada, transiteranno almeno 250
camion ogni giorno».
Uno scenario da incubo anche per Ida Napolitano, giovane
avvocato penalista, la quale pure abita tra questi palazzoni,
che ospitano complessivamente circa 3000 persone. «Faremo
tutti ricorso al Tar — promette — perché non è pensabile che
lo Stato danneggi in questo modo la salute nostra e dei nostri
figli».
Intanto, tra quelli delle barricate, qualcuno propone di
sfasciare i citofoni delle abitazioni del parco, per punire
chi non partecipa attivamente al presidio.
05/05/2008 A Chiaiano donne e bambini in marcia "Bisogna
impedire questa follia umana"
5 maggio 2008 - Patrizia Capua
Fonte: La Repubblica Napoli
L´appello contro la discarica a Chiaiano è stato lanciato anche da
padre Mattias Richter, rettore dell´Eremo dei Camaldoli. Durante
la funzione della sera, si è rivolto ai fedeli dicendo: «Cercate
di impedire questa follia umana. Evitate una delle peggiori bombe
ecologiche per questa città». Il sacerdote di origine tedesca ha
esortato i cittadini a battersi «perché si possa superare il piano
della discarica nel rione collinare, arrivando a un patto di
solidarietà».
Alle 18 i comitati anti-discarica si sono riuniti in assemblea nel
presidio permanente nato sabato sera davanti alla cava Cupa del
Cane. Qui, secondo il piano del commissario De Gennaro, dovrebbero
essere sversate 700 mila tonnellate di rifiuti di Napoli per dare
respiro per due anni alla città. Dopo l´assemblea, un migliaio di
persone si è messo in marcia verso Marano Poggio Vallesana. Corteo
pacifico composto di famiglie, donne, bambini. Marano e le
amministrazioni di Mugnano, Calvizzano e l´VIII Municipalità hanno
deciso di alzare il tiro della protesta: si riuniranno da oggi, in
seduta straordinaria permanente all´interno della cava di Chiaiano.
La mobilitazione cresce di ora in ora. È nato anche il Comitato
collinare dei Camaldoli, che abbraccia tutta il Rione Alto fino ai
Camaldolilli. I comitati per la difesa della cava stanno
organizzando un´altra manifestazione nella zona ospedaliera,
coinvolgendo operatori sanitari e ristoratori e commercianti dell´area.
E sul fronte della contestazione si schierano anche i tagliabosco
della Selva di Chiaiano, un centinaio di operatori privati che
temono per il loro lavoro: sono pronti anche a combattere una
sorta di guerriglia nelle zone più impervie della collina dei
Camaldoli.
L´emergenza Chiaiano è stata al centro della riunione delle Assise
di Palazzo Marigliano. Sulla traccia delle relazioni tecniche dei
geologi Francesco Ortolani e Giovambattista De Medici, che
bocciano la fattibilità della discarica, gli interventi del
sindaco di Marano, Salvatore Perrotta del Pd («Organizziamoci in
proprio con la differenziata»), Carlo Migliaccio, presidente
commissione Ambiente del Comune di Napoli («C´è un patto
scellerato sulla pelle dei cittadini»), l´oncologo del Pascale
Antonio Marfella («Se allertano medici sentinella, vuol dire che
c´è pericolo reale di epidemie»), Giacomo Buonomo («I cittadini
devono partecipare ai processi decisionali»). Condivisa la
proposta di Francesco De Notaris: «Non dobbiamo dire un no
sterile: creiamo un coordinamento politico-amministrativo,
chiamando in causa gli industriali veri, i parlamentari nominati
in questa zona.
Chiediamo loro di assumersi la responsabilità di
una proposta di sviluppo per quell´area, per l´economia del
territorio, per difendere il valore delle case, migliorare il
sistema dei trasporti e le scuole»
04/05/2008 Chiaiano, rivolta per la cava barricate e
assalto ai bus
4 maggio 2008 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino
Sono ancora 1300 le tonnellate di rifiuti che invadono le strade
napoletane.
Cumuli di sacchetti sono tornati nelle periferie, da
Ponticelli a Scampia, e anche nell’area occidentale, tra
Fuorigrotta e Bagnoli, i contenitori ormai traboccano. Non va
meglio nel casertano e nell’area vesuviana: a San Giorgio a
Cremano ieri c’erano 270 tonnellate di spazzatura. Problemi
anche a Casoria, Afragola e Mugnano. La situazione, con i
turisti che fortunatamente sono tornati in città e il caldo
sempre più intenso, diventa sempre più preoccupante. Ma
l’allarme per una nuova possibile crisi non ferma la protesta
contro la discarica di Chiaiano, per la quale Prodi ha firmato
il 28 un’ordinanza. Ieri i manifestanti hanno organizzato un
presidio nell’area del sito e al bivio per Mugnano hanno
bloccato la strada con i copertoni.
Poi hanno fermato un pullman
dell’Anm, hanno fatto scendere i passeggeri, lo hanno messo di
traverso provocando un ingorgo che ha messo in difficoltà anche
la zona ospedaliera. Solo dopo qualche ora i manifestanti hanno
permesso al conducente di ripartire. In via Nuova Toscanella un
altro bus è stato colpito da un cassonetto lanciato dai un
gruppo di giovani. Si è formato anche un comitato per la difesa
delle cave. Della discarica è tornata a parlare ieri il sindaco
Iervolino: «Per la città è il male minore», ha ribadito.
Contro
la nuova discarica si sono pronunciati i gruppi consiliari di
rifondazione comunista, comunisti italiani, sinistra democratica
e verdi che parlano di nuova pattumiera regionale. Oggi sulla
questione Chiaiano si riunirà l’assise di palazzo Marigliano.
Critica anche An. Ma l’onorevole Paolo Russo (Pdl) che è già
stato presidente della commissione bicamerale sul ciclo dei
rifiuti sostiene: «Per Napoli è l’ora delle scelte, anche se
dolorose».
E per evitare l’aggravarsi dell’emergenza il
commissariato di governo sta tentando di accelerare i lavori a
Ferrandella in maniera da poter utilizzare la terza piazzola
prima della fine della prossima settimana. Lunedì è previsto un
sopralluogo dell’ Arpac. Ma per il momento i camion restano
ancora incolonnati per ore intere: il consorzio Caserta 2 (che
opera con la Geoeco) ha intensificato i controlli dopo che i
sopralluoghi della Asl e delle forze dell’ordine avevano
evidenziato la presenza di materiale di risulta nel sito.
Venerdì dieci mezzi dell’Asìa sono stati rimandati indietro
perché trasportavano materassi e altro materiale che non deve
finire in discarica. Ieri sono state scaricate solo 400 delle
2200 tonnellate di spazzatura previsti. Hanno lavorato a pieno
ritomo, invece i Cdr di Caivano, Giugliano e Casalduni, mentre
sono rimasti in difficoltà tutti gli altri. L’apertura della
terza piazzola del sito di stoccaggio di Marigliano, dove da
ieri si possono portare le ecoballe, ha dato un po’ di respiro
agli impiati sovraccarichi di balle.
Tornano anche i roghi:
nelle ultime 24 ore sono stati una settantina.
06/05/2008 Chiaiano alza le barricate: bus sequestrati,
metrò fermo
Consiglio comunale di Marano nella cava: ricorso al Tar
L'immondizia invade anche parte di Napoli. Cassonetti
incendiati nel Nolano e a Somma Vesuviana
6 maggio 2008 - Luca Marconi
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
Come a Pianura, per isolare la
cava in via Cupa del Cane destinata a discarica con ordinanza
del presidente Prodi sono stati abbattuti alberi secolari,
rovesciati sulla strada assieme a cassonetti ed auto capovolte
(che sarebbero degli stessi manifestanti, ndr) e barriere
new jersey in cemento armato; e sono stati sequestrati,
ma senza danni, per un paio d'ore, diversi autobus dell'Anm.
Dopo il presidio di domenica notte, un migliaio tra chiaianesi
ma anche comitati di altre aree del Napoletano assieme alle
amministrazioni dei Comuni confinanti hanno ribadito il «no»
all'invaso da 700 mila tonnellate di rifiuti che sistemerebbe
la città di Napoli per due anni almeno.
In prima fila anche mamme e bambini, assieme agli agricoltori
della famosa ciliegia di Chiaiano, ristoratori e commercianti
ed è nato anche un comitato dei Camaldoli, dei residenti dal
Rione Alto ai Camaldolilli, preoccupati per la zona
ospedaliera oltre che del futuro del Parco delle Colline. Con
loro si è schierato anche padre Mattias Richter, rettore
dell'Eremo dei Camaldoli: durante la messa, domenica, ha detto
ai fedeli: «Cercate di impedire questa follia umana». Due le
arterie principali bloccate: il bivio di Mugnano con mamme e
bimbi a fare barriera e la rotonda di Marano ostruita da
cassonetti, masserizie, materassi ed auto vecchie.
Quando un
automobilista ha cercato di forzare il blocco stradale urtando
una donna, un cameraman che riprendeva la scena è stato
inseguito dalla folla ed ha dovuto cercare riparo tra i
poliziotti in assetto antisommossa. É stato l'unico attimo di
tensione della mattina. Mentre si riuniva in seduta
straordinaria, nella cava, il consiglio comunale di Marano col
sindaco Salvatore Perrotta e vi prendevano parte il presidente
della municipalità Carmine Malinconico, della commissione
Ambiente al Comune di Napoli Carlo Migliaccio ed il pianurese
Marco Nonno, consigliere di An. Il Comune di Marano presenterà
un ricorso al Tar Lazio contro l'ordinanza di Prodi, è stato
deciso, e la municipalità di Chiaiano si associa. «I nostri
legali di concerto con le Assise di Palazzo Marigliano -
conferma Perrotta - stanno predisponendo il ricorso e
continueremo la nostra protesta pacifica, senza cadere nelle
provocazioni e rigettando ogni forma di violenza ».
In serata,
il traffico è stato bloccato anche su via Orsolone utilizzando
un bus dell'Anm ed è stata chiusa la stazione della
metropolitana raggiunta dalla protesta. Il Prc napoletano con
Fucito e Carotenuto ed i capigruppo Parisi (Sd), Sannino
(Comunisti) e Borriello (Verdi) ha invitato il sindaco a
tenere conto del risultato negativo dello studio di
compatibilità sulla cava di Cupa del Cane che il Comune aveva
richiesto al geologo Franco Ortolani: «Non valgono nemmeno
autorevoli e mai smentiti pareri tecnici - dicono - che
dimostrano la "pericolosità delle pareti della cava"»,
fratturate, a rischio frana, nonché la certezza
dell'inquinamento della falda acquifera nel lungo termine.
Previsioni non dissonanti da quelle già pronunciate dagli
esperti De Medici e Caniparoli che hanno parlato anche
dell'impatto ambientale del transito dei camion dei rifiuti e
dei miasmi della futura discarica. Per Carotenuto e gli altri,
infine, sarebbe Bassolino il «regista dell'operazione».
Intanto a Barra, Ponticelli, nel Nolano e nell'area vesuviana
le strade si coprono di nuovo di rifiuti.
Anche l'altra notte
i pompieri sono intervenuti per spegnere più di 40 roghi tra
Napoli e provincia. A Somma i cassonetti sono stati rivoltati
in strada per protesta. Le attività dei Cdr sono a rilento. Lo
stesso commissario De Gennaro, confermando la revoca dei siti
di stoccaggio a Pianura e Gianturco, ne ha dato notizia
spiegando che «dopo i rallentamenti determinati
dall'impossibilità di utilizzare l'Asi di Pianodardine
(Avellino), il sito di Coda di Volpe (Eboli) e Ferrandelle
parzialmente operativo dal 2 maggio, l'attività di raccolta è
in graduale ripresa». Ripartono i Cdr di Caivano, Giugliano e
Casalduni.
Invece gli impianti di Battipaglia, Santa Maria
Capua Vetere e Pianodardine restano paralizzati «per problemi
connessi allo smaltimento della frazione organica ma
soprattutto per la mancanza di siti per l'abbancamento delle
ecoballe». L'Asìa parla di 1300 tonnellate di immondizia per
le strade di Napoli, sono 1100 invece per il Commissariato.
Chiaiano, migliaia di no alle ecoballe. Berlusconi rivela: da
20 giorni studio l'emergenza
30/04/2008 Sigilli a Pianodardine, indagato Giannini
Migliaia di persone manifestano a Chaiano contro le ecoballe.
A pianodardine la procura sequestra il sito.
30 aprile 2008 - Carlo Franco
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
Se Napoli piange ai piedi della sua montagna di rifiuti, Roma
non ride. Oppure: aver compagni al duol scema la pena. Le
metafore servono a spiegare che l'Europa ha posto nel mirino
la prima e la terza città d'Italia e l'ultima da Bruxelles è
che il nostro Paese finirà davanti alla Corte di giustizia
europea del Lussemburgo per i rifiuti di Napoli. E, forse, per
quelli di Roma. L'accelerazione del processo è avvenuta ieri e
le notizie rimbalzate da Bruxelles sono state variamente
commentate in Italia. Il premier Berlusconi ha ripetuto che si
trasferirà a Napoli per risolvere i problemi, ma ha annunciato
che solleciterà una relazione puntigliosa anche sulle carenze
della raccolta dei rifiuti a Roma. Ma torniamo a intrecciare
le notizie italiane con quelle provenienti dall'Ue.
Barbara Heifferich, portavoce del Commissario all'ambiente,
Stavros Dimas, ha annunciato che in questi giorni i dossier
sulla Campania e sul Lazio sono oggetto di una severa
valutazione da parte degli esperti europei.
Silvio Berlusconi,
evidentemente informato della procedura d'infrazione, ha
confermato che i problemi napoletani sono in cima ai suoi
pensieri: «Da venti giorni — ha detto — studio le carte per
farmi una idea da dove cominciare per trovare una soluzione
all'emergenza rifiuti». L'ha trovata? «La troverò nel più
breve tempo possibile — dice da Roma il premier — L'ho
promesso e manterrò l'impegno. Per ora ho capito che è
estremamente difficile ed ho scoperto che anche Roma potrebbe
trovarsi al più presto nelle stesse condizioni.
Anche Roma è
un problema, di dimensioni più modeste, certo, ma se non si
corre ai ripari si scivolerà anche lì nel dramma. Per
rendersene conto basta una cifra: in Lombardia, dove abbiamo
governato, i termovalorizzatori sono tredici, a Roma solo tre
e a Napoli non ce n'è neanche uno. Se tanto mi dà tanto anche
la Capitale è sulla via dell'emergenza e bisogna bloccare
subito la frana». Poche ma sentite parole che hanno innescato
una duplice reazione: a Napoli l'hanno presa bene, perché è di
nuovo allarme rosso, a Roma no, il paragone con Napoli, anzi,
l'hanno ritenuto un affronto. A farsi interprete di questo
sentimento è stato per primo il neosindaco Gianni Alemanno che
ha risposto a muso duro al premier utilizzando, manco a dirlo,
Napoli come termine negativo di raffronto: «Vi assicuro — ha
detto — che Roma non vivrà il tormento che ha vissuto Napoli».
Le buone intenzioni del premier di Arcore, ribadite ieri,
potrebbero non essere sufficienti. Berlusconi, infatti,
troverà una situazione di scollamento generale e il primo
ostacolo è l'ostinazione con la quale le popolazioni assediate
dai rifiuti si oppongono alle discariche. A Chiaiano ieri
mattina si è svolta un'altra manifestazione di protesta contro
la discarica con qualche migliaio di persone.
Nello stesso
momento i tecnici del Commissariato, invece, ribadivano
l'esigenza di completare al più presto la realizzazione della
discarica. I cittadini hanno risposto confermando i loro
diktat: «Giù le mani dalle cave» e dimissioni immediate del
Governatore Bassolino e del sindaco Rosa Iervolino.
Tensione a mille anche a Marano dove i carabinieri e i tecnici
dell'Arpac hanno sequestrato per irregolarità il sito di
trasferenza provocando la protesta del sindaco Salvatore
Perrotta: «E' un provvedimento ad orologeria, ma non ci
lasceremo intimidire». Anche a Savignano Irpino e a Sant'Arcangelo
Trimonti le popolazioni sono in rivolta e le autorità sembrano
impotenti contro l'onda montante.
Ai cittadini irpini,
comunque, De Gennaro ha promesso che potrebbe ridurre il
quantitativo di rifiuti da conferire alla discarica:
attualmente è di 700mila tonnellate. Ma per il commissario una
tegola è arrivata in serata: con i carabinieri che hanno
sequestrato il sito di Pianodardine su disposizione della
procura della Repubblica per «gravi carenze di sicurezza del
sito», destinato ad accogliere circa 42 mila tonnellate di
ecoballe. E, soprattutto, il generale Franco Giannini, stretto
collaboratore di De Gennaro, è stato indagato per l'ipotesi di
reato di smaltimento illecito nell'ambito dell'inchiesta della
procura di Avellino che ha portato al sequestro dell'area.
Indagato anche Raffaele Spagnuolo, presidente del consorzio
Cosmari, che comprende 44 comuni irpini, per omissione per
quanto riguarda le misure di sicurezza antincendio.
In questo clima, il cardinale Sepe ha rinnovato il suo appello
a fare presto: «L'arrivo del caldo — ha detto — mi terrorizza,
bisogna decidere in fretta cosa fare e farlo bene». Il
cardinale ha anche accennato alla prossima uscita di scena del
super commissario De Gennaro: «Ha fatto un buon lavoro, ma
evidentemente ci sono ancora dei problemi e bisogna risolverli
subito». Nessun accenno alle promesse di Berlusconi sulle
quali, del resto, Sepe si è già espresso: siamo pronti a
collaborare con chi viene a tendere una mano a Napoli, ma
aspettiamo i fatti.
07/05/2008 Un sito di stoccaggio nell'area ex Ecobat
Marcianise, ieri mattina il sopralluogo effettuato dai
tecnici del commissariato di governo
7 maggio 2008 - Franco Agrippa
Fonte: Il Mattino Caserta
Si riaffaccia l’ipotesi
dell’apertura del sito dell’ex Ecobat per lo stoccaggio
provvisorio di rifiuti e la cittadinanza insorge. Le forze
politiche sono in fermento, a Marcianise, dopo la notizia
diffusasi ieri mattina di un sopralluogo effettuato da
tecnici del commissariato per l’emergenza rifiuti nell’area
dell’ex Ecobat per verificarne i requisiti e la possibilità
di utilizzarla come sito di stoccaggio per i rifiuti. «Siamo
nettamente contrari a questa soluzione e ci opporremo nelle
dovute sedi» ha dichiarato Gabriele Amodio, coordinatore in
campagna elettorale del PD che ha annunciato per questa sera
la convocazione di un’assemblea nella sede di via Duomo sul
tema.
«È nostra intenzione - continua - chiedere
ufficialmente come forza politica e rappresentanti di una
parte della cittadinanza un impegno alla commissione
straordinaria del Comune per evitare l’attivazione del sito
ex Ecobat e un’attenzione particolare alla questione
ambientale. Nelle ultime settimane - aggiunge Amodio -
l’emergenza rifiuti sta tormentando gli abitanti di alcune
strade. Ci sono dei punti strategici in città come nei
pressi dell’ospedale o del cimitero, viale della Vittoria,
viale Kennedy e viale XXIV Maggio, in pratica la vecchia
circumvallazione esterna, e via Sant’Anna, che vengono
utilizzati come discariche, in dispregio all’igiene ma anche
ai principi di civiltà». Dello stesso avviso i
rappresentanti dell’Udc che hanno discusso della probabile
attivazione dell’area ex Ecobat in un’assemblea nella sede
dell’Udc in via Santoro.
«Non siamo assolutamente d’accordo
con questa decisione - ha affermato l’ex capogruppo
consiliare Giacomo Tartaglione - Marcianise ha già pagato un
prezzo molto alto in termini di inquinamento, con lo
sversamento sul nostro territorio di grandi quantità di
rifiuti leciti ed illeciti. Il sito dell’ex Ecobat, poi, è a
poche centinaia di metri dalla città, in prossimità di due
impianti sportivi, il velodromo e una piscina privata che
sta per essere inaugurata, e di insediamenti di qualità come
Oromare. Per questo - conclude Tartaglione - riteniamo che
vadano adottati tutti gli strumenti idonei per evitare che
ciò accada e abbiamo deciso di rivolgerci al prefetto
Cimmino affinché si possa affrontare la questione con il
commissariato per l'emergenza rifiuti». Tartaglione ha
riferito che anche l'unico deputato marcianisano, Mimì Zinzi,
sta seguendo con attenzione la vicenda. Il coordinatore del
Pdl, Paride Amoroso, fa sapere di avere già inoltrato,
tramite i deputati Cosentino e Romano, una richiesta di
audizione al commissario straordinario De Gennaro. Dopo
circa un anno mezzo insomma, si ripropone a Marcianise un
problema che sembrava risolto. Nell’ottobre del 2006, con
un’ordinanza, l’allora commissario per l’emergenza rifiuti,
Guido Bertolaso, dispose la requisizione dell’area adiacente
allo stabilimento Ecobat, di circa quarantamila metri
quadrati, per realizzare un sito di stoccaggio della
frazione organica stabilizzata proveniente dai Cdr di Santa
Maria. Nel giro di alcuni mesi il progetto di due
piattaforme fu messo in pratica al costo di circa
ottocentomila euro, tant’è che nel giugno del 2007,
Bertolaso, con un’altra ordinanza (la 190) autorizzava
l'attività di stoccaggio. Una decisione contestata fin dagli
inizi dall’amministrazione comunale, dalla cittadinanza,
dagli operatori e perfino dal clero.
Il sindaco Fecondo
chiese il ritiro delle ordinanze di Bertolaso e
l’attivazione di controlli con carotaggio del terreno per la
rilevazione dell’inquinamento da metalli pesanti, ed emise
un'ordinanza, poi bocciata dal Tar, che vietava l'attività
di smaltimento di rifiuti. Le analisi sulla
caratterizzazione dell'area richieste proprio da Fecondo e
dallo stesso commissariato confermarono la presenza di
metalli pesanti.
http://lists.peacelink.it/napoli/
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Archivio Emergenza Napoli
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