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09/05/2008 Rifiuti tossici. Il caso Chiaiano (http://lists.peacelink.it/napoli)

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09/05/2008 AAA Affittasi terreno x stock rifiuti (graditi tossici)

Comparso su ebay un annuncio di affitto terreno per stock rifiuti a cura di un fantomatico "Gruppo Cittadini Tossico - Solidali"
9 maggio 2008 - Vittorio Moccia

Campani popolo egoista? Non proprio.
Chi crede che i campani siano un popolo poco solidale perchè ostacola il percorso indicato dal Sig. De Gennaro dovrà ricredersi.
Chi è convinto che il campano, non volendo egoisticamente e stupidamente far aprire discariche da milioni di tonnellate a pochi metri dalla vita dei loro figli, sia un popolo rozzo e incosciente, dovrà ricredersi.
Chi, giustamente, nega che in alcune zone della campania ci sia un Olocausto silenzioso dovuto alle sostanze chimiche e nucleari sparpagliate nelle campagne e si incazza perchè qualche migliaio di persone incivili e incompetenti in materia sanitaria denunciano la sofferenza e la morte dei propri cari, dovrà scazzarsi.
Il nesso di causalità tra i rifuti tossici e le malattie è chiaramente, e giustamente, negato nonostante alcune trascurabili evidenze. I dati che giustamente ci vengono forniti spazzano tutti i dubbi, anche i dubbi di chi vive e lavora le campagne a stretto contatto con cumuli di amianto.

Alla domanda "Che ripercussioni hanno i rifiuti tossici (2550 siti ufficialmente censiti + tutti gli altri nascosti) sulla salute umana" lo stato, e chi per lui parla risponde "Nessuna. Non esiste nessun nesso tra rifiuti tossici e tumori".

Bene, ora non solo siamo tutti più tranquilli, ma una volta per tutte vogliamo dimostrare all'Italia e al mondo intero che noi siamo un popolo colmo d'amore verso il prossimo.



Un gruppo di cittadini di Nola, Acerra e Marigliano, mossi da uno slancio d'amore, sono arrivati alla giusta conclusione che se i rifiuti tossici, che ufficialmente sono censiti e sono stati mostrati a tutto il mondo, non fanno male, il problema del loro smaltimento è praticamente risolto.
Infatti, stando alla realtà dei fatti, ovvero verificato che i rifiuti tossici da anni sono sempre allo stesso posto, il più delle volte sversati in modo antiestetico nelle tante campagne napoletane e, letto le relazioni tecnico- scientifiche sulla innocuità degli stessi, questo gruppo di amorevoli cittadini, toccati nell'orgoglio, hanno dato la loro massima disponibilità allo stato italiano e alle ditte italiane ed estere produttrici di innocue sostanze chimiche e radioattive affinchè una parte di queste sostanze possa essere stoccata, nel modo meno antiestetico possibile, nel giardino di casa.
Gruppo Cittadini Tossico - Solidali 

 07/05/2008 Chiaiano, Giugliano e Villaricca: quelle cave non possono essere utilizzate

«Il riempimento delle cave di Villaricca e Giugliano è garanzia di inquinamento per le acque sotterranee»
7 aprile 2008 - Prof. Franco Ortolani (Ordinario di Geologia Università di Napoli Federico II)

Lo scandalo rifiuti tra ordinanze “strane”, incompetenze e volontà di non risolvere la crisi si aggrava sempre di più. Siamo alle solite: l’immondizia si sta pericolosamente accumulando di nuovo nelle vie cittadine mentre si avvicina la stagione calda. Si aggrava la crisi per cui per togliere l’immondizia dalle strade, dopo anni e mesi di colpevole inerzia, di provocazioni consistenti nella individuazione di siti non idonei (mentre ve ne sono centinaia geologicamente idonei, come è stato più volte evidenziato), il Commissariato Straordinario, come si apprende dai mass media, è all’affannosa ricerca di cave dismesse da riempire.

Abbiamo più volte segnalato, come ad esempio il 26 luglio 2007 nell’audizione avuta presso la Commissione Bicamerale d’indagine sul ciclo dei rifiuti, che la quasi totalità delle cave della Campania sono state ubicate in ammassi rocciosi permeabili (calcare, tufo, ghiaia) che nel sottosuolo ospitano le falde idriche che alimentano vari usi (potabile, industriale, agricolo). Inoltre molte cave sono state scavate a fossa come quelle che si trovano ai margini della pianura campana tra Pozzuoli, Giugliano, Villaricca, Chiaiano, la zona vesuviana, il nolano e il casertano (es. Lo Uttaro).

Applicando gli interventi prescritti dalla vigente legge non è possibile garantire l’impermeabilizzazione alla base dei rifiuti per un periodo superiore a 20 anni. Il loro riempimento con materiale inquinante rappresenta una garanzia di inquinamento per le acque sotterranee che transitano al di sotto della Pianura Campana valutabili in circa 600 milioni di mc l’anno, equivalenti al volume idrico contenuto in circa 6 grandi bacini artificiali. E non si dica che lo stoccaggio sarebbe temporaneo quando tutti sanno che l’unica discarica attiva della Campania (Macchia Soprana di Serre) fra qualche mese sarà esaurita e nessun altro sito è attualmente predisposto per la sua sostituzione.

Gli eventuali rifiuti accumulati nelle cave vi rimarrebbero come già accaduto per vari “panettoni” d’immondizia disseminati in varie parti della regione in occasione delle ennesime crisi degli scorsi anni. Ai cittadini si devono chiarire i problemi che deriverebbero da azioni inadeguate attuate con poteri normali o straordinari da rappresentanti delle Istituzioni.

L’uso delle cave come discariche (tranne quelle poche e piccole ubicate in rocce argillose), determinerà l’inquinamento delle acque sotterrane; così come quelle realizzate poco a monte dei prelievi idrici per l’irrigazione della Piana del Sele (Basso dell’Olmo e Macchia Soprana) provocheranno inevitabilmente l’inquinamento delle sottostanti acque fluviali se non si realizzano subito adeguati interventi di protezione come era già stato proposto due anni fa dal Comune di Campagna e dai due consorzi di bonifica che distribuiscono l’acqua nella pianura.

Nel prossimo futuro, proprio quando l’accentuazione della variazione climatica provocherà una diminuzione delle risorse idriche, per cui si dovrà fare sempre più ricorso all’uso delle acque sotterranee, i cittadini della Campania erediteranno falde in gran parte inutilizzabili perché inquinate dai rifiuti.

Alcuni mesi fa un assessore regionale ha commesso una grave leggerezza quando ha disinvoltamente proposto l’uso delle cave abbandonate e dismesse per risolvere l’emergenza rifiuti. Non gli può sfuggire che l’accumulo di rifiuti inquinanti nelle cave ubicate su rocce permeabili è molto diverso dal riempimento con il fango inerte franato dai versanti del sarnese.



I cittadini devono riflettere sul fatto che le soluzioni per uscire definitivamente dallo scandalo-emergenza rifiuti sono state più volte proposte dalle Assise di Palazzo Marigliano e che i mandanti (i Presidenti del Consiglio dei Ministri) dei commissari straordinari non hanno mai voluto chiudere la crisi che rappresenta ancora una facile via per mobilitare ingenti somme di denaro alimentate dalle tasse pagate dai cittadini.

Il problema rimane sempre più grave per la Campania che continua a subire un “governo” del problema inadeguato a tutelare i cittadini e le risorse ambientali e naturali di grande rilevanza per l’assetto socio-economico regionale. E’ inutile ripetere che i poteri ordinari e straordinari possono essere affidati solo a persone di eccezionali capacità di governo che sappiano avvalersi di uno staff costituito da professionisti di grandi qualità e trasparenza che abbiano una approfondita conoscenza del territorio e dei problemi da risolvere.

I Consiglieri Regionali e i componenti della Giunta devono rispettare quanto prescritto dallo statuto della Regione Campania, Titolo II, Articolo 4, secondo il quale la Regione Campania “assicura in concorso con le altre Regioni la rilevazione, il controllo e la migliore utilizzazione delle risorse idriche, per l’irrigazione e per tutti gli altri usi civili”. I cittadini non sopporterebbero altre distrazioni da parte dei loro rappresentanti regionali assistendo ad un eventuale ulteriore massacro delle risorse ambientali e naturali.

06/05/2008 Sedia ricorre al Taf: 'L'Italia ci perseguita'

Si è rivolto al Tribunale amministrativo federale il napoletano cui l'Ufficio della migrazione ha negato l'asilo politico 'Le discariche di rifiuti velenosi mettono a rischio la nostra vita, la Svizzera ora potrebbe tutelarla applicando la legge'
6 maggio 2008 - Marino Molinaro, Andrea Manna
Fonte: Cantone

«La Svizzera ci tuteli dallo Stato italiano che ci perseguita». Non demorde Sergio Sedia, l’economista 34enne residente nel cosiddetto ‘triangolo della morte’ in provincia di Napoli che a gennaio aveva chiesto asilo politico al Ticino rivendicando per sé e la moglie incinta il diritto alla salute poiché ritiene che la sua vita sia messa in pericolo dalla presenza, nella Regione Campania, di migliaia di discariche abusive contenenti rifiuti tossici, chimici e nucleari.

Sedia negli scorsi giorni ha interposto ricorso al Tribunale amministrativo federale (Taf) di Berna con copia al Parlamento europeo e alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu). Lo ha fatto dopo che il Consiglio di Stato ticinese a metà gennaio gli aveva risposto che la richiesta di asilo andrebbe inoltrata alle autorità federali e non a quelle cantonali; dopo che a fine febbraio l’Ambasciata svizzera a Roma facendo da filtro aveva rispedito al mittente la sua richiesta; e dopo che a fine marzo l’Ufficio federale della migrazione, preposto all’analisi della richiesta quale prima istanza, gli aveva risposto picche rilevando che non vi sarebbero indizi sul fatto che la famiglia Sedia sia perseguitata dallo Stato italiano.

Infatti proprio l’essere perseguitati da uno Stato è uno dei requisiti previsti dalla Legge federali sull’asilo (Lasi) affinché possa essere accolta la domanda. ‘‘Sono rifugiati – recita l’articolo 3 capoverso 1 – le persone che, nel Paese di origine o di ultima residenza, sono esposte a seri pregiudizi a causa della loro razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le loro opinioni politiche, ovvero hanno fondato timore di essere esposte a tali pregiudizi’’.

E ‘‘sono pregiudizi seri – specifica il capoverso 2 – segnatamente l’esposizione a pericolo della vita, dell’integrità fisica o della libertà, nonché le misure che comportano una pressione psichica insopportabile’’.

Ebbene, dopo il no dell’Ufficio della migrazione sono bastati pochissimi giorni a Sergio Sedia per mettere su due Cd-Rom una «copiosa documentazione cartacea e video – come si legge nel ricorso – della catastrofe annunciata» che a suo avviso prova sia la reale mesa in pericolo della salute della popolazione campana (il ‘‘gruppo sociale esposto a seri pregiudizi’’, come richiede la Lasi) sia l’inattività e la colpa dei politici comunali, provinciali, regionali e nazionali nella malagestione dei rifiuti urbani e di quelli provenienti da altre regioni e da svariate attività industriali (‘‘l’esposizione a pericolo della vita e dell’integrità fisica’’, come prevede il capoverso 2). I Cd-Rom allegati al ricorso contengono documenti scientifici sulla contaminazione da diossine, sul nesso fra discariche e tumori, sull’incremento della mortalità per tumori nella distretto 73 dov’è situato il Comune di Sedia, nonché vari servizi giornalistici che evidenziano le colpe delle istituzioni locali e nazionali (per esempio la Corte di giustizia dell’Unione europea un mese fa ha criticato lo Stato italiano ritenendo inadeguato il suo sistema di smaltimento della spazzatura, a partire dalla mancata conformità delle norme sulle discariche approvate nel 2003 dal governo Berlusconi con la direttiva Ue del 1999 che definisce la nozione di rifiuti pericolosi).

Nel ricorso l’avvocato di Sedia ritiene che l’Ufficio della migrazione abbia «voluto dare un’interpretazione illogica ed espressamente letterale» alle norme sull’asilo a fronte della richiesta di Sedia. Quando invece «è evidente, così come documentato dal materiale fornito e dal copioso materiale presente sulla stampa mondiale e sulle più autorevoli riviste scientifiche, che si tratta nella fattispecie di una situazione persistente di pregiudizio alla vita della popolazione locale, nonché di una pressione psicologica insopportabile dovuta al timore di perdere la vita».

Il legale evidenzia pure che «attraverso l’interpretazione della vostra Legge sull’asilo politico si è voluto escludere la responsabilità dello Stato italiano perché Stato di diritto, così come evidenzia la Carta costituzionale dello stesso». È invece «evidente il contrario» perché dalla documentazione «emerge una condotta omissiva, ovvero di favoreggiamento di chi ha determinato tale situazione di pericolo a carico della popolazione, in quanto uno Stato di Diritto, come quello da voi erroneamente citato, aveva l’obbligo di prevenire, intervenendo per evitare la catastrofe e ridurre gli effetti terrificanti dei contaminanti, e di aiutare le popolazioni vittime di tutto ciò».

Lo Stato italiano «non facendo nulla per evitare tale catastrofe e non intervenendo nemmeno per limitare gli effetti devastanti sulla salute dei cittadini, crea inequivocabilmente una situazione persecutoria continua nei confronti delle popolazioni colpite da questo flagello».

‘Il diritto alla salute’Quale dunque «l’autentico significato» del «vostro civilissimo articolo 3»? Esso, si legge nel ricorso, «è la massima espressione di protezione della vita di ogni essere umano». La giurisprudenza mondiale «insegna che le norme che regolano il diritto di protezione della vita devono essere interpretate in modo più elastico possibile ovvero nella direzione della tutela della vita stessa e non nella negazione di tale protezione. Questo scorretto modo di lettura va nella direzione di negazione della protezione e quindi favorisce la morte e mette comunque in pericolo la vita negando la protezione a chi dalla morte vuole sfuggire».

Perciò «quando vengono lesi quei diritti fondamentali degli esseri umani attraverso qualunque forma di malvagità (e la condotta omissiva e passiva è sicuramente una di queste forme) come nel caso in questione, dove le popolazioni del territorio del ricorrente sono falcidiate da un Olocausto silenzioso quale quello della morte e della sofferenza anche psicologica attraverso il propinamento di sostanze tossiche, si rende necessaria una tutela ad opera di un vero Stato di diritto (l’auspicio è che sia la Svizzera, ndr) che abbia il coraggio di contrastare quello Stato di non-diritto (l’Italia, ndr) che con le sue gravi condotte non ha saputo tutelare e garantire il diritto alla salute e il diritto alla vita di alcuni cittadini.

È logico, corretto e umano pensare che l’interpretazione unica e reale del vostro articolo 3 della Legge sull’asilo sia tale da prendere in considerazione solo ciò che la legge correttamente ha disciplinato, ovvero norme nate per proteggere la vita»
. La parola al Taf.

07/05/2008 Rifiuti, l'Ue deferisce l'Italia


La Corte di giustizia del Lussemburgo accusa le autorità italiane di incapacità e inefficienza: «In Campania non è ancora cambiato niente»
7 maggio 2008 - Alberto d'Argenzio
Fonte: Il Manifesto

Bruxelles La decisione era nell'aria, un'aria peraltro mefitica. E difatti ieri, puntuale, è arrivato il deferimento dell'Italia alla Corte di giustizia del Lussemburgo per la mancata soluzione del problema rifiuti in Campania.

Il rinvio del Belpaese in Lussemburgo è arrivato giusto mentre a Napoli si riammucchiano tonnellate di immondizia, segno evidente dell'incapacità del governo locale, nazionale e del commissario a riportare la situazione ad una normalità che manca ormai da 14 anni. «Le montagne di immondizia abbandonata nelle strade campane - dice il commissario all'ambiente Stavros Dimas - sono un'illustrazione spettacolare della minaccia arrecata da una gestione inadeguata dei rifiuti sull'ambiente e sulla salute umana». Parallelamente è partita per Roma anche una lettera di inadempienza, questa volta sulla gestione dei rifiuti pericolosi nel Lazio.

In questo caso l'Italia è già stata condannata nel 2007, ma non si è ancora messa a norma e ora rischia una multa salata.

Tornando in Campania, il passo di ieri della Commissione rappresenta solo l'ultima di una serie di delusioni. La prima lettera di messa in mora (l'inizio della procedura di infrazione) è datata infatti 27 giugno 2007, a questa è seguita poi una seconda missiva inviata a fine ottobre per chiedere ulteriori chiarimenti sia sulla gestione dei rifiuti che sugli effetti sulla salute pubblica e ambientale.

La risposta del governo Prodi, inviata poco prima di Natale, non fugava alcun dubbio anche perché la crisi riesplodeva a cavallo tra il vecchio ed il nuovo anno. Il primo febbraio l'ultimo avvertimento di Bruxelles: l'Italia aveva 30 giorni lavorativi per rimettere le cose in ordine. Non è andata così e ieri è scattato il deferimento alla Corte di giustizia, un atto dovuto ed avallato dalla missione di inchiesta comunitaria recatasi in Campania per tastare con mano il degrado e l'incapacità del governo a porvi rimedio.

«La Campania - si legge in una nota diffusa ieri dalla Commissione - è ancora lontana dall'aver messo in opera un sistema di gestione efficace che comprenda la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti. Oltretutto le autorità italiane non sono state nemmeno in grado di presentare un calendario preciso per la costruzione e messa in servizio di un centro di scarico, incenerimento e delle altre infrastrutture necessarie per rispondere ai problemi dei rifiuti nella regione».

Quanto all'opera del commissario Di Gennaro il giudizio non è certamente dei migliori, soprattutto per il prossimo futuro. «Alcuni progressi sono stati fatti - dice sempre la Commissione - ci sono progetti allo studio, ma non siamo convinti che il problema sarà risolto rapidamente. Alla fine del 2007 è stato adottato un nuovo piano di gestione dei rifiuti ma non risulta che quello precedente, vecchio di oltre un decennio sia mai stato correttamente attuato». Altre ragioni per proseguire fino alla Corte di giustizia.

E se è vero che il deferimento potrebbe sfociare in una condanna e multe solo tra parecchi mesi, è pur vero che portare il dossier rifiuti fino in Lussemburgo è un avvertimento, e sta a dimostrare che la Commissione guarda con attenzione ai problemi di Napoli. Lo ha fatto durante la fallimentare gestione Bassolino-Pecoraro Scanio-Prodi e continuerà a farlo anche ora, con un nuovo premier, lo stesso che ha promesso soluzioni in tempi brevi.

05/05/2008 Colle Sannita. Comune: niente centrale a biomassa

Dietrofront dell'Amministrazione: sarà revocata la licenza a Ecogen
5 maggio 2008 - Luigi Moffa
Fonte: Il Mattino Benevento

L'amministrazione comunale cambia idea circa la realizzazione dell'impianto a biomassa per la produzione di energia, previsto nella zona Pip. Infatti, con apposita delibera di giunta, si invita il Consiglio comunale «a revocare la deliberazione consiliare n. 12 del 19.03.08 avente ad oggetto ”Esame proposta di partecipazione a s.r.l. per realizzazione di impianto di produzione energia elettrica da oli vegetali” e segnatamente nella parte in cui viene concesso alla società Ecogen il lotto nella zona Pip».

La decisione è stata annunciata dal sindaco Innocenzo Pugliese nel corso dell'assemblea pubblica svoltasi presso la sala consiliare del Comune, organizzata dal comitato promotore ”Colle libera, pulita ed onesta” che doveva discutere sugli eventuali rischi derivanti da un simile impianto. La scelta dell'Amministrazione recepisce le ragioni del Comitato che aveva espresso la netta contrarietà all'impianto. Il Comune ha tracciato anche le linee guida in materia di energia elettrica da fonti rinnovabili secondo cui «si individua la fonte fotovoltaica e quella eolica quali fonti rinnovabili da considerarsi praticabili e prioritarie per la produzione di energia elettrica nel territorio di Colle Sannita».

Inoltre, sarà conferito un incarico all'architetto Pellegrino Soriano per la predisposizione di un regolamento comunale per la produzione e l'utilizzo di energia elettrica da eolico e fotovoltaico tenuto anche conto dello studio di fattibilità a suo tempo effettuato dall'Università del Sannio. Nelle linee guida è anche precisato che «per quanto riguarda le altre fonti rinnovabili di energia, di procedere, prima di adottare qualsiasi decisione in merito, ad effettuare più approfondite verifiche riguardanti i parametri di inquinamento acustico, atmosferico e olfattivo».

Il Comitato cittadino è stato comunque costituito, i lavori dell'assemblea sono stati introdotti da Gianfranco D'Agostino. Antonio Ciccone, candidato alle recenti elezioni provinciali con l'Udeur, ha detto: «Ringrazio l'amministrazione per la sensibilità dimostrata e la invito ad escludere dal territorio di Colle Sannita qualsiasi impianto di questo genere». Salvatore Pugliese, invece, ha invitato l'amministrazione a discutere anche con i componenti del Comitato il piano che sarà redatto dall'architetto Soriano, inserendo nella delibera delle linee guida il divieto di realizzare sul territorio del Comune di Colle Sannita impianti a biomasse o similari.

03/05/2008 Mercato San Severino. Impianto di biomasse, no del Comune

Non ci sono suoli e il sito è troppo vicino al centro abitato
3 maggio 2008 - Giampaolo Ricca
Fonte: Il Mattino Salerno

L'impianto per la realizzazione di energia derivante dalla trasformazione dei rifiuti non si farà: passo indietro da parte dei vertici di Palazzo di Città. Dopo le numerose voci che si sono rincorse nelle passate settimane, non senza qualche accenno di polemica, il Comune di Mercato San Severino sembra aver deciso di non portare avanti il progetto che avrebbe voluto la costruzione sul territorio comunale di un impianto di biomassa. La struttura avrebbe consentito la produzione di energia elettrica dalla combustione di rifiuti speciali, come gli scarti della lavorazione agro-industriale.

Un decisione, quella di non creare l'impianto, resa pubblica in maniera ufficiale attraverso il sito web del Comune. In una nota si legge che «In data 15 aprile 2008 è scaduto il termine per la pubblicazione dell'avviso relativo alla richiesta avanzata dalla società "Energia Pulita S.r.l." di Pietramelara, nell'alto casertano, per ottenere l'autorizzazione all'installazione, all'esercizio e all'emissione in atmosfera di un impianto di produzione di energia elettrica da fonte biomassa».

Con una comunicazione del 22 aprile, dunque, il Comune di Mercato San Severino, guidato dal sindaco Rocca D’Auria e dal suo vice Giovanni Romano, ha trasmesso alla giunta regionale della Campania il proprio parere negativo alla richiesta d'installazione dell'impianto.

«La motivazione - si legge ancora nell'avviso - va ricondotta all'attuale ed immediata disponibilità sul territorio comunale di suoli con destinazione urbanistica idonea ad allocare attività come quella proposta dalla società "Energia Pulita S.r.l", circostanza che esclude la possibilità di utilizzare suoli con destinazione urbanistica agricola da sottoporre a procedura di variante urbanistica. Inoltre va considerata l'inidoneità dell'area indicata dalla stessa società in considerazione della sua raggiungibilità e vicinanza a nuclei abitati, così come pure è stato evidenziato dalle osservazioni pervenute nel periodo di pubblicazione da cittadini interessati a partecipare al procedimento amministrativo in itinere. Pertanto, - conclude la nota - in considerazione del parere contrario del Comune di Mercato San Severino all'autorizzazione richiesta, la procedura amministrativa avviata è definitivamente conclusa».

Una presa di posizione quindi netta che spegne a questo punto ogni focolaio di polemica. Nelle scorse settimane infatti alcuni esponenti dell'opposizione si erano interessati a questa vicenda. Fu il consigliere Mauro Iannone a prendere posizione affermando che avrebbe fatto il possibile per chiarire tutti gli aspetti della faccenda, specie per ciò che avrebbe riguardato le eventuali ricadute sulla salute dei cittadini residenti nella zona dove si sarebbe dovuta realizzare la struttura. L'impianto infatti sarebbe dovuto sorgere in una zona di campagna molto vicina alle frazioni a valle di Mercato San Severino, come San Vincenzo, Sant'Angelo, Lombardi e Curteri.

07/05/2008  Ecoballe, il sito resta sotto sequestro

Il Gip di Avellino ha confermato il provvedimento della procura per l'area Asi di Pianodardine
7 maggio 2008 - Michele De Leo
Fonte: Il Mattino

Il sito per lo stoccaggio delle ecoballe di Pianodardine resta off limits. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Avellino Daniela Cortucci ha, infatti, convalidato il sequestro preventivo disposto, in via d'urgenza, lo scorso 29 aprile, dalla Procura del capoluogo irpino. Nella sua ordinanza, il Gip evidenzia «la mancata predisposizione del necessario piano di abbancamento dei rifiuti», che avrebbe potuto legittimare «un pericoloso accumulo in altezza delle balle, incompatibile con la tipologia di fondazioni realizzata, con conseguente rischio di cedimento ed inquinamento delle sottostanti falde acquifere».

Ma pure che «la situazione derivante dal decreto commissariale del 22 Aprile (in cui, sottoscritto dal generale Giannini, si disponeva il trasferimento a Pianodardine delle balle prodotte e giacenti in sovrannumero in tutti i Cdr della regione, ndr) necessitava di un'accorta valutazione dell'impatto che l'intervento avrebbe avuto sull'ambiente e sulla salute pubblica». La dottoressa Cortucci, inoltre, dichiara «assolutamente condivisibili» le argomentazioni della Procura «quanto al pericolo di incendi».

A riguardo rileva «il mancato rilascio del certificato di prevenzione incendi», ritenendo inidonea «l'istituzione di un presidio fisso dei vigili del fuoco, la cui adeguatezza è ancora da verificare, anche alla luce di quanto rappresentato dal comandante provinciale dei vigili del fuoco, da cui risultano la presenza di un unico automezzo, la mancanza di un'idonea recinzione dell'area e le difficoltà di accesso al sito».

Motivazioni che hanno spinto il gip a convalidare il sequestro preventivo disposto dalla Procura. Intanto, mentre in commissariato si continua a lavorare per superare gli ostacoli che ancora si frappongono al dissequestro del sito, gli amministratori dell'area, protagonisti di questa battaglia e intestatari del ricorso alla Procura, mostrano soddisfazione. «I nostri dubbi - evidenzia il sindaco di Prata Tenneriello - si rivelano sempre più fondati.

Facciamo sì che l'ordinanza del gip rappresenti una tappa importante del percorso verso la provincializzazione del ciclo dei rifiuti. Tutti i comuni devono essere uniti per perseguire quest'obiettivo». Nel frattempo, ieri pomeriggio, la provincia ha potuto tirare un mezzo sospiro di sollievo. Dopo oltre una settimana, infatti, il commissariato ha autorizzato l'evacuazione di tre compattatori di Fos dall'impianto Cdr di Pianodardine.

Un segnale positivo che ha avuto il primo effetto di far riaprire i cancelli della struttura per i conferimenti di alcuni mezzi carichi di rifiuti. L'Asa e le altre società del settore sono riuscite a conferire circa 300 tonnellate di pattume che, da giorni, erano stoccate sui compattatori. A terra, invece, continuano a giacere oltre 2mila e 500 tonnellate di immondizia, di cui circa 700 nella sola città capoluogo.

01/05/2008 Le accuse del PM a Giannini: «troppe ingenuità, salute violata»


Pericolo incendio a Pianodardine «Non garantito il livello di tutela»

1 maggio 2008 - Leandro del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Le indagini della Magistratura

Un provvedimento che «non risulta supportato da alcuno specifico parere di organi tecnico-sanitari». Una «macroscopica deficienza» - a leggere il sequestro d’urgenza firmato dalla Procura di Avellino del sito di stoccaggio di Pianodardine - che avrebbe potuto creare gravi conseguenze sotto il profilo sanitario, oltre ad alimentare il rischio di incendi.

Sono queste le motivazioni che hanno spinto il procuratore irpino Mario Aristide Romano ad iscrivere nel registro degli indagati il generale Franco Giannini, braccio destro del commissario di governo Gianni De Gennaro e il presidente del consorzio Cosmari Raffaele Spagnuolo. L’accusa è di stoccaggio abusivo. Il generale Giannini, dal canto suo, non sembra scomporsi più di tanto: «Sono più preoccupato per le condizioni del territorio, che per me», ha confidato il generale al suo entourage. Palazzo Salerno, dal canto suo, punta a mettere in sicurezza la struttura, dopo aver letto le conclusioni dell’autorità giudiziaria. Sott’inchiesta l’ordinanza numero 173 del 9 febbraio del 2008.

Semplice l’assunto della Procura: il parere tecnico a sostegno dell’ordinanza riguardava l’ipotesi di stoccare solo le balle di rifiuti provenienti dall’ex impianto di Pianodardine, «laddove invece il provvedimento di Giannini - scrive il procuratore - fa riferimento allo stoccaggio della stessa tipologia di rifiuto proveniente però da tutti gli impianti della Campania (quindi, oltre a Pianodardine, anche Battipaglia, Giugliano, Caivano e Santa Maria Capua Vetere)». In parole povere il «piano di abbancamento» delle ecoballe era buono a fare fronte solo ai rifiuti locali, non a quelli provenienti da tutta la regione. Ma oltre al rischio igienico, c’è il pericolo di incendi.

Il procuratore affonda: «Tale macroscopica deficienza consente di ritenere che il provvedimento del generale Giannini non si sia fatto carico di garantire un minimale livello di tutela dell’ambiente e della salute, con conseguente violazione del principio di precauzione e, in dispregio degli interessi ambientali, con conseguente vizio di legittimità della stessa ordinanza».

Poi c’è il rischio incendio: «L’alta caratteristica infiammabile dei rifiuti abbancati costituisce elemento di preoccupazione per l’elevato rischio incendi, circostanza che doveva indurre il Commissariato ad adottare un adeguato sistema antincendio, allo stato non è in alcun modo assicurato». Non mancano stoccate per altri esponenti dello staff di De Gennaro: «Appare di sconcertante ingenuità il suggerimento del Commissariato, fornito a firma del dottor Greco (non indagato, ndr), con il quale si dispone l’adozione di soluzioni antincendio minimali mediante la realizzazione di una piazzola stoccaggi di inerti, ossia di sabbia».

Sulla vicenda Pianodardine, il commissariato interviene con una nota ufficiale: «Il Commissario delegato sta valutando le ulteriori necessarie iniziative finalizzate a rimuovere ogni possibile ostacolo all’utilizzazione dell’impianto di Pianodardine la cui operatività è ritenuta indispensabile per evitare il riproporsi di una fase acuta della crisi con gravi ripercussioni anche nella provincia di Avellino». In campo anche il coordinamento dei sindaci di Enzo Cuomo, solidale con Giannini, che «ha avuto il merito di operare in un territorio in cui la normalità è cosa rara». Non è più incoraggiante lo scenario di Ferrandella, stando a quanto ricostruito dal gip Stefania Amodeo: «Durante il sopralluogo Arpac, sono stati notati rifiuti diversi dagli Rsu, tra cui carcasse di lavatrici, divani, materassi, parti di autoveicoli, rottami metallici». Un altro colpo al piano anticrisi del commissario De Gennaro.

30/04/2008 Percolato in eccesso: sigilli a Ferrandella

Il gip: pericolo per l'ambiente causato dal liquido tossico. Indagati i vertici di Acsa e Geoeco
30 aprile 2008 - Antonio Pisani
Fonte: Il Mattino Caserta

La Procura di Santa Maria Capua Vetere, appena venti giorni fa, era stata chiara: o a Ferrandella vengono ripristinate le condizioni di sicurezza, ossia viene rimosso totalmente il percolato, o il sito chiuderà. Il liquido maleodorante è stato asportato ma non del tutto, continuando a riversarsi nei terreni circostanti dalle vasche di raccolta. Il pm Luigi Landolfi ha così mantenuto la parola chiedendo e ottenendo dal gip Stefania Amodeo il sequestro preventivo del sito.

Ieri, alle 16.20, i carabinieri del Noe di Caserta hanno posto i sigilli allo sversatoio, da due mesi unica ancora di salvezza per Terra di Lavoro e la provincia di Napoli.

Cinque gli indagati nel procedimento penale aperto due mesi fa sulla scorta delle numerose relazioni tecniche di Arpac e Asl che in poco tempo hanno censurato le modalità di gestione di entrambi i consorzi succedutisi a Ferrandella. Non a caso, risultano indagati Luigi Palmieri, attuale commissario prefettizio del consorzio Acsa Caserta 3, ente che ha gestito l’area dal sei febbraio (giorno in cui Ferrandella aprì tra le proteste) al 15 marzo scorso, Biagio Vagliviello, funzionario Acsa e Isidoro Orabona, presidente del consorzio Geoeco, ente che ha preso il posto proprio dell’Acsa su disposizione del commissario De Gennaro; iscritti nel registro della Procura anche Felice Zippo, dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Santa Maria la Fossa e Lucio Girardi, geologo nonchè consulente della stessa amministrazione. I due, per conto del comune fossataro, hanno seguito in questi mesi l’evolversi dei lavori firmando anche delle relazioni che hanno corredato la denuncia presentata dal sindaco di Santa Maria la Fossa Bartolomeo Abbate.

L’autorità giudiziaria ha contestato ipotesi di reato previste dall’articolo 256 del decreto legislativo 152 del 2006. Ferrandella, fa notare il gip, nel tempo si è trasformata da discarica autorizzata di rifiuti solidi urbani in sversatoio non autorizzato di «rifiuti speciali non urbani, pericolosi». Il magistrato cita l’ultima relazione dell’Arpac datata 18 aprile in cui i tecnici dell’agenzia attestano «che durante il sopralluogo i rifiuti conferiti vengono abbancati nella piazzola del secondo lotto in cui sono stati notati rifiuti diversi dagli rsu tra cui carcasse di lavatrici, divani, materassi, parti di auto e rottami metallici». Inoltre, afferma il giudice, «non sono state rispettate le modalità imposte dalle ordinanze commissariali, con particolare riguardo al sistema di drenaggio, raccolta e smaltimento del percolato...».

Il sito non potrà più ricevere rifiuti ma i lavori dovranno continuare. Il magistrato insomma condiziona la riapertura della discarica all’adeguamento delle vasche per il percolato, oggi troppo piccole e alla rimozione dei rifiuti speciali. «Il provvedimento chiarisce che si tratta di una questione gestionale - dichiara il sindaco Bartolomeo Abbate - è chiaro che non sono state salvaguardate le condizioni di sicurezza. Peraltro il decreto di sequestro mi pare venga incontro alla denuncia da me presentata.

Per il futuro auspichiamo la messa in sicurezza e la non riapertura». Il sequestro di Ferrandella, area che comunque si sarebbe riempita al massimo per fine maggio, rappresenta un durissimo colpo per il piano del commissario Gianni De Gennaro. E soprattutto decreta un nuovo stop alla raccolta dei rifiuti in tutta la provincia di Caserta, con scenari a questo punto imprevedibili considerate le temperature che iniziano a salire. (ha collaborato Giammichele Abbate)

30/04/2008 Sigilli a Pianodardine, indagato Giannini

I pm: stoccaggio abusivo di rifiuti. Bloccato dalla magistratura anche il sito di Ferrandella, stop al piano del commissario
30 aprile 2008 - Leandro Del gaudio
Fonte: Il Mattino Avellino

Doppio colpo al piano De Gennaro, a dieci giorni dalla scadenza del suo mandato. La magistratura sferra un colpo concentrico a due delle più importanti aree previste dalla strategia anticrisi del commissario di governo. In poche ore, due Procure ottengono il sequestro di aree funzionali al disegno del commissario per l’emergenza rifiuti in Campania. La Procura di Santa Maria Capua Vetere chiede e ottiene dal gip Stefania Amodeo il sequestro del sito di Ferrandella, area decisiva ad ingoiare tonnellate di rifiuti prodotte in regione, in un procedimento che vede almeno cinque persone indagate. Nello stesso pomeriggio, la Procura di Avellino sequestra l’area Asi di Pianodardine, con un provvedimento che vede indagato il generale Franco Giannini, braccio destro di De Gennaro, che ora si trova a rispondere di un’ipotesi di stoccaggio abusivo, assieme a Raffaele Spagnuolo, presidente del consorzio «Cosmari» (che si occupa dello smaltimento rifiuti in diversi comuni dell’Avellinese).

Una giornata nera per i vertici di Palazzo Salerno, costretti ora a prendere le misure rispetto ai provvedimenti adottati dall’autorità giudiziaria, in attesa ovviamente di una definizione dei due procedimenti. Due sequestri, due soluzioni drastiche, entrambe dettate da questioni di sicurezza. Ferrandella. Non può ospitare rifiuti, c’è troppo percolato. Gli ultimi accertamenti Asl, le relazioni dei tecnici di Arpac hanno spinto il pm Luigi Landolfi a chiedere i sigilli per uno dei più grandi sversatoi della regione.

Nell’inchiesta affidata ai carabinieri del Noe di Caserta, vengono censurate anche le modalità di gestione dei due consorzi che si sono succeduti a Ferrandella. Non a caso, risultano coinvolti Luigi Palmieri, attuale commissario prefettizio del consorzio Acsa Caserta 3, ente che ha gestito l’area dal sei febbraio (giorno in cui Ferrandella aprì tra le proteste) al 15 marzo scorso, Biagio Vagliviello, funzionario Acsa; indagati anche Isidoro Orabona, presidente del consorzio Geoeco, ente che ha preso il posto proprio dell’Acsa su disposizione del commissario De Gennaro; Felice Zippo, dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Santa Maria la Fossa e Lucio Girardi, consulente della stessa amministrazione. Pianodardine.

Il provvedimento di sequestro (con i nomi di Giannini e Spagnuolo) porta la firma del procuratore Mario Aristide Romano ed è stato eseguito dal comandante provinciale di Avellino, colonnello Gianmarco Sottili. Anche qui, sicurezza e stabilità in primo piano. Nelle settimane scorse, il commissariato decise di utilizzare le piazzole di Pianodardine per disporre lo staccaggio delle ecoballe.

Immediata la levata di scudi da parte delle componenti più attive della società civile locale. La mobilitazione è stata capeggiata da alcuni sindaci della zona. Sono fioccate denunce ed esposti in Procura, che in alcuni casi hanno assunto la caratteristica di una vera e propria class action. Una serie di rilievi, a cui hanno fatto seguito gli accertamenti degli esperti di Asl, dell’Arpac e degli stessi vigili del fuoco, che sembra aver fornito parere negativo sull’impiego del sito, visto lo stato dei luoghi.

Ed è questo il motivo che ha spinto il procuratore irpino a firmare un provvedimento che ora attende il vaglio di un giudice. I sigilli comprendono un’area asi, limitrofa al cdr, che avrebbe dovuto incamerare 20mila ecoballe. Fino a ieri, erano presenti almeno cinquemila tonnellate, che ora restano congelate. Stando alla relazione di vigili del fuoco, su quelle piazzole di cemento non c’è illuminazione, né impianto antincendio. Questioni che ora terranno impegnati i vertici di Palazzo di governo, costretti a trovare soluzioni alternative per uscire dalla crisi. A meno dieci giorni dal traguardo.

29/04/2008 Ecoballe, sopralluogo della Procura

29 aprile 2008 - li.sa.
Fonte: Il Mattino Avellino

Nuove difficoltà per lo stoccaggio delle ecoballe a Pianodardine. Ma le operazioni di abbancamento, almeno per il momento, non subiscono rallentamenti. La Procura della Repubblica di Avellino ha avviato, ieri, una serie di accertamenti sul sito di stoccaggio adiacente il Cdr di Pianodardine. Sul posto si sono portati i carabinieri del comando provinciale, i vigili del fuoco ed i tecnici di Asl ed Arpac. Le verifiche sono state disposte in seguito all'esposto presentato in Procura, nei giorni scorsi, dai sindaci della media valle del Sabato contro lo stoccaggio delle ecoballe in loco.

Gli amministratori hanno chiesto di impedire l'abbancamento a Pianodardine «al fine di preservare una situazione ambientale già abbondantemente compromessa» e di verificare l'idoneità del sito ad ospitare le circa 20mila ecoballe previste fino al prossimo 31 maggio. Fino a sera si è temuto l'atto di sequestro dell'area. Che non è arrivato. Almeno al momento, la Procura non ha adottato alcun provvedimento ufficiale. Gli accertamenti, intanto, non hanno frenato l'intenso traffico di compattatori che, provenienti dai Cdr di Caivano, Giugliano, Battipaglia e Casalduni, hanno conferito presso il sito di Pianodardine già oltre 3mila ecoballe. I mezzi hanno viaggiato sino a tarda sera, evacuando gli impianti Cdr della regione in modo da consentire la prosecuzione dell'attività di lavorazione dei rifiuti.

Sono state avviate, nel frattempo, le operazioni di trasferimento, presso il sito adiacente l'impianto di Pianodardine, anche delle circa 1200 ecoballe stoccate nell'area di campo Genova, dove, con l'ormai imminente arrivo del caldo si rischiavano problemi di carattere igienico sanitario, soprattutto per la vicinanza con la città ospedaliera. Ieri, l'Asa è riuscita a trasferire oltre 300 ecoballe, nonostante le difficoltà derivanti dalla presenza di numerosi compattatori in coda pronti a conferire il proprio carico. Ogni mezzo, infatti, riesce a trasportare in media «solo» venti ecoballe.

Non sono mancate, durante il corso della giornata, le sollecitazioni dei sindacati per avviare il trasferimento anche delle ecoballe stoccate, ormai da settimane, all'interno della stazione di trasferenza di Flumeri. Operazione, questa, rimandata al termine dello spostamento dei rifiuti «impacchettati» ospitati a campo Genova. Oggi, il trasferimento di ecoballe dagli impianti Cdr della Campania a Pianodardine proseguirà. A meno di interventi della Procura che potrebbero salvaguardare l'area adiacente il Cdr, ma mettere a rischio la raccolta dei rifiuti in molte zone della regione.

 

08/05/2008 Chiaiano sotto assedio, ma c'è una tregua

Blocchi e scontri, in serata arriva lo stop ai rilievi nelle cave per sette giorni. L'Arpac chiede la scorta
8 maggio 2008 - Daniela de Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Al termine di una giornata tesa, con manifestazioni e blocchi stradali De Gennaro è riuscito a strappare una tregua a metà al comitato per la difesa delle cave di Chiaiano, ai sindaci dei Comuni di Marano, Mugnano e Calvizzano, al presidente della Municipalità e quello della commissione ambiente del Comune di Napoli. Il prefetto ha infatti proposto un tavolo tecnico e i suoi interlocutori sottoporranno il progetto alle comunità locali: si incontreranno martedì prossimo.

Nel frattempo non cominceranno i rilievi che invece erano previsti per i prossimi giorni. Probabilmente la parola fine alla sarà messa solo quando si pronuncerà anche il nuovo governo Berlusconi. Ma il clima resta burrascoso. Alla fine dell’incontro Pietro Rinaldi, portavoce del comitato di Marano ha sottolineato: «A questo punto la trattativa andrà avanti con la forza: il blocco è una forma di trattativa per noi. L’accesso alle cave sarà bloccato a tutti anche ai tecnici». Un clima di tensione che ha fatto chiedere ai tecnici dell’Arpac, alla quale sono state affidate le operazioni di carotaggio, di essere scortati sul posto dai carabinieri quando cominceranno i rilievi.

E stanno già arrivando rinforzi alle forze dell’ordine impegnate a Chiaiano. La situazione, infatti, continua a essere tesissima. Il quartiere è off limits e l’intera zona nord vive giorni di caos. Restano bloccate le strade che portano alla discarica e ieri per tutta la giornata sono rimasti attivi i presidi. In pomeriggio c’è stata una manifestazione alla quale hanno partecipato più di mille persone. Tra gli altri l’assessore regionale Corrado Gabriele e l’ex deputato Francesco Caruso. Dimostranti e forze dell’ordine si sono a lungo fronteggiate nei pressi della fermata di Chiaiano della metropolitana collinare, l’unico mezzo di trasporto disponibile. Nell’area, infatti, non passano più i bus. Per oggi i commercianti hanno annunciato una serrata.

A Marano si terrà anche un consiglio comunale straordinario e e nella parrocchia di San Ludovico d’Angiò è stata organizzata una veglia di preghiera. E nella notte tra martedì e mercoledì c’è stato un altro arresto. I carabinieri hanno messo le manette a Michele Castello, 25 anni, che è poi stato condannato a sei mesi con la sospensione della pena. Il giovane, apparentemente ubriaco, in compagnia di un altro ragazzo si è scagliato contro i militari che scortavano i camion impegnati nella raccolta dei rifiuti. Due carabinieri hanno riportato contusioni guaribili in 3 e 5 giorni. Poi i due a bordo di lancia y hanno tentato di speronare i militari. La vettura è stata successivamente intercettata e bloccata: Castello è stato arrestato, il complice è riuscito a fuggire.

A Marano, Mugnano, Chiaiano la situazione comincia a essere difficile anche per la crescente massa di rifiuti in strada. A Napoli resta in strada 1400 tonnellate di rifiuti. Ieri è stata consegnata terza piazzola della discarica di Ferrandella che dovrebbe essere collaudata entro la fine della settimana. Per la guerriglia anti-discarica a Chiaiano arrestati e subito condannati due dimostranti

07/05/2008 Anche il gip ferma le ecoballe

Confermato il sequestro del sito di Pianodardine: non è garantita la sicurezza
7 maggio 2008
Fonte: Il Mmattino

Il sito per lo stoccaggio delle ecoballe di Pianodardine resta off limits. Il Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Avellino Daniela Cortucci ha, infatti, convalidato il sequestro preventivo disposto, in via d'urgenza, lo scorso 29 aprile, dalla Procura del capoluogo irpino. Nella sua ordinanza, il gip evidenzia «la mancata predisposizione del necessario piano di abbancamento dei rifiuti», che avrebbe potuto legittimare «un pericoloso accumulo in altezza delle balle, incompatibile con la tipologia di fondazioni realizzata, con conseguente rischio di cedimento ed inquinamento delle sottostanti falde acquifere».

Ma pure che «la situazione derivante dal decreto commissariale del 22 Aprile (in cui, sottoscritto dal generale Giannini, si disponeva il trasferimento a Pianodardine delle balle prodotte e giacenti in sovrannumero in tutti i Cdr della regione, ndr) necessitava di un'accorta valutazione dell'impatto che l'intervento avrebbe avuto sull'ambiente e sulla salute pubblica». Il Gip dichiara «assolutamente condivisibili» le argomentazioni della Procura «quanto al pericolo di incendi». Intanto sale la tensione in Campania, con il rischio igienico sanitario per la mancata raccolta rifiuti. E a Chiaiano le proteste contro le discariche hanno portato all’arresto di due persone, subito processate.
Il neonatologo del Santobono Luca Giordano

 

07/05/2008 «No ai rifiuti», un primario sulle barricate

7 maggio 2008 - Fabrizio Geremicca
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

«Nella mia esperienza professionale non ho mai riscontrato un'incidenza così alta di linfoangiomi nel neonato, quale quella che osservo tra i piccoli pazienti che provengono dall'area a nord di Napoli. Mediamente, per una popolazione di 200.000 abitanti, si registrano uno o due casi all'anno. In questa zona la media è di sei o sette, per la fascia di età compresa tra zero e trenta giorni. Il sospetto che una simile situazione possa essere in relazione con la presenza di discariche, legali o meno che siano, è legittimo. Davvero non è ragionevole che il Commissariato abbia progettato di realizzare uno sversatoio in questo territorio».

Parole del professore Luca Giordano, primario di Neonatologia e terapia intensiva neonatale al Santobono, uno dei volti eccellenti della protesta che infiamma Chiaiano. Giacca blu, cortesia e modi pacati, ieri in tarda mattinata il medico era tra i manifestanti nei pressi del gazebo, a circa un chilometro dall'invaso che, nei piani del commissario Gianni De Gennaro, dovrebbe accogliere per due anni l'immondizia prodotta a Napoli e in provincia.

Non è un uomo abituato alle barricate, il primario del Santobono. Tuttavia, nella mobilitazione dell'area a nord di Napoli, si sta impegnando fino in fondo. «Oggi sarei dovuto andare a lavorare — racconta — ma non è stato possibile. Strade bloccate, difficile passare. Per un giorno, meglio rimanere qui per difendere la salute di tutti ». Il cruccio del primario ospedaliero è che la discarica della cava di Cupa dei Cani comprometta ulteriormente un territorio gà segnato dagli sversamenti di rifiuti, leciti ed illeciti.

«Si vada a leggere la relazione del geologo Franco Ortolani, che insegna alla Federico II — dice — Comprenderà perché questa discarica non va fatta. È evidenziato a chiare lettere che lo sversatoio potrà inquinare perfino la falda acquifera, tra qualche anno».
Non si fida, il professore Giordano, delle garanzie fornite dai tecnici del Commissariato di governo: «Le esperienze precedenti, relative alle discariche già realizzate, non inducono certo all'ottimismo. Neppure fa ben sperare il fatto che questa sia una zona ricca di cave. Esaurita la prima, alla prossima emergenza ne troveranno un'altra da riempire di rifiuti».

A sostegno delle sue perplessità, cita un altro rapporto scientifico, quello realizzato nel 2007 da Renato Pizzuti e da Aniello Pugliese in merito alla frequenza nei neonati delle malformazioni a livello genito-urinario: «Nell'area a nord di Napoli l'incidenza di queste patologie è superiore del 18% rispetto alla media regionale».
Nè, secondo il professore Giordano, i residenti di Chiaiano, di Mugnano e di Marano hanno motivo di confortarsi leggendo lo studio su salute e rifiuti a Napoli, coordinato dal professore Donato Greco, il direttore dell'Istituto superiore di sanità. In esso si sostiene che non c'è legame tra l'incremento di alcune malattie e i rifiuti solidi urbani. «Nessuno al mondo —obietta il primario del Santobono — può dimostrare con sicurezza scientifica che la presenza dei rifiuti non influisca in alcun modo su determinate patologie».

Eleonora e Roberta, le due figlie del neonatologo, sono a loro volta impegnate da giorni nella mobilitazione. Vanno e vengono in continuazione dall'ultimo presidio davanti alla discarica, quello protetto dagli alberi abbattuti, da un' auto rovesciata, dalle barricate di cassonetti e perfino da una ruspa gialla, recuperata chissà dove e messa di traverso sulla strada. «Salga a vedere a quale distanza dalle abitazioni si verrà a trovare la discarica», invitano il cronista. Cinque piani di scale, nel parco Poggio Vallesana, comune di Marano, al confine con Napoli e, dal balcone di Carmela De Stefano, si gode la vista del futuro invaso, con sullo sfondo la torre del Policlinico.

«Guardi lì — dice la proprietaria di casa — in linea d'aria sono 300 metri scarsi. Ma non è neppure questo l'aspetto peggiore, quello che mi preoccupa di più. Il dramma è un altro: qui sotto, per questa strada, transiteranno almeno 250 camion ogni giorno».

Uno scenario da incubo anche per Ida Napolitano, giovane avvocato penalista, la quale pure abita tra questi palazzoni, che ospitano complessivamente circa 3000 persone. «Faremo tutti ricorso al Tar — promette — perché non è pensabile che lo Stato danneggi in questo modo la salute nostra e dei nostri figli».

Intanto, tra quelli delle barricate, qualcuno propone di sfasciare i citofoni delle abitazioni del parco, per punire chi non partecipa attivamente al presidio.

05/05/2008 A Chiaiano donne e bambini in marcia "Bisogna impedire questa follia umana"

5 maggio 2008 - Patrizia Capua
Fonte: La Repubblica Napoli

L´appello contro la discarica a Chiaiano è stato lanciato anche da padre Mattias Richter, rettore dell´Eremo dei Camaldoli. Durante la funzione della sera, si è rivolto ai fedeli dicendo: «Cercate di impedire questa follia umana. Evitate una delle peggiori bombe ecologiche per questa città». Il sacerdote di origine tedesca ha esortato i cittadini a battersi «perché si possa superare il piano della discarica nel rione collinare, arrivando a un patto di solidarietà».

Alle 18 i comitati anti-discarica si sono riuniti in assemblea nel presidio permanente nato sabato sera davanti alla cava Cupa del Cane. Qui, secondo il piano del commissario De Gennaro, dovrebbero essere sversate 700 mila tonnellate di rifiuti di Napoli per dare respiro per due anni alla città. Dopo l´assemblea, un migliaio di persone si è messo in marcia verso Marano Poggio Vallesana. Corteo pacifico composto di famiglie, donne, bambini. Marano e le amministrazioni di Mugnano, Calvizzano e l´VIII Municipalità hanno deciso di alzare il tiro della protesta: si riuniranno da oggi, in seduta straordinaria permanente all´interno della cava di Chiaiano.

La mobilitazione cresce di ora in ora. È nato anche il Comitato collinare dei Camaldoli, che abbraccia tutta il Rione Alto fino ai Camaldolilli. I comitati per la difesa della cava stanno organizzando un´altra manifestazione nella zona ospedaliera, coinvolgendo operatori sanitari e ristoratori e commercianti dell´area. E sul fronte della contestazione si schierano anche i tagliabosco della Selva di Chiaiano, un centinaio di operatori privati che temono per il loro lavoro: sono pronti anche a combattere una sorta di guerriglia nelle zone più impervie della collina dei Camaldoli.

L´emergenza Chiaiano è stata al centro della riunione delle Assise di Palazzo Marigliano. Sulla traccia delle relazioni tecniche dei geologi Francesco Ortolani e Giovambattista De Medici, che bocciano la fattibilità della discarica, gli interventi del sindaco di Marano, Salvatore Perrotta del Pd («Organizziamoci in proprio con la differenziata»), Carlo Migliaccio, presidente commissione Ambiente del Comune di Napoli («C´è un patto scellerato sulla pelle dei cittadini»), l´oncologo del Pascale Antonio Marfella («Se allertano medici sentinella, vuol dire che c´è pericolo reale di epidemie»), Giacomo Buonomo («I cittadini devono partecipare ai processi decisionali»). Condivisa la proposta di Francesco De Notaris: «Non dobbiamo dire un no sterile: creiamo un coordinamento politico-amministrativo, chiamando in causa gli industriali veri, i parlamentari nominati in questa zona.

Chiediamo loro di assumersi la responsabilità di una proposta di sviluppo per quell´area, per l´economia del territorio, per difendere il valore delle case, migliorare il sistema dei trasporti e le scuole»

04/05/2008  Chiaiano, rivolta per la cava barricate e assalto ai bus

4 maggio 2008 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Chiaiano protesta contro la decisione di aprire una discarica per i rifiuti di Napoli Sono ancora 1300 le tonnellate di rifiuti che invadono le strade napoletane.

Cumuli di sacchetti sono tornati nelle periferie, da Ponticelli a Scampia, e anche nell’area occidentale, tra Fuorigrotta e Bagnoli, i contenitori ormai traboccano. Non va meglio nel casertano e nell’area vesuviana: a San Giorgio a Cremano ieri c’erano 270 tonnellate di spazzatura. Problemi anche a Casoria, Afragola e Mugnano. La situazione, con i turisti che fortunatamente sono tornati in città e il caldo sempre più intenso, diventa sempre più preoccupante. Ma l’allarme per una nuova possibile crisi non ferma la protesta contro la discarica di Chiaiano, per la quale Prodi ha firmato il 28 un’ordinanza. Ieri i manifestanti hanno organizzato un presidio nell’area del sito e al bivio per Mugnano hanno bloccato la strada con i copertoni.

Poi hanno fermato un pullman dell’Anm, hanno fatto scendere i passeggeri, lo hanno messo di traverso provocando un ingorgo che ha messo in difficoltà anche la zona ospedaliera. Solo dopo qualche ora i manifestanti hanno permesso al conducente di ripartire. In via Nuova Toscanella un altro bus è stato colpito da un cassonetto lanciato dai un gruppo di giovani. Si è formato anche un comitato per la difesa delle cave. Della discarica è tornata a parlare ieri il sindaco Iervolino: «Per la città è il male minore», ha ribadito.

Contro la nuova discarica si sono pronunciati i gruppi consiliari di rifondazione comunista, comunisti italiani, sinistra democratica e verdi che parlano di nuova pattumiera regionale. Oggi sulla questione Chiaiano si riunirà l’assise di palazzo Marigliano. Critica anche An. Ma l’onorevole Paolo Russo (Pdl) che è già stato presidente della commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti sostiene: «Per Napoli è l’ora delle scelte, anche se dolorose».

E per evitare l’aggravarsi dell’emergenza il commissariato di governo sta tentando di accelerare i lavori a Ferrandella in maniera da poter utilizzare la terza piazzola prima della fine della prossima settimana. Lunedì è previsto un sopralluogo dell’ Arpac. Ma per il momento i camion restano ancora incolonnati per ore intere: il consorzio Caserta 2 (che opera con la Geoeco) ha intensificato i controlli dopo che i sopralluoghi della Asl e delle forze dell’ordine avevano evidenziato la presenza di materiale di risulta nel sito.

Venerdì dieci mezzi dell’Asìa sono stati rimandati indietro perché trasportavano materassi e altro materiale che non deve finire in discarica. Ieri sono state scaricate solo 400 delle 2200 tonnellate di spazzatura previsti. Hanno lavorato a pieno ritomo, invece i Cdr di Caivano, Giugliano e Casalduni, mentre sono rimasti in difficoltà tutti gli altri. L’apertura della terza piazzola del sito di stoccaggio di Marigliano, dove da ieri si possono portare le ecoballe, ha dato un po’ di respiro agli impiati sovraccarichi di balle.

Tornano anche i roghi: nelle ultime 24 ore sono stati una settantina.

06/05/2008 Chiaiano alza le barricate: bus sequestrati, metrò fermo

Consiglio comunale di Marano nella cava: ricorso al Tar
L'immondizia invade anche parte di Napoli. Cassonetti incendiati nel Nolano e a Somma Vesuviana
6 maggio 2008 - Luca Marconi
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Come a Pianura, per isolare la cava in via Cupa del Cane destinata a discarica con ordinanza del presidente Prodi sono stati abbattuti alberi secolari, rovesciati sulla strada assieme a cassonetti ed auto capovolte (che sarebbero degli stessi manifestanti, ndr) e barriere new jersey in cemento armato; e sono stati sequestrati, ma senza danni, per un paio d'ore, diversi autobus dell'Anm. Dopo il presidio di domenica notte, un migliaio tra chiaianesi ma anche comitati di altre aree del Napoletano assieme alle amministrazioni dei Comuni confinanti hanno ribadito il «no» all'invaso da 700 mila tonnellate di rifiuti che sistemerebbe la città di Napoli per due anni almeno.

In prima fila anche mamme e bambini, assieme agli agricoltori della famosa ciliegia di Chiaiano, ristoratori e commercianti ed è nato anche un comitato dei Camaldoli, dei residenti dal Rione Alto ai Camaldolilli, preoccupati per la zona ospedaliera oltre che del futuro del Parco delle Colline. Con loro si è schierato anche padre Mattias Richter, rettore dell'Eremo dei Camaldoli: durante la messa, domenica, ha detto ai fedeli: «Cercate di impedire questa follia umana». Due le arterie principali bloccate: il bivio di Mugnano con mamme e bimbi a fare barriera e la rotonda di Marano ostruita da cassonetti, masserizie, materassi ed auto vecchie.

Quando un automobilista ha cercato di forzare il blocco stradale urtando una donna, un cameraman che riprendeva la scena è stato inseguito dalla folla ed ha dovuto cercare riparo tra i poliziotti in assetto antisommossa. É stato l'unico attimo di tensione della mattina. Mentre si riuniva in seduta straordinaria, nella cava, il consiglio comunale di Marano col sindaco Salvatore Perrotta e vi prendevano parte il presidente della municipalità Carmine Malinconico, della commissione Ambiente al Comune di Napoli Carlo Migliaccio ed il pianurese Marco Nonno, consigliere di An. Il Comune di Marano presenterà un ricorso al Tar Lazio contro l'ordinanza di Prodi, è stato deciso, e la municipalità di Chiaiano si associa. «I nostri legali di concerto con le Assise di Palazzo Marigliano - conferma Perrotta - stanno predisponendo il ricorso e continueremo la nostra protesta pacifica, senza cadere nelle provocazioni e rigettando ogni forma di violenza ».

In serata, il traffico è stato bloccato anche su via Orsolone utilizzando un bus dell'Anm ed è stata chiusa la stazione della metropolitana raggiunta dalla protesta. Il Prc napoletano con Fucito e Carotenuto ed i capigruppo Parisi (Sd), Sannino (Comunisti) e Borriello (Verdi) ha invitato il sindaco a tenere conto del risultato negativo dello studio di compatibilità sulla cava di Cupa del Cane che il Comune aveva richiesto al geologo Franco Ortolani: «Non valgono nemmeno autorevoli e mai smentiti pareri tecnici - dicono - che dimostrano la "pericolosità delle pareti della cava"», fratturate, a rischio frana, nonché la certezza dell'inquinamento della falda acquifera nel lungo termine.

Previsioni non dissonanti da quelle già pronunciate dagli esperti De Medici e Caniparoli che hanno parlato anche dell'impatto ambientale del transito dei camion dei rifiuti e dei miasmi della futura discarica. Per Carotenuto e gli altri, infine, sarebbe Bassolino il «regista dell'operazione».
Intanto a Barra, Ponticelli, nel Nolano e nell'area vesuviana le strade si coprono di nuovo di rifiuti.

Anche l'altra notte i pompieri sono intervenuti per spegnere più di 40 roghi tra Napoli e provincia. A Somma i cassonetti sono stati rivoltati in strada per protesta. Le attività dei Cdr sono a rilento. Lo stesso commissario De Gennaro, confermando la revoca dei siti di stoccaggio a Pianura e Gianturco, ne ha dato notizia spiegando che «dopo i rallentamenti determinati dall'impossibilità di utilizzare l'Asi di Pianodardine (Avellino), il sito di Coda di Volpe (Eboli) e Ferrandelle parzialmente operativo dal 2 maggio, l'attività di raccolta è in graduale ripresa». Ripartono i Cdr di Caivano, Giugliano e Casalduni.

Invece gli impianti di Battipaglia, Santa Maria Capua Vetere e Pianodardine restano paralizzati «per problemi connessi allo smaltimento della frazione organica ma soprattutto per la mancanza di siti per l'abbancamento delle ecoballe». L'Asìa parla di 1300 tonnellate di immondizia per le strade di Napoli, sono 1100 invece per il Commissariato. Chiaiano, migliaia di no alle ecoballe. Berlusconi rivela: da 20 giorni studio l'emergenza

30/04/2008 Sigilli a Pianodardine, indagato Giannini

Migliaia di persone manifestano a Chaiano contro le ecoballe. A pianodardine la procura sequestra il sito.

30 aprile 2008 - Carlo Franco
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Se Napoli piange ai piedi della sua montagna di rifiuti, Roma non ride. Oppure: aver compagni al duol scema la pena. Le metafore servono a spiegare che l'Europa ha posto nel mirino la prima e la terza città d'Italia e l'ultima da Bruxelles è che il nostro Paese finirà davanti alla Corte di giustizia europea del Lussemburgo per i rifiuti di Napoli. E, forse, per quelli di Roma. L'accelerazione del processo è avvenuta ieri e le notizie rimbalzate da Bruxelles sono state variamente commentate in Italia. Il premier Berlusconi ha ripetuto che si trasferirà a Napoli per risolvere i problemi, ma ha annunciato che solleciterà una relazione puntigliosa anche sulle carenze della raccolta dei rifiuti a Roma. Ma torniamo a intrecciare le notizie italiane con quelle provenienti dall'Ue.

Barbara Heifferich, portavoce del Commissario all'ambiente, Stavros Dimas, ha annunciato che in questi giorni i dossier sulla Campania e sul Lazio sono oggetto di una severa valutazione da parte degli esperti europei.

Silvio Berlusconi, evidentemente informato della procedura d'infrazione, ha confermato che i problemi napoletani sono in cima ai suoi pensieri: «Da venti giorni — ha detto — studio le carte per farmi una idea da dove cominciare per trovare una soluzione all'emergenza rifiuti». L'ha trovata? «La troverò nel più breve tempo possibile — dice da Roma il premier — L'ho promesso e manterrò l'impegno. Per ora ho capito che è estremamente difficile ed ho scoperto che anche Roma potrebbe trovarsi al più presto nelle stesse condizioni.

Anche Roma è un problema, di dimensioni più modeste, certo, ma se non si corre ai ripari si scivolerà anche lì nel dramma. Per rendersene conto basta una cifra: in Lombardia, dove abbiamo governato, i termovalorizzatori sono tredici, a Roma solo tre e a Napoli non ce n'è neanche uno. Se tanto mi dà tanto anche la Capitale è sulla via dell'emergenza e bisogna bloccare subito la frana». Poche ma sentite parole che hanno innescato una duplice reazione: a Napoli l'hanno presa bene, perché è di nuovo allarme rosso, a Roma no, il paragone con Napoli, anzi, l'hanno ritenuto un affronto. A farsi interprete di questo sentimento è stato per primo il neosindaco Gianni Alemanno che ha risposto a muso duro al premier utilizzando, manco a dirlo, Napoli come termine negativo di raffronto: «Vi assicuro — ha detto — che Roma non vivrà il tormento che ha vissuto Napoli».

Le buone intenzioni del premier di Arcore, ribadite ieri, potrebbero non essere sufficienti. Berlusconi, infatti, troverà una situazione di scollamento generale e il primo ostacolo è l'ostinazione con la quale le popolazioni assediate dai rifiuti si oppongono alle discariche. A Chiaiano ieri mattina si è svolta un'altra manifestazione di protesta contro la discarica con qualche migliaio di persone.

Nello stesso momento i tecnici del Commissariato, invece, ribadivano l'esigenza di completare al più presto la realizzazione della discarica. I cittadini hanno risposto confermando i loro diktat: «Giù le mani dalle cave» e dimissioni immediate del Governatore Bassolino e del sindaco Rosa Iervolino.

Tensione a mille anche a Marano dove i carabinieri e i tecnici dell'Arpac hanno sequestrato per irregolarità il sito di trasferenza provocando la protesta del sindaco Salvatore Perrotta: «E' un provvedimento ad orologeria, ma non ci lasceremo intimidire». Anche a Savignano Irpino e a Sant'Arcangelo Trimonti le popolazioni sono in rivolta e le autorità sembrano impotenti contro l'onda montante.

Ai cittadini irpini, comunque, De Gennaro ha promesso che potrebbe ridurre il quantitativo di rifiuti da conferire alla discarica: attualmente è di 700mila tonnellate. Ma per il commissario una tegola è arrivata in serata: con i carabinieri che hanno sequestrato il sito di Pianodardine su disposizione della procura della Repubblica per «gravi carenze di sicurezza del sito», destinato ad accogliere circa 42 mila tonnellate di ecoballe. E, soprattutto, il generale Franco Giannini, stretto collaboratore di De Gennaro, è stato indagato per l'ipotesi di reato di smaltimento illecito nell'ambito dell'inchiesta della procura di Avellino che ha portato al sequestro dell'area. Indagato anche Raffaele Spagnuolo, presidente del consorzio Cosmari, che comprende 44 comuni irpini, per omissione per quanto riguarda le misure di sicurezza antincendio.

In questo clima, il cardinale Sepe ha rinnovato il suo appello a fare presto: «L'arrivo del caldo — ha detto — mi terrorizza, bisogna decidere in fretta cosa fare e farlo bene». Il cardinale ha anche accennato alla prossima uscita di scena del super commissario De Gennaro: «Ha fatto un buon lavoro, ma evidentemente ci sono ancora dei problemi e bisogna risolverli subito». Nessun accenno alle promesse di Berlusconi sulle quali, del resto, Sepe si è già espresso: siamo pronti a collaborare con chi viene a tendere una mano a Napoli, ma aspettiamo i fatti.

07/05/2008 Un sito di stoccaggio nell'area ex Ecobat

Marcianise, ieri mattina il sopralluogo effettuato dai tecnici del commissariato di governo
7 maggio 2008 - Franco Agrippa
Fonte: Il Mattino Caserta

Si riaffaccia l’ipotesi dell’apertura del sito dell’ex Ecobat per lo stoccaggio provvisorio di rifiuti e la cittadinanza insorge. Le forze politiche sono in fermento, a Marcianise, dopo la notizia diffusasi ieri mattina di un sopralluogo effettuato da tecnici del commissariato per l’emergenza rifiuti nell’area dell’ex Ecobat per verificarne i requisiti e la possibilità di utilizzarla come sito di stoccaggio per i rifiuti. «Siamo nettamente contrari a questa soluzione e ci opporremo nelle dovute sedi» ha dichiarato Gabriele Amodio, coordinatore in campagna elettorale del PD che ha annunciato per questa sera la convocazione di un’assemblea nella sede di via Duomo sul tema.

«È nostra intenzione - continua - chiedere ufficialmente come forza politica e rappresentanti di una parte della cittadinanza un impegno alla commissione straordinaria del Comune per evitare l’attivazione del sito ex Ecobat e un’attenzione particolare alla questione ambientale. Nelle ultime settimane - aggiunge Amodio - l’emergenza rifiuti sta tormentando gli abitanti di alcune strade. Ci sono dei punti strategici in città come nei pressi dell’ospedale o del cimitero, viale della Vittoria, viale Kennedy e viale XXIV Maggio, in pratica la vecchia circumvallazione esterna, e via Sant’Anna, che vengono utilizzati come discariche, in dispregio all’igiene ma anche ai principi di civiltà». Dello stesso avviso i rappresentanti dell’Udc che hanno discusso della probabile attivazione dell’area ex Ecobat in un’assemblea nella sede dell’Udc in via Santoro.

«Non siamo assolutamente d’accordo con questa decisione - ha affermato l’ex capogruppo consiliare Giacomo Tartaglione - Marcianise ha già pagato un prezzo molto alto in termini di inquinamento, con lo sversamento sul nostro territorio di grandi quantità di rifiuti leciti ed illeciti. Il sito dell’ex Ecobat, poi, è a poche centinaia di metri dalla città, in prossimità di due impianti sportivi, il velodromo e una piscina privata che sta per essere inaugurata, e di insediamenti di qualità come Oromare. Per questo - conclude Tartaglione - riteniamo che vadano adottati tutti gli strumenti idonei per evitare che ciò accada e abbiamo deciso di rivolgerci al prefetto Cimmino affinché si possa affrontare la questione con il commissariato per l'emergenza rifiuti». Tartaglione ha riferito che anche l'unico deputato marcianisano, Mimì Zinzi, sta seguendo con attenzione la vicenda. Il coordinatore del Pdl, Paride Amoroso, fa sapere di avere già inoltrato, tramite i deputati Cosentino e Romano, una richiesta di audizione al commissario straordinario De Gennaro. Dopo circa un anno mezzo insomma, si ripropone a Marcianise un problema che sembrava risolto. Nell’ottobre del 2006, con un’ordinanza, l’allora commissario per l’emergenza rifiuti, Guido Bertolaso, dispose la requisizione dell’area adiacente allo stabilimento Ecobat, di circa quarantamila metri quadrati, per realizzare un sito di stoccaggio della frazione organica stabilizzata proveniente dai Cdr di Santa Maria. Nel giro di alcuni mesi il progetto di due piattaforme fu messo in pratica al costo di circa ottocentomila euro, tant’è che nel giugno del 2007, Bertolaso, con un’altra ordinanza (la 190) autorizzava l'attività di stoccaggio. Una decisione contestata fin dagli inizi dall’amministrazione comunale, dalla cittadinanza, dagli operatori e perfino dal clero.

Il sindaco Fecondo chiese il ritiro delle ordinanze di Bertolaso e l’attivazione di controlli con carotaggio del terreno per la rilevazione dell’inquinamento da metalli pesanti, ed emise un'ordinanza, poi bocciata dal Tar, che vietava l'attività di smaltimento di rifiuti. Le analisi sulla caratterizzazione dell'area richieste proprio da Fecondo e dallo stesso commissariato confermarono la presenza di metalli pesanti.

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