Cosa c’entrano gli animali con le elezioni? C’entrano
perché nelle Aule di Parlamento e Governo si decide in buona parte della
loro vita e della loro morte. C’entrano perché gli animali sono oggetto di
enormi interessi economici: spostare un po’ più avanti, o un po’ più
indietro, la loro tutela vuol dire parlare anche della nostra vita, della
nostro salute, della nostra tutela.
La LAV, ha proposto anche quest'anno un proprio
Programma
ai partiti, ai candidati leader e parlamentari, al fine di
stilare una lista positiva e una negativa di voto per i tanti che, sempre
più numerosi, leggono la necessità di una società meno iniqua e intollerante
attraverso la necessità di ridefinire il nostro rapporto con gli animali e
tramite l’affermazione dei loro diritti.
Si stenta però, tanto più in campagna elettorale, a parlare e a sentir
parlare di animali. I temi al centro del dibattito sono ben altri: dal
lavoro alla giustizia, dalla famiglia alla sicurezza. Possibile che in
queste settimane il randagismo o le pellicce, la vivisezione o la caccia
interessino a qualcuno? Possibile. Necessario. Perché sono temi che
interessano milioni di persone, tutti i giorni, direttamente o
indirettamente, Così ho provato a declinare gli slogan principali della
campagna elettorale in un ottica diversa, perché non sento e non ritengo gli
animalisti persone avulse dalla società, ma individui sensibili agli ‘ultimi
fra gli ultimi’, a tutti coloro che sono relegati ai margini della vita
quotidiana e del dibattito politico.
Legalità: che il traffico illegale degli animali sia il secondo
commercio fuori legge al mondo significa qualcosa? E cosa dire della
zoomafia delle macellazioni clandestine, della pesca non consentita, del
mercato degli uccelli protetti e delle corse per le scommesse? Sono reati
contro tutti, non solo contro gli animali. Alcune aree del Paese per mesi
sono di fatto chiuse al controllo delle Forze di polizia perché soggette
alla supremazia, dalle valli bresciane alla piccole isole tirreniche, della
malavita delle trappole per animali.
Sicurezza: si può vivere in un Paese che per diffondere l’uso delle
armi consente fin dagli anni ’30, l’ingresso senza permesso ai cacciatori –
e solo a loro – nei fondi privati? E come commentare sulle vittime umane
della caccia, diverse decine ogni anno, e sulle campagne trasformate da
settembre a gennaio in un teatro di guerra? E sull’uso di spargere bocconi
avvelenati, un minaccia per tutti? Anche il tema “cani pericolosi”, a
distanza di cinque anni dal suo momento di risonanza mediatica, ha
registrato pochi o zero cambiamenti concreti, in grado di coniugare
prevenzione e tutela degli animali, che sono le responsabilità effettive di
chi vive con un quattrozampe.
Famiglia: più di una su tre vive con un animale domestico. Eppure la
famiglia, allargata di fatto, che pur avendo adottato un cane randagio o un
gatto vagante, con evidente risparmio per la collettività, si trova a
doverlo accudirlo come fosse un bene di lusso! Perché abbiamo l’Iva sul cibo
per animali e sulle prestazioni veterinarie più alta d’Europa, nonostante la
Commissione di Bruxelles abbia dato il via libera ad equiparazioni e
annullamenti.
Spesa pubblica: investendo perlopiù male e senza controlli, i Comuni
spendono almeno 500 (cinquecento) milioni di euro l’anno per canili dove far
marcire i cani senza controlli. E le Regioni, tramite le Asl veterinarie non
affrontano come si dovrebbe la prevenzione, cioè la sterilizzazione degli
animali, anche negli ambiti previsti per legge, come le colonie feline.
Lavoro: gli animali e la loro tutela rappresentano sempre di più
possibilità di lavoro e offrono nuove professioni. Dalla medicina
veterinaria alle scienze naturali e biologiche, dai dog sitter all’educatore
cinofilo, agli etologi. Così come dimostrano i centri europei che l’Italia
ospita come l’Ecvam dei metodi alternativi e l’Efsa della sicurezza
alimentare oppure il Centro di Referenza sul benessere animale del Ministero
della Salute.
Ricerca: mentre nel resto d’Europa rappresenta un capitolo di
occupazione pulita e duratura, da noi la sperimentazione scientifica senza
animali è ancora considerata un passatempo domenicale. Da quindici anni una
legge prevede corsi di studio nelle Università, mai realizzati. I nostri
giovani ricercatori perdono anche questo treno di nuove strade e
aggiornamento.
Salute: mucca pazza e influenza aviaria non hanno insegnato, passata
la ventata sui media, che è necessario ripensare il sistema d’allevamento,
crudele per gli animali e a neanche tanto salutare per gli umani. E che
alcuni settori di sfruttamento degli animali, come quello delle “vacche a
terra” si fondano sull’illegalità a rischio dei consumatori. Ora poi si
propongono i prodotti degli animali clonati… Non si favorisce la possibilità
di scegliere alimentazioni diverse, peraltro raccomandate dalla dietologia
indipendente per la prevenzione delle malattie. Si è scoperta la pet-therapy
per bambini autistici o per anziani soli, ma senza regolamentazione e
certezze per gli umani, e tanto meno per gli animali coinvolti.
Scuola: a fronte di una generalizzata richiesta di natura e contatto
con gli animali vi è solo una generica e frammentata risposta, talvolta
negativa come le visite a zoo e circhi. E i programmi per la conoscenza e il
rispetto degli animali, previsti da quattro anni, non sono patrimonio
dell’attuale educazione scolastica.
Riforme: l’inserimento come altri Paesi hanno fatto, del principio
costituzionale di tutela e rispetto degli animali non sarebbe un mero
esercizio accademico, perché dal prossimo 1° gennaio entrerà in vigore il
nuovo Trattato Europeo che riconosce gli animali come esseri senzienti. Così
come adeguare il Codice Civile, dove gli animali sono definiti ancora ‘cose’.
E prevedere che il Ministero della Salute si doti di un Viceministro con
delega alla veterinaria e ai diritti degli animali e di una Direzione
generale specifica - come avviene a livello europeo - significherebbe dare
riconoscibilità piena a queste tematiche.
Ambiente: una per tutti, se il riscaldamento globale è determinato in
massima parte dallo stratosferico numero di animali allevati per le carni,
perché non incidere su questo settore? Questa è la scomoda verità.
L'esame di punti chiave delle campagne elettorali vuole far comprendere che
“occuparsi di animali”, così come nei secoli hanno fatto personaggi da
Gandhi a Leonardo da Vinci, significa occuparsi della vita di tutti i
giorni. E far capire che la “lente” animalista - “grandioso movimento
storico”, come lo ha definito Norberto Bobbio – legge la necessità di un
cambiamento in grado di abbattere i confini tra le specie e nel contempo
riesce a identificare e raccogliere risultati anche piccoli ma continui. Per
questo i programmi hanno bisogno di gambe adatte a muoversi e di interpreti
che siano sempre di più in grado di realizzarli. Chi farà il Ministro o il
Sottosegretario alla Salute, o alle Politiche Agricole, all’Ambiente, chi
siederà nelle rispettive Commissioni parlamentari? Non è indifferente per i
cittadini, e per gli animali.
Ovviamente non è indifferente per noi da cittadini-animalisti se vi sarà o
meno una sola Camera legislativa o se vi sarà un aumento degli stipendi o
delle pensioni. Ma chiediamo di produrre cambiamenti legislativi concreti a
tutela degli animali, come sostenuto da una parte sempre più numerosa
dell’opinione pubblica. Il benessere, la protezione, i diritti degli animali
sono sempre più presenti nella società, vogliamo credere in una nuova
Legislatura pronta a far fare un effettivo salto di qualità e quantità
normativa, dal Governo o dall’opposizione.
Gianluca Felicetti, Presidente LAV
Per approfondimenti consulta il
Programma
http://www.infolav.org
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