Il clima di razzismo sempre piú diffuso e leggi o proposte di leggi
contrarie agli standard internazionali sui diritti umani stanno
"trasformando l'Italia in un paese pericoloso". Insieme al Rapporto
Annuale 2008, Amnesty International ha presentato anche una scheda di
approfondimento e aggiornamento sull'Italia dove discriminazione e
xenofobia stanno crescendo di giorno in giorno e dove, con il nuovo
'pacchetto sicurezza', essere clandestino dovrebbe diventare un reato.
Daniela Carboni, direttrice dell'Ufficio campagne e ricerca della
Sezione Italiana di Amnesty International, parte proprio da un caso di
cronaca piuttosto recente, l'omicidio di Giovanna Reggiani a Roma lo
scorso ottobre, per far capire come spesso gli eventi vengano distorti
creando una caccia alle streghe indiscriminata. "La violenza su una donna
è diventata l'occasione per discriminare una minoranza etnica", ha detto
Carboni. Giovanna Reggiani fu infatti uccisa da Romulus Nicolae Mailat,
cittadino romeno ritenuto appartenente alla minoranza rom. Il caso scatenó
critiche bipartisan contro la Romania e gli immigrati romeni, al punto che
l'Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) in novembre espresse
preoccupazione per il clima di intollenranza manifestato nei giorni
successivi all'omicidio e per "lo stato di tensione nei confronti degli
stranieri alimentato negli anni anche da risposte demagogiche alle
tematiche dell'immigrazione messe in atto dalla politica".
Tra il 2007 e il 2008 si sono poi verificati numerosi attacchi violenti ad
accampamenti rom e ad altre minoranze in diverse città. "Siamo allarmati
dai toni discriminatori sui rom. Devono essere aperte inchieste, dati
risarcimenti alle famiglie rom colpite a garantire sicurezza a queste
comunità", ha affermato Carboni che ha poi lanciato un appello alle
istituzioni italiane affinché "imparino che parlare di diritti umani per
gli immigrati non è impopolare".
Critiche al cosiddetto 'pacchetto sicurezza' che include un decreto legge
che punisce con la reclusione e la confisca del bene chi affitta un
immobile a un immigrato, e che rende una circostanza aggravante di
qualsiasi reato quella di essere stato commesso da un immigrato
irregolare. Nel disegno di legge si vuole portare anche a 18 mesi il tempo
massimo della detenzione nei Centri di permanenza (Cpt, oggi di 60
giorni).
"Una riforma normativa che ha messo in allarme diverse Ong oltre allo
stesso Alto Commissariato Onu per i rifugiati", ha fatto notare Carboni.
Ma Amnesty nella sua scheda esprime critiche anche al 'decreto Pisanu' del
2005 che, nonostante le richieste della Commissione delle Nazioni Unite
contro la tortura, il governo di centrosinistra ha mantenuto pressoch‚
immutato. Il decreto prevedeva l'espulsione di immigrati regolari e
irregolari sulla basa di "una vaga definizione del rischio da essi posto"
e senza tutela contro il rimpatrio forzato in paesi in cui rischiano la
tortura o altri abusi. In base a questo decreto nel 2006 sarebbe dovuto
essere espulso il cittadino tunisino Nassim Saadi, ma il procedimento di
espulsione fu bloccato e poi annullato nel febbraio di quest'anno dalla
Corte europea dei diritti umani.
Amnesty rileva anche altre lacune nella legislazione italiana, come il
mancato recepimento nella sua interezza della Convenzione delle Nazioni
Unite contro la tortura: l'Italia è priva di uno specifico reato di
tortura nel codice penale e ció comporta delle ricadute sulla possibilità
che le forze di polizia rispondano di eventuali abusi. A ció si aggiunge
la mancanza di forme di identificazione dei singoli agenti di polizia
durante le operazioni di ordine pubblico, e l'assenza di organismi
indipendenti di monitoraggio. Questa situazione si riflette ad esempio sui
processi per le violenze commesse contro i manifestanti durante il G8 di
Genova nel 2001.
"Diversi imputati invece che essere puniti sono stati promossi", ha detto
Carboni. Se a livello internazionale la 'guerra al terrorismo' sta
erodendo la difesa dei diritti umani, l'Italia non è da meno. Anche nel
nostro paese l'approccio delle autorità di governo è condizionato dalla
politica del sospetto. Caso esemplare è quello della 'rendition' (cattura
e detenzione illegale) dell'imam egiziano Abu Omar, prelevato a Milano nel
2003 e trasferito in Egitto dove avrebbe subito torture.
Secondo Amnesty, il governo italiano non avrebbe collaborato pienamente
alle indagini degli organismi internazionali che hanno "accertato precise
responsabilità dell'Italia nelle rendition (Oltre ad Abu Omar il
Parlamento Europeo ha chiamato in causa l'Italia anche per altri due
casi). Amnesty denuncia anche la scarsa trasparenza negli accordi
bilaterali tra Italia e Libia sul pattugliamento marittimo congiunto delle
coste per contrastare l'immigrazione irregolare, e critica duramente
l'esportazione di armi da parte dell'Italia verso quei paesi che sfruttano
i bambini soldato. "Lancio un appello al governo italiano - ha detto
Carboni - scelga una volta per tutte se rispettare o violare i diritti
umani sia nelle parole che negli atti".
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